Dal CORRIERE DELLA SERA
Il retroscena
Cavaliere-Lega: gelo sul commissariamento
Caso Alitalia: Berlusconi non può accettare la linea del Carroccio che punta a salvare solo Malpensa
Alitalia non deve fallire. Già immagino cosa potrebbe accadere quel giorno: gli aeroporti paralizzati, la gente infuriata, i lavoratori davanti a Palazzo Chigi», e la luna di miele con il Paese interrotta ancor prima di iniziare.
Ecco cosa teme Berlusconi, ecco perché sulle sorti della compagnia di bandiera ha scelto un profilo diverso da quello tenuto nei giorni di campagna elettorale. Come sull'emergenza rifiuti, è consapevole che «dopo un mese quei sacchetti di immondizia non raccolti saranno colpa mia». Stessa sorte gli toccherebbe con la chiusura di Alitalia. Perciò non può accettare la linea della Lega, favorevole al commissariamento e convinta così di rilanciare Malpensa. La strategia dei dirigenti del Carroccio punterebbe infatti a liberare completamente lo scalo lombardo da «Az», in modo da garantire quegli slot ad altre compagnie di bandiera, in vista di Expo 2015. Il «caso Malpensa» brucia, non c'è dubbio. Confalonieri una settimana fa ha confidato a un amico che «lo schiaffo per noi lombardi è insopportabile. E non si tratta solo di orgoglio», ha proseguito il presidente di Mediaset: «Giorni fa, per andare a Pechino sono dovuto passare dalla Germania... Così si perde tempo. E il tempo è danaro».
Sarà, ma per quanto gli possa stare a cuore il destino di Malpensa, il Cavaliere non intende firmare il commissariamento di Alitalia. È pronto a cedere posti nell'esecutivo con la Lega, offrendo a Castelli il ruolo di vice ministro per le Infrastrutture e la delega per l'Expo. È disposto persino a mettersi in contrasto con l'area ciellina che milita dentro Forza Italia, e che puntava a quel ruolo governativo per la gestione dell'evento internazionale. Ma su Alitalia non ci sente. Ormai il dossier è suo. Prodi ieri gliel'ha lasciato sulla scrivania di palazzo Chigi, non prima di averlo additato — insieme ai sindacati — come responsabile del fallimento della trattativa con Air France. Di più, il Professore ha rilevato con malizia che la cordata prospettata da Berlusconi al momento non c'è, e ha ipotizzato un triste finale: «Temo si vada verso il commissariamento ». Berlusconi confida di smentirlo, sebbene Ermolli — l'uomo a cui ha affidato la missione — abbia fatto presente come già l'avvio dell'operazione evidenzi tratti «molto complessi» per la difficoltà di acquisire notizie sui conti di Alitalia. Sembrerà paradossale, ma uno degli esperti chiamati da Ermolli a collaborare per la costituzione della cordata, raccontava ieri che «le informazioni più puntuali le abbiamo ottenute da Parigi». Se fosse vero, vorrebbe dire che Air France avrebbe offerto un supporto tecnico maggiore dei dirigenti di «Az».
Tutto è possibile in questa partita dove nessuno ha svelato le proprie carte. Raccontano, per esempio, che Berlusconi nel suo colloquio in Sardegna con Putin avrebbe sollecitato la presa di posizione di Aeroflot per garantirsi un po' di tempo in più e consentire al governo in carica di varare il prestito ponte per Alitalia. Di più. La compagnia russa — secondo fonti molto autorevoli — farebbe al momento solo da schermo a un gruppo di investitori moscoviti, pronti a entrare nella «compagine» a momento debito. Nel frattempo Ermolli tenta di mettere insieme il puzzle, e si è dato una scadenza: la prima settimana di maggio, in coincidenza con l'avvento di Berlusconi a palazzo Chigi. Ma il tempo scarseggia, scandito dai soldi del prestito ponte. È vero che il Cavaliere ha ottenuto 300 milioni, invece dei 100 ipotizzati in un primo momento, ma è altrettanto vero che Ermolli è stato chiamato all'opera solo di recente. Fino all'altra settimana, infatti, non c'era nulla di concreto. Lo fece capire Gianni Letta a un interlocutore: «Diciamo che per ora Berlusconi sta affrontando la questione sotto l'aspetto politico». Un modo elegante per spiegare che era concentrato sulla campagna elettorale. Ora che le urne si sono chiuse, il Cavaliere non vorrebbe chiudere «Az». A rischio c'è più della sua luna di miele con il Paese. Il leader Pdl «Già immagino cosa potrebbe accadere quel giorno: aeroporti paralizzati, gente inferocita, i lavoratori a Palazzo Chigi».
