Ultime indiscrezioni sul piano Intesa per AZ


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ma perchè AZ non è una compagnia?
se ne discusso tanto ma non capisco il ragionamento.
 
ma perchè AZ non è una compagnia?
se ne discusso tanto ma non capisco il ragionamento.

Quello che voglio dire è che se dietro la porta ci fossero emirates,singapore,cathay,o lufthansa pronte con 50 aerei a fare l'hub a mxp,di certo formigoni non verrebbero a piangere da chi lo ha abbandonato
 
che non ci sia una compagnia pronta a fare HUB con 50 aerei dietro l'angolo mi pare lapalissiano, vista la crisi globale del settore.
forse a settembre/ottobre ci sarà un nuovo soggetto italiano con un vecchio nome e una flotta di lungo in grado di fare qualcosa all'interno di una più ampia alleanza.
fermo restando che è ancora da capire chi sta peggio tra l'abbandonato e l'abbandonante, e quale dei due abbia più bisogno dell'altro per respirare.
 
Un apt puo' trattenere il respiro anche per 10 anni.... e' gia' successo.

Dopotutto e' "terra", e' infrastruttura.Appena vengono a cessare alcune condizioni che ne riducono lo sviluppo, puo' ripartire. Se cade un albero, si crea una radura in cui cresceranno altri alberi, anche se ci vogliono decenni.

L'abbandonante, invece, ha bisogno di aria piu' spesso.
 
La Newco dovrà rinascere senza i debiti di Alitalia e Toto
il regista del piano: non si può rinunciare alla compagnia di bandiera

Ecco le condizioni di Passera
nessun euro nella vecchia società

di EUGENIO SCALFARI

CONOSCO Corrado Passera da una vita. Da quando lavorava alla Olivetti a fianco di Carlo De Benedetti. Poi all'Espresso dove si innamorò del mestiere di editore di giornali. Poi capo delle Poste italiane, dove riorganizzò un servizio pubblico in stato comatoso e ne fece un'azienda moderna. Infine alla guida di Banca Intesa chiamato da Giovanni Bazoli ormai "grande vecchio" del sistema bancario italiano. In quest'ultima carica, la più importante di una fulminante carriera, Corrado ha vissuto e gestito le tappe essenziali delle trasformazioni bancarie italiane, della nascita di Banca Intesa Sanpaolo, di una serie di interventi in sostegno di grandi e medie imprese dalla Fiat alla Piaggio, da Luxottica a Telecom. Ora è la volta di Alitalia. Non è quantitativamente parlando un'iniziativa da farlo tremare, ne ha gestite di ben più impegnative. Ma questa è la prima (probabilmente anche l'ultima perché di rogne gliene sta dando un bel po') nella quale si trovi alle prese direttamente con il potere politico e per di più su un tema che non è soltanto di mercato: risuscitare la compagnia di bandiera del trasporto aereo, dove alla parola bandiera si dà anche un significato simbolico e cioè la nazionalità della compagine azionaria.

Passera sa che Repubblica ed io personalmente tutte le volte nelle quali ho scritto sull'argomento Alitalia, abbiamo visto nella fusione con Air France il modo migliore per evitare il fallimento della società e limitarne il più possibile i danni per il personale, gli azionisti, i creditori, i contribuenti e gli utenti, perché queste sono le categorie professionali e sociali che compongono il complesso mondo toccato dal fallimento Alitalia.

Uso la parola fallimento non a caso perché, allo stato dei fatti, Alitalia è già fallita. Se entro novembre non sarà nata al suo posto una nuova entità societaria, il fallimento sarà inevitabilmente dichiarato per totale mancanza di fondi in cassa. Ma quand'anche il miracolo del salvataggio avvenga, la vecchia Alitalia sarà oggetto d'un fallimento pilotato, cioè morbido, graduale, attraverso una legge Marzano resa più adatta a guidare aziende decotte verso il cimitero degli elefanti senza impiegare inutili brutalità.

