Ultime indiscrezioni sul piano Intesa per AZ


Stato
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Non sono d' accordo. Ichino ragiona in modo miope, sulla falsariga delle scelte di Prodi. Sbaglia a pensare che contino solo incasso ed esuberi, quel che conta invece sono le implicazioni strategiche della vendita. Vendendo a Air France si era scelto di rinunciare a servire il nord Italia con voli intercontinentali diretti, più o meno per sempre. AF pretendeva il congelamento dei bilaterali, quindi spargeva sale su Malpensa perché non vi ricrescesse più nulla.

Il danno provocato da questa scelta era certamente superiore ai 4 soldi che AF avrebbe pagato e al temporaneo minor taglio occupazionale. Che il piano AF non avesse credibilità né lungimiranza è dimostrato dalla scelta assurda di non rinnovare la flotta di MD80. Non si deve vendere a chi non intende investire.

Personalmente la vedo in modo diverso. Per almeno un anno e mezzo si è tentato di privatizzare AZ, senza che nessuno si facesse avanti con un'offerta diciamo "accettabile". Al secondo giro, si è fatta avanti AF, con l'offerta che tutti (+ o - bene) conosciamo. L'obiettivo, quindi, era la privatizzazione di AZ, non la questione riguardante MXP.
AZ sarebbe diventata una sussidiaria di AF, ridimensionata, che portava pax a CDG o AMS? Verosimilissimo. Ma, personalmente, non ne vedo il problema (ribadisco, collego tutto all'obiettivo della vendita: salvataggio AZ e fine degli aiuti e dei quattrini prelevati dalle nostre tasche).
Il problema di cosa sarebbe diventato MXP (problema di tipo "politico", sul quale condivido il tuo ragionamento, ivi compreso il danno da mettere nel conto) era qualcosa di slegato rispetto alla privatizzazione di AZ.
Detto questo, e "perso" il treno AF, rimane da vedere che diavolo ne esce fuori adesso. Sono dell'avviso che stiano venendo al pettine i nodi di malagestione di TUTTO il settore aeronautico italiano che ci trasciniamo da decenni, nodi che hanno una sola madre: la politica, gestita come interesse privato e non come bene del Paese.
 
io sono dell'avviso che confrontare l'offerta AF a quella attuale mascherandone gli aspetti "negativi" (azzeramento MXP), aspetti essenziali di diritto (annullamento causa SEA) e differenziale greggio (80$ contro 130$, a spanne) non sia corretto dal punto di vista intellettuale ( parlo in senso generale sia ben chiaro, nessun riferimento diretto a persone..).
L'approccio di Ichino mi pare stranamente superficiale, o meglio unidirezionale verso la problematica esuberi.

MXP può non piacere (ed è evidente che a molti non piace) ma non era a mio avviso sacrificabile a nessuna causa AZ.
Le compagnie vanno, le infrastrutture restano.
 
Capisco il pessimismo generale ma..non condivido del tutto. 5000 stipendi in meno con relativi contributi, un manager come Sabelli, aerei nuovi che consu.mano un buon 30% in meno....potrebbero far cambiare il vento. Ed il personale rimanente imagino lavorerà con maggior motivazioni o gli esuberi saranno 20.000!!!!!!
 
io sono dell'avviso che confrontare l'offerta AF a quella attuale mascherandone gli aspetti "negativi" (azzeramento MXP), aspetti essenziali di diritto (annullamento causa SEA) e differenziale greggio (80$ contro 130$, a spanne) non sia corretto dal punto di vista intellettuale ( parlo in senso generale sia ben chiaro, nessun riferimento diretto a persone..).
L'approccio di Ichino mi pare stranamente superficiale, o meglio unidirezionale verso la problematica esuberi.

MXP può non piacere (ed è evidente che a molti non piace) ma non era a mio avviso sacrificabile a nessuna causa AZ.
Le compagnie vanno, le infrastrutture restano.

