La strana trasparenza della biglietteria Alitalia:
si vola su Carpatair (quasi) senza saperlo. Storia di un breve viaggio turbolento tra Roma e Rimini, a bordo di un vettore frutto del doppio subappalto tra la compagnia di bandiera italiana, la compagnia svizzera Darwin e quella romena, già oggetto di segnalazioni per disagi e disservizi. Ma sul biglietto il nome non compare, se non "mascherato"
di PAOLO GALLORI
PUÒ CAPITARE di aver comprato un biglietto Alitalia, e ritrovarsi a sobbalzare nei cieli italiani sull’aereo di una compagnia romena al centro di molte polemiche, senza aver scelto di farlo, per una opacità nelle procedure d’acquisto del volo. A noi è capitato, e questa è la storia.
Ho viaggiato di recente in aereo da Roma a Rimini. La tratta è servita solo da Alitalia, che ha appaltato il servizio alla compagnia svizzera Darwin. Già sperimentata, nessun problema. Procedo all'acquisto di due biglietti andata e ritorno, 377,80 euro, classe economy ben poco economy per un volo di 40 minuti, ma tant'è. Sul sito della biglietteria online Alitalia noto la dicitura: "volo operato da V3 for Darwin Airlines" ma non me ne curo. V3, va bene, che sarà mai? Una sufficienza davvero colpevole. Perché il giorno della partenza, dopo aver effettuato il check-in al banco Alitalia distinto dall'insegna Darwin, mi ritrovo in pista davanti a un bimotore turboelica Saab 2000 della compagnia romena Carpatair. E Darwin che fine ha fatto?
Ormai siamo in ballo, balliamo. Durante il volo d'andata non ci sono problemi. Chiedo alla hostess: "Come mai voi e non Darwin?". "Perché Darwin deve seguire altre tratte e non le bastano gli aerei". In effetti, scoprirò successivamente che, in data 24 ottobre 2012, Darwin Airline e CAI SpA - Alitalia hanno annunciato un rafforzamento della loro partnership: dal novembre 2012 e nell'arco di 3 anni il codice Alitalia sarà progressivamente applicato su tutti i voli operati da Darwin Airline in Italia, che includono le rotte Rimini-Roma, Ginevra-Roma, Ginevra-Firenze, Ginevra-Venezia, in aggiunta alle destinazioni estive Lugano-Crotone e Lugano-Rimini. La nota conclude: "Una collaborazione il cui fine è quello di migliorare la qualità dei servizi offerti al mercato ed intensificare l'interscambio commerciale tra le due compagnie".
Evidentemente, per Alitalia e Darwin rafforzare la partnership e migliorare i servizi vuol dire assoldare una terza compagnia quasi all'insaputa degli utenti. Tecnicamente con un "wet lease", un contratto di noleggio all inclusive, per cui il sub-appaltatore, Carpatair, fornisce tutte le prestazioni: aeromobili, equipaggio, manutenzione e assicurazione.
Ma torniamo alla nostra esperienza su Carpatair. Volo di ritorno, stesso equipaggio dell'andata, presumibilmente stesso aereo. Ma stavolta non è una passeggiata. La Penisola è coperta di nubi, la temperatura è scesa, ma non siamo di certo in Alaska. Eppure si balla di brutto: non per i sobbalzi dei vuoti d'aria, ma per lunghe e lugubri vibrazioni che turbano i pensieri. Ed è in quei momenti che si inizia ad analizzare più attentamente la situazione e a far caso a tanti dettagli. Interni sciatti e lisi. La spalliera che, nella forza del decollo, va giù come una sedia a sdraio. Fa troppo caldo. La hostess illustra dove si trovano le uscite di sicurezza e come si usano i salvagente, nessun accenno a mascherine per l'ossigeno. Ma il meglio deve ancora venire, perché l'atterraggio è accompagnato dal violentissimo urto del carrello sulla pista.
