Thread Alitalia - Etihad IV : DICHIARAZIONE CONGIUNTA


Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Questo mi sembra normale amministrazione:
• Completion of the transaction documents

Qui bisogna vedere banche e sindacati, forse il problema davvero da risolvere ancora:
• Finalisation of the conditions precedent

Questo e' una procedura dovuta, ma passa tranquillo da quel che si e' visto finora con governo Italiano e UE
Application for regulatory approval and


E ovviamente alla fine approvazione finale (ma si sa gia' che verra' approvata):
• Final shareholder and board approvals.


Alla fine, lo scoglio principale e' solo il punto 2. Ora le banche credo che si convinceranno. Sui sindacati, non capisco la loro posizione. Fino all'altro giorno, pensavo anche io facessero solo melina, per avere uno "sconticino" (arrotondare gli esuberi a 2000) e fare bella figura. Ora non so piu': vogliono fare saltare l'accordo?
È molto probabile che sia il punto 2, ma quello era uguale anche ieri. A che pro pubblicare un PR sbandierando un accordo che di fatto non c'è ancora? Almeno nella PR dell’1-6 si parlava in modo dubitativo, c'erano lettere con condizioni da approvare ecc.
Ma quello di ieri prometteva certezze:

Roma, 25 giugno 2014 - Alitalia ed Etihad Airways confermano di aver trovato un accordo sui termini e condizioni dell’operazione con la quale Etihad Airways acquisirà una partecipazione azionaria del 49 percento in Alitalia.
Le due Compagnie aeree procederanno già dai prossimi giorni alla finalizzazione della documentazione contrattuale, che includerà le condizioni concordate. Il perfezionamento dell’operazione è soggetto alle approvazioni delle competenti autorità Antitrust.

Si faceva cenno solo a tecnicismi formali per arrivare in fondo e nulla più. Ora scopriamo che ci hanno detto una balla. Perché al momento, banche e sindacati non mi sembra abbiano ceduto.
Se EY si presta a queste bassezze, forse è davvero il partner giusto per AZ...
 
L'accordo tra AZ e EY è individuato nel contenuto e nelle prospettive. Da qui il comunicato congiunto.
Sindacati, UE, governo e banche non sono né AZ, né EY quindi non possono parlare per loro, ma devono attendere gli ultimi aggiustamenti. I sindacati non fanno saltare un bel nulla.
 
Direi che il comunicato in inglese è chiaro, e conferma che l'accordo (di massima) è raggiunto. Adesso siamo alla stesura dei contratti, mentre la "Finalisation of the conditions precedent" può avere 2 significati leggermente diversi. Può darsi che debbano ancora perfezionarle nel senso di scriverle (pur avendole concordate in linea di massima), oppure bisogna aspettare che si verifichino (essendo condizioni sospensive)
 
Un accordo ci sarà quando tutte le parti che hanno voce in capitolo avranno raggiunto una comune posizione e magari avranno messo una firmetta sotto un documento che disciplina i principali punti del raggiunto compromesso. Qualsiasi altra cosa, è fuffa.
A meno che lo scopo della PR di ieri fosse quello di metterci a conoscenza che percentuale di EY sarà del 49%, quella comunicazione millanta un accordo che al momento non c'è.
Cosa succederebbe se una o più banche preferissero lo strappo con la perdita del capitale versato in AZ piuttosto che una catena a tempo indeterminato? Ci sarebbe ancora l'accordo? No.
Se Camusso &c. puntassero i piedi per cercare di far subentrare lo stato, ci sarebbe ancora l'accordo? No.
Bene, siccome a quanto pare le entità di cui sopra non hanno al momento ceduto, non siamo ancora nella situazione in cui si possa parlare di accordo.
 
Un accordo ci sarà quando tutte le parti che hanno voce in capitolo avranno raggiunto una comune posizione e magari avranno messo una firmetta sotto un documento che disciplina i principali punti del raggiunto compromesso. Qualsiasi altra cosa, è fuffa.
A meno che lo scopo della PR di ieri fosse quello di metterci a conoscenza che percentuale di EY sarà del 49%, quella comunicazione millanta un accordo che al momento non c'è.
Cosa succederebbe se una o più banche preferissero lo strappo con la perdita del capitale versato in AZ piuttosto che una catena a tempo indeterminato? Ci sarebbe ancora l'accordo? No.
Se Camusso &c. puntassero i piedi per cercare di far subentrare lo stato, ci sarebbe ancora l'accordo? No.
Bene, siccome a quanto pare le entità di cui sopra non hanno al momento ceduto, non siamo ancora nella situazione in cui si possa parlare di accordo.
Non concordo. Un conto è l'accordo fra le parti, comprese le condizioni sospensive, un altro è l'eventuale assenso di terzi, necessario ma non nella disponibilità delle parti in causa. Fra le condizioni sospensive c'è sicuramente l'autorizzazione antitrust, eppure non puoi sostenere che non vi è accordo fino a quando manca tale autorizzazione.
Fra l'altro ovviamente AZ non può promettere il fatto di terzi, quindi può solo impegnarsi a fare del proprio meglio per ottenere tutti i consensi ecc, ma non li potrà mai garantire.
Il tutto rientra nella normale logica con cui si stipulano i contratti a quel livello.
 