Due cose: sul costo greggio, l'impennata mi sembra di ricordare sia recente rispetto ai tempi dell'offerta AF (anche se 80$/barile mi sembrano "ottimistici" anche rapportati a marzo/aprile).
Su MXP infrastruttura ti do ragione (non nel senso che non mi piace!), ma il problema, fondamentalmente, è che nessuno ha mai supportato MXP in maniera logica (vedi apertura LIN, vedi collegamenti, vedi infrastrutture di sostegno quali alberghi, ecc.). Alla fine io credo che, se veramente si pensava di farne un HUB, allora non si sarebbe dovuto mandare a monte il matrimonio con KLM (Dio si ricordi un giorno di chi ha voluto che il tutto saltasse!), altrimenti si sarebbe dovuto concepire (e gestire, sotto tutti i punti di vista) come aeroporto internazionale ed intercontinentale. La porcheria è che non è mai stato nè l'una, nè l'altra cosa per precisa scelta politica. Io credo che, non fosse saltato il Governo, probabilmente una mediazione con AF per tutelare in parte MXP la si sarebbe cercata e trovata.
 
Capisco il pessimismo generale ma..non condivido del tutto. 5000 stipendi in meno con relativi contributi, un manager come Sabelli, aerei nuovi che consu.mano un buon 30% in meno....potrebbero far cambiare il vento. Ed il personale rimanente imagino lavorerà con maggior motivazioni o gli esuberi saranno 20.000!!!!!!

i LR sono in programma dal 2012...i A350 dal 2014.....i A320 arrivano 1 al mese.....
Certo diverso sarebbe il panorame perdite costi se cn la bacchetta magica ops ecco tutti gli aerei nuovi ..si parla di anni e nn pochi e questo è un problema da nn poco ..

Rimango dell'idea che una cosa seria è difficile da farsi in Italia troppi interessi e si cerca sempre di dare un contentino a tutti ...
In questo scenario starebbe bene una parte a AF una ad AP che poi convola a nozze cn LH ..parte di AZ cn AF a FCO ..parte di AZ cn AP a MXP....il cargo ad altri.... :;-)

Quello che esce poi sulla stampa è sempère tutto il contrario di tutto....quindi ..è un po' qiuando si vuole trovare il candidato per La Presidenza della Repubblica....tuttio i nomi che escono sono BRUCIATI...colui il quale ricoprirà la carica nn sarà mai nominato...e siccome l aregia di tutto è la politica...nn sarebbe male ragionare cn la loro mente
 
Quindi sono solo 700 che devono servire per campare, per pagare i nuovi aerei di cui sopra, per restituire i 300... e per pagare le bollette da 3mln al giorno. Ci vuole altro...
Secondo me, il problema non saranno i soldi per la "nuova" AZ ma quanto sarà effettivamente "nuova", in termini di rottura con l'andazzo che si è protratto fino ad adesso. Si badi bene che nell'andazzo comprendo anche il network disastroso, le rotte operate con aerei sbagliati e così via.
 
NIET !!!!!!! Perchè la vera fregatura non erano gli esuberi ma il passaggio "di fatto" del mercato nord-italia ai mangia-rane ....

Il mercato è controllato da chi produce e vende.
Non dalle filosofie, dalla passione, dai proclami.
Se ad es. ora Easyjet si getta di peso sulla MXP-FCO e martella le altre, chi controllerà quel mercato?
Se Easyjet e FR (cito compagnie straniere piuttosto presenti ora) creano e gestiscono un sacco di collegamenti nazionali, chi sta controllando quel mercato?
Se EN/LH ampliano i collegamenti eruopei da MXP basando un po' di CRJ (che potrebbero essere una testa di ponte) e AP si aggiunge alla partita, chi sta controllando quel mercato?

se poi si vuole controllare il mercato in modo artificiale, impedendo, bloccando, tamponando, finanziando, occorre avere le spalle mooooolto coperte.
Non mi sembra che il Paese ce l'abbia queste spalle così coperte
Non mi sembra che il Paese abbia la coda di investitori nazionali pronti a bere il calice amaro dell'aiuto
E non mi sembra che il garantire "volo italiano" agli italiani rappresenti una priorità assoluta, perchè se per farlo il Paese si impoverisce, non ci saranno poi i soldi per godere di questo ben di dio rappresenatto da una compagnia nazionale.
Tanto che in buona misura la crescita del "volato" si rivolge a compagnie lo.co. Se queste non ci fossero l'80 o 90% di quei pax manco volerebbe...manco si recherebbero in aeroporto. E continuerebbero a non aver bisogno della compagnia di bandiera, anche se in monopolio...
 