Insomma un'azienda sostanzialmente fallita dalla quale estrarre, prima che si necrotizzino, le parti ancora vitali, da riorganizzare con un consono piano industriale affidandole ad una cordata (orrenda parola) di imprenditori italiani disposti a metter sul tavolo complessivamente da settecento a ottocento milioni di finanziamento e di gestire la nuova compagnia di bandiera.

Passera voleva incontrarmi e raccontarmi. Ci siamo dati appuntamento nella casa di campagna di Carlo Caracciolo e lì abbiamo passato la serata tra vecchi ricordi e il problema che oggi occupa l'amministratore delegato di Banca Intesa. Non ho chiesto a Corrado se potevo riferire la nostra serata.

L'esperienza mi ha insegnato ciò che posso raccontare e ciò che appartiene alla riservatezza. Spero di saperne fare anche questa volta buon uso.

* * *

"Non sono qui per fare "lobbying" con te" mi ha detto dopo che ci siamo salutati e abbracciati come un tempo.
"Desidero che tu sia informato del mio lavoro al punto in cui è arrivato. Così, se dovrai scriverne, non dovrai usare voci più o meno attendibili ma fatti veri e previsioni autentiche. Su questi elementi potrai formati un'opinione, quale che sia".

Dal canto mio l'ho avvertito (ma lo sapeva già) che l'operazione Alitalia a lui affidata in qualità di "advisor" mi pareva partita col piede sbagliato, messa in pista da chi aveva fatto di tutto per far fallire la fusione con Air France con la prospettiva di una cordata tricolore e l'obiettivo di far passare una lucciola per una lanterna.
Fatte queste dichiarazioni iniziali la nostra conversazione è cominciata.

Con una prima sorpresa per me: Passera considera importante l'esistenza di un compagnia di bandiera con un azionariato e un management italiano e radicato in Italia. "In Europa" mi ha detto "non c'è nessun paese di vasta estensione che non abbia la sua compagnia di bandiera. E' una sicurezza per gli utenti ed anche per i ricercatori nel settore aerospaziale. Le compagnie aeree degli altri paesi gestiscono tra il 70 e l'80 per cento del traffico nazionale. La nuova Alitalia, se nascerà, dovrebbe arrivare al 65 per cento. Abbastanza per essere vitale lasciando spazio alla concorrenza interna ed estera. Per le tratte a traffico più intenso c'è anche la concorrenza delle Ferrovie. Da questo punto di vista il punto di equilibrio mi sembra raggiunto".

Ho chiesto quale sarebbe stato il ruolo di Air One in questa operazione.

Una fusione? Air One si sarebbe portata appresso tutti i suoi debiti che ammontano ad oltre un miliardo di euro? Mi ha risposto che non è prevista alcuna fusione con Air One ma semplicemente l'acquisto da parte della nuova Alitalia di alcune attività di Air One. Per esempio tutta la flotta aerea, tutte le autorizzazioni di cui dispone sulle varie rotte, tutti i contratti di acquisto di nuovi aerei.

I debiti e ogni tipo di obbligazione di Air One sarebbero rimasti nel perimetro societario di Toto, le attività da lui vendute alla nuova Alitalia sarebbero state pagate con azioni della nuova società.

"Ma Toto ce la farà a sopravvivere a questo scorporo?" ricordo che ha fatto un gesto con la mano per dire "Non è affar mio". Poi ha aggiunto: "Penso di sì, penso che ce la può fare".

L'attuale consiglio d'amministrazione di Alitalia non vuole la nascita d'una nuova società ma suggerisce di proseguire con la struttura attuale utilizzando i meccanismi e i benefici della legge Marzano. Ma dal seguito della nostra conversazione ho capito che quest'ipotesi è esclusa: nessun imprenditore metterebbe un centesimo nella vecchia struttura Alitalia. A quel punto ci sarebbe il fallimento puro e semplice senza alcuna garanzia né per il personale dipendente né per i creditori. Per di più l'Alitalia cesserebbe per qualche tempo di volare con un collasso vero e proprio dell'economia italiana.

