Segnalo due articoli in proposito da Repubblica.
L'idea è che si cominci a intuire la gravità del problema, ma nessuno sappia dove sbattere la testa: sintomatico che non si citi LIN neanche di striscio, e più in generale che nessuno sia disposto alla necessaria autocritica, preferendovi il ritornello dei tanti biglietti staccati al Nord.
Politici e imprese sono unanimi, fronte trasversale pro Malpensa
La fuga di Alitalia da Malpensa e lo spostamento su Fiumicino delle rotte intercontinentali compatta partiti e imprese lombarde e dà ragione alla previsione di Roberto Formigoni: «Per impedirla si mobiliterà uno schieramento politico trasversale». Le voci sono unanimi, concordi con il presidente della Regione anche sull´analisi: «È impensabile ritirarsi dove c´è il mercato, se davvero sarà così ci sarà una forte reazione».
La reazione c´è già. Il mondo produttivo è sconcertato. «Vorrebbe dire farsi del male con le proprie mani - osserva Simonpaolo Buongiardino consigliere di presidenza dell´Unione del Commercio - tanto più che Malpensa ha soddisfatto le aspettative. Le proiezioni danno 17 milioni di passeggeri in 5 anni, e quasi due milioni di aziende gravitano nella sua orbita». In Assolombarda, Diana Bracco segue la vicenda con preoccupazione. Un ridimensionamento tocca anche l´area cargo, e le imprese lombarde sono grandi esportatrici. Non ultimo, c´è un problema di immagine (ma anche di sostanza), dato che Confindustria organizza con il governo missioni e delegazioni per Cina, India, Sudafrica: «Le rotte della internazionalizzazione sono queste - dicono in via Pantano - non possiamo perderle».
La politica garantisce il sostegno alle ragioni di Malpensa. Maurizio Lupi, responsabile Infrastrutture di Forza Italia, dopo aver censurato la gara, «fallita miseramente, ed era prevedibile», garantisce che «come per la Brebemi non c´è un problema di schieramenti, considerare Malpensa un peso e non una risorsa è inaccettabile. Saremo durissimi su questo». Giorgio Roilo, senatore dell´Ulivo, a inizio legislatura ha firmato un ordine del giorno pro Malpensa presentato da Formigoni, eletto anche a Palazzo Madama. Ora conferma: «Con una scelta miope che punisce Milano e l´utenza, Alitalia si proietta su un mercato ridotto. Non è improbabile una iniziativa parlamentare trasversale». Un fronte del Nord è nelle previsioni di Matteo Salvini, consigliere comunale leghista ed eurodeputato: «Decisione vergognosa, razzista, antieconomica. Alitalia è una compagnia nata a Roma e lì morirà, speriamo presto».
Ma nemmeno questa soluzione sarebbe indolore per Malpensa. È vero che gli slot del vettore nazionale passerebbero ad altri, però «non è la stessa cosa», spiega il presidente Sea, Giuseppe Bonomi: «Alitalia porta 6,7 milioni di passeggeri in transito. Se scompaiono, Malpensa non è più un hub ma un aeroporto point to point». Anche mantenendo i volumi, cambierebbe la qualità del traffico, con una retrocessione a scalo di serie B. «A ogni modo, pure lo scenario peggiore è contemplato dal nostro piano industriale», spiega Bonomi. E il peggiore di tutti, dicono gli esperti, è quello in cui Alitalia fallisce, dato che i revisori hanno certificato il bilancio solo perché era in corso la gara.
Anche sopravvivendo, tuttavia, la compagnia pregiudica il futuro: «Come si può rinunciare al mercato del Nord, dove Alitalia vende il 60 per cento dei suoi biglietti? - si chiede Osvaldo Gammino, portavoce delle compagnie aeree milanesi - . Così la concorrenza si accaparra quote di mercato». Quando nel 2001 fallirono Sabena e Swissair, le loro compagnie satelliti (Dat e Crossair) conservarono parte della clientela e del mercato, formando un nucleo piccolo ma sano, appetibile per nuovi investitori. Dat assunse la metà dei 12.000 esuberi di Sabena e ora, come Brussels Airlines, ha comperato la Virgin. Cedere quote in un mercato altamente competitivo è, insomma, «un boomerang», per dirla con il segretario della Fit Cisl, Dario Balotta: «È un regalo ai rivali, che avrà effetti opposti all´intento dichiarato di fare economie. A Parigi, Amsterdam e Francoforte brinderanno».