Due cose: sul costo greggio, l'impennata mi sembra di ricordare sia recente rispetto ai tempi dell'offerta AF (anche se 80$/barile mi sembrano "ottimistici" anche rapportati a marzo/aprile).


gli 80 $ me li ricordo a dicembre quando AF ha preso l'esclusiva.
Lì è stato l'inizio della fine.
 
Alitalia, un miliardo per il rilancio
da lastampa.it

La nuova Alitalia prende forma, ma è giallo sul commissariamento che, secondo alcune agenzie di stampa, sarebbe dovuto scattare il 29 agosto. Una nota di Palazzo Chigi la bolla come «notizia priva di ogni fondamento». Dopo la conferma delle anticipazioni sugli esuberi- Berlusconi avrebbe parlato di circa 5000 tagli, usufruendo di scivoli, prepensionamenti e ammortizzatori sociali- arrivano i nomi dei big che scenderanno in campo. Si tratta di Ligresti, Benetton e Aponte. Difficile, invece, un ingresso di Roberto Colaninno. Il piano “Fenice”, presentato oggi*, avrà una dotazione iniziale di 1 miliardo, di cui 300 mln grazie al prestito ponte del Governo e 700 milioni dalla cordata italiana. Secondo l’agenzia di stampa Agi, al vertice della nuova Alitalia, resta confermato il nome di Rocco Sabelli. Fuori discussione anche il nome, il marchio e la livrea di Alitalia. Altra novità: nella nuova società, una newco, entrerà Carlo Toto ma con Ap Holding e non direttamente con Air One essendo troppo indebitata. Verrà invece commissariata la "bad" company che resterà in capo all’attuale "numero uno" Police. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, due le ipotesi sulle quali si sta ragionando: costituire una società sulla falsariga di Gepi (la finanziaria dell’Iri che aveva come compito quello di entrare nel capitale di aziende private in crisi e di agevolarne la ristrutturazione, per poi uscirne), oppure varare un decreto legge ad hoc per la loro ricollocazione. La scelta del partner internazionale resta invece rinviata ad un secondo momento

*pare proprio che non siano più solo indiscrezioni giornalistiche
 
e cn 700ml ...perdendone 90 al mese cn un network da ricostruire,gli aerei che arrivano nn in due gg ma in anni (LR A330 dal 2012 A350 dal 2014)....le perdite nn si azzerano d'incanto ma dopo lungo tempo...cn quella cifra campi poco....perchè anche se arriva qualche NB A320 1 al mese si dirà consuma meno...certo che si..però c'è la rata del leasing,che prima nn c'era..

AP a sto punto continua da sola....cn lo scenario di LH...la nuova newco....forse mago merlino...
 
Mercoledì 30 Luglio 2008, 20:05

Alitalia, governo smentisce commissariamento a fine agosto


ROMA (Reuters) - Il governo smentisce l'ipotesi di un commissariamento di Alitalia in occasione del consiglio dei ministri del 29 agosto, mentre è in corso un cda della compagnia aerea in una giornata turbolenta.

Secondo quanto riportato stamani da alcuni giornali, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avrebbe detto ai senatori del Pdl in occasione di una cena ieri sera che il piano per Alitalia dell'advisor Intesa-SanPaolo prevede intorno a 5.000 esuberi.

Oggi l'opposizione ha reagito duramente al susseguirsi di indiscrezioni fino a chiedere al governo di riferire in Parlamento. In serata, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha detto che Montecitorio chiederà all'esecutivo di riferire in aula.

La notizia "su un eventuale commissariamento di Alitalia al consiglio dei ministri del prossimo 29 agosto è destituita di ogni fondamento", si legge in una nota di Palazzo Chigi dopo che un'agenzia di stampa ha scritto nel pomeriggio che tale decisione sarebbe stata assunta alla fine del mese prossimo.

Una fonte governativa spiega che tecnicamente la nomina del commissario spetta al ministero dello Sviluppo economico e che, come emerso sulla stampa, ragionevolmente la possibilità che a fine agosto si decida la modifica della legge Marzano esiste.

Una modifica della legge Marzano serve infatti per poter applicare questa procedura di amministrazione straordinaria al caso Alitalia e quindi rendere concretamente applicabile l'eventuale decisione di nomina di un commissario.

