New York con Air Berlin (2015)

by venexiano

Anche nel 2015 mi ritrovo con circa una settimana di ferie arretrate da smaltire. Mentre nel 2014 l’imminente dismissione dell’MD-11 mi aveva facilitato la scelta, stavolta non c‘è una meta precisa. Di concerto con consorte ed entourage alla fine si opterà per New York: accetto volentieri la proposta dato che sono molti anni che non ci vado, mentre per le compagne di viaggio sarà la prima volta nella Grande Mela.

Queste ultime prenotano subito con Air Berlin, mentre io mi prendo qualche giorno e rifletto sulle varie possibilità. Mi stuzzica in particolare l’idea di fare scalo a FRA e volare con LH o addirittura con SQ, ma gli orari sono improponibili. Tornato da un breve weekend a Philadelphia con LH (sempre via FRA), decido infine di volare anch’io con Air Berlin, che a parità di prezzo offre l’indubbio vantaggio del volo diretto.

Il giorno della partenza si avvicina! Avendo prenotato separatamente facciamo il check-in online per scegliere i posti in anticipo e viaggiare vicini. Optiamo per la fila 44, posti G/H/K, e prenotiamo già il taxi per il giorno seguente grazie alla comoda app MyTaxi. La tratta da casa a TXL ci verrà a costare i soliti 25-26 euro.

TXL-JFK
AB7248
13:00 LT – 16:50 LT (ATD: on time – ATA: 16:30 LT)
Airbus A330-223 | MSN: 454 | First flight: 22/01/2002
D-ALPD
Seat 44G

Il tassista arriva puntuale: è un signore russo di Novosibirsk particolarmente ciarliero, che in una ventina di minuti ci porta di fronte ai banchi A00/A01. Per quanto sia un aeroporto ormai saturo, Tegel resta un aeroporto di una comodità imbattibile se si parte dal Terminal A, con distanze anche solo di 30 metri dal marciapiede all’aereo. Questo permette, in teoria, di ridurre i tempi di attesa al minimo… ma noi siamo talmente in anticipo che il check-in non è ancora aperto. Per ammazzare il tempo facciamo una colazione supplementare nel bar “Coffee Fellows” lì accanto e poi torniamo al drop off. A me tocca una signora che spiega ogni singola procedura alla ragazza dietro di lei, evidentemente un’apprendista. È gentilissima e sbriga tutto in quattro e quattr’otto, non senza lasciarsi andare a un sospiro sognante quando constata che sono nato a Venezia. Che tenerezza.

Facciamo un giro del terminal prima di passare i controlli. A tratti è deserto.

I voli in partenza, tuttavia, non mancano:

Passiamo rapidamente i controlli dedicati e ci sediamo nell’area d’imbarco, uguale a quelle che ho sempre visto finora al Terminal A, con la differenza che questa è su due piani. C’è spazio a sufficienza, ma se l’aereo fosse pieno non staremmo altrettanto comodi.

Oggi voleremo su D-ALPD, un giovanotto di 13 anni consegnato nel 2002 a LTU e poi passato ad Air Berlin in seguito all’acquisizione della compagnia.

Una pulitina al parabrezza…

L’imbarco comincia poco dopo l’orario previsto. Salgono per primi i passeggeri di business class, seguiti da status holders e FF. Poi è il turno della classe bestiame: più per caso che per altro, viene aperta una seconda porta, di modo che mi ritrovo a essere il primo in fila.

Sorrisi e saluti dal purser, credo l’unico uomo fra gli aa/vv. Per il resto saranno tutte donne, perlopiù giovani, tranne una che assomiglia in modo straordinario alla Duchessa di Cornovaglia. Mi dirigo verso il mio sedile e do uno sguardo alla cabina ancora vuota: anche se i pannelli e le cappelliere tradiscono la vera età dell’aereo, i sedili sono nuovi e si presentano molto bene. Lo stesso vale per i PTV dotati di un’apprezzatissima presa USB.