Intervista a Formigoni
MILANO - «Se così fosse, se davvero puntano a spolpare Malpensa e ingrassare Fiumicino, sarebbe una cosa scandalosa. Una discriminazione politica e territoriale gravissima, inaccettabile. Si aprirebbe uno scontro politico forte. Il governo è avvisato». E´ di pessimo umore il presidente della Lombardia Roberto Formigoni. L´ipotesi, «che sento circolare da qualche giorno», di un eventuale depotenziamento dell´attività di Alitalia sull´hub milanese a vantaggio di quello romano, lo rende preoccupato e nervoso.
Presidente, mettiamo che davvero il paracadute d´emergenza aperto dai vertici Alitalia tolga voli a Malpensa e irrobustisca Fiumicino.
«E´ un ipotesi sciagurata alla quale non voglio nemmeno pensare. Sarebbe puro autolesionismo industriale».
In che senso?
«Tutti sanno che il più grande mercato di Alitalia è il Nord, in particolare l´area Milano-Lombardia. Siamo i terzi d´Europa dopo Londra e Parigi. Una società che taglia il suo core business è una società che si taglia... ci siamo capiti cosa...».
E se questo accadesse?
«Lancio un ammonimento al governo: non si permetta di fare una cosa del genere! Apriremmo una vertenza politica molto dura. Ricordo che il problema non è la sopravvivenza di Alitalia. Il problema è garantire ai cittadini un servizio aereo adeguato. Con o senza il tricolore sullo stemma della compagnia».
La gara d´acquisto è fallita, in Borsa è tracollo. I vertici della compagnia di bandiera devono pur correre ai ripari. O no?
«Sì ma non così. Da tempo lamentiamo che Alitalia offre un servizio non all´altezza del mercato del Nord, che porta ben 50 milioni di passeggeri. Se adesso addirittura tagliano delle rotte, passiamo dalla padella alla brace».
L´azienda sostiene che Malpensa gli costa troppo: spese non più sostenibili, visto lo stato di crisi. In pratica: mantenere due hub internazionali, in questo momento, è un suicidio.
«Ah!, se dicono questo finalmente riconoscono il proprio romanocentrismo, anzi la propria totale romanità. Che è poi il primo problema di Alitalia, oltre che la causa del fallimento della gara d´acquisto. Una compagnia che ha il 99 per cento del personale a Roma e la sua base d´affari a Milano, non può non scoppiare. E´ assurdo che hostess, steward, piloti, meccanici e altri che vengono ogni giorno a Milano per Alitalia devono prendere l´aereo e cominciare a lavorare tre ore dopo. Questa è irrazionalità assoluta. E´ diseconomia».
Che cosa bisogna fare per salvare Alitalia?
«Le ricette sono due: se è morta, dichiariamone l´avvenuto decesso, portiamo i libri in tribunale e poi qualcuno la rileverà. Se invece c´è ancora qualche speranza di tenerla in vita, si faccia un piano industriale vero puntando sul core business. La compagnia fissi una propria base di armamento su Milano e valorizzi il mercato del Nord. Io non dico di cancellare l´hub di Fiumicino, ma il primo deve essere Malpensa. Non il contrario».
Perché secondo lei negli ultimi mesi si è arrivati a questo stato di crisi?
«Il governo ha protratto l´agonia di Alitalia con questa falsa gara d´acquisto dove i concorrenti si sono ritirati uno dopo l´altro per ovvii motivi: di fronte al rifiuto di tagliare gli organici o di spostarli dove c´è il mercato più grosso e interessante, è chiaro che tutti si tirano indietro. E adesso in ultimo che fanno? Vogliono buttare ancora soldi dentro questo baraccone... Dare una boccata d´ossigeno per continuare a farlo star male: se è questo che hanno in mente, è solo uno spreco inutile di denaro. L´ennesimo, visto che in sette mesi sono stati bruciati 340 milioni».
La Regione Lombardia ha votato una mozione a larga maggioranza a difesa di Malpensa e della sua centralità nel mercato internazionale oltre che in quello di Alitalia. Se la compagnia girerà le spalle al Nord che farete?
«Mi auguro, anzi sono certo, che nessuno di noi cambierà orientamento rispetto a quella mozione. Se Alitalia deciderà "meno Malpensa", ci sarà una rivolta compatta, e credo anche trasversale, perché al Nord anche altre istituzioni e forze di centrosinistra sono sensibili alla tutela del ruolo di Malpensa».