Il tempo che intercorre da adesso alla fine di agosto servirà da un lato a verificare la situazione aggiornata dei conti di Alitalia ma, soprattutto, per sciogliere o chiudere definitivamente i nodi politici all'interno di governo e maggioranza tra chi vuole arrivare a un commissariamento e chi invece punta a trovare una soluzione in continuità aziendale.

Attualmente è in corso un consiglio di amministrazione di Alitalia al quale, secondo quanto riferito da una fonte vicina al dossier, non starebbe partecipando nessun rappresentante di Intesa Sanpaolo. L'advisor, secondo un quotidiano, avrebbe dovuto illustrare al consiglio le linee guida del piano di rilancio predisposto dalla banca milanese.

Oltre all'opposizione anche i sindacati sono sul piede di guerra. Filt/Cgil, Fit/Cisl, Uiltrasporti, Sdl e Ta scrivono in una nota che "La vicenda Alitalia necessita di una chiara e diretta assunzione di responsabilità del Governo che si esprima con assoluta chiarezza e metta fine alla indiscrezioni quotidianamente diffuse dagli organi di informazione".

"Lo stesso Berlusconi che oggi parla genericamente di sacrifici, solo due mesi fa ha determinato il fallimento della trattativa con AirFrance ritenendo inaccettabili i sacrifici richiesti dal piano francese condividendo alcune obiezioni sindacali", prosegue la nota.

Preoccupata dalle indiscrezioni la Cgil che in una nota del segretario generale Guglielmo Epifani dice che "il rincorrersi di voci incontrollate sul destino di Alitalia, che in queste ultime ore evocano un grande numero di esuberi e il commissariamento, destano preoccupazione ed allarme".

Per la Cgil, qualunque piano di rilancio della compagnia in crisi non può prescindere "da un piano industriale serio e da una alleanza con un grande vettore internazionale, come quella che in queste ore è oggetto di trattativa fra British Airways e Iberia.
 
Ultima modifica:
La compagnia di bandiera è in crisi di liquidità. "Alitalia 2" nasce con 700 milioni di dote grazie alla cordata con Benetton, Aponte e altri

Alitalia, scontro sugli esuberi con AirOne salgono a 7 mila

Il primo passaggio: una legge Marzano rivista e corretta e, poi, il commissario
di LUCIO CILLIS

ROMA - Cinquemila esuberi, che probabilmente saliranno a quasi 7 mila con AirOne, 90 aerei in arrivo, una cordata di imprenditori pronti ad entrare nella rinata Alitalia con circa 700 milioni di euro. Il piano è pronto a partire. Ma ad una condizione: "I sindacati non devono mettere i bastoni tra le ruote, altrimenti salta tutto, ha detto Silvio Berlusconi nel corso di una cena con i senatori del Pdl. Ed è di nuovo bufera sul piano che dovrebbe salvare la compagnia di bandiera nazionale.

Opposizione e sindacati insorgono e chiedono chiarimenti, mentre all'interno dello stesso esecutivo si confrontano due posizioni divergenti: da una parte il Tesoro che chiede un rapido commissariamento, dall'altra il presidente del Consiglio che vuole un passaggio meno traumatico. A conferma di una tensione sempre più palpabile, ieri Palazzo Chigi ha dovuto ancora una volta smentire la notizia del possibile commissariamento del gruppo e le ventilate modifiche alla legge Marzano attese come piatto forte del consiglio dei ministri di fine agosto.

Sullo sfondo, prosegue il lavoro del cda della Magliana che ieri si è riunito per analizzare lo stato dei conti ad una settimana dai dati semestrali (che si annunciano pessimi) e per affrontare i passaggi più spinosi del piano di salvataggio di Intesa-Sanpaolo che potrebbe portare, compresi i lavoratori in esubero di Air One (1.500-2.000), a circa 7mila tagli.

Ce n'è abbastanza, dunque per riaprire lo scontro. Il leader del Pd Walter Veltroni, attacca: "È un dramma, a pagare saranno i cittadini". Non solo l'opposizione, ma anche lo stesso presidente della Camera, Gianfranco Fini, chiedono al governo di riferire immediatamente in Parlamento. "Dopo un prestito di 300 milioni, gli italiani si troveranno di nuovo le tasche occupate da un esecutivo che prende loro i soldi" spiega Veltroni che ricorda come "la soluzione Air France prevedesse 2.150 esuberi, mentre Berlusconi ha comunicato che ce ne saranno almeno 5mila".