Grazie per averlo postato, TW: in lingua originale rende meglio il senso del messaggio, che non mi pare sia da intendersi come un parziale dietro front
L'originale in inglese si interpreta molto diverso dall'articolo in italiano... Mi pareva strano che Hogan smentisse i suoi delegate alla comunicazione in Italia.
 
Quindi le 140 risposte a seguire dopo l' articolo erano solo di allenamento .....
Leggi il post di Mauro precedente al tuo.ey fa sul serio e l'accordo c'è. La comunicazione è fatta tanto per confermare ai soggetti in gioco che non ci sono alternative e si farà come "dicono loro"
 
Vorrei far presente che il comunicato in Inglese citato da TW rappresenta ordinaria amministrazione in casi di questo genere.

Le parti hanno concordato di procedere, e questo e' il lato importante. Il giorno in cui e' stato rilasciato il comunicato congiunto le azioni non erano ancora passate di mano, i soli non erano stati versati in cassa, ecc. Esiste una prassi burocratica in casi di questo genere tutto qui. Bisogna poi vedere che 'involucro' sceglieranno per la societa' futura e tante altre cose. A questo punto a me sembra tutto normale.

Per favore, non leggiamo cose che non esistono.
 
OK, Alitalia e Etihad sono d'accordo. Però non se ne fa niente se non sono d'accordo anche la Camusso, le banche, i difensori di Malpensa, l'Antitrust, la UE.
 
Un accordo ci sarà quando tutte le parti che hanno voce in capitolo avranno raggiunto una comune posizione e magari avranno messo una firmetta sotto un documento che disciplina i principali punti del raggiunto compromesso. Qualsiasi altra cosa, è fuffa.
A meno che lo scopo della PR di ieri fosse quello di metterci a conoscenza che percentuale di EY sarà del 49%, quella comunicazione millanta un accordo che al momento non c'è.
Cosa succederebbe se una o più banche preferissero lo strappo con la perdita del capitale versato in AZ piuttosto che una catena a tempo indeterminato? Ci sarebbe ancora l'accordo? No.
Se Camusso &c. puntassero i piedi per cercare di far subentrare lo stato, ci sarebbe ancora l'accordo? No.
Bene, siccome a quanto pare le entità di cui sopra non hanno al momento ceduto, non siamo ancora nella situazione in cui si possa parlare di accordo.

Ma l'hanno scritto: è un accordo sulle condizioni. E come si capisce, solo verbale.
Tra l'altro, diversamente non potrebbe essere, in quanto, essendoci di mezzo anche il governo italiano, sarebbe stato uno sgarbo istituzionale visto che almeno due ministri hanno ancora appuntamenti in agenda al riguardo. E dato che anche l'esecutivo dovrà fare la sua parte, non mi pare proprio il caso.

Sarebbe diverso se il termine usato significasse solo e unicamente accordo sottoscritto.
 
Ultima modifica:
Il bilaterale è tra Italia e Abu Dhabi o Italia ed Emirati Arabi Uniti? Nel secondo caso, all'apertura di rotte dalla "provincia italiana" ad AUH, ci sono possibilità che l'Emiro di Dubai richieda pari condizioni per EK?

DaV
 
Il bilaterale è tra Italia e Abu Dhabi o Italia ed Emirati Arabi Uniti? Nel secondo caso, all'apertura di rotte dalla "provincia italiana" ad AUH, ci sono possibilità che l'Emiro di Dubai richieda pari condizioni per EK?

DaV

dovrebbe essere ITA EAU

tra l'altro se non ricordo male è sbilanciato a favore di EK
 
Resta ancora irrisolto il nodo doloroso dei 2.251 esuberi, e circola ancora un diffuso scetticismo su altri punti critici dell'intesa. Oggi una nota dell'Ansa dice che secondo Etihad ci vorranno ancora mesi per venirne a capo. Ma l’annuncio ufficiale e congiunto dell’accordo raggiunto – dove Etihad entra nel capitale con il 49% di quota – sembra aprire un percorso per la prima volta concreto al disastrato vettore italiano, fin qui privo di alternative.

