Thread Alitalia - Gennaio 2017


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Il bilancio va interpretato, al di là dei parametri contabili. Pensa, ad esempio, alla gestione degli aeromobili e dei costi del leasing, oppure al costo del carburante.
Come puoi dedurre se siano state fatte scelte giuste o sbagliate senza conoscere le logiche, basate tra l'altro su piani pluriennali?

questo sotto è uno schemino che avevo postato tempo fa, alcuni dati (quelli indicati con l'asterisco sono ottenuti forse spannometrici
ma in questo momento la situazione è quella di definire i milioni non le migliaia).

questo schemino individua passegeri e ricavi medi sul nazionale, internazionale ed intercontinentale (tratti dal bilancio alitalia 2015).

1.sul nazionale tranne alitalia gli altri operatori sono LCC e con quote crescenti
2.sull'internazionale oltre ad alitalia ed altri operatori LCC ci sono lufthansa che porta transiti in germania, airfrance che porta transiti
in francia + l'accordo famoso e iag.
3.sull'intercontinentale ci sono spazi.

STRATEGIA
1.sul nazionale se ci sono solo LCC devi competere sul costo e quindi devi abbassare i costi di struttura ed avere contributi dagli aeroporti
2.sull'internazionale devi competere sul costo, avere contributi dagli aeroporti e farti aprire le tratte atlantiche
3.sull'intercontinentale devi focalizzarti sugli hub principali che sono roma fiumicino e milano linate (il secondo ha un'area di 18 milioni di
clienti potenziali mentre malpensa 8 milioni) per massa critica sia di aerei che di clienti potenziali.

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facendo sempre il discorso di alitalia, e non di aeroporti milanesi, l'area di riferimento c'è,
l'aeroporto di milano linate c'è ed alitalia ha una posizione dominante, occorre cercare
di fare qualcosa che ti permetta di poterla giocare a tuo favore.
Come avevo già scritto da un'altra parte, fiumicino per il centro sud italia è ideale ed
incontrastato, in nord italia per alitalia sono azzi amari.
probabilmente in quel caso appoggiarsi a un network sarebbe l'ideale (tipo eurowings)
da verificare pero' poi possibili ripercussioni, ipotesi fantaviazione lo dico prima..
 
3.sull'intercontinentale ci sono spazi.

STRATEGIA
1.sul nazionale se ci sono solo LCC devi competere sul costo e quindi devi abbassare i costi di struttura ed avere contributi dagli aeroporti
2.sull'internazionale devi competere sul costo, avere contributi dagli aeroporti e farti aprire le tratte atlantiche
3.sull'intercontinentale devi focalizzarti sugli hub principali che sono roma fiumicino e milano linate (il secondo ha un'area di 18 milioni di
clienti potenziali mentre malpensa 8 milioni) per massa critica sia di aerei che di clienti potenziali.

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Ci dobbiamo mettere in testa che il destino di AZ è segnato. Sul nazionale ormai è stritolata dalle LC, idem in Europa.Non conosco nessuno che prende Az per un volo p2p per andare a Londra, Parigi o altre capitali. La prima scelta è FR poi EZY poi gli altri, ultima AZ. Intercontinentale? con quale macchine lo operi? con quali feed? con quelli FR? Alitalia è purtroppo una barzelletta che non fa ridere piu' nessuno
 
Non conosco nessuno che prende Az per un volo p2p per andare a Londra, Parigi o altre capitali. La prima scelta è FR poi EZY poi gli altri, ultima AZ.
Dipende dal segmento di mercato. Io evito le low cost come la peste e a Londra ci vado solo con AZ.
 
L'EUR è l'unica destinazione ragionevolmente raggiungibile all'interno del raccordo anulare con un'auto a noleggio. Pensa solamente ad arrivare all'interno delle mura Aureliane con varchi ZTL, traffico da far rabbrividire città come Mumbai o Dhaka e parcheggi a pagamento introvabili, con l'aggravante dell'abusivo di turno che ti chiede la stecca per non distruggerti l'auto.