* * *

E' naturale che di fronte a queste prospettive lo schema di due società - la società-rottame e quella rigenerata da una sapiente chirurgia plastica - sia il solo sbocco possibile. Il problema contiene a questo punto due domande ed esige altrettante risposte: chi è il responsabile di questa catastrofe, annunciata da circa dieci anni e precipitata proprio durante la campagna elettorale del 2008? E, seconda domanda, quale sarà la sorte dei creditori e del personale in soprannumero? Le risposte a queste due domande non rientrano nei compiti dell'"advisor" e quindi non le ho poste a Passera. Me le sono fatte da solo ma ad alta voce e ad alta voce mi sono risposto.

I responsabili della catastrofe sono numerosi. I governi che si sono alternati dal 2001 ad oggi, perché la privatizzazione della compagnia aerea era all'ordine del giorno da allora e anche da prima.

Il governo Prodi del 2006-2008 che avrebbe potuto vendere all'esordio e non lo fece per i soliti interni contrasti.

Quel medesimo governo che si impigliò in un'asta disadatta e in successivi estenuanti tentativi.

Silvio Berlusconi, che utilizzò il tema Alitalia, lo slogan patriottardo della cordata tricolore, la necessità di non cedere ai francesi di Air France un bene pubblico della patria, per alimentare l'animosità dei sindacati e mobilitare gli elettori di Forza Italia e della Lega. Ci furono in quelle settimane sbalzi enormi nelle quotazioni in Borsa del titolo Alitalia, in corrispondenza con le quotidiane dichiarazioni berlusconiane. Una vera turbativa di mercato sotto gli occhi della Procura di Roma ma senza conseguenza alcuna per il turbatore.

I sindacati che, eccitati all'intransigenza dal leader della destra, risposero negativamente all'ultima offerta di Spinetta, consigliere delegato di Air France, e poserò così la parola fine al negoziato.

Secondo me i sindacati e Berlusconi sono i principali responsabili; segue con i suoi non lievi errori di gestione il governo Prodi. Comunque i cocci sono ancora lì e ingombrano il terreno.

* * *

Mentre facevo queste riflessioni con Caracciolo, guardavo Passera di sottecchi. Ma lui, all'enumerazione di quegli errori e di quelle responsabilità, aveva assunto la posizione della sfinge: mani sulle ginocchia e sguardo nel vuoto. Solo quando nominai i sindacati si lasciò sfuggire un'esclamazione e un gesto delle braccia verso il cielo.

Poi si ricompose subito né io sollecitai un suo commento.

Gli posi però la terza domanda perché quella rientrava nel perimetro del suo lavoro. Una volta creata la nuova Alitalia, con 800 milioni di finanziamento ma nessun vettore internazionale coinvolto, quale sarà il futuro?

Soltanto voli nazionali e qualche rara puntata nel perimetro europeo e transatlantico? Bisognerà rinnovare la flotta? Con quali soldi? Avete messo su un giardinetto di azionisti che hanno però anche altre attività. Forse si aspettano di esser trattati con particolare riguardo dal governo. Pagheremo anche questo noi contribuenti utenti cittadini per salvare il "nano" Alitalia e il "nano" Air One in un mondo dove ormai resteranno soltanto i colossi?

* * *

La parola "nano" applicata alle due società destinate a diventare una sola, non piace a Passera. Certo sa bene che la nuova Alitalia avrà un perimetro limitato. Non minore però di quello che ebbe l'Alitalia dei tempi d'oro negli anni Sessanta-Settanta, prima delle grandi crisi petrolifere. Anche allora la compagnia di bandiera volava sulle tratte nazionali ed europee con qualche collegamento con le zone di presenza italiana nel mondo: America Latina, Australia, New York.

Più o meno sarà così. Per un'azienda fallita, risorgere con questo perimetro non è tanto male. Per svecchiare la flotta si prenderanno gli aerei in "leasing".

E poi ci sono le banche di sostegno, a cominciare dalla sua ma non soltanto e non soltanto italiane.

Il complesso di queste operazioni richiede una disponibilità e un'affidabilità di almeno cinque miliardi.

