Articolo completo. Personalmente direi che ipotesi su interruttori che si spostano o disattivano da soli, parti elettroniche difettose ecc siano a questo punto da escludere. Siamo in presenza di azione umana e di un atteggiamento generale dell'investigazione indiana quantomeno discutibile, come peraltro prevedibile.
Volo Air India precipitato, le urla tra i piloti in cabina: «Perché hai spento i motori? Perché?». La bugia: «Non sono stato io». Poi lo schianto
di Leonard Berberi
Poco prima dello schianto del Boeing 787 di Air India nella cabina di pilotaggio c’è stata un’«accesa discussione» sul perché ai motori fosse stato tolto il carburante in una fase critica finendo per metterli fuori uso e facendo precipitare l’aereo. Con un pilota che ha chiesto all’altro — più volte — «perché li hai spenti?», con tono «drammatico e sempre più disperato». È questo uno dei dettagli più significativi che emerge dall’ascolto dei file audio della scatola nera, stando a quanto raccontano al Corriere due fonti occidentali a conoscenza dei contenuti.
Le stesse fonti sottolineano come il rapporto preliminare — redatto dalle autorità indiane — abbia omesso del tutto questo passaggio, ritenuto essenziale per comprendere cosa sia accaduto a bordo. Così come viene criticata la decisione di ridurre a una riga e mezza — su 15 pagine — lo scambio tra comandante e primo ufficiale sul perché fossero stati spenti i motori «quando la conversazione è andata avanti per diversi secondi e un pilota ha chiesto diverse volte “perché li hai spenti?”», rivelano.
Il volo AI171 di Air India è precipitato nei sobborghi di Ahmedabad circa trenta secondi dopo il decollo. Il jet era diretto a Londra Gatwick. L’aereo — con a bordo 242 persone — ha avuto sin da subito problemi ai motori. Nell’impatto sono morti in 260: 241 tra passeggeri (si è salvato soltanto uno) e membri dell’equipaggio, e altri 19 che si trovavano nella mensa universitaria contro la quale si è schiantato il velivolo (e non 29 come comunicato nei giorni scorsi).
Tutto, a bordo, avviene in fretta, conferma il rapporto preliminare. Tre secondi dopo il decollo gli interruttori che controllano il flusso di carburante si sono spostati uno dietro l’altro da «Run» a «Cut off». Il documento non chiarisce come si siano spostati. Le fonti ritengono che sia stata «un’azione umana» deliberata. L’Ufficio per l’inchiesta sugli incidenti aeronautici dell’India — responsabile delle indagini — non ha risposto alle domande del Corriere.
Il rapporto non dice se è il comandante ad aver chiesto al primo ufficiale se ha spento i propulsori o viceversa. I file audio ascoltati, secondo le fonti, sono in mano alle autorità indiane che sanno, sulla base delle quattro «piste» sonore chi ha detto cosa. Ma la domanda — «diretta, non dubitativa» — fa intuire che uno dei piloti potrebbe aver visto qualcosa. La scatola nera registra quelle che vengono descritte come delle urla e il continuo chiedere «perché l’hai fatto?», seguito da «non sono stato io».
La discussione e la sorpresa mista a choc potrebbe spiegare perché ci siano voluti diversi secondi per il ripristino del flusso di cherosene dei due propulsori. Una decina di secondi dopo chi è in cabina riattiva il flusso di cherosene del motore 1 (quello a sinistra) e quattro secondi dopo del motore 2. Una sequenza che non può confermare se è stato il comandante a provare a salvare la situazione, invano, o il primo ufficiale. Così come non viene chiarito chi dei due ha lanciato il triplo «mayday», sei secondi prima dello schianto.
Il rapporto delle autorità indiane contiene alcuni passaggi stigmatizzati dagli occidentali, perché — spiegano — «introduce elementi che creano confusione». Come il riferimento a un bollettino informativo del 2018 della Federal Aviation Administration (Faa) statunitense a proposito di un «potenziale disinserimento del dispositivo di blocco dell’interruttore di controllo del carburante» che però non rappresentava una «condizione di pericolo» tale da giustificare un provvedimento più severo. Air India ha sostituito due volte, dopo il 2018, l’intera console centrale dove si trovano i due interruttori.
Gli investigatori, nel rapporto preliminare, scrivono di non aver trovato finora alcuna evidenza che richieda interventi sui velivoli Boeing o sui motori GE Aerospace. Ma tanto è bastato a creare allarmismi. E infatti la stessa Faa nei giorni scorsi ha comunicato ai suoi omologhi internazionali che le due levette «non rappresentano un problema di sicurezza». L’autorità di regolamentazione dell’aviazione indiana ha ordinato alle compagnie locali di ispezionare gli interruttori sui 787 (l’esemplare coinvolto) e i 737 «per verificare eventuali malfunzionamenti nel meccanismo di bloccaggio». Air India ha già iniziato a controllarli, senza riscontrare al momento alcun problema.
Anche diverse compagnie mediorientali hanno iniziato a ispezionare le loro flotte Boeing. Oman Air ha completato i controlli sugli interruttori del carburante di circa una decina di 787 e ora sta ispezionando i 737 della sua flotta, senza trovare problemi. Royal Jordanian ha completato un controllo visivo sulle levette dei 787 anche in questo caso non individuando criticità. L’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) ha detto di non avere attualmente in programma ispezioni obbligatorie per il modello Boeing 787.