La nuova era di ITA Airways nel gruppo LH


Non per difendere ITA, ma l'inciviltà dei passeggeri cosa c'entra con la linea aerea?
Se tratti male le cose è chiaro che si usano prima.
Faceva vedere che apriva uno sportellino del business facendosi leva con il coltello della colazione.
Lo sportellino era tutto segnato lungo i bordi causa simile "scasso" per aprirlo.
Prima va pigiato un pulsante fisico in basso e poi si apre.

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Se tratti male le cose è chiaro che si usano prima.
Faceva vedere che apriva uno sportellino del business facendosi leva con il coltello della colazione.
Lo sportellino era tutto segnato lungo i bordi causa simile "scasso" per aprirlo.
Prima va pigiato un pulsante fisico in basso e poi si apre.

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A me sembrerebbe più un problema di ergonomia. E' un po' come quando, nei parchi urbani, si creano queste "piste" nell'erba dove la gente taglia il proprio percorso per arrivare dove deve andare; il designer avrà progettato un miracolo di design e fighettitudine, ma alla prova d'uso il prodotto non è ideale.

Questa non è una critica ad ITA, semmai una al produttore.
 
Se tratti male le cose è chiaro che si usano prima.
Faceva vedere che apriva uno sportellino del business facendosi leva con il coltello della colazione.
Lo sportellino era tutto segnato lungo i bordi causa simile "scasso" per aprirlo.
Prima va pigiato un pulsante fisico in basso e poi si apre.

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Hai perfettamente ragione, pero' io non lo vedo come un punto negativo per ITA o per qualsivoglia compagnia aerea.
 
Noi abbiamo ancora dei B77W del 2013, con gli interni e l'IFE del 2013, e a volte abbiamo portato gente che ha fatto la cacca sotto al sedile in Y (quanto meno sulla safety card) tanto per dirne una ma quando sali a bordo è tutto pulito, i braccioli non sono tenuti insieme col nastro adesivo e via dicendo. Volere è potere.
 
Noi abbiamo ancora dei B77W del 2013, con gli interni e l'IFE del 2013, e a volte abbiamo portato gente che ha fatto la cacca sotto al sedile in Y (quanto meno sulla safety card) tanto per dirne una ma quando sali a bordo è tutto pulito, i braccioli non sono tenuti insieme col nastro adesivo e via dicendo. Volere è potere.

Ma infatti é la pulizia e manutenzione che manca, non sono certo gli interni chiari o i passeggeri italiani più maleducati degli altri.

Per esempio, i finestrini sono sempre luridi, basterebbe uno straccio e del detergente . Sarò fortunato io, ma su AF, Iberia, TK e le altre volate quest’anno non ho mai visto una cosa simile
 
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Non per difendere ITA, ma l'inciviltà dei passeggeri cosa c'entra con la linea aerea?
Credo che "il barbone" intendesse che gli interni così provati su un aereo semi-nuovo sono dovuti a un mix di fattori tra cui scelte progettuali, scarsa manutenzione e comportamento dei passeggeri. Peccato che predichi bene e razzoli male, visto che poi si è seduto su quel ripiano dove c'è scritto "do not sit" (almeno era così sull'A321 dove ho volato io, la scritta è piccola ma fidatevi :)).

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Comunque è anche stato sfortunato, nel mio caso la poltrona non era così disastrata come la sua. L'unico problema che ho riscontrato era che la moquette era macchiata, ed essendo chiara è molto più evidente che su interni scuri.
 
Le moquette sono proprio difficili da pulire sugli aerei. Si passa uno 'shampoo' (così lo chiamavamo ai tempi, shampooing) con una roba che somiglia a un incrocio tra un aspirapolvere e una lucidatrice. Ha una testa mobile che "lavora" lo shampoo dentro, e poi si passa una seconda volta per levare l'eccesso di prodotto. Poi va fatto asciugare... Per un widebody ci vogliono quelle 3-4 ore. I risultati sono miracolosi, ma fino ad un certo punto (non si possono usare materiali che emettono fumi o vapori, quindi scordatevi candeggine o la maggior parte dei solventi a base di alcool).
 
Credo che "il barbone" intendesse che gli interni così provati su un aereo semi-nuovo sono dovuti a un mix di fattori tra cui scelte progettuali, scarsa manutenzione e comportamento dei passeggeri. Peccato che predichi bene e razzoli male, visto che poi si è seduto su quel ripiano dove c'è scritto "do not sit" (almeno era così sull'A321 dove ho volato io, la scritta è piccola ma fidatevi :)).

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Comunque è anche stato sfortunato, nel mio caso la poltrona non era così disastrata come la sua. L'unico problema che ho riscontrato era che la moquette era macchiata, ed essendo chiara è molto più evidente che su interni scuri.
Ammazza comunque che brutto questo layout!
 