Il "nocciolino duro" che avete messo insieme vi seguirà? E che cosa domanderà in cambio al governo? Due giorni fa Benetton in una lunga intervista al "Sole 24 Ore" ha già messo le mani avanti, è stato molto chiaro, anzi onestamente chiaro sul "do ut des" in proposito di Alitalia.

Ma Passera su questa mia terza domanda ha ripreso la posizione dello sguardo in alto e mani sulle ginocchia (si fa per dire). Ha ripetuto che se gli aerei della compagnia volano la cassa necessaria c'è, il resto riguarda il management, gli azionisti e le banche.

* * *

Si era fatto tardi, ci accomiatammo dal nostro ospite e andammo verso le auto. Il cielo era terso, splendeva sulle nostre teste il carro dell'Orsa e le luci di Cori sulla collina di fronte.

Ci abbracciammo. Corrado era contento della lunga rimpatriata e io pure. Ti auguro il successo che ti meriti, gli dissi montando nella mia auto. Lui agitò il braccio e chiuse lo sportello della sua. Gli passai accanto sulla strada sterrata e gli dissi ancora: era meglio vendere ad Air France. Lui rispose: "Può darsi, ma a noi ci hanno chiamato dopo".

(31 luglio 2008)
la Repubblica


scalfari è sempre scalfari, si può non condividere quello che dice, a volte esagera con i teoremi, si può anche essere un pò irritati per quel suo modo di credersi una prima donna, resta, tuttavia, un grande giornalista!

dopo quest'articolo è inutile leggere gli altri, retroscena compresi!
 
Più che un articolo di giornale, mi sembra uno stralcio di un romanzo...

Dopo averlo letto, mi rallegro di non aver mai acquistato una copia di Repubblica fino ad oggi.
 
scalfari è sempre scalfari, si può non condividere quello che dice, a volte esagera con i teoremi, si può anche essere un pò irritati per quel suo modo di credersi una prima donna, resta, tuttavia, un grande giornalista!

dopo quest'articolo è inutile leggere gli altri, retroscena compresi!
sono d'accordo con te concorde
 
anche qui nulla di particolarmente nuovo, però..
di sicuro tutti vorrebbero avere Pantalone di riferimento che passa alla cassa e stacca un assegno ogni 3 x 2.

spero tu non voglia fare paragoni con altre "solide" realtà....
no nessun paragone tranquillo
niente di nuovo senz'altro per me e per te

sarà nuovo,forse,per coloro che affermavano che airone è un azienda sana e che fa utili,nei post in cui invece io la indicavo come una società piena di debiti
 
un miliardo di euro?
ah però:D

solo che sta volta non lo dice il portiere dell'albergo.....
ma un certo passera e un certo scalfari...
Ah, però cosa ?!?!

La General Electric probabilmente ha debiti 100/1000 volte tanto, AF, BA, LH sono tutte sicuramente più indebitate di AP.

I dati di indebitamento non vanno letti in modo assoluto: non è come per le famiglie che si indebitano perché non riescono a pagare le bollette !!!
I dati sono da analizzare come "ratios" rispetto ad altre figure.

Non me ne frega niente che AP sia indebitata tanto o poco: i dati però vanno interpretati correttamente.
 
La Newco dovrà rinascere senza i debiti di Alitalia e Toto
il regista del piano: non si può rinunciare alla compagnia di bandiera

Ecco le condizioni di Passera
nessun euro nella vecchia società


La parola "nano" applicata alle due società destinate a diventare una sola, non piace a Passera. (31 luglio 2008)
la Repubblica

ma l'accento sulla parola "sola" da che parte sta?
 
no nessun paragone tranquillo
niente di nuovo senz'altro per me e per te

sarà nuovo,forse,per coloro che affermavano che airone è un azienda sana e che fa utili,nei post in cui invece io la indicavo come una società piena di debiti

fare utili non esclude avere debiti
non farne e avere debiti è un problema.
 
Ah, però cosa ?!?!

La General Electric probabilmente ha debiti 100/1000 volte tanto, AF, BA, LH sono tutte sicuramente più indebitate di AP.