Helen Kearns, la portavoce di Siim Kallas, vice presidente della Commissione Europea e responsabile per i trasporti, lo ha ripetuto ieri: la quota di controllo di Alitalia deve rimanere in mani europee, e anche il governo reale della compagnia dovrà restarlo. Ma Kearns ha detto anche che su questo dovranno vigilare le authority italiane, la Commissione interverrà se necessario. E qui al ministro Lupi liberalizzazioni e competitività piacciono davvero, quando chiede che non si strumentalizzi l’Europa per impedirle, e insiste che sull’intesa Alitalia-Etihad «stiamo rispettando le regole».

Certo l’Unione Europea sonderà a fondo questa nuova iniziativa di Etihad, ma sembra difficile immaginare che James Hogan e i suoi esperti negoziatori arabi possano incorrere in errori tali da minacciare un progetto di grandi prospettive, e di sicuro prestigio.

L'ottavo vettore della Equity Alliance
Perché quello in Alitalia – oltre 560 milioni di euro subito, e altri 690 milioni nei prossimi quattro anni – è l’ottavo ma fin qui il maggior investimento di Etihad nella Equity Alliance pensata dal ceo irlandese James Hogan, che spesso ne ha chiarito il senso: «Entriamo nel capitale di vettori con i quali possiamo sviluppare sinergie operative, economie di scala e fare profitti. Non per governarli, ma per ottenere insieme il massimo. In soli 12 anni dalla nostra nascita queste alleanze ci consentono di volare in tutto il mondo», trasportando nel 2013 oltre 12 milioni di passeggeri, più 16%.

Così Hogan ha spiegato anche perché Etihad non ha bisogno di entrare nelle alleanze globali, con le quali di fatto collabora grazie ai vettori dell’Equity Alliance. Della quale fanno parte ora Air Seychelles (dove Etihad ha il 40%), Virgin Australia (19,9%), l’indiana Jet Airways (24%), Aer Lingus (3%), Air Serbia (49%), e l’ex Darwin Airline, ribattezzata Etihad Regional (33,3%). C’è anche AirBerlin, l’affannato vettore tedesco nel quale Etihad aveva fino ad aprile scorso una quota del 29%, cui ha aggiunto l'acquisto di obbligazioni per altri 300 milioni di euro. Il che ha mantenuto la quota del vettore arabo sotto il 49% imposto dall’Unione Europea (pena la perdita di slot e diritti di traffico). Tutti insieme i vettori della Equity Alliance, al netto di Alitalia, attualmente valgono il 15% dell'offerta di Etihad sull'Europa, che nel complesso sta crescendo a fine 2014 di quasi il 40% rispetto al 2012.

Air France-Etihad, alleati scomodi
Restano per ora indiscrezioni quelle circolate sulla stampa francese quanto alla lettera di protesta contro l’invadenza dei vettori del Golfo che Lufthansa e Air France avrebbero scritto a Siim Kallas, appellandosi all'Europa. Mentre è certo che Air France, coazionista di Alitalia al 7% insieme a KLM, ha un importante accordo revenue-sharing con airberlin, sulle rotte tra Germania e Francia.

La mossa di LH e AF-KLM sarebbe del tutto verosimile mentre numerosi vettori storici europei – Lufthansa inclusa, appunto – prevedono profitti in calo quest’anno, sotto la pressione dei low cost e appunto dei vettori del Golfo. Ma soprattutto afflitti – dicono gli analisti di Capa – da eccesso di capacità su alcuni mercati e da un rapporto molto contrastato con il loro personale.

Perché l’Italia è importante
Mentre se Etihad ha trattato così a lungo per Alitalia, e con tanta paziente tenacia è anche perché bene o male – di nuovo numeri di Capa – quanto a offerta di trasporto aereo e posti/chilometro (ASK) “l’Italia è il 13° mercato turistico domestico del mondo e in Europa è secondo solo alla Spagna”. Considerando la sola offerta sulle tratte internazionali l’Italia sale all’ottavo posto nel mondo. Inoltre Etihad era ancora debole in Italia, dove vola solo dal 2007, quando i competitor Emirates e Qatar avevano già una presenza più importante. C'è anche che l'hub princpale della nuova Alitalia sarà a Roma, una delle mete più desiderate dai viaggiatori di tutto il mondo.

Poi Etihad apre ad Alitalia le porte dell’Asia, attraverso il proprio hub di Abu Dhabi, da dove può alimentare la rete europea del nostro vettore, contrastando in qualche modo la pressione dei low cost. E in più Etihad – anche capitalizzando a fondo la sua Equity Alliance – potrà alimentare gli intercontinentali AZ verso le Americhe.