Belli da vedere, i sedili non superano tuttavia l’esame una volta seduti. Il pitch è ai minimi termini, credo siano 30 pollici ma sembrano 28. Per fortuna il volo è semivuoto, cosicché possiamo impadronirci anche dei posti 44D/E e stare larghi.

Gli A330-200 di AB configurati a due classi, per inciso, hanno 19 posti in J e 279 in Y. Oltre al pitch ridicolo mi colpisce anche il ridotto numero di toilette, solo quattro a metà cabina per tutta l’economy.

Stacchiamo in perfetto orario dal gate A01 e viene trasmesso il video della safety demo con la solita, inquietante assistente di volo virtuale:

Decollo rapido dalla 08L, senza foto causa posto centrale, e poi comincio ad armeggiare con l’IFE. Lo schermo è di alta qualità e il sistema è molto semplice da utilizzare. A tratti la grafica ricorda quasi il vecchio iOS. La scelta di film non è molto ampia, ma in compenso ci sono molte serie TV e parecchia musica.

Bella anche la moving map! Sembra solo esserci un problemino con l’indicazione della distanza dall’aeroporto di arrivo. Anche al ritorno sarà del tutto sballata.

Pochi minuti dopo vengono distribuiti gli auricolari e il menù per il pranzo, sponsorizzato dall’ente “Discover America”.

La scelta della portata principale è fra petto di pollo in salsa allo jalapeño con contorno di broccoli e patate al miele e sesamo, o tortelloni ai quattro formaggi con salsa di pomodoro. Inutile dire che opto per il pollo: non è niente male! Anche il brownie è buono, mentre la farmer’s salad come antipasto è indecente. Il carrello con le bevande purtroppo arriva quando ho praticamente già finito di mangiare: sarebbe stato meglio un po’ prima.

Dopo pranzo prendo un mezzo bicchiere di caffè, saluto tutti e mi dedico a una maratona di “House of Cards”.

Guardo quattro episodi della seconda serie, poi mi alzo per sgranchirmi le gambe e fare un paio di foto.

Abbiamo già oltrepassato la Groenlandia quando viene servito un secondo pasto, stavolta freddo e quasi del tutto immangiabile: si salva, forse, il dolcetto alle mandorle.

Metto da parte quella robaccia e riprendo la serie da dove avevo finito – c’è ancora tempo per un paio di episodi…

Una ventina di minuti prima dell’atterraggio mi sposto qualche fila più indietro, al trentordiciA. La discesa verso New York offre una bella vista di tutta Long Island: a terra si vedono ancora neve e ghiaccio, ma il tempo sembra abbastanza clemente.

Sorvoliamo anche il Francis S. Gabreski Airport (FOK/KFOK), struttura mista civile/militare a poche miglia da Westhampton Beach. Fra le altre cose, è la base della 106th Rescue Wing della New York Air National Guard.

Le sterminate periferie di New York non mancano mai di stupire.

Dopo diverse virate atterriamo più o meno dolcemente sulla 22L (video qui) e raggiungiamo molto velocemente il Terminal 8. Purtroppo sarò controluce per quasi tutto il rullaggio, quindi posto solo questa foto di EI-EJL:

Siamo in anticipo di una ventina di minuti sullo schedulato e raggiungiamo il gemello D-ABXB, appena arrivato da Düsseldorf.

Lo sbarco avviene dopo 5-10 minuti. Ci affrettiamo verso il controllo passaporti dove ci aspetta una fila molto lunga. Me ne faccio una ragione, ma per fortuna dopo mezz’ora gli agenti si svegliano e fanno passare quanta più gente possibile ai varchi dedicati ai possessori di passaporti statunitensi. Trovo un officer molto simpatico e chiacchierone e non posso fare a meno di ripensare alla mia primissima esperienza in arrivo al JFK da un volo intercontinentale, nel 1996. Quella volta arrivai al Terminal 7 con BA e trovai un agente decisamente scorbutico, di quelli che ti fanno sentire un criminale se superi per sbaglio la linea di attesa anche solo con la punta della scarpa. Ero un bambino, ma mi ricorderò per sempre di quell’atmosfera da Navy boot camp.