Per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, "il rincorrersi di voci incontrollate sul destino di Alitalia, che in queste ultime ore evocano un grande numero di esuberi e il commissariamento, destano preoccupazione ed allarme". Le sigle sindacali del settore trasporti dal canto loro, invitano Palazzo Chigi ad evitare scorciatoie e ad avviare il dialogo: "Serve una diretta assunzione di responsabilità del governo che deve esprimersi con assoluta chiarezza e mettere fine alle indiscrezioni" dicono Filt Cgil, Fit Cisl, Uil trasporti, Ugl trasporti e SdL, non senza qualche strappo all'interno delle nove sigle di Alitalia, con i piloti defilati. "Lo stesso Berlusconi oggi parla genericamente di sacrifici - concludono - ma solo due mesi fa ha determinato il fallimento della trattativa con Air France".

(31 luglio 2008)
la Repubblica
 
io sono dell'avviso che confrontare l'offerta AF a quella attuale mascherandone gli aspetti "negativi" (azzeramento MXP), aspetti essenziali di diritto (annullamento causa SEA) e differenziale greggio (80$ contro 130$, a spanne) non sia corretto dal punto di vista intellettuale ( parlo in senso generale sia ben chiaro, nessun riferimento diretto a persone..).
L'approccio di Ichino mi pare stranamente superficiale, o meglio unidirezionale verso la problematica esuberi.

MXP può non piacere (ed è evidente che a molti non piace) ma non era a mio avviso sacrificabile a nessuna causa AZ.
Le compagnie vanno, le infrastrutture restano.


Quotissimo !!!!!!!!!!!!!!!!!
 
La Newco dovrà rinascere senza i debiti di Alitalia e Toto
il regista del piano: non si può rinunciare alla compagnia di bandiera

Ecco le condizioni di Passera
nessun euro nella vecchia società

di EUGENIO SCALFARI

CONOSCO Corrado Passera da una vita. Da quando lavorava alla Olivetti a fianco di Carlo De Benedetti. Poi all'Espresso dove si innamorò del mestiere di editore di giornali. Poi capo delle Poste italiane, dove riorganizzò un servizio pubblico in stato comatoso e ne fece un'azienda moderna. Infine alla guida di Banca Intesa chiamato da Giovanni Bazoli ormai "grande vecchio" del sistema bancario italiano. In quest'ultima carica, la più importante di una fulminante carriera, Corrado ha vissuto e gestito le tappe essenziali delle trasformazioni bancarie italiane, della nascita di Banca Intesa Sanpaolo, di una serie di interventi in sostegno di grandi e medie imprese dalla Fiat alla Piaggio, da Luxottica a Telecom. Ora è la volta di Alitalia. Non è quantitativamente parlando un'iniziativa da farlo tremare, ne ha gestite di ben più impegnative. Ma questa è la prima (probabilmente anche l'ultima perché di rogne gliene sta dando un bel po') nella quale si trovi alle prese direttamente con il potere politico e per di più su un tema che non è soltanto di mercato: risuscitare la compagnia di bandiera del trasporto aereo, dove alla parola bandiera si dà anche un significato simbolico e cioè la nazionalità della compagine azionaria.

Passera sa che Repubblica ed io personalmente tutte le volte nelle quali ho scritto sull'argomento Alitalia, abbiamo visto nella fusione con Air France il modo migliore per evitare il fallimento della società e limitarne il più possibile i danni per il personale, gli azionisti, i creditori, i contribuenti e gli utenti, perché queste sono le categorie professionali e sociali che compongono il complesso mondo toccato dal fallimento Alitalia.

Uso la parola fallimento non a caso perché, allo stato dei fatti, Alitalia è già fallita. Se entro novembre non sarà nata al suo posto una nuova entità societaria, il fallimento sarà inevitabilmente dichiarato per totale mancanza di fondi in cassa. Ma quand'anche il miracolo del salvataggio avvenga, la vecchia Alitalia sarà oggetto d'un fallimento pilotato, cioè morbido, graduale, attraverso una legge Marzano resa più adatta a guidare aziende decotte verso il cimitero degli elefanti senza impiegare inutili brutalità.

