Thread Alitalia dal 1° ottobre 2013


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SE AF puo' non cacciare i soldini, tenere il piede dentro e riservarsi di ripensarci gratis fino a tutto dicembre di fatto condizionando nel frattempo qualunque altra soluzione e costringendop gli altri a pagare il conto nel frattempo fanno bene a farlo, se la governance gliene da facolta'.

Pero' significa che tengono per le paxxe tutti gli altri.

E magari dopo essersi goduti al CDG i pax Italiani ancora qualche mese Natale compreso la fanno fallire lo stesso o lasciano che siano gli altri a pagare se vogliono evitarlo.

Qualcuno piu' sopra ha scritto che si dovra' accettare tutto quello che chiedono i Francesi se non si vuole far fallire AZ.

Appunto.

L'unico modo per non fari tenere per le paxxe dai francesi, che non e' bello, e' farla fallire, formalmente.

Salvando, integri, grossi rami di azienda cedendoli a colpi di maggioranza a nuovi proprietari che avranno pero' le mani libere.

E i francesi si tengano la loro quota di ri-bad company, come gli altri soci, ma senza le compensazione che pantalone dovra' dare agli altri (temo).

Ma mi pare di aver gia' scritto qualcosa del genere.
 
L'unico modo per non fari tenere per le paxxe dai francesi, che non e' bello, e' farla fallire, formalmente.
Salvando, integri, grossi rami di azienda cedendoli a colpi di maggioranza a nuovi proprietari che avranno pero' le mani libere.

Sì, ma chi sarebbero i nuovi proprietari interessati? Se AF si sta esponendo così tanto è perché sa che non c'è nessun pretendente.
 
SE AF puo' non cacciare i soldini, tenere il piede dentro e riservarsi di ripensarci gratis fino a tutto dicembre di fatto condizionando nel frattempo qualunque altra soluzione e costringendop gli altri a pagare il conto nel frattempo fanno bene a farlo, se la governance gliene da facolta'.

Pero' significa che tengono per le paxxe tutti gli altri.

E magari dopo essersi goduti al CDG i pax Italiani ancora qualche mese Natale compreso la fanno fallire lo stesso o lasciano che siano gli altri a pagare se vogliono evitarlo.

Qualcuno piu' sopra ha scritto che si dovra' accettare tutto quello che chiedono i Francesi se non si vuole far fallire AZ.

Appunto.

L'unico modo per non fari tenere per le paxxe dai francesi, che non e' bello, e' farla fallire, formalmente.

Salvando, integri, grossi rami di azienda cedendoli a colpi di maggioranza a nuovi proprietari che avranno pero' le mani libere.

E i francesi si tengano la loro quota di ri-bad company, come gli altri soci, ma senza le compensazione che pantalone dovra' dare agli altri (temo).

Ma mi pare di aver gia' scritto qualcosa del genere.
decisamente no!

az non soffre solo di mali endogeni ma decisamente esogeni
non ci sono rami d'azienda da staccare, rotte da vendere o flotte da ripiazzare , non c'e' maggioranza o minoranza italiana o francese o olandese

ci sono le banche coi soldi e col debitoin mano ed altre banche con soldi e debiti in mano
il progetto e' far fruttare i soldi e rientrare dei debiti, costi quel che costi

anche qui sono le banche che tirano le fila, come sempre peraltro
 
ROMA - Per Alitalia "si deve arrivare a un accordo con un partner industriale che deve essere Air France". Lo ha detto l'Ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina precisando che "oggi siamo concentrati su Air France, se poi non sarà così si valuterà una soluzione diversa con un partner forte". L'amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, assicura che la banca garantirà per l'inoptato nell'aumento di capitale di Alitalia, per , ma ''l'obiettivo è creare le condizioni perché i soci lo sottoscrivano e abbia successo: vogliamo uscire dall'equity''
 
La Tribune: AF non partecipera' all'aumento di capitale di AZ


Alitalia : Air France-KLM n'entend pas participer à la recapitalisation mais reste en embuscade