I bagagli sono già al nastro. Passiamo in un batter d’occhio la dogana, anch’essa presidiata da dei signori spiritosi e gentilissimi, e andiamo verso l’AirTrain. Da Howard Beach prendiamo la linea A della metropolitana fino a Jay Street/MetroTech, e da lì facciamo due fermate con la F fino a East Broadway: i treni e le stazioni sono esattamente come me li ricordavo, ovvero conciati male, ma in fin dei conti sono molto efficienti. In un’oretta scarsa arriviamo al nostro appartamento a Lower East Side, ai confini con Chinatown.

Dato il poco tempo a disposizione, gli appuntamenti con i parenti e il gran numero di attrazioni in programma, ci concentreremo su Manhattan dall’Upper East Side in giù nonché su parti di Brooklyn.
Cominciamo con una passeggiata nei dintorni dell’appartamento. Siamo a soli quattro isolati dall’East River Bikeway, poco sopra al Manhattan Bridge. Sullo sfondo, invece, si vede il Ponte di Brooklyn.

Division Street. In fondo il nuovo One World Trade Center.

Qualche altro scatto in giro per la città…

GE Building, Rockefeller Center:

Union Square. Fra i tanti grattacieli non possiamo fare a meno di notare la Met Life Tower, dichiaratamente ispirata al Campanile di San Marco. Un paio di mesi dopo la nostra visita verrà completata la sua conversione in un albergo della catena “Edition”, gestita da Marriott. Allo stesso tempo verrà ceduto all’Abu Dhabi Investment Authority, già proprietaria degli altri “Edition Hotels”.

Uno degli edifici più belli di sempre, progettato da uno dei miei architetti preferiti.

Restando in tema di musei, non tutti sanno che al Metropolitan Museum of Art è esposto il ritratto di un’antenata di Maurizio Crozza, tale Badessa Lucrezia Agliardi Vertova.

Nessuna visita a New York è completa senza uno spettacolo di Broadway! Andiamo a vedere una grandiosa interpretazione di “Cabaret” all’ex Studio 54, ora convertito in un teatro. Io, in verità, ho fatto il bis di spettacoli: nel pomeriggio ero andato a vedere Helen Mirren in “The Audience”. Semplicemente meraviglioso.

Cattedrale di San Patrizio.

Molto bella Williamsburg, quartiere un tempo bohémien (mi dicono) e nel frattempo vittima della gentrification. Non mi sorprende: è lo stesso fenomeno accaduto in molte zone di Berlino.

Vista dall’East River State Park, sempre a Williamsburg.

Altri scorci sulla via da e per Brooklyn.

I parchi urbani sono noti anche per la presenza di scoiattoli. A Washington Square questo bell’esemplare di scoiattolo grigio nordamericano mi dà la zampina prima di scappare via, evidentemente indispettito dal fatto che non gli avessi offerto alcunché da mangiare.

Altro noto residente di Washington Square…

All’epoca della mia ultima visita c’erano ancora le Torri Gemelle. Vedere il World Trade Center oggi mi ha fatto un certo effetto, così come l’idea che questo pero da fiore sia sopravvissuto all’attacco dell’11 settembre:

Accompagnare due persone nel loro primo viaggio a New York mi fornisce l’occasione di vedere una cosa nuova anche per me, ovvero la Statua della Libertà ed Ellis Island. Bella la struttura interna della statua, mentre la corona non merita tanto per la vista quanto per la sensazione di “avercela fatta” dopo un’interminabile scala a chiocciola. Ellis Island è molto interessante per chi è curioso di conoscere meglio la storia dell’immigrazione nella porta d’accesso agli Stati Uniti. Da notare che i reperti dell’epoca non sono attualmente esposti in seguito ai danni all’impianto di climatizzazione provocati dall’uragano Sandy nel 2012.