I dati di indebitamento non vanno letti in modo assoluto: non è come per le famiglie che si indebitano perché non riescono a pagare le bollette !!!
I dati sono da analizzare come "ratios" rispetto ad altre figure.

Non me ne frega niente che AP sia indebitata tanto o poco: i dati però vanno interpretati correttamente.


non andranno letti in modo assoluto ma intanto toto coglie al volo l'occasione per liberarsi del fardello facendo comprare tutte le attività di volo di airone dalla nuova alitalia:cool:
 
Piuttosto non esendo io un giurista ... non capisco bene fino in fondo le differenze che si avrebbero tra il passare al commissariamento o garantire la continuità aziendale .... non capisco se la posione di Polce è strumentale per avere la manleva oppure se c'è qualcosa di sensato ...

@Concorde ...

per favore mi spieghi questo ?

Grazie
 
La Newco dovrà rinascere senza i debiti di Alitalia e Toto
il regista del piano: non si può rinunciare alla compagnia di bandiera

Ecco le condizioni di Passera
nessun euro nella vecchia società

di EUGENIO SCALFARI

a)
... i responsabili della catastrofe sono numerosi. I governi che si sono alternati dal 2001 ad oggi, perché la privatizzazione della compagnia aerea era all'ordine del giorno da allora e anche da prima.

Il governo Prodi del 2006-2008 che avrebbe potuto vendere all'esordio e non lo fece per i soliti interni contrasti.

Quel medesimo governo che si impigliò in un'asta disadatta e in successivi estenuanti tentativi.

Silvio Berlusconi, che utilizzò il tema Alitalia, lo slogan patriottardo della cordata tricolore, la necessità di non cedere ai francesi di Air France un bene pubblico della patria, per alimentare l'animosità dei sindacati e mobilitare gli elettori di Forza Italia e della Lega. Ci furono in quelle settimane sbalzi enormi nelle quotazioni in Borsa del titolo Alitalia, in corrispondenza con le quotidiane dichiarazioni berlusconiane. Una vera turbativa di mercato sotto gli occhi della Procura di Roma ma senza conseguenza alcuna per il turbatore.

I sindacati che, eccitati all'intransigenza dal leader della destra, risposero negativamente all'ultima offerta di Spinetta, consigliere delegato di Air France, e poserò così la parola fine al negoziato.

Secondo me i sindacati e Berlusconi sono i principali responsabili; segue con i suoi non lievi errori di gestione il governo Prodi. Comunque i cocci sono ancora lì e ingombrano il terreno.

b)
... gli passai accanto sulla strada sterrata e gli dissi ancora: era meglio vendere ad Air France. Lui rispose: "Può darsi, ma a noi ci hanno chiamato dopo".

(31 luglio 2008)
la Repubblica



a) qui, il Fondatore, dice, a mio avviso la verità, le colpe! peccato che poi ci metta la sua "prevenzione-antiberlusconiana" ridimensionando un pò le responsabilità di prodi e soci calcando di più su quelle di berlusconi... mi permetterà il Fondatore se con un pò di mia presunzione aggiunga che le colpe sono:

1) di prodi che storicamente da presidente dell'iri ha sempre tenuto alitalia sottocapitalizzata (l'unico grande rinnovo delle flotta -32X, md11- fu fatto con un debito spaventoso perchè lui non volle metterci soldi) l'equity l'ha sempre messo solo per ripianare i debiti e mai per investire.

2) la colpa è di TPS che per due anni ha fatto la "figa lessa" con le procedure di gara e cavilli della trasparenza e i bandi da verginella col risultato che anzichè vendere (che era l'obiettivo) ha perso tempo e nel frattempo sono arrivate le elezioni... vedi sta baracca e piantala con le procedure!