Competenza e produttività
A far decollare l’accordo sarebbe stata anzitutto l’intesa sui debiti, dove le banche hanno accettato le condizioni di Etihad: un terzo del credito cancellato e il resto trasformato in azioni (convertibili a tre anni). Lo aveva detto poco prima Gian Maria Gros-Pietro, presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, azionista e creditore di Alitalia, notando che il 7% di capitale in quota AF-KLM resta fondamentale per mantenere Alitalia sotto il controllo europeo. E si era detto certo Gros-Pietro che un accordo sul debito si sarebbe trovato «nell’interesse di tutti», garantito dalla provata capacità di Etihad e del suo management nel mestiere del trasporto aereo. Se Alitalia potrà fare profitti, ha detto sostanzialmente Gros-Pietro, certi sacrifici sono accettabili.


A Montezemolo piEtihad
Sarebbe confermato il termine del 31 luglio per finalizzare l’intera operazione, scelto a quanto pare soprattutto da Etihad. Così alla fine lo ha detto anche Luca Montezemolo, “facilitatore” di questa difficile intesa, che Etihad è complementare con Alitalia, e non concorrente come avrebbe rischiato di essere AF-KLM. Peccato che il presidente di Ferrari – il Cavallino è probabilmente il marchio più noto del mondo – non accetti la presidenza della nuova joint venture, dove forse lo avrebbero voluto i partner arabi, che di immagine e di marketing sicuramente se ne intendono.
 
Il matrimonio s'ha da fare. A leggere alcuni titoli dei giornali, pare sia stato già celebrato, ma così ancora non è. È noto che i matrimoni si celebrano per amore o per convenienza. Tuttavia, nel pur spesso arido mondo dei rapporti d'affari, quello tra la compagnia emiratina e quella italiana racchiude in sé un aspetto che è si legato all'aspettativa di entrambe le compagnie di ottenerne un utile beneficio (peraltro non potrebbe essere diversamente a meno di confondere le imprese con delle associazioni benefiche) si potrebbe aggiungere anche quella che si potrebbe definire la componente emotiva, ovvero l'attrazione ed il fascino esercitati dal Belpaese sugli Sceicchi di Abu Dhabi e Dubai.


Le mire degli emiri - In particolare su HH Mohamed bin Zayed Al Nahyan, fratello dell'Emiro Khalifa, vero dominus dell'enorme patrimonio finanziario dell'Emirato, uomo d'affari colto e raffinato, amante dell'arte e della poesia, che non ha mai nascosto il suo debole per le bellezze dell'Italia.




E da uomo intelligente ha capito che l'opportunità rappresentata dalla compagnia aerea italiana va oltre gli obbiettivi e le sinergie operative presentategli dal suo abile manager James Hogan.


Il caso Dubai - Non è solo una faccenda di prestigio o di competizione con la cugina Emirates, peraltro i due Emiri non si sognerebbero mai di farsi sgarbi reciproci: basti ricordare che a Dubai il grattacielo più alto del mondo porta il nome dell'Emiro di Abu Dhabi, quale segno di riconoscenza per l'assistenza ed il sostegno ricevuti dopo la grande crisi immobiliare e finanziaria del 2008. C'è molto di più.


Le visioni emiratine - La sua è una visione, lungimirante e straordinaria tanto quanto quella di HH Mohammed bin Rashid Al Maktoum, l'Emiro di Dubai che, in pochi anni, ha trasformato un villaggio di pescatori di perle in una delle principali capitali mondiali, nel contempo rendendola un polo d'attrazione per gli investimenti esteri. Non stupisce pertanto che gli Emirati Arabi Uniti stiano via via scalando le classifiche mondiali, posizionandosi ai primi posti per la migliore qualità di vita dei loro residenti, richiamando i migliori talenti internazionali che si orientano in quel Paese proprio per la sua capacità di aver saputo creare un ambiente favorevole alla nascita ed alla vita delle imprese e promuovere la cultura del successo.


La geopolitica - È, la loro, una visione che ha saputo anticipare i mutamenti geopolitici e cogliere le opportunità della globalizzazione, con i centri di interesse economico e di potere destinati a muoversi da un Occidente sempre più in affanno verso quei Paesi determinati a sviluppare una forte governance ed aumentare sempre più la propria competitività.


Stile italiano in volo - L'acquisizione del 49% di Alitalia da parte di Etihad deve essere pertanto vista anche in questo futuro contesto di straordinarie nuove relazioni, benefiche e salutari per tutto quel lifestyle e saper fare italiano così apprezzato e ambìto nel cervello e nel cuore dei visionari e facoltosi Principi emiratini. Sarebbe perciò sciocco e riduttivo circoscrivere la questione a una mera trattativa commerciale, miope e stupido ragionare su schemi legati a vecchie logiche corporative, irrigidendosi e ripetere così errori del passato.


L'auspicio - Pertanto, l'auspicio affinché si giunga alla definitiva celebrazione delle nozze è quello che gli attori italiani, soci, creditori, istituzioni e sindacati abbiano il senso della realtà e, soprattutto, posseggano anche un minimo della visione degli Sceicchi emirati.

formiche.net
 
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.