Insomma un'azienda sostanzialmente fallita dalla quale estrarre, prima che si necrotizzino, le parti ancora vitali, da riorganizzare con un consono piano industriale affidandole ad una cordata (orrenda parola) di imprenditori italiani disposti a metter sul tavolo complessivamente da settecento a ottocento milioni di finanziamento e di gestire la nuova compagnia di bandiera.

Passera voleva incontrarmi e raccontarmi. Ci siamo dati appuntamento nella casa di campagna di Carlo Caracciolo e lì abbiamo passato la serata tra vecchi ricordi e il problema che oggi occupa l'amministratore delegato di Banca Intesa. Non ho chiesto a Corrado se potevo riferire la nostra serata.

L'esperienza mi ha insegnato ciò che posso raccontare e ciò che appartiene alla riservatezza. Spero di saperne fare anche questa volta buon uso.

* * *

"Non sono qui per fare "lobbying" con te" mi ha detto dopo che ci siamo salutati e abbracciati come un tempo.
"Desidero che tu sia informato del mio lavoro al punto in cui è arrivato. Così, se dovrai scriverne, non dovrai usare voci più o meno attendibili ma fatti veri e previsioni autentiche. Su questi elementi potrai formati un'opinione, quale che sia".

Dal canto mio l'ho avvertito (ma lo sapeva già) che l'operazione Alitalia a lui affidata in qualità di "advisor" mi pareva partita col piede sbagliato, messa in pista da chi aveva fatto di tutto per far fallire la fusione con Air France con la prospettiva di una cordata tricolore e l'obiettivo di far passare una lucciola per una lanterna.
Fatte queste dichiarazioni iniziali la nostra conversazione è cominciata.

Con una prima sorpresa per me: Passera considera importante l'esistenza di un compagnia di bandiera con un azionariato e un management italiano e radicato in Italia. "In Europa" mi ha detto "non c'è nessun paese di vasta estensione che non abbia la sua compagnia di bandiera. E' una sicurezza per gli utenti ed anche per i ricercatori nel settore aerospaziale. Le compagnie aeree degli altri paesi gestiscono tra il 70 e l'80 per cento del traffico nazionale. La nuova Alitalia, se nascerà, dovrebbe arrivare al 65 per cento. Abbastanza per essere vitale lasciando spazio alla concorrenza interna ed estera. Per le tratte a traffico più intenso c'è anche la concorrenza delle Ferrovie. Da questo punto di vista il punto di equilibrio mi sembra raggiunto".

Ho chiesto quale sarebbe stato il ruolo di Air One in questa operazione.

Una fusione? Air One si sarebbe portata appresso tutti i suoi debiti che ammontano ad oltre un miliardo di euro? Mi ha risposto che non è prevista alcuna fusione con Air One ma semplicemente l'acquisto da parte della nuova Alitalia di alcune attività di Air One. Per esempio tutta la flotta aerea, tutte le autorizzazioni di cui dispone sulle varie rotte, tutti i contratti di acquisto di nuovi aerei.

I debiti e ogni tipo di obbligazione di Air One sarebbero rimasti nel perimetro societario di Toto, le attività da lui vendute alla nuova Alitalia sarebbero state pagate con azioni della nuova società.

"Ma Toto ce la farà a sopravvivere a questo scorporo?" ricordo che ha fatto un gesto con la mano per dire "Non è affar mio". Poi ha aggiunto: "Penso di sì, penso che ce la può fare".

L'attuale consiglio d'amministrazione di Alitalia non vuole la nascita d'una nuova società ma suggerisce di proseguire con la struttura attuale utilizzando i meccanismi e i benefici della legge Marzano. Ma dal seguito della nostra conversazione ho capito che quest'ipotesi è esclusa: nessun imprenditore metterebbe un centesimo nella vecchia struttura Alitalia. A quel punto ci sarebbe il fallimento puro e semplice senza alcuna garanzia né per il personale dipendente né per i creditori. Per di più l'Alitalia cesserebbe per qualche tempo di volare con un collasso vero e proprio dell'economia italiana.

* * *

E' naturale che di fronte a queste prospettive lo schema di due società - la società-rottame e quella rigenerata da una sapiente chirurgia plastica - sia il solo sbocco possibile. Il problema contiene a questo punto due domande ed esige altrettante risposte: chi è il responsabile di questa catastrofe, annunciata da circa dieci anni e precipitata proprio durante la campagna elettorale del 2008? E, seconda domanda, quale sarà la sorte dei creditori e del personale in soprannumero? Le risposte a queste due domande non rientrano nei compiti dell'"advisor" e quindi non le ho poste a Passera. Me le sono fatte da solo ma ad alta voce e ad alta voce mi sono risposto.

