Ho cercato a lungo - no, vabbé, per mezz'ora - un filo conduttore tra le due destinazioni in questo TR, e il risultato è che non esiste. Fossero state Iran e Venezuela avrei potuto buttar giù un parallelismo bolivar-khomeinista; fossero state Perù ed Egitto avrei potuto tentare una pseudostoria alla Voyager ("Misteriosi contatti preistorici tra Inca e Faraoni? Mbuti! Mbuti! Solo su rieduchescional channel!") ma il fatto è che l'unico filo conduttore tra Iran e Perù è che è li che sono andato. Ma procediamo con ordine, col routing:
Disclaimer
Il TR è lungo. E quando dico lungo, dico lungo. Del tipo che, se lo volete leggere in una botta sola, vi conviene prendervi da bere, e da magari da mangiare. La colpa non è mia, lo giuro.
Ah, disclaimer numero due. Abbiamo comprato una GoPro, e quindi devo usarla. Se non vi piace il fisheye, chiudete tutto.
Antefatto
Febbraio. È venerdì, e appare una notizia: BA apre Tehran da lugli
ra, io avevo preso due settimane di ferie, i primi 15 giorni di fila in 5 anni. A 8200, l'Illuminato Datore di Lavoro ne ha dati solo 10 per cui avrò un 5 giorni di libertà. Ecco trovata la soluzione su cosa in solitaria: un giretto in Iran!
I mesi passano, e anche la seconda parte del piano prende corpo. Dopo aver scartato un po’ di opzioni spunta l'idea Perù. Anche lì BA ha appena aperto una rotta, da Gatwick.
Se non che, a giugno, giunge la notizia che il volo di BA per IKA è ritardato di un mese e mezzo. Colpa di permessi mancanti, a quanto pare; le opzioni sono re-routing via MUC, FRA, FCO e persino Doha, oppure cancellazione e amici come prima. Siccome, nel frattempo, ho deciso che voglio andare ad Isfahan e non a Tehran, decido di cancellare tutto e di usare i soldi del rimborso per un IST-IFN. Seguirà standby da e per Istanbul.
Parte I - Iran
Gli inglesi, in materia di cibo e viaggi, sono estremamente abitudinari. Suppongo che il pool genetico di gente tipo Colin Thubron, Wilfred Thesiger o Gertrude Bell si sia estinto, fattostà che le scelte viaggistiche dei miei colleghi, amici e conoscenti britanni sono, quasi senza eccezione, variegate come il guardaroba di una donna afghana. Dubai, Vegas, LA, qualche isola dei Caraibi, Sud Africa, Hong Kong e Australia.
Tutta 'sta pappardella per dire che, nelle settimane antecedenti il viaggio, la domanda "Where is it that you're going to again?" è gettonatissima, unitamente alla raccomandazione "Have you got your vest and tin helmet?".
La prima andata: Londra-Isfahan
Sia come sia, arriva il fatidico venerdì, e arriva anche il momento di abbandonare l'ufficio, direzione Terminal 2, che raggiungo con una comoda combo bus-Heathrow Express.
Arrivo al T2 malapena un'ora prima della partenza del volo TK1986, e mi tocca farmi largo a spintoni tra la coda; qualche anima candida ha pensato bene che, se ci sono tre compagnie aeree, e tutte sono Star Alliance, e queste usano lo stesso sistema, e quelle tre compagnie hanno putacaso lo stesso handler, allora si può fare una coda unica per tutte e tre. Idea ottima, fino a quando una non ha un volo in chiusura e le altre hanno appena cominciato il check-in. Mi faccio avanti e arrivo ad un banco, dove vengo istantaneamente accettato malgrado sia standby.
Airside:
Il 77W parte da quello che era l'ex EuroPier, una volta connesso al T1, ristrutturato e attaccato al T2. Arrivarci significa scendere due rampe di scale mobili, prendere tre tapis roulant in un tunnel in salita e discesa, e poi altre due scale mobili. Le scale mobili sono evitabili usando gli ascensori, che sono ovviamente mimetizzati il più possibile. Come diavolo faccia Skytrax a considerare LHR il miglior aeroporto d'Europa lo sanno solo loro.
Arrivo ad imbarco praticamente concluso, il tempo di due foto e salgo a bordo.
Il 77W di oggi è nuovo, con WiFi (che non ho usato) e sedili alla Emirates, bellini da vedere ma duri come le panche dei vecchi 343 di Iberia.