Hai perfettamente ragione, pero' io non lo vedo come un punto negativo per ITA o per qualsivoglia compagnia aerea.
Alcune foto (non solo del 321) e parte del articolo dove spiega la questione della degli interni



Una macchina “conciata” male

L’ho raccontato nel video, ma mi ha rattristato moltissimo vedere lo stato della manutenzione interna dell’aeroplano. Non parlo solo della pulizia, davvero a livello delle peggiori low cost, ma soprattutto per lo stato in cui versava la mia poltrona 1A.

[https://www-theflightclub-it]

C’è chi mi ha dato del polemico quando ho più volte rimarcato come la scelta della tappezzeria chiara fosse bella, ma sbagliata. Per lavare la moquette bisogna togliere i sedili: ecco perché, salvo rare eccezioni, gli interni degli aerei sono quasi sempre in tonalità dove lo sporco si percepisce meno.

[https://www-theflightclub-it]

Ma il rammarico non è solo nella moquette, ma nello stato generale della macchina. Grumi di sporco nelle intercapedini, fazzoletti e altri residui lasciati lì da tempo, a giudicare dalle condizioni.

[https://www-theflightclub-it]

Moltissimi lettori continuano a segnalarmi problemi ai sedili, soprattutto nelle classi premium: tavolini che non si aprono o chiudono correttamente, supporti delle poltrone che non si estendono, sedili che non reclinano completamente e così via.

[https://www-theflightclub-it]

Un finestrino ‘conciato’ così è sicuro come tutti gli altri (anche se non è bello da vedere)

E non stiamo parlando di aerei come gli A330/200 vicini al fine vita, ma dei nuovissimi e modernissimi velivoli che compongono la flotta di corto e lungo raggio.

[https://www-theflightclub-it]

Le condizioni di questo mobiletto dimostrano come siano mesi che lo sportello è rotto e che ormai equipaggi, passeggeri e addetti alle pulizie abbiano imparato l’arte di McGyver, diventando dei provetti scassinatori per aprire lo storage, dato che il pulsante non funziona.

[https://www-theflightclub-it]

Il bracciolo della mia poltrona mi è letteralmente rimasto in mano, senza opporre la minima resistenza quando mi ci appoggiavo sopra.

Non è tutta colpa della compagnia

È evidente che ITA Airways abbia risparmiato sulla manutenzione degli interni. Non parlo di quella strutturale o obbligatoria per legge: gli aerei sono assolutamente sicuri, ma dove si poteva tagliare lo si è fatto. Anche questo è un modo per presentare un bilancio migliore.

Una delle ragioni è il fatto che gli aerei, come le macchine che usiamo tutti i giorni, per essere riparati devono essere fermati. Mettere a terra un A321neo o un A330 non è certo come prendere un’auto sostitutiva.

Certo, in molti casi la colpa è anche dei passeggeri che si lamentano ma che sono i primi a fregarsene del prossimo. Nei miei viaggi in giro per il mondo ho visto di tutto e, purtroppo, 99 volte su 100 non siamo tutti come i coreani che puliscono prima di lasciare il posto.

E’ però evidente che un pochino di colpa la hanno sicuramente anche i produttori degli allestimenti, semprepiù leggeri e fragili.

In conclusione

Servizio impeccabile, buon catering e poltrona fantastica. Adesso speriamo solo che Lufthansa Technik riesca a mettere mano a tutte le magagne che ci sono in questa e nelle altre macchine in flotta ad AZ.
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Defo dare regione al barbone…lo scorso anno, a Febbraio, ho volato su BRU da FCO sul 321 in J su uno dei primi voli dell,Aereoporto, e, nonostante lo stesso fosse nuovo, appariva già in condizioni precarie con tavolini e braccioli inopertivi.
 
Secondo me c’è un aspetto che alla maggior parte delle persone (spesso anche agli addetti ai lavori) sfugge.

La questione purtroppo non si esaurisce solo tra manutenzione ed educazione dei passeggeri. Il problema risiede anche nelle scelte progettuali e nei materiali che oggi sono guidate non solo dalla sicurezza (che ovviamente resta) ma anche dal cost of goods.