L’ultimo giorno facciamo una passeggiata per Chinatown e Little Italy, pranzando in un ristorante cinese a caso. Chinatown è sempre affascinante.

… e non mancano interessanti esempi di street art.

Il tempo, come si vede, non è dei migliori. Sta cominciando a nevicare mentre aspettiamo l’auto prenotata la sera prima al prezzo di circa 60 dollari: effettivamente arriva puntuale, ma l’autista, un sikh decisamente scazzato, ci fa subito capire che non ha la minima intenzione di caricare su tre valigie (come peraltro chiaramente indicato al momento della prenotazione). A nulla valgono le telefonate con il centralino, né le varie controproposte, per esempio di caricare solo due persone e due valigie e di mandare me in metropolitana. Prima di venire alle mani decidiamo allora di mandarlo a quel paese e di cercare un mezzo alternativo, se necessario anche la metropolitana. A salvare la situazione sarà un provvidenziale tassista cinese all’angolo che per ”Fifty-seven dollah! Five-seven, yah?” ci carica su senza problemi. Guardo il tesserino all’interno dell’auto: quello nella foto non è lui, ma chi se ne frega! La strada che sta imboccando è quella giusta.

C’è un po’ di traffico sul Queens Boulevard, ma in un’oretta arriviamo al Terminal 8, struttura senz’altro gradevole e moderna. Siamo di nuovo in notevole anticipo e la fila al check-in è quasi inesistente, cosicché in pochi minuti otteniamo la carta d’imbarco. Apprendiamo inoltre che il volo è in ritardo di più di un’ora.

Le partenze di oggi.

Non ci sono mezzi termini, in America.

Altri scorci dal Terminal 8.

Mi scuso per i riflessi: purtroppo le vetrate inclinate e la scarsa luce non permettono di fare molte foto.

Il nostro aeromobile, D-ALPH, è arrivato con notevole ritardo da TXL. Nel frattempo sta staccando il gemello per DUS, tra l’altro di nuovo D-ABXB come una settimana fa.

JFK-TXL
AB7249
18:50 LT – 07:30 LT (ATD: 21:56LT – ATA: 10:10 LT)
Airbus A330-223 | MSN: 454 | First flight: 21/03/2006
D-ALPH
Seat 44D

L’imbarco comincia finalmente intorno alle 19:30. Ligi all’orario indicato sulla carta d’imbarco (19:15), diversi passeggeri, principalmente tedeschi, si sono già appostati davanti al gate da un quarto d’ora. Tutto sommato, però, l’imbarco avviene in maniera piuttosto ordinata.

A bordo l’accoglienza e le condizioni della cabina sono uguali all’andata. La principale differenza è costituita dall’amenity kit. Non è nulla di spettacolare, ma contiene tutto quanto può servire per un volo di questa durata, ed è più di quanto non abbia ricevuto a bordo di LH sulla tratta PHL-FRA. Nota di demerito per la coperta non sigillata.

Sui PTV viene proiettato un video promozionale di Etihad Airways Partners. Manca qualcosa?

L’aereo è quasi pieno, vedo solo due posti liberi nella sezione posteriore di Y, uno dei quali accanto a me. Anche il ragazzo davanti a me si sposta in un’altra fila: questo vuol dire che con ogni probabilità non dovrò beccarmi lo schienale del sedile in faccia. Molto bene! Blocks off alle 20:34 e comincia subito il de-icing.

Una ventina di minuti dopo sento la domanda che non avrei mai voluto sentire: l’a/v dall’altra parte della cabina chiede ai ragazzi seduti al 44F/44G di scalare di un posto, verso di me, perché il PTV di un altro passeggero non funziona. Cristo, quanto sono stretti questi sedili. Passo qualche minuto a imprecare fra me e me, quando all’improvviso arriva la notizia inaspettata: il passeggero non ci tiene poi tanto al PTV e preferisce restare al suo posto. Evviva!