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Air France-KLM qui détient 25% du capital d'Alitalia devrait voir sa participation diluée à moins de 10%
Comme dans une partie de poker, Air France-KLM va, sauf coup de théâtre, passer son tour dans le dossier Alitalia. Et attendre le coup d'après. A 15 jours de la date limite (le 14 novembre) donnée aux actionnaires actuels d'Alitalia pour se prononcer sur leur participation ou non à l'augmentation de capital de 300 millions votée le 14 octobre dernier, les chances d'une participation du groupe français à cette opération sont quasiment nulles, selon des sources concordantes.
Air France-KLM, qui était prêt à monter jusqu'à 50% du capital d'Alitalia si ses conditions étaient respectées, n'entend même pas participer à hauteur de sa part dans le capital, de 25% depuis 2009.
Moins de 10% du capital
Ses conditions strictes n'étant pas entendues (restructuration de la dette, plan industriel revu à la baisse, et intervention accrûe dans la gestion), le groupe présidé par Alexandre de Juniac devrait ainsi voir sa participation diluée jusqu'à un niveau inférieur à 10% d'Alitalia. "Dans le périmètre actuel, Alitalia n'est pas viable " , explique-t-on au sein du groupe français.
Les projets d'Air France-KLM sont une nouvelle fois en contradiction avec les intérêts du gouvernement italien ou des milieux économiques transalpins, où certains grands groupes industriels demandent un développement du réseau long-courrier d'Alitalia, contrairement au groupe franco-néerlandais qui prône plutôt le statu quo.
Par ailleurs, concernant la dette d'un milliard d'euros d'Alitalia il y a peu de chances que les banques acceptent un abandon d'une grande partie de leurs créances non hypothécaires. D'autant que ce sont les mêmes (Banca Intesa et Unicredit) qui doivent participer à l'augmentation de capital et garantir, en théorie, des lignes de crédit supplémentaires de 200 millions d'euros.
200 millions d'euros qui ne sont pas assurés
Ce dernier point est fondamental. Car le plan de sauvetage d'Alitalia de 500 millions d'euros comporte deux éléments. L'augmentation de capital de 300 millions (dont 240 millions sont seulement garantis aujourd'hui par La Poste italienne, quelques actionnaires et les Banca Intesa et Uniocredit) et 200 millions de lignes de crédit supplémentaires, lesquelles ne sont aujourd'hui pas assurées.
Prochaines difficultés en 2014
Air France-KLM ne jette pas l'éponge et compte attendre le coup d'après. C'est-à-dire la prochaine crise de liquidités de la compagnie italienne. "Alitalia pourrait avoir des difficultés en février-mars, au printemps au plus tard", estime plusieurs sources. Voire avant, si les 200 millions d'euros de lignes de crédit supplémentaires n'étaient pas apportées. Sauf à repousser l'échéance en n'honorant pas les ou à différer le paiement à de ses fournisseurs, comme la compagnie l'a fait en partie ces derniers mois.
Interrogé le groupe français n'a pas fait de commentaires.

 
ROMA - Per Alitalia "si deve arrivare a un accordo con un partner industriale che deve essere Air France". Lo ha detto l'Ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina precisando che "oggi siamo concentrati su Air France, se poi non sarà così si valuterà una soluzione diversa con un partner forte". L'amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, assicura che la banca garantirà per l'inoptato nell'aumento di capitale di Alitalia, per , ma ''l'obiettivo è creare le condizioni perché i soci lo sottoscrivano e abbia successo: vogliamo uscire dall'equity''
come volevasi dimostrare

le dichiarazioni dei banchieri sono sempre le piu' efficaci
 
Premesso che SI saresti da censurare perché scrivi cazzate su come viene amministrato questo forum, aggiungo che ogni tanto soffri di manie di persecuzione.

AZ e' fallita e nessuno la vuole, questa e' la realtà. La gara e' solo a cercare per il momento di perdere meno soldi possibili negli unici due possibili scenari, chiusura o sopravvivenza e vediamo che succede nei prossimi tre anni.

Detto questo nessuno ha astio verso i dipendenti di AZ anche se, nella tragedia, sono certamente più fortunati di tante altre migliaia di lavoratori di piccole e medie imprese che ogni mese chiudono in Italia (e che sono nella loro totalità molto più strategiche per tutti noi Italiani che non quattro aerei con il tricolore sulla coda) senza aiuti di stato travestiti da postini o possibilità di ammortizzatori sociali.