Beh, io veramente faccio regolarmente Milano Adriano - Roma Gianicolense, noleggio l'auto a FCO, mi trovo benissimo e impiego almeno 90 minuti meno (a tratta) rispetto a farlo con il treno, oltre che risparmiare palanche...
 
Ci dobbiamo mettere in testa che il destino di AZ è segnato. Sul nazionale ormai è stritolata dalle LC, idem in Europa.Non conosco nessuno che prende Az per un volo p2p per andare a Londra, Parigi o altre capitali. La prima scelta è FR poi EZY poi gli altri, ultima AZ. Intercontinentale? con quale macchine lo operi? con quali feed? con quelli FR? Alitalia è purtroppo una barzelletta che non fa ridere piu' nessuno

come avevo scritto sopra avevo evidenziato che i voli intercontinentali da linate non possono essere effettuati.

facendo ricerche ho verificato che il decreto delrio recentemente emanato che supera le criticità del decreto lupi
nel rispetto dei 18 movimenti orari ed autorizza i narrow body p2p all'interno dell'ue.

considerato che:
1.per alitalia, linate è un asset che se perso ha molto peso (a malpensa alitalia conterebbe come il 2 di coppe quando comanda bastoni)
2.che l'area di milano ha 18 milioni di clienti potenziali (no feeder vanno con i mezzi locali)
3.che una persona del nord italia puo' scegliere per un intercontinentale andando a roma con alitalia o un intercontinentale
a malpensa o facendo un transito da milano linate verso il nord europa (ma se si considera tutta l'area settentrionale
potrebbe risultare piu' conveniente ad esempio per un cittadino dell'emilia romagna andare a bologna e transitare in nord
europa che fare il viaggio fino a malpensa).
4.che esiste un differenziale di prezzo che il cliente risparmia (perchè è vicino e non prende altri mezzi o risparmia parzialmente)
e/o attribuisce al fattore tempo un valore in denaro ed incorporata nel prezzo (superiore a linate rispetto al resto apt milanesi)
5.che esiste una clientela business che l'area di milano ha

forse (dico forse) sarebbe meglio allearsi con il mio nemico piuttosto che fargli la guerra. da un punto di vista
concettuale in linea d'aria si intende lufthansa ed in questo caso eurowings (fantaviazione pippen).
 
Fa parecchio freddo a Foggia, eh?

sopportabile, il freddo.
La mia domanda nasce dal fatto che, ad oggi, AF pare continuerà ad usare gli slot su Linate, nonostante siano in scadenza il 13. Riformulo la domanda: non è che rientrano in un accordo nel quale a fronte di concessioni per nuove rotte in nord america, si tengono gli slot a Linate?
 
sopportabile, il freddo.
La mia domanda nasce dal fatto che, ad oggi, AF pare continuerà ad usare gli slot su Linate, nonostante siano in scadenza il 13. Riformulo la domanda: non è che rientrano in un accordo nel quale a fronte di concessioni per nuove rotte in nord america, si tengono gli slot a Linate?
E che senso avrebbe obbligarli a chiudere il LR da MXP?

inviato da Tapatalk
 
Non conosco nessuno che prende Az per un volo p2p per andare a Londra, Parigi o altre capitali. La prima scelta è FR poi EZY poi gli altri, ultima AZ.
Ma quando mai? Se vuoi atterrare o partire da LHR che è lo scalo principale di Londra voli BA e al limite AZ. (10 voli al giorno).
Se vuoi volare a LGW scegli BA/VY oppure U2.
Se vuoi volare a STN voli FR.
In sunto, se vuoi volare a Londra, BA con gli 8 voli al giorno è di gran lunga la compagnia preferita e di riferimento.
 
3.sull'intercontinentale devi focalizzarti sugli hub principali che sono roma fiumicino e milano linate (il secondo ha un'area di 18 milioni di
clienti potenziali mentre malpensa 8 milioni
) per massa critica sia di aerei che di clienti potenziali.

