Di fatto il sistema aeroportuale italiano è frammentato a causa dei capricci di Alitalia e di chi lo ha permesso.
Classico scaricabarile all'italiana.
Il sistema aeroportuale italiano è frammentato grazie alla lungimirante gestione delle amministrazioni locali che, negli anni, hanno elargito sovvenzioni a vario titolo a compagnie aeree, italiane e straniere, per supportare infrastrutture che, in un contesto di libero mercato, non si sarebbero mai sviluppate.
Politica che ritorna anche nel dualismo Linate - Malpensa e affonda le sue radici, per chi non ne avesse memoria, nella famosa questione del Decreto Burlando, testo che delineava lo spostamento, in blocco, di tutti i voli operati da Linate (esclusa la Milano - Roma) a Malpensa.
Presentato il certificato di morte di Linate ci fu una levata di scudi di compagnie aeree (LH e BA presentarono ricorso in sede europea), di amministrazioni locali (per bypassare il problema concorrenza era stata proposta la LIN-CIA, ma Rutelli e Badaloni si opposero perché Ciampino non aveva le strutture adatte ad accogliere la navetta, salvo poi svilupparsi fino agli attuali 6 mil/pax anno), di sindaci (Rutelli, di nuovo, si preoccupò che la concentrazione di traffico intorno a MXP potesse ridurre il numero di voli da FCO), di ministri (con Ronchi e Melandri che presentano un VIA negativo per l'aumento del traffico a Malpensa) e del Comune di Milano (con il voltagabbana Albertini che, dopo aver abbracciato la causa di MXP, si schiera con cittadini e compagnie straniere per bloccarne il trasloco).
Sfido poi a supportare la tesi che disastri, gestionali ed economici, di micro aeroporti con perdite milionarie di cui si permea la cronaca italiana siano direttamente attribuibili ai "capricci" di una compagnia aerea, ma evidentemente il pensiero critico lo si attua solo quando ci torna utile.