Dal Gazzettino di Treviso del 24/9/2011
Ancora poco più di un mese e poi si conoscerà, nei dettagli, il programma di sviluppo studiato da Save per l'aeroporto di Treviso. Entro fine novembre, infatti, la società di Marchi invierà al Ministero dell'ambiente il "Master plan" contenente tutte le tappe della crescita del "Canova" messa in conto per i prossimi 40 anni. E questo sì, già si sa, dovrà passare per la cruna della valutazione di impatto ambientale. «Sarà pronto entro novembre - rivela Paolo Simioni, amministratore delegato della società che gestisce gli aeroporti di Treviso e Venezia - , definirà il numero di voli e ne valuterà ogni possibile impatto». Aumenteranno? «È evidente - conferma - ci sarà un incremento medio del 3,4 per cento all'anno sino a raggiungere, tra 40 anni, la soglia dei 4 milioni di passeggeri l'anno». Da qui al 2050, insomma, lo scalo trevigiano raddoppierà. Ma il "Master plan" penserà pure all'ambiente. «A disposizione ci saranno 5 milioni (spalmati nei 40 anni, ndr) - continua Simioni - per tutelare i residenti più in difficoltà installando, ad esempio, barriere o doppi vetri». In tutto questo, però, non c'entrerebbero nulla gli attuali lavori di sviluppo del "Canova" (per 18 milioni su un piano di circa 130) al centro della battaglia legale tra l'Enac e il Comitato aeroporto sfociata nella decisione del Tar di sospendere il via libera ai cantieri senza una valutazione di impatto ambientale e culminata nell'esposto che il Comitato ha presentato giovedì in Procura perché le ruspe, in realtà, non si sono mai fermate.
E ieri l'amministratore delegato di Save, intervenuto all'assemblea pubblica organizzata dai sindacati proprio in aeroporto, l'ha ribadito più volte. «Noi siamo aderenti alla normativa e l'Enac non ci ha fatto sapere nulla - precisa Simioni -. Ci hanno detto che non serviva la Via e noi ci siamo mossi di conseguenza. Cosa dovevamo fare? Volerla ad ogni costo?». Certo che ministero ed Enac, visto che hanno ritenuto inutile una valutazione degli effetti sull'ambiente di questa prima tranche di lavori, poi potevano andare a dirlo pure al Tar. Invece sul ricorso del Comitato il primo non ha risposto e il secondo non si è nemmeno costituito in giudizio. «È così - ammette l'amministratore delegato - ma non voglio far polemiche». Anche perché a queste ci ha già pensato il presidente di Save, Enrico Marchi, definendo la questione «scandalosa».
Cambia forse qualcosa con l'esposto dell'altro ieri? «In questa situazione noi rispondiamo ad Enac, non al Tar - conclude Simioni - e poi mi pare che il procuratore Fojadelli abbia già messo in luce che ci stiamo muovendo senza commettere alcun tipo di reato». E così si punta a continuare. Anzi, a raddoppiare.