Mah... ho i miei dubbi.

Chiudere Linate risulta troppo difficile?
 
Non si spiegherebbe per qualche motivo le persone vadano a BGY da Milano Centrale per prendere l'aereo e sono sicuro lo farebbero anche se ci fossero gli IC: 5 euro di pullman e via. Eppure il 73 per Linate e volare con AZ è a due passi.
 
ma una pausa nelle pippe mentali si può fare?

Quoto. Si stanno facendo una miriade di voli pindarici basati al momento solo su voci ed notizie tutte da verificare, senza alcuna informazione aggiuntiva. Mettere un freno ai commenti compulsivi, come peraltro già scritto, non sarebbe proprio una brutta idea.
 
L'inferno di Alitalia divoratrice di i soldi pubblici. Ecco di chi sono le colpe
Ha divorato qualunque somma le sia stata data come capitale. Per tre ragioni: carenze di management (cioè errori di gestione), dimensioni troppo piccole e personale avido e irresponsabile come pochi

di Giuseppe Turani
Correva l’anno 1989 (un quarto di secolo fa), il sole era già calato, ma Carlo Verri, presidente allora dell’Alitalia e io, stavamo ancora nel suo ufficio a ragionare intorno al trasporto aereo in Europa. O meglio: Verri parlava e io ascoltavo. La sua tesi era di una chiarezza veramente cristallina: “Nessuna compagnia aerea nazionale in Europa ha più senso, non ci sono le dimensioni”. Che si fa allora? “L’unica soluzione è fare una holding europea, che le controlli tutte e metta in comune l’acquisto dei velivoli, l’addestramento, il personale, la manutenzione, il backstage. Per fare contenti gli orgogli nazionali, ogni compagnia potrà continuare a fregiarsi delle proprie insegne e delle proprie bandiere (quindi avremo sempre Air France, Alitalia, ecc.), ma “dietro” sarà tutto unificato. Non esiste altra soluzione”.

Poi, qualche giorno dopo, Carlo è morto in un incidente stradale e il suo progetto, per il quale aveva già preso i primi positivi contatti, è stato abbandonato. E le compagnie aeree europee hanno conosciuto l’inferno. L’Alitalia, se possibile, è finita in un inferno più arroventato degli altri. Perde soldi da sempre.

A un certo punto Prodi era riuscito a rifilarla all’Air France (i francesi erano convinti di essere bravissimi), ma poi è intervenuto Berlusconi e, a spese delle banche e dello Stato italiano, è stata mantenuta italiana.

Ma l’Alitalia ha divorato qualunque somma le sia stata data come capitale. Per tre ragioni. Carenze di management (cioè errori di gestione), dimensioni troppo piccole e personale avido e irresponsabile come pochi.

Doveva chiudere i battenti, ma un attimo primo che questo accadesse è stata di nuovo salvata dall’ingresso nell’azionariato, e nella gestione, degli Emirati Arabi Uniti. Di italiano sono rimasti il presidente Montezemolo, la bandiera, e il personale. La gestione si è fatta un po’ più attenta, ma ci sono sempre perdite.

Adesso si parla di nuovo di tagli del personale e delle spese (la centesima ristrutturazione), ma non credo che cambieranno molto le cose. E questo perché è sbagliato il progetto. L’Italia non ha le dimensioni per mantenersi, oggi, una linea aerea. E’ solo un insieme di ambizioni fuori tempo che tiene in piedi questa finzione.

In realtà, la cosa più seria da fare, a questo punto, sarebbe quella di accompagnare l’Alitalia verso la sua serena estinzione. Voleremo con altre compagnie.

