In realtà ci sono alcuni concetti non corretti e cioè che le aziende citate siano sempre stete macchine da utili che è poi il punto espresso da Marco Clemente. Ferrovie per dirne una era un pozzo senza fondo peggio di AZ finchè hanno deciso di gestirla "diversamente" e non guardando in faccia a nessuno (o quasi) è stata risanata. La stessa cosa può essere fatta con AZ ma bisogna aver la forza e il coraggio di fare anche le cose impopolari cosa che personalmente non credo sia disposto a fare questo governo,almeno la parte gialla.
Secondo punto non corretto è la questione PIL, qui non potete avere la controprova perchè il mercato evolvendo nei vari scenari può fare una grande differenza.
Io più sui numeri portati che alla fine ci immaginavamo anche noi, non sono misteri, mi soffermerei sui giudizi da grande statista dati dalla medesima fonte sul quinto grande esperto chiamato all'assicuratore nel suo magic team per il piano AZ. Sarebbe interessante una bella valutazione al vetriolo si ciò, non arrivata. Anche quelli sono fatti inoppugnabili, però poi generano un memo sul conto in banca perchè poi si esce da un certo circuito.
Per quanto riguarda FS e le altre aziende citate, va detto che ognuna opera in un preciso tipo di mercato. RFI opera come monopolista e a dispetto della forma, è quasi un tutt'uno con Trenitalia. La prima riceve finanziamenti statali per le infrastrutture, che sono utilizzate in massima parte dalla seconda. Che oltre al resto, riceve fondi dalle regioni attraverso i contratti di servizio. Bisogna quasi impegnarsi per finire in perdita...
Venendo ad AZ, ribadisco che a parità di tutti gli altri fattori, un'azienda che perde sottrae PIL e una che guadagna lo genera. A meno che non vogliamo raccontarci amenità tipo che siccome i dipendenti spendono soldi, anche se l'azienda è in perdita il PIL (e il paese) ne traggono beneficio. Ma non mi sembra questa la tua idea.
Quanto al futuro, in astratto non è difficile sostenere che con una decina di miliardi AZ potrebbe diventare una grande compagnia. Molto probabilmente un network triplicato, grandi economie di scala e personale aggiuntivo assunto a costi concorrenziali, porterebbero l'azienda in attivo (insieme ad una gestione decente...). Ma avrebbe senso investire mezza finanziaria per avere questo risultato? Secondo me no. Quei 10 MLD (o i 2-3 reali) potrebbero essere impiegati in mille modi più produttivi per il paese.
Aggiungerei anche che non è possibile percorrere a ritroso la storia. Rilanciare AZ 20 anni fa, quando il LC era agli albori e le varie alleanze e JV non erano così consolidate come oggi, sarebbe costato immensamente meno.
Quali sbocchi potrebbe avere la nuova AZ? Il nord America è sotto JV, dove tutt'al più la compagnia potrebbe ambire ad un ruolo LEGGERMENTE maggiore (oltre è utopico), il Sud America è già ben coperto (pur con qualche spazio di crescita), mentre l'Africa resta largamente un mercato di nicchia (anche qui con un po' di spazio di manovra). Resta l'Asia: facciamo gli ottimisti e mettiamo in conto il daily su PEK e PVG, cos'altro resta da coprire? HKG e SIN mi sembrano fuori portata, sia per il tipo di mercato, che per la qualità delle compagnie locali (che sono pure in altre alleanze). In chiave ST possiamo immaginare un rafforzamento su ICN (che mi pare sia già in programma), mentre gli altri hub asiatici attualmente non serviti sono CGK (molto difficile) e SGN (più papabile). Teniamo pure un occhio sull'India e bilaterale permettendo, mettiamo anche l'apertura di BOM.
Se per un attimo dimentichiamo il discorso politico/sindacale/occupazionale e limitiamo il discorso alla connettività di FCO, non è difficile osservare che in realtà gran parte delle destinazioni papabili sono già coperte.
Questa situazione, presa sul piano puramente "tecnico", toglie ogni legittimità ad un investimento plurimiliardario.
Ma siccome nel mondo reale è proprio l'interesse politico/sindacale/occupazionale a fare la differenza, ci troveremo ancora una volta a investire soldi per portare a casa, strategicamente parlando, poco o nulla.
Perchè per il turismo, come per il business, serve che ci siano i collegamenti, a prescindere da chi li opera.
E i collegamenti, in larghissima misura, ci sono già.