3) la colpa è di berlusconi che ha inziato a menare il torrone con la cordata nazionale e via di questo passo facendo saltare tutto (senza dire che anche oggi si sta incartando con le stronzate del non commissariamento... a settembre poi si dovrà rimangiare tutto)

4) la colpa è dei sindacati che si son sempre fatti gli affari loro e non quelli dell'azienda

5) la colpa è della politica che si è occupata di alitalia. non della politica in senso lato ma dei politici mediocri che hanno sempre guardato il trasporto aereo. i grandi cervelli politici guardavano al petrolio e alle tecnologie (tant'è che eni e finmeccanica funzionano) gli stupidi, mediocri, viceversa, al traposto aereo... e i risultati si vedono: qui siamo allo sfascio del settore!


b) passera è nazionalista... air france non l'ha mai potuta vedere... qui c'è il rispetto (che avrei pure io) per un maestro del nostro giornalismo!
 
Ultima modifica:
a) qui, il Fondatore, dice, a mio avviso la verità, le colpe! peccato che poi ci metta la sua "prevenzione-antiberlusconiana" ridimensionando un pò le responsabilità di prodi e soci calcando di più su quelle di berlusconi... mi permetterà il Fondatore se con un pò di mia presunzione aggiunga che le colpe sono:

1) di prodi che storicamente da presidente dell'iri ha sempre tenuto alitalia sottocapitalizzata (l'unico grande rinnovo delle flotta -32X, md11- fu fatto con un debito spaventoso perchè lui non volle metterci soldi) l'equity l'ha sempre messo solo per ripianare i debiti e mai per investire.

2) la colpa è di TPS che per due anni ha fatto la "figa lessa" con le procedure di gara e cavilli della trasparenza e i bandi da verginella col risultato che anzichè vendere (che era l'obiettivo) ha perso tempo e nel frattempo sono arrivate le elezioni... vedi sta baracca e piantala con le procedure!

3) la colpa è di berlusconi che ha inziato a menare il torrone con la cordata nazionale e via di questo passo facendo saltare tutto (senza dire che anche oggi si sta incartando con le stronzate del non commissariamento... a settembre poi si dovrà rimangiare tutto)

4) la colpa è dei sindacati che si son sempre fatti gli affari loro e non quelli dell'azienda

5) la colpa è della politica che si è occupata di alitalia. non della politica in senso lato ma dei politici mediocri che hanno sempre guardato il trasporto aereo. i grandi cervelli politici guardavano al petrolio e alle tecnologie (tant'è che eni e finmeccanica funzionano) gli stupidi, mediocri, viceversa, al traposto aereo... e i risultati si vedono: qui siamo allo sfascio del settore!


b) passera è nazionalista... air france non l'ha mai potuta vedere... qui c'è il rispetto (che avrei pure io) per un maestro del nostro giornalismo!

Analisi/integrazione di cristallina chiarezza, avrei aggiunto tra le colpe anche qualche politico lombardo, paladino della botte piena e moglie ubriaca, ma forse erano inclusi nel punto 5 quando parli di "politici mediocri".
 
Una fusione? Air One si sarebbe portata appresso tutti i suoi debiti che ammontano ad oltre un miliardo di euro? Mi ha risposto che non è prevista alcuna fusione con Air One ma semplicemente l'acquisto da parte della nuova Alitalia di alcune attività di Air One. Per esempio tutta la flotta aerea, tutte le autorizzazioni di cui dispone sulle varie rotte, tutti i contratti di acquisto di nuovi aerei.
I debiti e ogni tipo di obbligazione di Air One sarebbero rimasti nel perimetro societario di Toto, le attività da lui vendute alla nuova Alitalia sarebbero state pagate con azioni della nuova società.
"Ma Toto ce la farà a sopravvivere a questo scorporo?" ricordo che ha fatto un gesto con la mano per dire "Non è affar mio". Poi ha aggiunto: "Penso di sì, penso che ce la può fare".

Dopo un lungo periodo nel quale l'ipotesi fusione é stata qualcosa di molto più che una semplice idea, ora per AP si prospetta una soluzione non certo felice.
AP conferirebbe la roba buona, portando in dote alla nuova AZ gli asset di valore, mentre tutti i debiti rimarreberro in pancia AP.

Non mi si dica che é una scelta imprenditoriale...
 
Stato
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