I responsabili della catastrofe sono numerosi. I governi che si sono alternati dal 2001 ad oggi, perché la privatizzazione della compagnia aerea era all'ordine del giorno da allora e anche da prima.

Il governo Prodi del 2006-2008 che avrebbe potuto vendere all'esordio e non lo fece per i soliti interni contrasti.

Quel medesimo governo che si impigliò in un'asta disadatta e in successivi estenuanti tentativi.

Silvio Berlusconi, che utilizzò il tema Alitalia, lo slogan patriottardo della cordata tricolore, la necessità di non cedere ai francesi di Air France un bene pubblico della patria, per alimentare l'animosità dei sindacati e mobilitare gli elettori di Forza Italia e della Lega. Ci furono in quelle settimane sbalzi enormi nelle quotazioni in Borsa del titolo Alitalia, in corrispondenza con le quotidiane dichiarazioni berlusconiane. Una vera turbativa di mercato sotto gli occhi della Procura di Roma ma senza conseguenza alcuna per il turbatore.

I sindacati che, eccitati all'intransigenza dal leader della destra, risposero negativamente all'ultima offerta di Spinetta, consigliere delegato di Air France, e poserò così la parola fine al negoziato.

Secondo me i sindacati e Berlusconi sono i principali responsabili; segue con i suoi non lievi errori di gestione il governo Prodi. Comunque i cocci sono ancora lì e ingombrano il terreno.

* * *

Mentre facevo queste riflessioni con Caracciolo, guardavo Passera di sottecchi. Ma lui, all'enumerazione di quegli errori e di quelle responsabilità, aveva assunto la posizione della sfinge: mani sulle ginocchia e sguardo nel vuoto. Solo quando nominai i sindacati si lasciò sfuggire un'esclamazione e un gesto delle braccia verso il cielo.

Poi si ricompose subito né io sollecitai un suo commento.

Gli posi però la terza domanda perché quella rientrava nel perimetro del suo lavoro. Una volta creata la nuova Alitalia, con 800 milioni di finanziamento ma nessun vettore internazionale coinvolto, quale sarà il futuro?

Soltanto voli nazionali e qualche rara puntata nel perimetro europeo e transatlantico? Bisognerà rinnovare la flotta? Con quali soldi? Avete messo su un giardinetto di azionisti che hanno però anche altre attività. Forse si aspettano di esser trattati con particolare riguardo dal governo. Pagheremo anche questo noi contribuenti utenti cittadini per salvare il "nano" Alitalia e il "nano" Air One in un mondo dove ormai resteranno soltanto i colossi?

* * *

La parola "nano" applicata alle due società destinate a diventare una sola, non piace a Passera. Certo sa bene che la nuova Alitalia avrà un perimetro limitato. Non minore però di quello che ebbe l'Alitalia dei tempi d'oro negli anni Sessanta-Settanta, prima delle grandi crisi petrolifere. Anche allora la compagnia di bandiera volava sulle tratte nazionali ed europee con qualche collegamento con le zone di presenza italiana nel mondo: America Latina, Australia, New York.

Più o meno sarà così. Per un'azienda fallita, risorgere con questo perimetro non è tanto male. Per svecchiare la flotta si prenderanno gli aerei in "leasing".

E poi ci sono le banche di sostegno, a cominciare dalla sua ma non soltanto e non soltanto italiane.

Il complesso di queste operazioni richiede una disponibilità e un'affidabilità di almeno cinque miliardi.

Il "nocciolino duro" che avete messo insieme vi seguirà? E che cosa domanderà in cambio al governo? Due giorni fa Benetton in una lunga intervista al "Sole 24 Ore" ha già messo le mani avanti, è stato molto chiaro, anzi onestamente chiaro sul "do ut des" in proposito di Alitalia.

Ma Passera su questa mia terza domanda ha ripreso la posizione dello sguardo in alto e mani sulle ginocchia (si fa per dire). Ha ripetuto che se gli aerei della compagnia volano la cassa necessaria c'è, il resto riguarda il management, gli azionisti e le banche.

