Treviso, l’aeroporto chiude
A Venezia 800mila passeggeri
Investimenti importanti sul Canova, stop per quattro mesi al traffico aereo. Potenziata la capacità ricettiva del Marco Polo. Gobbo: riaprirà più sicuro e più competitivo
TREVISO — Il primo aeroplano con destinazione Treviso ma atterrato a Venezia ha toccato la pista del «Marco Polo » alle 7,55 del mattina, proveniente da Alghero con le insegne di Ryanair. E’ iniziata così la lunga estate del restyling dell’«Antonio Canova », o «San Giuseppe» per i nostalgici, e così, a meno di inconvenienti, dovrebbe proseguire per i prossimi quattro mesi. In questo modo, ai circa 750 mila passeggeri medi al mese in transito a Venezia, se ne aggiungeranno 200 mila con prenotazioni da e per Treviso (8000mila nei quattro mesi di stop). Per il cielo sopra Quinto, comune alla prima periferia del capoluogo con il tempo scandito dai boati dei jet, sarà un’ultima indimenticabile stagione di silenzio. Dall’autunno prossimo, infatti, con la pista rimessa a nuovo e attrezzata in modo da consentire decolli e partenze con una visibilità dimezzata rispetto agli attuali 600 metri, il traffico non potrà che aumentare grazie ad un piano che alla fine sarà costato a Save, la holding di Enrico Marchi che controlla i due scali, qualcosa come 23 milioni. «Lo speriamo vivamente - è la posizione di Ugo Previti, segretario della Fit-Cisl di Treviso - perché c’è un grande entusiasmo da parte di tutti gli operatori economici attorno all’espansione dei volumi del "Canova". Certo, c’è stato un po’ di disagio per il trasferimento dei dipendenti di Aer Tre (la società che gestisce la stazione) a Venezia, ma abbiamo trovato buone intese con Save: rimborsi chilometrici di 14 centesimi per tutti».
Dei 122 lavoratori in carico ad Aer Tre, nel dettaglio, ad esclusione di sette figure fra manutenzione e organizzazione, e di undici persone che rimarranno in cassa integrazione straordinaria per quattro mesi, tutti hanno un loro posto al «Marco Polo». La parte principale, un’ottantina, risulta distaccata a «Ground Handler», società di gestione a terra che restituirà i lavoratori a Treviso con il 1 ottobre. Gli altri hanno invece un contratto intestato Save. La trasferta lagunare del «Canova », però, ha implicato anche una vasta manovra di ampliamento ed adattamento del «Marco Polo». I banchi per i check in, ad esempio, sono cresciuti di 10 unità ed ora se ne contano ben 70. L’aerostazione si è dotata poi di un nuovo nastro bagagli, di altri punti ristorazione e di spazi per il parcheggio, strutture costate una decina di milioni e che, comunque, torneranno utili anche con il ritorno all’operatività ordinaria. Con l’occasione l’aeroporto veneziano ha realizzato anche una nuova area per l’attesa riservata ai turisti che, sbarcati dalle navi da crociera, spesso aspettano ore il volo di rientro. Tornando a Treviso, la ratio delle operazioni, come si ricorderà, sta in un motivo di necessità ed in uno di opportunità. Il primo origina da un obbligo imposto dall’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) che riguarda l’adeguamento della pista in termini di sicurezza. Il secondo riguarda invece uno scatto in avanti nella classificazione dell’aeroporto. Ottenuto lo scorso ottobre il diritto a gestire il «Canova» per i prossimi 40 anni, Save punta, per iniziare, a far passare la stazione dalla prima alla seconda categoria. «Quando i lavori saranno conclusi - spiega il sindaco di Treviso, Gian Paolo Gobbo - avremo un aeroporto competitivo, una struttura sicura e moderna. Il "Canova" sarà completo, con più servizi, e offrirà nuovi posti di lavoro. Abbiamo già avviato i contatti con l'Ad di Ryanair, gli irlandesi stanno valutando se fare di Treviso una nuova loro base».
Corrieredelveneto.it