Come avevano fatto notare i mammasantissima del forum, Turkish Airlines ha veramente ingoiato amo lenza e piombo su questa faccenda del golpe, arrivando a montare uno spettacolo da difesa di Leningrado per un colpo di stato che sì c'è stato, ma deve essere stato organizzato da Ciccio e Franco per come s'è svolto. Ad ogni modo, tolto l'editoriale e lo speciale di dieci pagine, c'è anche un volumetto di fotografie che ripercorre minuto per minuto il golpe, con tanto di elenco finale dei caduti.
Siamo 219 a bordo, e ho una fila da tre tutta per me. Facciamo un po' di coda a margine della pista, giostrando con un 380 e altri 77W ("Passo io?" "Passi lei?" "Vadi ragioniere vadi") e poi siamo su, nell'aria limpida sopra quest'isola dannata. Una bella vista sulla città, e poi via verso sud, passando sopra Parigi, quella che sembrava Francoforte e poi incuneandosi tra Austria e Ungheria, volando sopra i Balcani e costeggiando Belgrado.
Chiedo scusa per l’unto sul finestrino, ho fatto il possibile.
Sopra la Slovenia:
I tagli, mi sa, sono arrivati anche in TK. Il tradizionale passaggio col vassoio di Turkish Delight inizia e finisce dopo una fila, coll'A/V richiamato da una collega con un secco ordine, che ritengo sia stata la versione turca di "Imbecille questi non li diamo ai barboni!". Anche il menù è sparito, e la scelta è pasta o pollo. Ecco qui il bottino, con tanto di mezzo chilo di sale buttatoci sopra per sbaglio.
Una volta atterrati, con mezzo aereo già in piedi, attracchiamo nella nuova ala dell'Atatürk, quella che a marzo era ancora in costruzione. Chi ha una boarding pass per il volo successivo può andare direttamente alle partenze, tutti l'altri s'accomodino dabbasso. Io, che la BP già ce l'ho, sono sopra in un secondo. Ma che bel transito, volesse mai il cielo che anche in Britannia si riesca a fare così....
Sbarcando. Bulkhead:
E business, con la solita 2-3-2:
IST è il solito zoo. È tardi, ma ci sono comunque cani cavalli pecore vacche a zonzo ovunque. Puzza d'ascelle, rutti, pannolini abbandonati, grida e porconi in venti lingue e cento dialetti si sprecano. IST è così, prendere o lasciare, e io prendo. Sarà che son barbone, ma a me piace. Mi siedo in un angolo e poi è il momento d'imbarcare sul Cobus per IFN.
La lotteria di TK vuole che questo volo sia gestito coll'A320. Ho oramai volato con buona parte della flotta di TK (77W, 333, 321, 73W) e questo A320 ha gli interni più cretini che esistano. A parte una bella J regionale, i sedili di barbon sono tutti reclinati in partenza a 15 gradi, che possono diventare quasi 25 premendo l'apposito bottone, e l'unico modo per distendere le gambe è quello di sviluppare una seconda giuntura a metà tibia.
L'aereo è pieno per metà, ma gli iraniani ci si mettono d'impegno e riescono a battere il casino combinato dagli armeni su un Yerevan-Atene preso qualche mese fa. Ringraziando il cielo decolliamo, e sono talmente stanco che praticamente dormo tutto il volo, saltando safety demo, cibo, bevande e caffè.
Mi sveglio al richiamo dei venti minuti all’arrivo. La cabina viene messa in sicurezza, continuiamo la discesa e, all'improvviso, sentiamo i motori riprendere potenza, il muso torna su e via, risaliamo spediti nel blu. Dopo 300 voli, il mio primo go-around. Passiamo qualche istante a fissarci interrogativamente finché la capitana non c'informa che eravamo a un minuto dal completare l'atterraggio quando, dalla torre, l'hanno avvisata della presenza di cani randagi in pista. Ghignate e porconi si sprecano in cabina.
Allontanati i cani, torniamo ad allinearci ed atterriamo dopo aver sorvolato uno stuolo di hangar militari, tra cui spuntava, seminascosto, un Tomcat. Non ho foto, per cui dovete credermi sulla fiducia, ma se andate su Google maps ne vedrete alcuni. Non credevo ce ne fossero ancora in giro.
Ad attenderci c'è un Cobus e un nugolo di mezzi di terra vecchi a sufficienza per votare al Senato:
poco più in là, le forche caudine dell'immigrazione, che si rivelerà abbastanza facile se non un po' burocratica (vai là, vai qui, paga quello, mostra la ricevuta a quell'altro, e pazienza se è sempre la stessa persona). Fatto ciò, via sul più decrepito dei taxi per Isfahan.
Continua....