Ancora scosso, una volta a terra chiedo alla biglietteria perché ho volato su Carpatair dopo aver pagato 377,80 euro per volare "comodo e sicuro" con Alitalia. La risposta: sul sito della biglietteria c'era sicuramente scritto, ma se vuole faccia reclamo. Fatto, sono in attesa di una risposta. Chiamo anche il Customer Care telefonico, che mi parla di "errore" nel caso che, ad un ulteriore click, non appaiano sulla biglietteria online tutte le informazioni sul vettore. Ho simulato un acquisto e seguito le istruzioni, nelle specifiche si parla sempre e soltanto di "V3 for Darwin Airlines". Di Carpatair neanche l'ombra. E' solo con una ricerca in rete che scopro come V3 sia il codice Iata che identifica la Carpatair. Ma perché chiamare Alitalia e Darwin col loro nome e associare a Carpatair sempre e solo una sigla? La stessa ricerca in rete alimenta il dubbio, sempre più forte, che la scelta non sia né casuale né frutto di un errore. Che ci sia la precisa volontà di non fare il nome della compagnia romena. Il perché è presto detto.
Maggio 2012, aeroporto di Firenze: allarme-incendio a bordo e quattro passeggeri contusi. Dicembre 2012: perdita di carburante su un volo Pisa-Roma e rientro forzato. Il 4 gennaio scorso: depressurizzazione in cabina e panico a bordo sulla rotta Ancona-Roma. L'ultimo, lunedì 7 gennaio: il volo AZ1666 in partenza intorno alle 7 da Pisa verso Roma-Fiumicino, appena decollato è riportato a terra per un guasto a bordo.
E siamo al 17 gennaio, quando l'alta temperatura in cabina costringe un Atr 72-500 Carpatair decollato dall'aeroporto di Ancona-Falconara per Roma a rientrare nello scalo, paura a bordo, un passeggero accusa un malore. Si tratta del 15mo disservizio nell'arco di un mese e mezzo, da quando, il 29 dicembre scorso, Alitalia ha affidato il collegamento fra le Marche e la Capitale alla società romena. Così il direttore della società di gestione aeroportuale Aerdorica, Marco Morriale, protesta con Alitalia, che risponde subentrando a Carpatair con propri aerei sulla rotta Ancona-Roma "in attesa che le cause tecniche di questo inconveniente vengano accertate e risolte definitivamente". Il deputato del Pd Mario Cavallaro annuncia un'interrogazione al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera perché il governo offra "chiarimenti immediati e non più procrastinabili sulla gestione della tratta in questione che Alitalia ha subappaltato alla compagnia".
Episodi impugnati anche da piloti e sindacati Alitalia. Il 9 gennaio l'Unione sindacale di base, che già aveva contestato l'appalto, ha espresso preoccupazione e allarme per indiscrezioni di stampa secondo cui sarebbe previsto un incremento operativo degli aeromobili forniti da Carpatair ad Alitalia impiegati su voli di corto e medio raggio. Oltre a denunciare la produzione di nuovo precariato, "ennesimo insulto alle migliaia di piloti, di assistenti di volo e di lavoratori di terra del gruppo Alitalia LAI A. S., che si trovano tuttora in mobilità". La nota, inoltre, ricorda che "Alitalia Cai non ha ritenuto di mantenere l'intera flotta di Atr per operare i propri voli (a corto e medio raggio, ndr) all'indomani del commissariamento di Alitalia Express del gruppo Alitalia Lai" e che "gli ultimi aeromobili Atr sono stati ceduti tra il 2009 ed il 2010".
A questo punto la domanda è scontata: che Alitalia indichi in biglietteria il codice V3 per timore di non vendere biglietti per tratte servite da Carpatair, salita ormai al disonore delle cronache? A precisa domanda sul perché "V3" e non "Carpatair" nel sito di prenotazione online, dalla compagnia non abbiamo ricevuto finora nessuna risposta. Adesso Alitalia potrebbe replicare che l'esperienza di volo appena raccontata è soggettiva e frutto di suggestione, che Carpatair rispetta tutti i protocolli di sicurezza, che l'ignorante sono io perché ignaro che V3 "è" Carpatair. Citando magari un passaggio delle responsabilità del vettore, riportate sul sito: "Se il vettore aereo che opera il volo non è il vettore aereo contraente, il passeggero ha il diritto di presentare una richiesta di risarcimento o un reclamo a entrambi. Se il nome o codice di un vettore aereo figura sul biglietto, questo vettore è il vettore contraente".
E io potrei ribattere che sulla carta d'imbarco rimasta in mio possesso non si parla di Carpatair. Che non ve ne è traccia sul riepilogo della transazione ricevuta via mail dopo l'acquisto del biglietto, né ve ne era al banco del check-in o al gate d'imbarco. In ogni caso, resta in me l'idea di non aver potuto scegliere con chi viaggiare.
fonte: Repubblica
si vola su Carpatair (quasi) senza saperlo. Storia di un breve viaggio turbolento tra Roma e Rimini, a bordo di un vettore frutto del doppio subappalto tra la compagnia di bandiera italiana, la compagnia svizzera Darwin e quella romena, già oggetto di segnalazioni per disagi e disservizi. Ma sul biglietto il nome non compare, se non "mascherato"
di PAOLO GALLORI
PUÒ CAPITARE di aver comprato un biglietto Alitalia, e ritrovarsi a sobbalzare nei cieli italiani sull’aereo di una compagnia romena al centro di molte polemiche, senza aver scelto di farlo, per una opacità nelle procedure d’acquisto del volo. A noi è capitato, e questa è la storia.
Ho viaggiato di recente in aereo da Roma a Rimini. La tratta è servita solo da Alitalia, che ha appaltato il servizio alla compagnia svizzera Darwin. Già sperimentata, nessun problema. Procedo all'acquisto di due biglietti andata e ritorno, 377,80 euro, classe economy ben poco economy per un volo di 40 minuti, ma tant'è. Sul sito della biglietteria online Alitalia noto la dicitura: "volo operato da V3 for Darwin Airlines" ma non me ne curo. V3, va bene, che sarà mai? Una sufficienza davvero colpevole. Perché il giorno della partenza, dopo aver effettuato il check-in al banco Alitalia distinto dall'insegna Darwin, mi ritrovo in pista davanti a un bimotore turboelica Saab 2000 della compagnia romena Carpatair. E Darwin che fine ha fatto?
Ormai siamo in ballo, balliamo. Durante il volo d'andata non ci sono problemi. Chiedo alla hostess: "Come mai voi e non Darwin?". "Perché Darwin deve seguire altre tratte e non le bastano gli aerei". In effetti, scoprirò successivamente che, in data 24 ottobre 2012, Darwin Airline e CAI SpA - Alitalia hanno annunciato un rafforzamento della loro partnership: dal novembre 2012 e nell'arco di 3 anni il codice Alitalia sarà progressivamente applicato su tutti i voli operati da Darwin Airline in Italia, che includono le rotte Rimini-Roma, Ginevra-Roma, Ginevra-Firenze, Ginevra-Venezia, in aggiunta alle destinazioni estive Lugano-Crotone e Lugano-Rimini. La nota conclude: "Una collaborazione il cui fine è quello di migliorare la qualità dei servizi offerti al mercato ed intensificare l'interscambio commerciale tra le due compagnie".
Evidentemente, per Alitalia e Darwin rafforzare la partnership e migliorare i servizi vuol dire assoldare una terza compagnia quasi all'insaputa degli utenti. Tecnicamente con un "wet lease", un contratto di noleggio all inclusive, per cui il sub-appaltatore, Carpatair, fornisce tutte le prestazioni: aeromobili, equipaggio, manutenzione e assicurazione.
Ma torniamo alla nostra esperienza su Carpatair. Volo di ritorno, stesso equipaggio dell'andata, presumibilmente stesso aereo. Ma stavolta non è una passeggiata. La Penisola è coperta di nubi, la temperatura è scesa, ma non siamo di certo in Alaska. Eppure si balla di brutto: non per i sobbalzi dei vuoti d'aria, ma per lunghe e lugubri vibrazioni che turbano i pensieri. Ed è in quei momenti che si inizia ad analizzare più attentamente la situazione e a far caso a tanti dettagli. Interni sciatti e lisi. La spalliera che, nella forza del decollo, va giù come una sedia a sdraio. Fa troppo caldo. La hostess illustra dove si trovano le uscite di sicurezza e come si usano i salvagente, nessun accenno a mascherine per l'ossigeno. Ma il meglio deve ancora venire, perché l'atterraggio è accompagnato dal violentissimo urto del carrello sulla pista.
Ancora scosso, una volta a terra chiedo alla biglietteria perché ho volato su Carpatair dopo aver pagato 377,80 euro per volare "comodo e sicuro" con Alitalia. La risposta: sul sito della biglietteria c'era sicuramente scritto, ma se vuole faccia reclamo. Fatto, sono in attesa di una risposta. Chiamo anche il Customer Care telefonico, che mi parla di "errore" nel caso che, ad un ulteriore click, non appaiano sulla biglietteria online tutte le informazioni sul vettore. Ho simulato un acquisto e seguito le istruzioni, nelle specifiche si parla sempre e soltanto di "V3 for Darwin Airlines". Di Carpatair neanche l'ombra. E' solo con una ricerca in rete che scopro come V3 sia il codice Iata che identifica la Carpatair. Ma perché chiamare Alitalia e Darwin col loro nome e associare a Carpatair sempre e solo una sigla? La stessa ricerca in rete alimenta il dubbio, sempre più forte, che la scelta non sia né casuale né frutto di un errore. Che ci sia la precisa volontà di non fare il nome della compagnia romena. Il perché è presto detto.
Maggio 2012, aeroporto di Firenze: allarme-incendio a bordo e quattro passeggeri contusi. Dicembre 2012: perdita di carburante su un volo Pisa-Roma e rientro forzato. Il 4 gennaio scorso: depressurizzazione in cabina e panico a bordo sulla rotta Ancona-Roma. L'ultimo, lunedì 7 gennaio: il volo AZ1666 in partenza intorno alle 7 da Pisa verso Roma-Fiumicino, appena decollato è riportato a terra per un guasto a bordo.
E siamo al 17 gennaio, quando l'alta temperatura in cabina costringe un Atr 72-500 Carpatair decollato dall'aeroporto di Ancona-Falconara per Roma a rientrare nello scalo, paura a bordo, un passeggero accusa un malore. Si tratta del 15mo disservizio nell'arco di un mese e mezzo, da quando, il 29 dicembre scorso, Alitalia ha affidato il collegamento fra le Marche e la Capitale alla società romena. Così il direttore della società di gestione aeroportuale Aerdorica, Marco Morriale, protesta con Alitalia, che risponde subentrando a Carpatair con propri aerei sulla rotta Ancona-Roma "in attesa che le cause tecniche di questo inconveniente vengano accertate e risolte definitivamente". Il deputato del Pd Mario Cavallaro annuncia un'interrogazione al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera perché il governo offra "chiarimenti immediati e non più procrastinabili sulla gestione della tratta in questione che Alitalia ha subappaltato alla compagnia".
Episodi impugnati anche da piloti e sindacati Alitalia. Il 9 gennaio l'Unione sindacale di base, che già aveva contestato l'appalto, ha espresso preoccupazione e allarme per indiscrezioni di stampa secondo cui sarebbe previsto un incremento operativo degli aeromobili forniti da Carpatair ad Alitalia impiegati su voli di corto e medio raggio. Oltre a denunciare la produzione di nuovo precariato, "ennesimo insulto alle migliaia di piloti, di assistenti di volo e di lavoratori di terra del gruppo Alitalia LAI A. S., che si trovano tuttora in mobilità". La nota, inoltre, ricorda che "Alitalia Cai non ha ritenuto di mantenere l'intera flotta di Atr per operare i propri voli (a corto e medio raggio, ndr) all'indomani del commissariamento di Alitalia Express del gruppo Alitalia Lai" e che "gli ultimi aeromobili Atr sono stati ceduti tra il 2009 ed il 2010".
A questo punto la domanda è scontata: che Alitalia indichi in biglietteria il codice V3 per timore di non vendere biglietti per tratte servite da Carpatair, salita ormai al disonore delle cronache? A precisa domanda sul perché "V3" e non "Carpatair" nel sito di prenotazione online, dalla compagnia non abbiamo ricevuto finora nessuna risposta. Adesso Alitalia potrebbe replicare che l'esperienza di volo appena raccontata è soggettiva e frutto di suggestione, che Carpatair rispetta tutti i protocolli di sicurezza, che l'ignorante sono io perché ignaro che V3 "è" Carpatair. Citando magari un passaggio delle responsabilità del vettore, riportate sul sito: "Se il vettore aereo che opera il volo non è il vettore aereo contraente, il passeggero ha il diritto di presentare una richiesta di risarcimento o un reclamo a entrambi. Se il nome o codice di un vettore aereo figura sul biglietto, questo vettore è il vettore contraente".
E io potrei ribattere che sulla carta d'imbarco rimasta in mio possesso non si parla di Carpatair. Che non ve ne è traccia sul riepilogo della transazione ricevuta via mail dopo l'acquisto del biglietto, né ve ne era al banco del check-in o al gate d'imbarco. In ogni caso, resta in me l'idea di non aver potuto scegliere con chi viaggiare.
fonte: Repubblica