Negli ultimi anni, metalli e leghe tradizionali sono stati spesso sostituiti da compositi e tecnopolimeri leggeri, conformi a normative FST (flammability, smoke, toxicity) e certificazioni di crash test (16 g), ma meno resistenti alla fatica ciclica. Ci sono fior fior di test su CFRP e polimeri tecnici che mostrano come il degrado da uso ripetuto comporti microdanneggiamenti prima della rottura, aumentando la necessità di fare manutenzione preventiva. Ora, questo non è il caso specifico dell’armadietto o del bracciolo di ITA, ma la sostanza è la stessa e cioè che la qualità costruttiva tende a scendere fino al minimo richiesto dalla certificazione, senza tenere conto della durabilità. Il driver della sicurezza si deve necessariamente allineare con quello del costo, e a farne le spese è il tempo di vita di un componente
Due esempi reali che vivo per lavoro: spessori ridotti, clip e fissaggi plastici invece di soluzioni metalliche massicce nei glass cockpit; impianti frenanti in carbonio/carbonio con riduzione della vita del 60% rispetto alle soluzioni anni ’90 in acciaio (e qui si aprirebbe anche la questione della sostenibilità….consumo di meno carburante, ma utilizzo di più componenti. Tipo chi oggi ha la Tesla e ci è arrivato cambiando 10 auto vs. chi continua ad usare il naftone anni 80 senza aver mai cambiato auto da 40 anni, vabbè questa è altra storia)

A questo si aggiunge un punto importante: le normative garantiscono ovviamente la sicurezza ma non necessariamente la longevità d’uso in condizioni operative ripetute. E non c’è nessun dettame a riguardo tanto che la tendenza attuale è che le scelte progettuali devono ottimizzare peso e costo, ma il loro comportamento a fatica o la resistenza a urti e abrasioni quotidiani può essere inferiore rispetto alle soluzioni vecchia scuola.

Quindi di questi aerei che volano così dopo solo due anni di vita ahimè ne vedremo sempre di più a meno che la bontà della manutenzione sia tale da coprire tutto quello che ho descritto prima.
 
Secondo me c’è un aspetto che alla maggior parte delle persone (spesso anche agli addetti ai lavori) sfugge.

La questione purtroppo non si esaurisce solo tra manutenzione ed educazione dei passeggeri. Il problema risiede anche nelle scelte progettuali e nei materiali che oggi sono guidate non solo dalla sicurezza (che ovviamente resta) ma anche dal cost of goods.

Negli ultimi anni, metalli e leghe tradizionali sono stati spesso sostituiti da compositi e tecnopolimeri leggeri, conformi a normative FST (flammability, smoke, toxicity) e certificazioni di crash test (16 g), ma meno resistenti alla fatica ciclica. Ci sono fior fior di test su CFRP e polimeri tecnici che mostrano come il degrado da uso ripetuto comporti microdanneggiamenti prima della rottura, aumentando la necessità di fare manutenzione preventiva. Ora, questo non è il caso specifico dell’armadietto o del bracciolo di ITA, ma la sostanza è la stessa e cioè che la qualità costruttiva tende a scendere fino al minimo richiesto dalla certificazione, senza tenere conto della durabilità. Il driver della sicurezza si deve necessariamente allineare con quello del costo, e a farne le spese è il tempo di vita di un componente
Due esempi reali che vivo per lavoro: spessori ridotti, clip e fissaggi plastici invece di soluzioni metalliche massicce nei glass cockpit; impianti frenanti in carbonio/carbonio con riduzione della vita del 60% rispetto alle soluzioni anni ’90 in acciaio (e qui si aprirebbe anche la questione della sostenibilità….consumo di meno carburante, ma utilizzo di più componenti. Tipo chi oggi ha la Tesla e ci è arrivato cambiando 10 auto vs. chi continua ad usare il naftone anni 80 senza aver mai cambiato auto da 40 anni, vabbè questa è altra storia)

A questo si aggiunge un punto importante: le normative garantiscono ovviamente la sicurezza ma non necessariamente la longevità d’uso in condizioni operative ripetute. E non c’è nessun dettame a riguardo tanto che la tendenza attuale è che le scelte progettuali devono ottimizzare peso e costo, ma il loro comportamento a fatica o la resistenza a urti e abrasioni quotidiani può essere inferiore rispetto alle soluzioni vecchia scuola.

Quindi di questi aerei che volano così dopo solo due anni di vita ahimè ne vedremo sempre di più a meno che la bontà della manutenzione sia tale da coprire tutto quello che ho descritto prima.
Grazie per aver trovato il tempo di dissertare sulla questione -qualita'- ; avrei liquidato con un "it's all plastic, fake leather, poor quality".
Ovvio che se lo sai te e lo so io, e penso quasi tutti qui sopra, dovrebbe saperlo chi fa certe scelte peggiorative acquistando non solo materiale scadente (che in ogni caso volendo potrebbe essere upgraded!) ma scegliendolo in versioni ancor piu' soggette a degrado.
Normalmente gente pagata bene, assai bene. Troppo bene...
 
