[TR] De otium, o dell’arte di non lavorare.


Scarab

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26 Aprile 2012
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Lavorando da un quindicennio nella Perfida Albione non ho mai avuto modo di capire appieno l’italica passione per il “posto fisso”, o il “lavoro a tempo indeterminato”. Io, a parte un brevissimo periodo all’inizio della mia carriera, ho sempre avuto “posti fissi”, permanent roles, chiamateli come vi pare. Ciò non vuol dire che sia sempre stato “al riparo”. Anzi, forse è vero il contrario.

Basta un invito dai capi per una riunione cui non è concesso di dire no. Si entra in sala riunione, o su Teams, e si vede – assieme ai soliti visi e facce note – anche il business partner di HR, e si capisce che c’è un siluro in acqua. L’HR BP mantiene la sua faccia compita, un misto tra Buddha e la principale odiosa nei film di Harry Potter, sai bene quale. Il capo di turno – mai il megadirettore cosmico, uno dei tirapiedi – legge un messaggio preparato in anticipo. In risposta ai cambiamenti dettati dalla situazione economica generale / nuova proprietà aziendale / cambiamenti strategici [delete as appropriate, o inventatevi qualche altra minchiata] siamo costretti a informarvi che le vostre posizioni sono a rischio. A seguire altre formalità, e via che iniziano le danze.

Come dicevo, nella mia quindicennale carriera di travet, mi sono trovato in questa situazione… mmmh, se ci penso bene non ne sono sicuro. Direi almeno cinque volte. Si, almeno cinque. E sono sempre riuscito a sfangarmela; vuoi ri-applicando per il mio lavoro o cambiando impiego e compagnie, in modo strategico. Ma, alla fin fine, anche i più veloci vengono acchiappati e, a settembre 2025, è il mio turno.

Me ne vado dal datore di lavoro di turno senza troppi rimpianti, senza lacrime, e senza mandarli a quel paese; la realtà è che – alla fin fine – ne ho avuto abbastanza pure io. Per cui, a tutti quelli che mi dicono “mi dispiace”, rispondo di non farlo. Anche perchè io sono il primo pinguino a buttarsi dall’iceberg; la scure sta calamdo su tutti.

L’aziendalismo è cosa ancor più stupida della fede calcistica. All’azienda non importa del dipendente u155955, non importa delle settimane passate lavorando dalle 7 di mattina alle 18 di sera, senza pausa pranzo, 5 giorni la settimana e anche qualche weekend. Il dipendente è un asset, una risorsa, e quando è il momento di andarsene ecco che un altro asset, un'altra risorsa, dirà al dipendente che deve sgomberare la scrivania e via.

Era il mio turno e, sinceramente, meglio così. Perché ora, per la prima volta in 15 anni, davanti a me ho almeno un mese dedicato a fare qualunque cosa tranne che guadagnarmi la pagnotta. Infatti, è giunto il momento di spenderla, e poi si vedrà.

Come è la moda degli spot pubblicitari delle case farmaceutiche, un disclaimer: questo sarà un TR lungo. Eterno, quasi. Roba che mi direte, ne sono sicuro, “mobbastaveramenteperò”. Sarà anche un itinerario convoluto, complesso, soggetto a cambiamenti. E sarà anche un itinerario fatto in presa diretta, o quasi. Proverò, insomma, a fare un resoconto a fine giornata di tutti gli eventi. Posto che riesca (e che interessi).

L’unica costante, anzi le uniche due costanti, saranno: velocipedi e barbonismo. Perché così si vuole dove non si può ciò che si vuole, e più non domandate. Ecco, ora che siamo tutti ben intesi, è il momento di iniziare.

A stasera, si spera (tò fa pure rima!)
 
Grande e bentornato nel club!
Mai stato attratto dai posti fissi, ogni volta che me ne sono andato (per scelta o per necessità), sono sempre cresciuto.
Tanti che conosco invece sono rimasti incollati alla loro confort zone ed al relativo ruolo/RAL formato mignon.

Condivido anche qui la metafora dell’aragosta, molto ben spiegata in questo video:


Ad maiora semper.
 
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L’aziendalismo è cosa ancor più stupida della fede calcistica. All’azienda non importa del dipendente u155955, non importa delle settimane passate lavorando dalle 7 di mattina alle 18 di sera, senza pausa pranzo, 5 giorni la settimana e anche qualche weekend. Il dipendente è un asset, una risorsa, e quando è il momento di andarsene ecco che un altro asset, un'altra risorsa, dirà al dipendente che deve sgomberare la scrivania e via

Quanta verità in così poche parole.
 
Giorno 0. La prima (di 3) partenze.


16 ottobre; il clima a Londra è passato dall’estate indiana di fine settembre a quel grigio BMW che, lo scorso inverno, ha dominato la metà del tempo (l’altra metá è stata pioggia). È il momento di partire, destinazione - da buon emigrante valigia di cartone - il paesello, Biella.

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Come dicevo, il tempo è lugubre sopra il Gallaratese di Londra Ovest.

La Piccadilly dice di avere un “buon servizio” ma ad Acton aspetto 5 minuti per un treno che vada verso Heathrow. Ne passa uno per T4, per cui scendo a Hatton Cross. Lí leggo che il prossimo treno per T5 arriverà in 13 minuti. Per cui eccovi una immagine della bellissima stazione di Hatton X in tutto il suo splendore.