Purtroppo ho conosciuto amici operai che arrivando la mattina hanno trovato i sigilli sulla porta senza se e senza ma, senza aiuti o supporti sociali ed anche un amico imprenditore che ha preferito farsi saltare la testa con una pistola quando gli hanno sequestrato tutto per Iva e tasse non pagate a fronte di una regione Sicilia che non lo pagava da oltre 600 giorni.

Tutte queste persone non hanno avuto nemmeno la minima possibilità di disperarsi pubblicamente, anzi..

Basta con questo pietismo per AZ ultra speculato sui media e dalla politica.

Standing ovation
 
Ancora sul "gioiellino" Air One...

Pit Stop
Diario critico per ripartire
di Guido Gentili
28 ottobre 2013 - 16:54

Alitalia-AirOne: Letta spieghi fine in fondo. E' il Presidente del Consiglio, la verità non può restare a mezz'aria

In attesa di sapere come rinascerà l'Alitalia, giunta ad un passo dal crac dopo cinque anni di gestione dei "piloti coraggiosi", restiamo in attesa che venga riempito un buco nero informativo. E tocca ora al Presidente del Consiglio, Enrico Letta (a sollevare il problema era stato proprio il premier, il 12 ottobre scorso con l'intervista al Sole 24 Ore) chiarire una volta per tutte. Visto che ci sono di mezzo diversi miliardi dei contribuenti.

Perché il piano della gestione CAI non ha funzionato? Ha spiegato Letta con parole chiare: "La strada fu condizionata dall'obiettivo dell'integrazione coatta tra Alitalia ed Airone, che aveva alla base la volontà di salvare AirOne". Sul tema siamo qui intervenuti una prima volta il 13 ottobre ed una seconda volta il 18 ottobre dopo che l'ex ministro Corrado Passera, nel 2008 ad di Banca Intesa Sanpaolo e regista dell'operazione CAI (che acquisì subito dopo AirOne), aveva a sua volta risposto, indirettamente, a Letta: "Qui entriamo nella fantascienza (...) si dovette invece insistere, e non poco, per far confluire AirOne nella nuova Alitalia..."

Poi, il silenzio. Che però non può passare, per l'appunto, sotto silenzio. Visto che sull'altare dell'operazione di cinque anni fa, con la sua già allora controversa "coda" dell'acquisto di AirOne dell'imprenditore Toto, sono stati bruciati circa 9 miliardi (di cui 3-5 pubblici) e circa 9 mila posti di lavoro, come spiegato dal professor Ugo Arrigo in un post sul blog dell'Istituto Bruno Leoni.

Tocca ora al Presidente del Consiglio, Enrico Letta, dettagliare fino in fondo la sua affermazione del 12 ottobre. A scagliare la pietra nello stagno è stato lui, il premier, con parole per nulla fantasiose. La verità, quale che sia, può restare a mezz'aria?

http://guidogentili.blog.ilsole24or...del-consiglio-la-verità-non-può-restare-.html
 
Adesso pero' non vorranno sostenere che i 9 miliardi bruciati (chi offre di piu') sono tutti colpa di Air One, se no ci prendiamo in giro.

Alitalia era riuscita a fallire benissimo anche senza Airone, l'altra volta.

A naso invece penso che sagacemente abbiano puntato troppo sul monopolio LIN-FCO per il quale AP era indispensabile e Toto si sia venduto bene.
 
AZ e' fallita e nessuno la vuole, questa e' la realtà. La gara e' solo a cercare per il momento di perdere meno soldi possibili negli unici due possibili scenari, chiusura o sopravvivenza e vediamo che succede nei prossimi tre anni.

Detto questo nessuno ha astio verso i dipendenti di AZ anche se, nella tragedia, sono certamente più fortunati di tante altre migliaia di lavoratori di piccole e medie imprese che ogni mese chiudono in Italia (e che sono nella loro totalità molto più strategiche per tutti noi Italiani che non quattro aerei con il tricolore sulla coda) senza aiuti di stato travestiti da postini o possibilità di ammortizzatori sociali.

Purtroppo ho conosciuto amici operai che arrivando la mattina hanno trovato i sigilli sulla porta senza se e senza ma, senza aiuti o supporti sociali ed anche un amico imprenditore che ha preferito farsi saltare la testa con una pistola quando gli hanno sequestrato tutto per Iva e tasse non pagate a fronte di una regione Sicilia che non lo pagava da oltre 600 giorni.