Disclaimer
Il TR è lungo. E quando dico lungo, dico lungo. Del tipo che, se lo volete leggere in una botta sola, vi conviene prendervi da bere, e da magari da mangiare. La colpa non è mia, lo giuro.
Ah, disclaimer numero due. Abbiamo comprato una GoPro, e quindi devo usarla. Se non vi piace il fisheye, chiudete tutto.
Antefatto
Febbraio. È venerdì, e appare una notizia: BA apre Tehran da lugli

I mesi passano, e anche la seconda parte del piano prende corpo. Dopo aver scartato un po’ di opzioni spunta l'idea Perù. Anche lì BA ha appena aperto una rotta, da Gatwick.
Se non che, a giugno, giunge la notizia che il volo di BA per IKA è ritardato di un mese e mezzo. Colpa di permessi mancanti, a quanto pare; le opzioni sono re-routing via MUC, FRA, FCO e persino Doha, oppure cancellazione e amici come prima. Siccome, nel frattempo, ho deciso che voglio andare ad Isfahan e non a Tehran, decido di cancellare tutto e di usare i soldi del rimborso per un IST-IFN. Seguirà standby da e per Istanbul.
Parte I - Iran
Gli inglesi, in materia di cibo e viaggi, sono estremamente abitudinari. Suppongo che il pool genetico di gente tipo Colin Thubron, Wilfred Thesiger o Gertrude Bell si sia estinto, fattostà che le scelte viaggistiche dei miei colleghi, amici e conoscenti britanni sono, quasi senza eccezione, variegate come il guardaroba di una donna afghana. Dubai, Vegas, LA, qualche isola dei Caraibi, Sud Africa, Hong Kong e Australia.
Tutta 'sta pappardella per dire che, nelle settimane antecedenti il viaggio, la domanda "Where is it that you're going to again?" è gettonatissima, unitamente alla raccomandazione "Have you got your vest and tin helmet?".
La prima andata: Londra-Isfahan
Sia come sia, arriva il fatidico venerdì, e arriva anche il momento di abbandonare l'ufficio, direzione Terminal 2, che raggiungo con una comoda combo bus-Heathrow Express.

Arrivo al T2 malapena un'ora prima della partenza del volo TK1986, e mi tocca farmi largo a spintoni tra la coda; qualche anima candida ha pensato bene che, se ci sono tre compagnie aeree, e tutte sono Star Alliance, e queste usano lo stesso sistema, e quelle tre compagnie hanno putacaso lo stesso handler, allora si può fare una coda unica per tutte e tre. Idea ottima, fino a quando una non ha un volo in chiusura e le altre hanno appena cominciato il check-in. Mi faccio avanti e arrivo ad un banco, dove vengo istantaneamente accettato malgrado sia standby.
Airside:

Il 77W parte da quello che era l'ex EuroPier, una volta connesso al T1, ristrutturato e attaccato al T2. Arrivarci significa scendere due rampe di scale mobili, prendere tre tapis roulant in un tunnel in salita e discesa, e poi altre due scale mobili. Le scale mobili sono evitabili usando gli ascensori, che sono ovviamente mimetizzati il più possibile. Come diavolo faccia Skytrax a considerare LHR il miglior aeroporto d'Europa lo sanno solo loro.

Arrivo ad imbarco praticamente concluso, il tempo di due foto e salgo a bordo.


Il 77W di oggi è nuovo, con WiFi (che non ho usato) e sedili alla Emirates, bellini da vedere ma duri come le panche dei vecchi 343 di Iberia.


Come avevano fatto notare i mammasantissima del forum, Turkish Airlines ha veramente ingoiato amo lenza e piombo su questa faccenda del golpe, arrivando a montare uno spettacolo da difesa di Leningrado per un colpo di stato che sì c'è stato, ma deve essere stato organizzato da Ciccio e Franco per come s'è svolto. Ad ogni modo, tolto l'editoriale e lo speciale di dieci pagine, c'è anche un volumetto di fotografie che ripercorre minuto per minuto il golpe, con tanto di elenco finale dei caduti.




