Le Poste non mollano: "Piena adesione al piano, ma niente rischi"
Il processo di privatizzazione, che probabilmente slitterà al 2015, non consente al gruppo postale di assumere rischi finanziari dall'operazione in Alitalia. L'ad Caio al lavoro con Hogan sulle sinergie industriali: biglietti negli uffici postali, polizze turistiche, e-commerce
di MARCO PATUCCHI
ROMA - Piena adesione al piano per l'alleanza con Etihad e per il rilancio della compagnia. Ma neanche un euro nella "fornace" della vecchia Alitalia. Insomma, la bad company. Non avrebbe senso nella prospettiva della privatizzazione e del debutto a Piazza Affari di Poste spa: chi investirebbe in una società che usa i soldi così? Quindi pronti ad intervenire e ad investire quanto serve, ma esclusivamente nelle migliori condizioni industriali e di mercato.
La telefonata tra Francesco Caio e James Hogan è stata molto lunga, ha occupato quasi l'intera mattinata di ieri e l'amministratore delegato di Poste, prima di entrare nel merito delle possibili sinergie industriali con il numero uno di Etihad, ha voluto ribadire e chiarire in quale quadro complessivo andrà inserita, secondo lui, questa eventuale collaborazione. Un contesto irrinunciabile per il manager, vista la missione per la quale il governo Renzi lo ha messo alla guida dell'azienda postale: la privatizzazione, appunto. E dunque, un quadro ben diverso da quello di qualche mese fa quando a guidare il gruppo c'era ancora Massimo Sarmi e l'allora premier, Enrico Letta, "convocò" Poste spa per la partita Alitalia.
Alitalia, un braccio di ferro che, insieme alle beghe sindacali, sta complicando maledettamente la dirittura d'arrivo della trattativa con Abu Dhabi. Ma Caio lo ripete di continuo ai suoi collaboratori e l'ha ribadito anche nella telefonata con Hogan: Poste è un gruppo pubblico con regole più stringenti rispetto agli altri azionisti della compagnia. E lui da tre settimane è immerso nella vicenda Alitalia - operazione che condivide e alla quale aderisce pienamente - mentre, nel frattempo, in vista dell'autunno, deve preparare il nuovo piano industriale dell'azienda, puntando alla modernizzazione delle aree di business nelle quali funziona meno bene (i servizi postali) e al consolidamento di quelli che vanno meglio (banca e assicurazione). Tutto - ed ormai è quasi un mantra che echeggia quotidianamente nei corridoi di Poste spa - secondo logiche industriali e di mercato. Le uniche compatibili con la prospettiva della privatizzazione.
Hogan ha ascoltato con interesse queste riflessioni telefoniche di Caio, ma anche con la consapevolezza che le vere destinatarie di certi discorsi sono le banche che convertiranno in azioni i loro crediti con la compagnia aerea e che si oppongono ad ogni ipotesi allo studio che consenta a Poste di "aggirare" la vecchia Alitalia gonfia di rischi finanziari e giudiziari e di puntare diritto alla nuova compagnia che nascerà dal matrimonio con Etihad. In questo senso, sulla scrivania degli advisor è ancora aperto il dossier della newco "cuscinetto", ma non si escludono altre opzioni delle quali, evidentemente, hanno parlato, venerdì a Palazzo Chigi, anche il premier Renzi e i vertici di Unicredit e Atlantia, Ghizzoni e Castellucci.
Se da un lato, nella telefonata di ieri mattina, Hogan si è limitato semplicemente ad ascoltare e a prendere atto dei discorsi di Caio sulle tensioni con gli altri azionisti e sulle strategie finanziarie di Poste spa, d'altro canto il numero uno di Etihad ha interloquito a lungo sulle sinergie industriali possibili tra la nuova compagnia e il gruppo pubblico. L'idea è che Poste spa possa mettere a disposizione la propria piattaforma logistica per fornire servizi utili allo sbarco di Etihad in Italia: quindi, tra le varie ipotesi allo studio, la vendita dei biglietti negli uffici postali; pacchetti assicurativi legati al turismo e agli stessi biglietti; carte ricaricabili collegate alle "mille miglia"; collaborazione nello sviluppo dell'e-commerce.
Sullo sfondo, anche la sinergia tra la nuova Alitalia e la Mistral, la piccola compagnia aerea di proprietà delle Poste che fino ad oggi ha svolto solo il servizio di distribuzione di pacchi e missive in Italia: si ipotizza l'utilizzo della decina di aerei della Mistral (prevalentemente a turboelica) anche per il trasporto di persone (i turboprop possono essere facilmente convertiti nel giro di poche ore). Senza escludere, peraltro, la possibilità emersa fina dall'inizio del coinvolgimento di Poste nella partita Alitalia (l'ad del gruppo era ancora Massimo Sarmi), di trasformare Mistral in una compagnia low cost.
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2014/07/27/news/poste_alitalia_investimento-92531517/
Alitalia-Etihad, Poste pronta a versare fino a 70 milioni di euro
Caio pronto a raddoppiare l'investimento. Per le banche non basta. Arabi preoccupati da piloti Uil.
L'accordo per ora non c'è, ma nessuno sembra disposto a scommettere che alla fine non arriverà.