Tutte queste persone non hanno avuto nemmeno la minima possibilità di disperarsi pubblicamente, anzi..

Basta con questo pietismo per AZ ultra speculato sui media e dalla politica.

ahimè una foto tristemente vera ... però non bisogna nemmeno lasciarsi andare la muoia Sansone con tutti i Filistei
 
SE AF puo' non cacciare i soldini, tenere il piede dentro e riservarsi di ripensarci gratis fino a tutto dicembre di fatto condizionando nel frattempo qualunque altra soluzione e costringendop gli altri a pagare il conto nel frattempo fanno bene a farlo, se la governance gliene da facolta'.

Pero' significa che tengono per le paxxe tutti gli altri.

E magari dopo essersi goduti al CDG i pax Italiani ancora qualche mese Natale compreso la fanno fallire lo stesso o lasciano che siano gli altri a pagare se vogliono evitarlo.

Qualcuno piu' sopra ha scritto che si dovra' accettare tutto quello che chiedono i Francesi se non si vuole far fallire AZ.

Appunto.

L'unico modo per non fari tenere per le paxxe dai francesi, che non e' bello, e' farla fallire, formalmente.

Salvando, integri, grossi rami di azienda cedendoli a colpi di maggioranza a nuovi proprietari che avranno pero' le mani libere.

E i francesi si tengano la loro quota di ri-bad company, come gli altri soci, ma senza le compensazione che pantalone dovra' dare agli altri (temo).

Ma mi pare di aver gia' scritto qualcosa del genere.

Chiamali scemi questi Francesi.
 
“Air France attende solo la prossima crisi di liquidità che arriverà a febbraio-marzo, al massimo in primavera", dice una fonte al quotidiano. E anche prima, se le nuove linee di credito da 200 milioni di euro previste dal piano di soccorso non saranno effettivamente messe a disposizione
Se non parteciperà alla ricapitalizzazione la quota di Aur France in Alitalia scenderà dal 25 al 10%.
 
NON CI METTONO UN EURO - L’azienda francese non intende mettere soldi in Alitalia fino a che l’azienda non adotterà le misure chieste dei francesi, che comprendono la ristrutturazione del debito, un piano industriale rivisto al ribasso e l’assunzione della gestione da parte dei transalpini. Misure che non sono per niente all’orizzonte del consiglio d’amministrazione e quindi non se ne farà niente.
PROBLEMI PER GLI ITALIANI - Tra 15 giorni quindi l’aumento di capitale da 300 milioni dovrà essere sottoscritto solo dai soci italiani e la quota dei francesi scenderà dal 15 al 10%, apparentemente in direzione contraria di quell’acquisizione del 50% cara ai francesi da anni. Oggi per i francesi non ci sono le condizioni per gettare soldi in un’azienda che con la gestione attuale perde costantemente denaro senza speranza di riscatto.
GLI AVVOLTOI - La ristrutturazione del debito però presume che parte delle banche creditrici rinuncino a decine, se non centinaia, di milioni di euro, e considerando che le stesse banche oggi sono azioniste di peso, è chiaro che la strada sarà imboccata solo come ultima ratio. L’azienda francese comunque non perde interesse per la compagnia, si pone semplicemente in attesa del prossimo round, che potrebbe aprirsi già a primavera, se non prima.
LE PROSPETTIVE - La compagnia finirà in fretta i 500 milioni di euro di risorse che dovrebbero affluire nelle sue casse grazie all’intervento di Poste Italiane e a una linea di credito di 200 milioni, che però non è ancora certa e dovrebbe essere fornita dalle stesse anche-azioniste, che aumenterebbero così la loro esposizione senza apprezzabili vantaggi.
NON SI SCAPPA - I francesi attenderanno quindi che la società torni con l’acqua alla gola per riprovare a imporre i propri piani, un destino all’apparenza ineludibile, visto che non c’è in previsione alcuna speranza di riscatto per l’azienda italiana e visto che anche i soci italiani sembrano privi di risorse e disegni in grado di risollevare le sorti della grande compagnia malara.
 
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