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Sbologno il feretro al banco dove un (ex) collega mostra un epico elemento di gioielleria che cosí vi rappresento. Pensate a un anellone in argento, con al posto del brilloccone un piccolissimo orologio. Gli chiedo se funziona e lui mi fa “oh si! It’s a ring watch!”. La moda avanza a passi da gigante, vi dico.

Vado airside in un battibaleno; prendo un paio di hot bao buns al cavolo (giusto per essere popolare in aereo) e guardo fuori dove le operazioni fervono malgrado il tempo plumbeo. Fortunatamente le vacanze estive sono finite e i bambini non sono piú ovunque in aeroporto. Rimane però la piaga, veramente impossibile da evitare, della persona che cammina 27 centimetri al minuto, senza la minima idea del fatto che sono locati in mezzo alle gonadi dell’intero universo mondo.

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Ma basta brontolare che è il momento di imbarcare. Per una volta ho preso un finestrino, e sono su uno di quei A320neo presi durante l’era Cruz, quello con le panche dopo le uscite di emergenza, le cappelliere grosse e con i divisori tra business e barbons che se li guardi si rompono. Volo pieno, e la stagione invernale è giá iniziata a giudicare dai Moncler a bordo.

A differenza del 320 di EZY con cui ho volato un paio di settimane fa, ci sto con le ginocchia (e seduto composto come diceva mia nonna!).

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Al nostro fianco abbiamo un 320ceo in modalitá oneworld.

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Boarding complete, un po’ in anticipo, per cui aspettiamo lo slot. Se non fosse che c’è un danno a bordo, causato nella rotazione precedente (scopriró che si tratta dell’ineffabile Aviapartner di Amsterdam), e quindi ecco una bella attesa di 30 minuti. Sistemato il tutto, siamo pronti per andare con un quarantacinque minuti di ritardo e tanti auguri ad AMS.

Va bene che c’è davvero un niente di taxiing.

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E siamo su, sopra le nuvole, in un attimo.

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Mi metto a guardare la puntata odierna di Slow Horses, una serie di AppleTV che vale l’abbonamento da sola. Gary Oldman che dice alla sua banda di pellegrini Let’s go, fuckwits! è qualcosa che mi riempie di gioia e dedicherei a tanta gente.

Il volo è breve, e alle 21:30 - in ritardo di una ventina di minuti - arriviamo a MXP dove l’handler è già pronto con le valigie del prossimo volo, inclusa una in cima all’AKE.

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A quest’ora l’HUB è tranquillo. Faccio il km per il controllo passaporti, aspetto una diecina di minuti per la consegna delle valigie out of gauge (ottima performance, brava Aviapartner MXP, potreste dare una mano ai vs cugini olandesi?) e all’Avis ritiro una Renegade rossa mattone che fa ridere i polli ma fa il suo lavoro. Autostrada ai 150 nel pieno rispetto dei limiti di velocità e sono a Biella. Anzi, abbiella, per i prossimi 3gg.
 
Hai l’obbligo morale di un OT su Biella.
Questa cosa non è negoziabile e ne va della tua permanenza sul forum.
 
Vai, pedala! Che l'incipit è, forse, ancor più intrigante del solito.

E il prosieguo è intrigantissimo! Biella, ovviamente.

Grande e bentornato nel club!
Mai stato attratto dai posti fissi, ogni volta che me ne sono andato (per scelta o per necessità), sono sempre cresciuto.
Tanti che conosco invece sono rimasti incollati alla loro confort zone ed al relativo ruolo/RAL formato mignon.

Condivido anche qui la metafora dell’aragosta, molto ben spiegata in questo video:


Ad maiora semper.

Assolutamente. Fa solo ridere vedere la pletora di imbecilli che sta facendo il disastro in cui sono rimasto coinvolto io. Giusto oggi ho scoperto che stanno per segare le ultime sacche di know-how su certi sistemi parecchio importanti. Gente che domani si troverà a lavorare per altre compagnie con un 20/30% in piú in busta paga, mentre chi li ha licenziati si troverà in una montagna di me*da. Ma i miei ex capi sono tutti proudly ex-McKinsey.

Comincia però ad aggiustare 'sto latinorum, barbun! 😁

Celta sono!

Aspettiamo questa sera. In quale fuso orario?

In futuro gli orari saranno ancora piú sballati!

Vai scarab!
E ovviamente vogliamo solo velocipedi scarab 😉

Ça va sans dire.

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Quanta verità in così poche parole.
La cosa piú brutta è vedere colleghi che hanno sputato il sangue per la compagnia, gente che ha fatto le notti, che ha lavorato 24h di seguito, venire segata cosí. Ieri ho consolato una mia ex collega. 35 anni di lavoro per la compagnia, fatto tutto, visto tutto, era a lavorare quest’estate con 45 gradi centigradi con gente che sveniva e lei pure a digiuno perchè c’era il Ramadan. Deve mandare il CV ai capi e dimostrare “il valore aggiunto” che dà. Non dico ciò che penso perchè so che leggono.


Fatto!