Il retroscena
Cavaliere-Lega: gelo sul commissariamento
Caso Alitalia: Berlusconi non può accettare la linea del Carroccio che punta a salvare solo Malpensa
Alitalia non deve fallire. Già immagino cosa potrebbe accadere quel giorno: gli aeroporti paralizzati, la gente infuriata, i lavoratori davanti a Palazzo Chigi», e la luna di miele con il Paese interrotta ancor prima di iniziare.
Ecco cosa teme Berlusconi, ecco perché sulle sorti della compagnia di bandiera ha scelto un profilo diverso da quello tenuto nei giorni di campagna elettorale. Come sull'emergenza rifiuti, è consapevole che «dopo un mese quei sacchetti di immondizia non raccolti saranno colpa mia». Stessa sorte gli toccherebbe con la chiusura di Alitalia. Perciò non può accettare la linea della Lega, favorevole al commissariamento e convinta così di rilanciare Malpensa. La strategia dei dirigenti del Carroccio punterebbe infatti a liberare completamente lo scalo lombardo da «Az», in modo da garantire quegli slot ad altre compagnie di bandiera, in vista di Expo 2015. Il «caso Malpensa» brucia, non c'è dubbio. Confalonieri una settimana fa ha confidato a un amico che «lo schiaffo per noi lombardi è insopportabile. E non si tratta solo di orgoglio», ha proseguito il presidente di Mediaset: «Giorni fa, per andare a Pechino sono dovuto passare dalla Germania... Così si perde tempo. E il tempo è danaro».
Sarà, ma per quanto gli possa stare a cuore il destino di Malpensa, il Cavaliere non intende firmare il commissariamento di Alitalia. È pronto a cedere posti nell'esecutivo con la Lega, offrendo a Castelli il ruolo di vice ministro per le Infrastrutture e la delega per l'Expo. È disposto persino a mettersi in contrasto con l'area ciellina che milita dentro Forza Italia, e che puntava a quel ruolo governativo per la gestione dell'evento internazionale. Ma su Alitalia non ci sente. Ormai il dossier è suo. Prodi ieri gliel'ha lasciato sulla scrivania di palazzo Chigi, non prima di averlo additato — insieme ai sindacati — come responsabile del fallimento della trattativa con Air France. Di più, il Professore ha rilevato con malizia che la cordata prospettata da Berlusconi al momento non c'è, e ha ipotizzato un triste finale: «Temo si vada verso il commissariamento ». Berlusconi confida di smentirlo, sebbene Ermolli — l'uomo a cui ha affidato la missione — abbia fatto presente come già l'avvio dell'operazione evidenzi tratti «molto complessi» per la difficoltà di acquisire notizie sui conti di Alitalia. Sembrerà paradossale, ma uno degli esperti chiamati da Ermolli a collaborare per la costituzione della cordata, raccontava ieri che «le informazioni più puntuali le abbiamo ottenute da Parigi». Se fosse vero, vorrebbe dire che Air France avrebbe offerto un supporto tecnico maggiore dei dirigenti di «Az».
Tutto è possibile in questa partita dove nessuno ha svelato le proprie carte. Raccontano, per esempio, che Berlusconi nel suo colloquio in Sardegna con Putin avrebbe sollecitato la presa di posizione di Aeroflot per garantirsi un po' di tempo in più e consentire al governo in carica di varare il prestito ponte per Alitalia. Di più. La compagnia russa — secondo fonti molto autorevoli — farebbe al momento solo da schermo a un gruppo di investitori moscoviti, pronti a entrare nella «compagine» a momento debito. Nel frattempo Ermolli tenta di mettere insieme il puzzle, e si è dato una scadenza: la prima settimana di maggio, in coincidenza con l'avvento di Berlusconi a palazzo Chigi. Ma il tempo scarseggia, scandito dai soldi del prestito ponte. È vero che il Cavaliere ha ottenuto 300 milioni, invece dei 100 ipotizzati in un primo momento, ma è altrettanto vero che Ermolli è stato chiamato all'opera solo di recente. Fino all'altra settimana, infatti, non c'era nulla di concreto. Lo fece capire Gianni Letta a un interlocutore: «Diciamo che per ora Berlusconi sta affrontando la questione sotto l'aspetto politico». Un modo elegante per spiegare che era concentrato sulla campagna elettorale. Ora che le urne si sono chiuse, il Cavaliere non vorrebbe chiudere «Az». A rischio c'è più della sua luna di miele con il Paese. Il leader Pdl «Già immagino cosa potrebbe accadere quel giorno: aeroporti paralizzati, gente inferocita, i lavoratori a Palazzo Chigi».
Ultima modifica: