Eccoci arrivati alla parte più lunga ed a mio avviso più spettacolare di questo TR, Hamilton Island e le Whitsundays, che abbiamo deciso di visitare dopo aver sentito meraviglie sulle acque dell’arcipelago, ed in particolare di una certa Whitehaven Beach.
Le Whitsundays sono un gruppo di 74 isole situate nella costa tropicale del Queensland, al centro del Great Barrier Reef. Di queste, meno di 10 sono abitate, ed il principale insediamento è Hamilton Island.
Quest’isola, di dimensioni all’incirca comparabili alla nostrana Procida, è di proprietà privata, ed attualmente appartiene a Bob Oatley,un nome che potrà dire qualcosa ad appassionati di vini e/o di vela: i primi in quanto la cessione della sua famosa multinazionale vinicola alla Southcorp anni fa lo ha reso uno dei principali billionaires aussie, i secondi in quanto lui è il patron di Wild Oats, imbarcazione pluri-vincitrice (anche 2012, con tanto di record) della Sydney to Hobart Race.
Porto (un po’ il centro dell’isola)
Natura locale
Negozio con storia Rip Curl
La spiaggia principale dell’isola, Catseye Beach
Chiesa per matrimoni, vista spaziale
Oatley ha costruito vari hotel sull’isola negli ultimi anni e tra questi, a fine 2007, il qualia
http://www.qualia.com.au/, dove alloggiamo noi. Il resort occupa tutta l’estremità settentrionale dell’isola (30 acri, per “sole” 60 camere) e, per quanto possano valere certi titoli, ad ottobre 2012 è stato eletto Best Resort in the World (Conde Nast Traveler Readers' Choice Awards), diventando al contempo uno dei soli 4 resort nella venticinquennale storia del premio ad avere ottenuto un punteggio di 100/100.
Stravince la mia classifica personale degli hotel australiani della vacanza, qui siamo proprio in un’altra categoria. Ulteriore menzione di merito per non aver incrociato neanche un italiano tra gli ospiti.
Prima di lasciare spazio alle foto, un paio di cose simpatiche: i clienti del resort non necessitano di portar con se il portafoglio quando girano l’isola. Presso tutti gli esercizi commerciali dell’isola, di qualsiasi tipo essi siano (dal panettiere all’affitto dell’aereo privato), possono addebitare la cifra sul conto della propria camera.
Inoltre, a tutti i clienti del resort viene dato in uso gratuito un golf buggy, che è l’unico mezzo di trasporto consentito ai turisti per muoversi sull’isola (le vetture “normali” sono infatti utilizzabili solo dagli esercenti per finalità operative, ed i car rental offrono solo buggies).
Ingresso del resort (blindatissimo)
Main Hall e relativa vista sull’arcipelago, commovente
Piscina e spiaggia privata
Camere, chiamate Pavillions (la nostra, la più plebea, era 90mq + terrazzo).
La cosa più bella, oltre alla stanza in sé, è il fatto che i Pavillions siano distanti almeno 100 metri l’uno dall’altro risultando quindi sostanzialmente “invisibili” e dando una sensazione di privacy impareggiabile. Fuori da ognuno c’è il posto auto privato per parcheggiare il buggy (con tanto di presa elettrica per ricaricarlo).
Resort map
Per chi come noi ha optato per il Gourmet Package (consigliatissimo), tutto il F&B (dall’acqua allo champagne, al cibo) è complimentary in qualsiasi parte dell’isola, dal minibar della camera ai ristoranti della struttura (ce ne sono due, uno più formale ed uno più “casual”). Chiedete e vi sarà dato. Livello di servizio, qualità del personale e del cibo da cinema.
Per la serie “in Australia c’è la crisi”, il qualia è stato il primo resort di tutta la vacanza che ho dovuto confermare in quanto a maggio le camere disponibili per fine dicembre già scarseggiavano.
Dopo una serata di bagordi per l’ultimo dell’anno, la tarda mattinata successiva decidiamo di fare un giro in Quad per esplorare i sentieri dell’isola e godere delle magnifiche viste dell’arcipelago (tempo un po’ così, purtroppo).
Island map
Marina e Yacht Club
Questa è Dent Island, letteralmente il “campo da golf” di Hamilton Island. Sull’isola ci sono infatti solo le 18 buche + club house, si dice che sia uno dei green con le viste più spettacolari del mondo.
Veduta aerea di HTI, aeroportino mica male per un’isola così piccola (pista di quasi 1,8 km).
A parte i (pochi) voli schedulati, c’è un via vai pazzesco di elicotteri, idrovolanti e AG, mai visto un traffico simile. Non a caso fa più pax/anno di quello di Ayers Rock, che turisticamente parlando è località molto più nota, almeno all’estero.
ATC Tower
Il giorno dopo è previsto bel tempo e decidiamo di andare a Whitehaven Beach, la spiaggia più famosa dell’arcipelago che si trova su Whitsunday Island, l’isola che dà il nome al gruppo ed è anche la più grande (benché disabitata). Per arrivare tre opzioni: barca, elicottero o idrovolante. Dato che l’ala rotante l’avevamo già sperimentata a Kings Canyon e la barca a Cairns, proviamo l’idrovolante.
Terminal AG di HTI, l’interno è niente male
Voleremo su un Beaver carrellato (DHC-2)
Itinerario (ca. 15 mins di volo)
Scheda tecnica di HTI
Siamo in seconda (e ultima) fila, max capacity sono pilota + 6 pax
Legroom
Safety Card
Strumentazione
Entriamo in pista
Gasse!!
D’ora in poi parlano le foto
Ecco Whitehaven Beach, giuro che neanche alle Maldive (prossima parte del viaggio) il mare ha questi colori e la sabbia è così bianca (è silicio puro al 98%). Unico problema è che, causa rischio meduse, per fare il bagno si è costretti ad indossare la muta (che però ha il vantaggio di proteggere dal sole cocente).
Landing (o meglio, ammaraggio)
Giù l’ancora e spiaggia
Complimentary champagne (o presunto tale) offerto da Hamilton Island Air, che opera questi voli
Dopo qualche ora si riparte, taxing
Full power!!
Panorami
Il qualia visto dal cielo
HTI in sight
Landing. Questo lo prendiamo domani
La mattina della partenza decidiamo di usufruire di un altro servizio gratuito del resort: il picnic su un’isola deserta.
In pratica loro ti accompagnano in barca su una spiaggia e ti mollano lì fin quando non gli dici di venirti a riprendere. Carino. L’isola è Henning Island, e la spiaggia è quella immortalata dal Dash 8 prima dell’atterraggio a HTI.
Ci passa sopra il mio amico detersivo
Emergency kit
Questa è la casa di Oatley ad Hamilton Island (dotata di piscina olimpionica), sita all’interno del complesso del Qualia.
Purtroppo a metà giornata si riparte.
Ci aspetta un viaggio più lungo di quello che ci ha portato da MXP a SYD, oltre 30 ore.
La meta è MLE (o, meglio, il nostro resort alle Maldive), e per arrivarci ci sono tre voli + l’idrovolante per raggiungere il resort. Arriveremo la sera del giorno dopo.
La prima tratta (HTI-SYD) voliamo Jetstar. Per fortuna neanche qui abbiamo problemi di excess baggage.
Atrio partenze di HTI
Pubblicità del Yacht Club e del Golf Club di Hamilton Island
Lounge riservata ai clienti Qualia
Voli di oggi
Boarding
Siedo come sempre sull’ala
Legroom strettino, d’altronde siamo su una low-cost (o presunta tale)
Safety card
Ci muoviamo, di fianco all’aeroporto c’è anche il molo per le boats oversize
Via!
Al decimo volo ricordo di aver portato con me i logbook, meglio tardi che mai!! Chiedo alla hostess di recapitarlo al CPT, dopo un iniziale attimo di perplessità esegue e il CPT a fine volo mi invita in cockpit a scambiare 4 chiacchiere.
Onboard, non essendoci PTV, noleggiano Ipad al costo di 8 euro per la durata del volo.
Dopo 2 ore uneventful, l’avvicinamento a SYD è memorabile, la giornata è fantastica e si vede tutta la baia
Bondi Beach
SYD prima della virata
Finale e touchdown
Attracchiamo al T2, dobbiamo ritirare i bagagli e andare al T1, ma abbiamo oltre 4 ore di connessione e siamo arrivati in anticipo, no problem.
Bus per il terminal transfer (5,5 AUD a testa per 5 minuti, mica male..)
Partenze
Check-in. Anche su questo volo, incredibilmente, non riusciamo ad avere i posti centrali vicini, nonostante li avessi preselezionati in precedenza. Il motivo è che c’è stato un cambio macchina last-minute e le preselezioni sono andate a farsi benedire. Davvero incredibile questa cosa. Ad ogni modo i voli con EY sono stati tutti full in J al 100%, per cui non c’è stato mai verso di farsi cambiare posto. Amen, come all’andata, staremo uno davanti all’altro.
Controlli uneventful e siamo airside. Proprio bella la shopping mall di SYD.
Fauna locale
EY manda i propri pax nella lounge NZ, situata proprio sopra il nostro gate d’imbarco. Molto ampia e poco affollata, ma catering piuttosto scadente
La vista però è notevole. Arriva anche il nostro 346.
Ci vado leggero
Boarding, stavolta finger unico
Figata, c’è la nuova J! Sono all’8A, situato nella parte anteriore della J, adiacente alla F e prima del galley, posizione nettamente migliore e più tranquilla del 12K del volo di andata, posto in fondo alla J.
Prima ancora di sedermi, noto due migliorie rispetto alla vecchia J: 1) lo schermo è più vicino al sedile; 2) ci sono varie tasche o zone dove poggiare le proprie cose. Bene!
Particolari del sedile. Anche qui miglioramenti notevolissimi rispetto alla vecchia J. In full recline è più lungo, non ha strutture contenitive ai lati del poggiapiedi e la struttura contenitiva dietro la testa è bassa e meno tondeggiante, il che consente di dormire anche a pancia in giù (finalmente!). Complessivamente, un passo in avanti notevole, questa J non ha niente da invidiare ai top-performer del settore.
Altro giro, altra ruota
La lista dei vini è sempre lei, stavolta mi propongo di provare il rosso cileno
Il menu a-la-carte è un ulteriore reshuffle dei precedenti, la kitchen anytime è sempre lei
Ennesimo kit Korres
Più ci sto sopra, più questo 346 mi piace
Ancora l’inquietante filastrocca
Pronti alla partenza.. via! Stavolta le cameras funzionano, sull’AUH-SYD erano fuori uso.
Meglio non guardare quanto manca..
Prima di passare al cileno, l’AV mi consiglia il Ca’ Bolani.. sono 3 settimane che non provo vino italiano, e cedo facilmente. Promosso, proprio buono! Mi piace così tanto che al cileno non ci arriverò mai.
Salto l’antipasto e vado direttamente al Main. La moglie opta per la pasta, io per lo Stroganoff. Buona la carne, ma quella dell’AUH-SYD vinceva su tutta la linea.
Eccellente invece il banoffee pie, sinora il miglior dessert provato su EY
Il servizio stavolta è stato rapido, ed il crew è stato veramente eccellente, gentile, sempre presente quando necessario e disponibile a richieste extra. A tutt’oggi il migliore dei voli EY provati. Quando stiamo per sorvolare Coober Pedy (un posto dove ci sono solo opali, ma che non so perché mi intriga molto) sono pronto a tentare di dormire.
Miracolo, riesco! Pur con qualche interruzione mi faccio 5-6 ore abbondanti di sonno, miracoli della nuova poltrona!
La cosa alienante di questo volo è che, andando verso ovest, è completamente notturno. 14 ore di volo senza vedere mai il sole (si parte di notte e si arriva che è notte) è veramente allucinante. Con un po’ di anticipo rispetto al previsto, e complice il fatto che sono uno dei pochi svegli in cabina, il crew mi propone di fare la colazione. Accetto e ci vado leggero, con frutta e succo di mela.
Dopo pochi minuti l’AV mi ritorna con un incartamento impressionante dal cockpit, il CPT mi ha riempito di carte, un mito! Eccovi tutti i dati del volo, interessanti delle cose (alcune sono domande che pongo ai più esperti)
A SYD siamo partiti praticamente al MTOW e data (credo) la lunghezza della tratta, ci sono 2 CPT onboard. Ma perché si sale alla quota massima sempre e solo a fine viaggio?
Il fuel imbarcato era il max, segno che eravamo prossimi al limite di autonomia del 346?
Mi spiegate cosa vuol dire la pagina “critical point for fuel requirements”?
Il “finres” sulla pagina dei dettagli del fuel cosa vuol dire? È quella a discrezione del comandante, tanto dibattuta ultimamente?
La mappa delle perturbazioni era precisissima, abbiamo ballato solo dove segnato nella mappa
La carta delle rotte dell’Oceano Indiano è una figata, ma impossibile da riportare in una foto unica (il foglio di 12 pagine si apriva a ventaglio)
La colazione mi è stata servita troppo presto, dopo 2 ore ho di nuovo fame e chiedo croissant. Accontentato, anche se non erano il massimo
Ci siamo quasi, finalmente il sorvolo oceanico è finito e si vede terra
Finale verso AUH
Arrivati!
Il volo per MLE imbarca dal T1, per cui stavolta facciamo il percorso inverso dell’andata. 3h e 45 di connessione + volo arrivato in anticipo, siamo larghissimi
Andiamo alla lounge EY del T1, sostanzialmente identica a quella del T3 anche se più piccola
Mi prenoto per un altro massaggio, stavolta un più tradizionale “back support”. Decisamente meglio del precedente.
Doccia rigenerante, anche i bagni sono in scala 1:2 rispetto al T3, e neri invece che chiari. Per fortuna il mega-soffione c’è anche qui.
Terza colazione della mattinata, non male considerando che ancora non albeggia.
Nella lounge non solo non vengono annunciati i voli in imbarco, ma gli schermi proiettano solo una pagina di voli. Conclusione: noi ci muoviamo 30 mins prima dell’ETD quando il nostro volo ancora non compariva sui FIDS, ma scopriamo di essere in mega-ritardo, manchiamo in pochissimo ed il gate sta per chiudere. Veramente assurdo! Ad ogni modo il personale ci fa saltare la fila dei controlli di sicurezza ed in 3 minuti siamo al gate.
Curioso che al gate non ci sia alcuna indicazione che si stia imbarcando per MLE
Voleremo su un 320-200
Siamo in seconda fila, anche qui LF al 100% in J
Standard kit
Legroom molto generoso
Stavolta mi chiedono se vogliamo acqua, soft drink o juices, per cui vado di coke.
Il menu e la lista vini sono sostanzialmente una versione in scala 1:2 di quello del volo precedente
Ma allora c’era lo champagne, perché non lo offrono all’imbarco??
Ci muoviamo
Il PTV è nel bracciolo, e l’E-Box è anch’esso una versione ridotta del fratello “maggiore”, anche se le cose per me importanti (movies, AS, cameras) ci sono tutte
Via!
Eccolo il Ferrariworld
Non è proprio brevissimo neanche questo
Deserto
Forte della positiva esperienza dell’andata, riprovo l’antipasto arabico, ma con mia sorpresa mi cambiano la composizione. Stavolta è davvero immangiabile.
Abbandoniamo le coste della penisola arabica, mentre io convinco la moglie a fare a cambio di antipasto. Questo è decisamente meglio
Ecco i dettagli del volo. Anche qui una domanda: per quanto tempo abbiamo volato in ETOPS?
Ottima invece la pasta, veramente al dente e dal sapore eccellente
Anche il telecomando è piccolino
Safety card
Eccoci sopra le Maldive, che spettacolo di colori!
Touchdown a MLE
C’è anche lui
Ritiro bagagli abbastanza rapido, ma subito dopo spiacevole sorpresa. Alle Maldive è tassativamente vietato introdurre alcolici, e le mie due belle bottiglie di rosso aussie che fine fanno? In dogana me le requisiscono lasciandomi un foglio che mi dovrebbe di riprenderle al momento della ripartenza (speriamo)!
All’uscita troviamo il personale del resort che ci conduce immediatamente al check-in dell’idrovolante. Qui l’excess baggage me lo beccano, e me lo fanno pagare. Mi va tutto sommato bene: 47 USD
Lounge del resort in attesa dell’imbarco dell’idrovolante
Seaplane terminal. La Maldivian Air Taxi ha 20 aerei ed è uno dei principali operatori di Twin-Otter “anfibi” del mondo
I piloti vengono dall’Alaska (!) e sono scalzi, che vita!
Safety card
Ci muoviamo. Sea-traffic control tower
Gas!
Siamo in volo
Malè, ci vivono 100k persone (che densità abitativa c’è??)
FL
Twin Otter story
Resort ovunque
Prima tappa dopo 20 mins di volo, noi scendiamo alla prossima
Alcuni resort (come questo) non dispongono di un attracco per l’idrovolante, e di conseguenza hanno delle piattaforme ad un centinaio di metri dall’isola, dove il personale del resort viene a prendere via barca i turisti. O meglio, dovrebbe venire a prendere, visto che aspettiamo quasi 10 minuti prima che qualcuno si palesi.
Ripartiamo, a bordo siamo rimasti solo noi
Neanche 5 minuti e siamo arrivati, solo 31 ore dopo la partenza da Hamilton Island. Da un paradiso ad un altro comunque!
Attracchiamo a 3 metri di distanza dai sub
Prossima parte OT Maldive + volo per AUH (arriverà tra qualche giorno visto che sono ancora qui)