Anche se il matrimonio tra Alitalia e Etihad è ancora gravato da alcuni punti interrogativi, nelle ultime 24 ore sembrano essersi parzialmente sciolti i due nodi principali: quello relativo all'impegno finanziario di Poste italiane, e quello che riguarda il fronte sindacale.
DA POSTE FINO A 70 MILIONI. La novità più importante riguarda proprio Poste italiane, che secondo Alessandro Barbera su La Stampa sarebbe pronta a sborsare per la ricapitalizzazione della società fino a 70 milioni di euro, quasi il doppio dei 40 inizialmente ipotizzati. Per le banche, però, si tratterebbe di un impegno non ancora sufficiente.
I DEBITI CHE NESSUNO VUOLE. Unicredit, in particolare, non vedrebbe di buon occhio nessuna soluzione che escluda Poste dal farsi carico dei vecchi debiti di Alitalia. Nemmeno attraverso il versamento delle proprie quote a una società intermedia fra la vecchia Cai (quella destinata a rispondere di debiti e contenziosi) e la nuova scatola nella quale dovrebbe entrare Etihad. La società pubblica, del resto, non ha nascosto la propria intenzione di considerare Alitalia un investimento industriale: eviterebbe cioè volentieri di doversi accollare i debiti, ma sarebbe molto interessata a entrare con determinazione nella nuova società, dove Etihad punta ad avere il 49%. Ancora da capire la quota di partecipazione: se Poste ottenesse il 5%, infatti, la quota degli altri soci scenderebbe al 46%, e gli arabi finirebbero così per avere la maggioranza relativa. Un esito non banale, che potrebbe incontrare i veti dell'Unione europea.
«SINERGIE» FRA CAIO E HOGAN. A convincere Poste a fare fino in fondo la propria parte, debiti compresi, potrebbero essere però proprio le future sinergie industriali rese possibili dal matrimonio con Etihad. L'amministratore delegato di Poste, Francesco Caio, nella giornata di sabato 26 luglio ha avuto un lungo colloquio con il Ceo di Etihad, James Hogan. I due avrebbero appunto parlato delle possibili sinergie industriali sul fronte della consegna rapida di pacchi e documenti, il segmento su cui ormai in tutto il mondo si gioca la concorrenza tra operatori del settore. Poste ed Etihad potrebbero quindi, nella migliore delle ipotesi, dare vita a un concorrente insidioso per i giganti della spedizione come Ups e Dhl, mettendo insieme competenze tradizionali e nuove risorse.
LINEA DIRETTA ANGELETTI-LUPI. Per quanto riguarda invece il fronte sindacale, secondo La Stampa il leader della Uil Luigi Angeletti avrebbe imposto ai suoi uomini in Alitalia il silenzio stampa e avrebbe preso in mano personalmente la partita, esplosa con il fallito referendum aziendale sul piano di tagli agli stipendi. Un canale comunicativo diretto sarebbe stato aperto tra il sindcalista e il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, al fine di trovare una soluzione rapida.
ETIHAD PREOCCUPATA DA SCIOPERO PILOTI. La Uil, infatti, che non ha firmato l'intesa sul nuovo contratto e sui tagli agli stipendi, preoccupa non poco i futuri soci arabi. Eventuali scioperi dei piloti, categoria dove la Uil attraverso la Uilt ha una forte rappresentanza, costringerebbero la compagnia a rimanere a terra. Su questo punto il governo ha annunciato che non intende stare a guardare. «Se martedì (29 luglio, ndr) non ci sarà l'accordo di tutti, il governo convocherà le parti, perché non c'è spazio per avere titubanze», ha detto il ministro Lupi. Una convocazione destinata a scattare sicuramente nel caso della Uil, visto che il sindacato dei piloti, la Uilt, ha fissato solo per mercoledì 30 luglio un incontro con il segretario generale Angeletti per affrontare il tema.
RENZI: «SE OPERAZIONE FALLISCE CRISI DA BRIVIDI». Domenica 27 luglio anche il premier Matteo Renzi ha fatto sentire la sua voce sul caso Alitalia, rivolgendosi proprio ai sindacati: «Ai sindacati dico che chi si assume la responsabilità di far fallire l'operazione, dovrà gestire una crisi occupazionale da brividi».
CONTINUITÀ AZIENDALE IN BILICO. Più della fretta di chiudere del nuovo socio arabo, secondo La Stampa da tutelare ci sarebbe la continuità aziendale. Perché «se gli aerei Alitalia continuano a volare, è solo grazie alla discreta liquidità garantita dal traffico estivo. Ma se l’accordo non si formalizzerà a breve, se entro questa settimana la prospettiva non sarà chiara, il rischio che alcuni fornitori neghino il credito è molto alto».
Domenica, 27 Luglio 2014
http://www.lettera43.it/cronaca/ali...are-fino-a-70-milioni-di-euro_43675136297.htm
Avia: "Perchè togliere 13ma ai piloti?"
27 luglio 2014
21.25 "Protestiamo perchè solo a piloti ed assistenti di volo è scippata anche la tredicesima mensilità,questo in aggiunta alle riduzioni mensili percentualmente uguali per tutti i dipendenti Alitalia. Che sia iniquo lo capirebbe anche un marziano". E' quanto afferma il presidente di Avia Divietri in una nota nella quale parla di "strategico polverone mediatico che avvolge le vicende di Alitalia". "La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l'accordo sottoscritto da Cgil e Cisl che toglie la 13ma solo ai naviganti".
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