In novembre Alitalia assorbirà gli Airbus e le attività di handling di Air One, per un totale di circa 2.000 persone. In Air One resteranno i Boeing 737 con le attività e le strutture necessarie per mantenere il proprio certificato di operatore aereo. È questa, in sintesi, la modalità scelta per la fusione tra le due ex concorrenti partita in questi giorni per concludersi, salvo sorprese, intorno al 10 novembre. Le grandi linee del progetto sono già state comunicate a otto sindacati e associazioni professionali.
Il primo passo sarà la fusione per incorporazione della società di handling EAS in Air One. L’operazione riguarda 905 persone su vari scali italiani. Resterà escluso un piccolo ramo d’azienda - 21 persone addette alle pulizie di bordo - che sarà «preventivamente ceduto da EAS a soggetti terzi» mediante una procedura separata.
Alla fusione seguirà la scissione parziale in Alitalia-CAI del ramo d’azienda "esercizio" (575 persone tra funzioni centrali, commerciali, marketing e operative, più le 905 ex EAS) e del ramo "A3XX" di Air One. Quest’ultimo comprende due Airbus A330-200 a lungo raggio ed una ventina di A320-200, nonché 190 piloti (tra cui 104 comandanti) e 312 assistenti di volo, selezionati per abilitazioni e anzianità. La cessione di aerei ed equipaggi avverrà gradualmente: i primi dovranno essere riallestiti agli standard Alitalia ed i secondi dovranno allineare le procedure addestrative.
Non è chiaro cosa accadrà alla "nuova Air One", molto simile a quella originale per la flotta tutto Boeing e per le dimensioni. Quest’estate era circolata l’ipotesi di farne la low cost del gruppo, ruolo al momento rivestito con scarso successo dalla piccola Volare.
Il cambio di compagnia porterà con sé il passaggio ai contratti di lavoro di Alitalia-CAI firmati il 30 ottobre 2008 per comandanti-dirigenti, piloti, assistenti di volo e personale di terra. Su questo punto la rappresentanza sindacale aziendale di Air One ha già annunciato di voler chiedere chiarimenti: il contratto Air One è oggi infatti più vantaggioso di quello Alitalia-CAI, al contrario di un anno fa con la vecchi Alitalia. L’idea del comandante-dirigente resta controversa, soprattutto per le minori tutele occupazionali.
Un altro problema è rappresentato dalla preferenza di fatto accordata ai piloti Air One rispetto a quelli Alitalia in cassa integrazione o in procinto di esservi collocati. Delicati infine gli aspetti sindacali. Se nelle tre aziende sono riconosciute otto sigle, in Air One è ancora presente ANPAC, mai riconosciuta da Alitalia-CAI, al punto che pochi giorni fa l’azienda ha rinviato una riunione alla quale (tramite la nuova IPA) si era presentato un dirigente ANPAC nell’ambito della delegazione FILT-CGIL. Anche per questo l’azienda chiude l’informativa sottolineando che essa non vale «come titolo di riconoscimento o accreditamento per le strutture sindacali o RSA». FILT-CGIL ieri ha intanto annunciato l’avvio di un processo di integrazione con ANPAV, la maggiore associazione degli assistenti di volo. Sullo sfondo sta la proposta di riforma della rappresentanza sindacale introdotta dal governo e che - come ha lamentato nei giorni scorsi SDL - innalza le soglie minime trasformandole in sbarramenti.
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