* * *

Si era fatto tardi, ci accomiatammo dal nostro ospite e andammo verso le auto. Il cielo era terso, splendeva sulle nostre teste il carro dell'Orsa e le luci di Cori sulla collina di fronte.

Ci abbracciammo. Corrado era contento della lunga rimpatriata e io pure. Ti auguro il successo che ti meriti, gli dissi montando nella mia auto. Lui agitò il braccio e chiuse lo sportello della sua. Gli passai accanto sulla strada sterrata e gli dissi ancora: era meglio vendere ad Air France. Lui rispose: "Può darsi, ma a noi ci hanno chiamato dopo".

(31 luglio 2008)
la Repubblica
 
Piuttosto non esendo io un giurista ... non capisco bene fino in fondo le differenze che si avrebbero tra il passare al commissariamento o garantire la continuità aziendale .... non capisco se la posione di Polce è strumentale per avere la manleva oppure se c'è qualcosa di sensato ...
 
il retroscena

Il pressing del Tesoro e i dubbi di An

Intesa Sanpaolo continua a guardare con interesse a Rocco Sabelli per pilotare il rilancio del gruppo

Come una zanzara fastidiosa che nella calura estiva ogni tanto ronza nelle orecchie, così la voce di un commissariamento imminente di Alitalia, da qualche giorno, fa capolino tra i lanci delle agenzie. È successo venerdì scorso. È accaduto ieri. In entrambi i casi Palazzo Chigi è intervenuto a tempo di record per eliminare l'odioso ronzio. Resta l'impressione che qualcuno voglia spingere il piede sull'acceleratore del commissariamento di Alitalia e ottenere dal governo, prima delle ferie, la rassicurazione che l'operazione ideata da Intesa Sanpaolo può partire. Senza il via libera dell'esecutivo infatti, la cordata che dovrebbe acquisire una parte di Alitalia, non riesce a quagliare. L'imprenditore Roberto Colaninno, ad esempio, sarebbe in attesa di garanzie sulla profittabilità dell'operazione e sul suo ruolo. Mentre Gilberto Benetton, altro nome tra i possibili acquirenti di Alitalia, in un'intervista, ha ammesso: «Non abbiamo ancora visto un piano industriale», arrivando a ipotizzare che «forse la soluzione migliore» era quella francese. Insomma serve un «sì» forte del governo. E qualcuno caparbiamente sta cercando di estorcerlo.
Il maggiore indiziato è il ministero dell'Economia: il responsabile Giulio Tremonti, incontrando il premier venerdì scorso, avrebbe cercato di far passare la linea di una nuova Marzano al più presto. Inutilmente. Berlusconi avrebbe frenato per non suscitare le ire di An, contraria al commissariamento, perché preoccupata degli esuberi nel bacino elettorale romano. Ma anche per non scatenare opposizione e sindacati compromettendo la pax ferragostana e le vacanze degli italiani. La soluzione sarebbe stata quella di rinviare tutto a dopo il 15 agosto. Ma c'è un termine oltre il quale non si può andare: il 30 agosto. Entro questa data il consiglio di amministrazione di Alitalia dovrà approvare la semestrale e riferire se la compagnia è in condizione di proseguire nella via ordinaria o se è prossima al fallimento.

Proprio per questo l'indiscrezione circolata ieri, e poi smentita, collocava la decisione del commissariamento nel consiglio dei ministri di venerdì 29 agosto. L'ultimo utile. Un'indiscrezione che troverebbe riscontro anche presso quei sindacati che seguono i «dietro le quinte». In quella data potrebbe essere indicato un commissario, forse quel Rocco Sabelli che piace a Intesa Sanpaolo, e non solo. Oppure lo stesso Sabelli potrebbe essere destinato a liquidare la parte della compagnia che verrebbe scorporata dalla Nuova Alitalia, nata dalla fusione delle migliori attività dell'attuale vettore e Air One. Al momento dunque il nodo politico sembra ancora tutto da sciogliere. La solerzia con cui il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha accolto la richiesta dell'opposizione di un chiarimento del governo in aula, testimonia in qualche modo la tensione del suo partito verso una soluzione meno dolorosa. Di là da venire.

Antonella Baccaro
Il Corriere della Sera
31 luglio 2008
 
Stato
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