Giorno 9. A Magome col truschetto.
Una sveglia nebbiosa, fredda. Al punto che, prima volta in vita mia, pedalo col piumino Patagonia addosso.
È un viaggio di breve durata, a malapena 10km, perchè sono diretto alla stazione JR di Fushimi. Ebbene si, baro. Come mai?
Beh, due motivi. Da qua a dove devo arrivare mancano 140km, che con il tramonto alle 5 non penso di riuscire a fare. In piú ci sono 3mila metri di dislivello, le mie gambe dicono “zio davvero?” e detonare malamente il terzo giorno mi pare stupido. In piú danno pioggia dalle 12 in poi.
Meglio prendere il treno, anzi due. Ma prima di parlarne, spendo giusto due righe su una idiosincrasia tutta giapponese. La Rinko Bag.
Ora, se uno vuole portare una bici sul treno in Italia, o in generale in Europa, sale e basta (beh magari non sugli Eurostar, tò). Al massimo paghi un obolo. In Giappone puoi salire ovunque, ma devi avere una Rinko Bag.
Trattasi di una specie di lenzuolo, o meglio di un paracadute. Tale paracadute si deve mettere intorno alla bici, non prima di aver tolto la ruota davanti e averla attaccata al telaio del velocipede. Lo scopo della Rinko, ne deduco, è quello di tramutare una bici in un soprammobile pesantissimo e maneggevole come una portacontainer, il tutto senza fornire alcuna protezione al mezzo e cagionando tante di quelle paroline che mi rendono antipatico a
@Pierluigi. Non è colpa mia Pierluí, sono loro che provocano!!!
Vabbè. Prendo il primo convoglio per Shiojiri, espletato dal Minuetto nipponico. Panorama interno:
Una parola sull’amico capotreno. A differenza di quelli di Trenitalia (“Lei paga per viaggiare, non per star seduto” mi disse una volta un capotreno cui il servizio statale aveva insegnato l’abbiccí del customer service) lui è solerte con gli annunci e, dato che ci sono io, prova pure a cimentarsi in inglese. Epico.
Arrivato a Shiojiri, compro un biglietto per Nakatsugawa e vado all’apposito binario. In primo piano il Minuetto nipponico, dietro c’è l’Aln668 del Sol Levante. A differenza dell’orrida Littorina, però, questa non emette una nebbia di nafta incombusta e non richiede un’arrampicata in corda doppia per salire a bordo.
L’accelerato per Nagoya sembra vuoto, ma a -10 dalla partenza si presenta l’universo e quindi finisco cosí.
(La valigia sulla destra è quella di un altro pellegrino). Comunque si tratta di manco un’ora.
Scendo a Nakatsu, rimonto il velocipede, butto giú un po’ di calorie, e salto in sella. La strada è corta, 12km, ma riesco a mettere dentro cinquecento metri di dislivello. Come, non so.
Alla fine, però, guadagno Magome e passo nel villaggio in bici, sudato e con il petto villoso quasi fuori dal jersey,
per la gioia delle astanti nell’ignoranza generale.
Sono proprio contento di esser qua. Magome è una delle stazioni di posta della Nakasendo, una delle vie che, nell’epoca precedente la restaurazione Meiji, collegavano Edo a Kyoto. Col tempo, poco è rimasto della Nakasendo, se non una parte tra Magome, appunto, e Tsumago.
@I-DAVE ce ne parló nel suo epico TR
Gambatte Kudasai, e io volevo venirci da epoche.
Passato in rassegna il villaggio, vado in ostello. Alloggio alla Magome Furusato Gakkou, una ex scuola elementare. La scuola venne chiusa nei primi anni 2000 causa spopolamento della valle, e ora è una guesthouse. Stanotte dormirò in stanza, domani camerata. Ma la stanza di stanotte non è una stanza qualunque: è l’ufficio del preside!
Faccio check-in, apro la porta e mi sembra di sentire, dal cielo, il compianto Franco Rigola, preside dell’ITI di Biella. “Scarab cos’ha combinato questa volta?” mi sembra di sentirgli dire. Signor Preside, buongiorno.
Sulla lavagna, un solo messaggio.
Questo è l’ostello piú interessante in cui sono mai stato. E che figata di scuola (elementare).
Faccio il bucato, asciugo tutto, ed esco per un giretto e cena. Alla fine non sta piovendo, anzi, ed è un tardo pomeriggio che sembra di stare nelle Alpi. Silenzio, gorgoglio di mille torrenti, uccellini che si richiamano e frinire di cavallette. Ogni tanto, una macchina.
Vado a mangiare in un posto che fa soba, e all’uscita sono calate le tenebre e sta iniziando a piovigginare.
Domani rest day, o quasi. Provo a camminare i 9k della Nakasendo fino a Tsumago, pioggia permettendo. Sono veramente felice di esser qui.