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Grazie per aver trovato il tempo di dissertare sulla questione -qualita'- ; avrei liquidato con un "it's all plastic, fake leather, poor quality".
Ovvio che se lo sai te e lo so io, e penso quasi tutti qui sopra, dovrebbe saperlo chi fa certe scelte peggiorative acquistando non solo materiale scadente (che in ogni caso volendo potrebbe essere upgraded!) ma scegliendolo in versioni ancor piu' soggette a degrado.
Normalmente gente pagata bene, assai bene. Troppo bene...

Il punto è che chi sceglie lo fa con precisi criteri che tutto sommato io posso anche comprendere ma che non condivido.
L’utilizzo di materiali meno “pregiati” è dettata da una logica di mercato molto più ampia: oggi tutto deve costare meno per generare margini e profitto.
Per fortuna esistono limiti e regulations che restano sempre al primo posto ma la qualità percepita e la durabilità reale inevitabilmente scendono, perché non sono più driver primari.
E questo non vale solo per l’aviazione. L’importante è vendere il prodotto e garantire margini da una parte e acquistarlo rispettando budget pre stabiliti dall’altra, se poi si rompe, poco male… anzi, in certi casi fa parte del modello stesso…
 
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Il punto è che chi sceglie lo fa con precisi criteri che tutto sommato io posso anche comprendere ma che non condivido.
L’utilizzo di materiali meno “pregiati” è dettata da una logica di mercato molto più ampia: oggi tutto deve costare meno per generare margini e profitto.
Per fortuna esistono limiti e regulations che restano sempre al primo posto ma la qualità percepita e la durabilità reale inevitabilmente scendono, perché non sono più driver primari.
E questo non vale solo per l’aviazione. L’importante è vendere il prodotto e garantire margini da una parte e acquistarlo rispettando budget pre stabiliti dall’altra, se poi si rompe, poco male… anzi, in certi casi fa parte del modello stesso…
Ti svelerò un segreto. Compito delle aziende è massimizzare i profitti di lungo periodo. Se i materiali di bassa qualità non soddisfano questo obiettivo, chi li ha scelti è da cacciare; ma se si consegue il massimo profitto di lungo periodo si è raggiunto l’obiettivo
 
Ti svelerò un segreto. Compito delle aziende è massimizzare i profitti di lungo periodo. Se i materiali di bassa qualità non soddisfano questo obiettivo, chi li ha scelti è da cacciare; ma se si consegue il massimo profitto di lungo periodo si è raggiunto l’obiettivo
Ci sveleresti un segreto dicendoci se il manager AZ stia avendo dunque ragione o meno; perché se spendo oggi 100 anziché 200, ma poi la manutenzione nel tempo mi costa 150 allora direi che la mia carriera è finita. Normalmente almeno, in AZ questi princìpi si sa che non contano.
Senza contare la remissione dal danno di immagine, difficile da calcolare.
Insomma, belle parole, sempre il profitto tirato in ballo come unico colpevole?
 
Ti svelerò un segreto. Compito delle aziende è massimizzare i profitti di lungo periodo. Se i materiali di bassa qualità non soddisfano questo obiettivo, chi li ha scelti è da cacciare; ma se si consegue il massimo profitto di lungo periodo si è raggiunto l’obiettivo
Te ne svelo un altro. Lavoro da vent’anni per multinazionali Fortune 500. Purtroppo la realtà non è sempre quella che suggerisce la teoria.
Più grande è la baracca più difficile individuare responsabilità e quantomeno individuare possibili soluzioni correttive. Poi in alcune geografie (e l’Italia non è del tutto esclusa) c’è la politica, le lobby, le logiche di potere…quindi si, nella teoria giustissimo quello che dici.
 
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Reactions: East End Ave
Ci sveleresti un segreto dicendoci se il manager AZ stia avendo dunque ragione o meno; perché se spendo oggi 100 anziché 200, ma poi la manutenzione nel tempo mi costa 150 allora direi che la mia carriera è finita. Normalmente almeno, in AZ questi princìpi si sa che non contano.
Senza contare la remissione dal danno di immagine, difficile da calcolare.
Insomma, belle parole, sempre il profitto tirato in ballo come unico colpevole?
Io questo non lo, ma quando sento demonizzare il profitto ho un certo qual prurito. Come ho già detto più volte, se un manager sbaglia e non massimizza gli utili di lungo periodo va cacciato, ma non si può leggere che sia negativo generare “margini e profitti”
 
Te ne svelo un altro. Lavoro da vent’anni per multinazionali Fortune 500. Purtroppo la realtà non è sempre quella che suggerisce la teoria.
Più grande è la baracca più difficile individuare responsabilità e quantomeno individuare possibili soluzioni correttive. Poi in alcune geografie (e l’Italia non è del tutto esclusa) c’è la politica, le lobby, le logiche di potere…quindi si, nella teoria giustissimo quello che dici.
Non è difficile, la responsabilità parte sempre dall’alto