8 gennaio 2017

http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/alitalia-divoratrice-soldi-responsabilita/
 
Etihad, il low cost, Malpensa
Tutti i nodi da sciogliere di Alitalia

Lunedì si apre una settimana decisiva per la compagnia in un clima di sfiducia e tensioni tra gli emiratini e Roma. Gli analisti: Alitalia deve farsi più piccola ed efficiente
di Leonard Berberi - lberberi@corriere.it

Un clima di sfiducia reciproca. E una gestione di Alitalia diventata — per dirla con un esponente di Etihad — «decisamente più complicata». «Si vive da separati in casa», si sfoga con il Corriere un dirigente che fa da «ponte» tra le due compagnie. Tanto che negli Emirati si sono anche convinti che a passare ai giornali tedeschi la velina avvelenata che dava in uscita James Hogan, ad di Etihad, «sia stato proprio qualcuno dall’Italia. Perché destabilizzare il numero uno di Etihad significa far venire meno il supporto a Cramer Ball», l’ad di Alitalia, lo «straniero» venuto dall’Australia — dopo aver risanato Air Seychelles e Jet Airways — che però non piacerebbe alla componente tricolore della compagnia italiana. Mentre l’azienda perde più di un milione di euro al giorno.

«Serve più continuità»
«Il problema storico di Alitalia era ed è lo stesso: troppa interferenza politica, poca continuità ai vertici», spiega al Corriere John Strickland, esperto del settore e direttore della società JLS Consulting. «La compagnia italiana se vuole riprendersi ha bisogno di un management stabile a cui venga data l’opportunità di prendere le decisioni richieste, anche quelle più difficili». Queste settimane di Alitalia – quelle decisive per l’azienda – si muovono quindi in questo contesto pieno di tensioni. E in un panorama internazionale che registra un rallentamento del settore dell’aviazione.

Le riduzioni
Lo slogan della compagnia è ormai lo stesso: per continuare ad esistere bisogna ridurre i costi e aumentare i ricavi. E allora via con i tagli drastici di personale (almeno 1.600) e di rotte sul corto e sul medio raggio, in netta perdita per la presenza delle low cost. Qualche riduzione anche sul lungo, il segmento più remunerativo, dove in parallelo l’azienda vuole rafforzarsi verso alcune aree. In pochi mesi la società ha quasi del tutto abbandonato l’Europa dell’Est e la Turchia. Dal 1° dicembre non vola più a Istanbul. Dal 1° febbraio saranno chiuse la rotte Fiumicino-Bucarest e la Fiumicino-Valencia. Riduzioni sono confermate per Marsiglia, Mosca, Tel Aviv. Ma anche, sul lungo raggio, per Rio de Janeiro (da 7 a 4 viaggi settimanali dal 29 marzo che diventeranno 3 dal 29 maggio) e Seul (da 4 a 3 collegamenti dal 26 marzo).

La flotta a terra
Diversi velivoli – dagli Airbus A320 agli Embraer E190 – resteranno a terra. Qualcuno verrà però tenuto nei cieli perché parcheggiarli costa più che farli volare. Allora ecco, per esempio, la rotta Tel Aviv – Atene, senza passare dall’Italia, dal 1° maggio a bordo degli A320. Altri collegamenti, introdotti o potenziati soltanto per la stagione estiva, saranno effettuati grazie anche agli ATR72 di Etihad Regional, la divisione svizzera, oltre ai Saab 2000 già messi a disposizione per i collegamenti nazionali come la Roma-Ancona.