L’accensione dei motori avviene alle 21:17, circa due ore e mezza dopo l’orario schedulato. Il maltempo ha causato una notevole fila per il decollo, ma noi ce la caviamo in poco più di mezz’ora e alle 21:58 stacchiamo dalla 4L.

Intorno alle 22:30 comincia il servizio di bordo. Non mi arrischio a provare i mac and cheese e scelgo di nuovo il pollo. Tranne il cheesecake è tutto immangiabile.

Anche su questo volo sembrano esserci dei problemini con l’indicazione della distanza.

Una volta tanto, però, cerco di dormire durante un volo dalla East Coast all’Europa. Credo sia la prima volta che indosso sia la mascherina che i tappi per le orecchie. Funzionano benino, ma non riesco a dormire tantissimo. Mi addormento più o meno qui…

… e mi risveglio a metà strada fra Islanda e Scozia. Sono un po’ rimbambito, ma credo sia inutile cercare di dormire oltre, tanto più che fuori è già giorno. Meglio sgranchirsi un po’ le gambe.

Circa un’ora e mezza prima dell’arrivo a Tegel viene servita la colazione. Affettati e formaggio insipidi, muffin ai mirtilli e yogurt nella norma. Il caffè, manco a dirlo, fa schifo, ma lo bevo comunque per necessità. Mi sembra che il pane fosse tiepido.

Un appunto sull’IFE all’arrivo: da questo punto di vista Air Berlin mi ha sorpreso positivamente. A fronte dell’accensione del sistema solo una volta raggiunta la quota di crociera, all’atterraggio l’IFE verrà mantenuto attivo fino all’arrivo al gate. Così riesco a finire tranquillamente il film che avevo iniziato durante la colazione. LH me l’aveva sempre spento una ventina di minuti di prima dell’atterraggio.

La visione viene interrotta solo da un annuncio per i molti passeggeri con voli in coincidenza, buona parte dei quali in prosecuzione per Varsavia, Cracovia e altre destinazioni in Polonia. Sono già stati tutti riprotetti sui prossimi voli disponibili, ma dovranno ritirare i bagagli e recarsi al banco transiti Air Berlin.

Fuori il tempo fa schifo. Atterriamo alle 10:10 locali sulla 26R, toccando così dolcemente che quasi non me ne accorgo, se non nel momento in cui vengono attivati gli inversori di spinta.

Taxiing veloce fino al solito gate A01.

Si comincia a pulire mentre siamo ancora in attesa di sbarcare… e meno male, la cabina sembra un campo di guerra.

La fila al controllo passaporti è lunga. Noi, per fortuna, non abbiamo fretta, tanto più che sembra esserci un guasto al nastro bagagli. La riconsegna, ci dicono, avverrà con un ritardo di circa trenta minuti.

Qui diventa evidente che se, da un lato, Air Berlin soffre per l’evidente carenza di infrastrutture adeguate per i voli in transito, dall’altro non sembra aver ancora perfezionato le procedure in caso di ritardi. L’assistente di terra, infatti, prega tutti i passeggeri in transito di recarsi direttamente al banco Air Berlin, in quanto i bagagli verranno inviati direttamente alla destinazione finale. Questo genera un po’ di confusione in alcuni passeggeri memori delle istruzioni date in precedenza a bordo. Frattanto aumenta l’attesa per i bagagli, che usciranno a singhiozzo circa un’ora dopo l’arrivo al gate. Non è una gran performance, considerato che il nastro di riconsegna è interamente dedicato al gate e quindi al nostro volo. Rientrati in possesso dei nostri averi filiamo a prendere il taxi e in poco tempo siamo di nuovo a casa.

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