Siamo 219 a bordo, e ho una fila da tre tutta per me. Facciamo un po' di coda a margine della pista, giostrando con un 380 e altri 77W ("Passo io?" "Passi lei?" "Vadi ragioniere vadi") e poi siamo su, nell'aria limpida sopra quest'isola dannata. Una bella vista sulla città, e poi via verso sud, passando sopra Parigi, quella che sembrava Francoforte e poi incuneandosi tra Austria e Ungheria, volando sopra i Balcani e costeggiando Belgrado.
Chiedo scusa per l’unto sul finestrino, ho fatto il possibile.






Sopra la Slovenia:

I tagli, mi sa, sono arrivati anche in TK. Il tradizionale passaggio col vassoio di Turkish Delight inizia e finisce dopo una fila, coll'A/V richiamato da una collega con un secco ordine, che ritengo sia stata la versione turca di "Imbecille questi non li diamo ai barboni!". Anche il menù è sparito, e la scelta è pasta o pollo. Ecco qui il bottino, con tanto di mezzo chilo di sale buttatoci sopra per sbaglio.

Una volta atterrati, con mezzo aereo già in piedi, attracchiamo nella nuova ala dell'Atatürk, quella che a marzo era ancora in costruzione. Chi ha una boarding pass per il volo successivo può andare direttamente alle partenze, tutti l'altri s'accomodino dabbasso. Io, che la BP già ce l'ho, sono sopra in un secondo. Ma che bel transito, volesse mai il cielo che anche in Britannia si riesca a fare così....
Sbarcando. Bulkhead:

E business, con la solita 2-3-2:

IST è il solito zoo. È tardi, ma ci sono comunque cani cavalli pecore vacche a zonzo ovunque. Puzza d'ascelle, rutti, pannolini abbandonati, grida e porconi in venti lingue e cento dialetti si sprecano. IST è così, prendere o lasciare, e io prendo. Sarà che son barbone, ma a me piace. Mi siedo in un angolo e poi è il momento d'imbarcare sul Cobus per IFN.
La lotteria di TK vuole che questo volo sia gestito coll'A320. Ho oramai volato con buona parte della flotta di TK (77W, 333, 321, 73W) e questo A320 ha gli interni più cretini che esistano. A parte una bella J regionale, i sedili di barbon sono tutti reclinati in partenza a 15 gradi, che possono diventare quasi 25 premendo l'apposito bottone, e l'unico modo per distendere le gambe è quello di sviluppare una seconda giuntura a metà tibia.


L'aereo è pieno per metà, ma gli iraniani ci si mettono d'impegno e riescono a battere il casino combinato dagli armeni su un Yerevan-Atene preso qualche mese fa. Ringraziando il cielo decolliamo, e sono talmente stanco che praticamente dormo tutto il volo, saltando safety demo, cibo, bevande e caffè.
Mi sveglio al richiamo dei venti minuti all’arrivo. La cabina viene messa in sicurezza, continuiamo la discesa e, all'improvviso, sentiamo i motori riprendere potenza, il muso torna su e via, risaliamo spediti nel blu. Dopo 300 voli, il mio primo go-around. Passiamo qualche istante a fissarci interrogativamente finché la capitana non c'informa che eravamo a un minuto dal completare l'atterraggio quando, dalla torre, l'hanno avvisata della presenza di cani randagi in pista. Ghignate e porconi si sprecano in cabina.
Allontanati i cani, torniamo ad allinearci ed atterriamo dopo aver sorvolato uno stuolo di hangar militari, tra cui spuntava, seminascosto, un Tomcat. Non ho foto, per cui dovete credermi sulla fiducia, ma se andate su Google maps ne vedrete alcuni. Non credevo ce ne fossero ancora in giro.
Ad attenderci c'è un Cobus e un nugolo di mezzi di terra vecchi a sufficienza per votare al Senato:


poco più in là, le forche caudine dell'immigrazione, che si rivelerà abbastanza facile se non un po' burocratica (vai là, vai qui, paga quello, mostra la ricevuta a quell'altro, e pazienza se è sempre la stessa persona). Fatto ciò, via sul più decrepito dei taxi per Isfahan.

Continua....