Il lungo raggio
In parallelo l’azienda sostiene da tempo di voler rafforzarsi sull’intercontinentale. Un po’ intende farlo con l’arrivo di nuovi velivoli per il lungo raggio. Un po’ con gli accordi. Intanto il piano di Roma sarebbe quello di non rinnovare la joint venture con Air France-Klm e Delta Air Lines che scade questo mese. «Ad Alitalia non porta alcun beneficio, né da un punto di vista commerciale, né strategico», ragionano in azienda. Addio ai franco-olandesi, insomma. Ma non agli americani: la compagnia italiana vorrebbe rinegoziare i termini con Delta per estendere i suoi collegamenti negli Stati Uniti. San Francisco, per esempio, è da anni una delle città dove Alitalia vorrebbe atterrare. «Però nel Nord Atlantico c’è un eccesso di posti messi a disposizione: per guadagnare bisogna essere efficienti, attenti ai costi di servizio e offrire un prodotto davvero buono», avverte Strickland. Non che altrove la situazione sia più agevole. Prendiamo, per esempio, un volo di andata e ritorno Milano-Bangkok di luglio, una delle rotte più affollate tra l’Italia e l’Asia e a più forte concorrenza. Il più conveniente – consultando i sistemi delle agenzie di viaggio – è quello diretto operato da Thai Airways (411 euro). Seguono, con uno scalo, Emirates (568), Turkish Airlines (590), Austrian Airlines (674), Finnair (694), Swiss (695), Oman Air (700), Qatar Airways (717), Air China (718). Bisogna scorrere un po’ più giù per trovare Alitalia/Etihad con 719 euro.

Il nodo Malpensa
Tra i tanti dossier di Alitalia c’è anche cosa fare dell’aeroporto lombardo di Milano Malpensa. I decolli degli aerei con la livrea tricolore sono ridotti all’osso. Lunedì 9 gennaio, per esempio, si contano soltanto cinque voli operati da Alitalia: tre verso Fiumicino, uno verso New York, uno per Tokyo. Dal 1° febbraio spariranno quelli verso Roma – affossati dal dimezzamento del traffico e dalla presenza dell’Alta Velocità ferroviaria – e nel Varesotto si chiedono se la compagnia non abbia deciso di abbandonare pure il secondo scalo più importante del Paese per concentrarsi di più su Linate, scalo che — potenzialmente — conta su un bacino di passeggeri che è il doppio di quello di Malpensa.

Il progetto low cost
L’altro capitolo è la creazione di una divisione low cost con un modello di business il più simile possibile ai vettori «senza fronzoli» per collegare le città europee. «Nessuno si sogna di fare la guerra a Ryanair sul breve e medio raggio: i loro costi sono semplicemente non sostenibili per noi», affermano dai piani alti di Alitalia. Intanto si dialoga. Si cerca di parlare con gli amministratori delegati. «Tempo fa abbiamo parlato anche con la Ceo di easyJet», rivelano. Del resto «tutte le compagnie tradizionali si stanno creando la loro low cost – da Lufthansa ad Air France – perché non possiamo farlo anche noi? Bisogna solo capire se ce la creiamo in casa, dove possiamo controllare tutte le fasi e i costi, oppure affidarci a uno esterno». Un accordo con Ryanair, per esempio, «può senz’altro aiutarci. Ma un domani state certi che divorerebbe la nostra fetta di mercato anche sul lungo raggio e questo non possiamo permetterlo». L’analista Strickland non nasconde le sue perplessità. «Ryanair e le altre low cost sono così forti ora che un piano come quello prospettato dalla compagnia italiana porterebbe soltanto ad accumulare perdite».

L’ipotesi Lufthansa
Da settimane girano voci sull’ingresso dei tedeschi di Lufthansa – secondo gruppo in Europa per numero di passeggeri, dopo Ryanair – nell’azionariato di Alitalia. La società tedesca smentisce, Etihad non conferma, Roma sostiene di non saperne nulla. «Mi sembra uno scenario complicato da realizzarsi – ragiona Strickland –: Lufthansa ha già tante sfide davanti così come stanno le cose, non vedo perché debba aggiungerne altre». Nemmeno la fusione Alitalia-Air Berlin sembra convincente. «Se c’è una cosa che l’azienda italiana può e deve fare è farsi più piccola ed efficiente, tagliare i costi – magari seguendo l’esempio di Iag (gruppo di British Airways, Iberia, Vueling e Aer Lingus, ndr) – e selezionare davvero bene le rotte e i mercati da servire».

corriere della sera
 
Stato
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