«L’aeroporto? Trasferitelo a Istrana»
Il comitato che ferma il colosso Save
Manca la Via, la Valutazione di impatto ambientale. Fermi i lavori di potenziamento della pista. I comitati dopo lo stop del Tar:«L'aeroporto deve chiudere»
I lavori all'aeroporto Canova (Balanza)
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TREVISO — Per i cittadini di Quinto e Treviso è una vittoria senza precedenti. Loro, piccolo comitato di 500 persone, hanno vinto contro il colosso Save e l’aeroporto Antonio Canova, facendone ordinare la chiusura, seppur in via precauzionale. «Chiediamo solo che vengano rispettati gli articoli della costituzione sulla tutela del paesaggio e della salute», interviene Umberto Zandigiacomi, vicepresidente di Italia Nostra. Il loro ricorso al Tar ha di fatto sospeso i lavori di potenziamento della pista trevigiana. E c’è un motivo: manca la Via, valutazione di impatto ambientale, richiesta per legge. Ma se questo non dovesse essere sufficiente a fermare il cantiere ci sono altre carte da giocare, perché sulla struttura pendono diverse questioni.
«Un’altra procedura di Via era stata richiesta dal ministero nel 2000, e nel 2006 si concluse con un parere negativo e un’autorizzazione provvisoria, che non prevede interventi sulla struttura - illustra l’avvocato Stefano Mirate - Il Tar il 19 gennaio entrerà nel merito, la nostra richiesta è arrivare a ottenere la Via, perché in base all’ordinamento riteniamo che i lavori non debbano avere corso». Il cantiere si fermerà quando Save riceverà l’ordinanza, e non potrà riprendere almeno fino al nuovo anno: ieri, però, non era ancora giunta alcuna comunicazione ufficiale e dunque il cantiere è proseguito regolarmente.
Intanto su Facebook infuria la polemica: «Chi darà da mangiare alle nostre famiglie?» attaccano i lavoratori. Il comitato anti-aeroporto spiega di aver solo fatto rispettare la legge per tutelare i 20 mila trevigiani e le 12 scuole nei pressi dello scalo, ma gli scontenti sono tanti e arrabbiati. Purtroppo qualcuno ha alzato i toni, e messaggi di minacce sono arrivati al presidente Dante Faraoni. «Vorrei bastonarti con le mie mani» ha scritto E.V., e ce ne sono altri che paiono non avere buone intenzioni. Faraoni ha annunciato che sporgerà denuncia. «Invito i lavoratori e le persone che hanno attività in zona aeroporto di fare corpo unico e costituire un tavolo - spiega -, siete stati gabbati e la denuncia al Tar è solo la minima parte delle incongruenze che ci sono. Abbiamo solo portato a galla i problemi, dato che non ci sono zonizzazione acustica, valutazioni di rischio o vincoli di costruzione. E poi un terreno particolare, i fontanassi a fondo pista, la vicinanza col Parco del Sile e con i centri abitati: le motivazioni per spegnere le luci del Canova ci sono tutte». Ed è quello che si augura Zandigiacomi: «Il parere della nostra associazione è che il Canova venga dismesso, si pensi a un’altra collocazione, magari l’aeroporto militare di Istrana con una conversione pubblica. San Giuseppe era sbagliato ieri e lo è oggi».
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