Thread Alitalia da gennaio 2013


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F Dow Jones (Italiano)

Alitalia: con Etihad nulla accade senza ok Air France (Les Echos)


Malgrado le speranze di alcuni azionisti di minoranza di Alitalia di cedere le proprie quote alla compagnia aerea di Abu Dhabi, Etihad, e la loro intenzione di affidare un mandato esplorativo a Rothschild, "nulla si fara' senza il consenso di Air France".

Lo scrive il quotidiano Les Echos, citando fonti francesi, che rivelano che il presidente di Air France-Klm Jean-Cyril Spinetta ha recentemente incontrato il numero uno di Etihad James Hogan per ottenere proprio questa rassicurazione.

"Non c'e' una soluzione immediata" afferma un banchiere vicino al dossier al quotidiano francese, sottolineando che "Air France e' obbligata ad aspettare il 2014 a causa dei suoi problemi interni e non succedera' nulla nel breve".

(Les Echos)
 
Il diritto di prelazione di AF sulle quote dei soci italiani scade ad ottobre 2013, giusto?
Significa che da quella data in poi i soci italiani sono liberi di vendere senza avere un placet preventivo da parte di AF o le cose sono più complicate di così?
 
Il fatto che debba trapelare sulla stampa francese che Spinetta avrebbe incontrato Hogan per dirgli amichevolmente che AZ é "roba" di AF fa pensare che ad Abu Dhabi il dossier AZ é sul tavolo e ci stanno pensando seriamente tanto da preoccupare i francesi della cosa.
 
Il fatto che debba trapelare sulla stampa francese che Spinetta avrebbe incontrato Hogan per dirgli amichevolmente che AZ é "roba" di AF fa pensare che ad Abu Dhabi il dossier AZ é sul tavolo e ci stanno pensando seriamente tanto da preoccupare i francesi della cosa.

Bravissimo, è esattamente quello che ho pensato io. Poi a me piacerebbe sapere come sistemare definitivamente la questione az anche dopo il suo acquisto da parte di un qualsiasi acquirente. Perchè si parla tanto di chi dovrebbe comprarla ma non di cosa fare dopo. In ogni caso se gli aerei non riesci a riempirli prima non è che dopo fai il tutto esaurito.
 
Il fatto che debba trapelare sulla stampa francese che Spinetta avrebbe incontrato Hogan per dirgli amichevolmente che AZ é "roba" di AF fa pensare che ad Abu Dhabi il dossier AZ é sul tavolo e ci stanno pensando seriamente tanto da preoccupare i francesi della cosa.

Non ho alcun elemento concreto per fare affermazioni oggettive, verificate e veritiere, e pertanto esprimo un auspicio: voglio augurarmi che AF non metta i bastoni fra le ruote a EY a priori. Se così fosse, mi auguro che quel che resta della politica italiana lavori affinché tutti i possibili pretendenti al matrimonio di AZ siano messi in condizione di poter lavorare autonomamente al fine di poter presentare un'offerta, indipendentemente dalla bontà della stessa.
 
Bravissimo, è esattamente quello che ho pensato io. Poi a me piacerebbe sapere come sistemare definitivamente la questione az anche dopo il suo acquisto da parte di un qualsiasi acquirente. Perchè si parla tanto di chi dovrebbe comprarla ma non di cosa fare dopo. In ogni caso se gli aerei non riesci a riempirli prima non è che dopo fai il tutto esaurito.

Non potrebbe essere che gli arabi abbiano in mente di gestire l'eventuale partecipazione in Alitalia in modo complementare alla rete EY massimizzando i punti di forza di ognuna? Geograficamente una strategia cosi pensata pare essere vincente. FCO HUB verso le americhe, AUH verso il sud est asiatico, entrambe in ottima posizione per servire africa. In tutto il discorso c'è anche Air Berlin, che se non ricordo male ha una forte partecipazione di EY (anche se, sempre a memoria, è in one world) che ha una rete europea e verso il nord america notevole. Il problema delle alleanze, in tutto cio, come si pone? EY è fuori, AZ è in ST, AB in Ow. Gli arabi puntano in futuro a creare un gigante dei cieli assieme ad AZ ed AB oppure sono semplici forme di investimento?
 
Non potrebbe essere che gli arabi abbiano in mente di gestire l'eventuale partecipazione in Alitalia in modo complementare alla rete EY massimizzando i punti di forza di ognuna? Geograficamente una strategia cosi pensata pare essere vincente. FCO HUB verso le americhe, AUH verso il sud est asiatico, entrambe in ottima posizione per servire africa. In tutto il discorso c'è anche Air Berlin, che se non ricordo male ha una forte partecipazione di EY (anche se, sempre a memoria, è in one world) che ha una rete europea e verso il nord america notevole. Il problema delle alleanze, in tutto cio, come si pone? EY è fuori, AZ è in ST, AB in Ow. Gli arabi puntano in futuro a creare un gigante dei cieli assieme ad AZ ed AB oppure sono semplici forme di investimento?

Gli arabi non possono prendere il controllo di nessuna delle due compagnie quindi niente fusione e niente problema delle alleanze. Al massimo aumenterebbero i CS già esistenti su alcune rotte. Però è chiaro che si dovrebbe massimizzare il potenziale sulle rotte dove alitalia va bene. Senza però trascurare la possibilità di aprire qualche nuova rotta in oriente ed evitando flop come PEK.
 
Gli arabi non possono prendere il controllo di nessuna delle due compagnie quindi niente fusione e niente problema delle alleanze. Al massimo aumenterebbero i CS già esistenti su alcune rotte. Però è chiaro che si dovrebbe massimizzare il potenziale sulle rotte dove alitalia va bene. Senza però trascurare la possibilità di aprire qualche nuova rotta in oriente ed evitando flop come PEK.

Ok, ma in tutto il presunto affare che potrebbe delinearsi, gli arabi cosa ci guadagnano? Non hanno bisogno di entrare nel capitale AZ per scambiarsi cs. Se entrano ci sarà un motivo no?
 
Ok, ma in tutto il presunto affare che potrebbe delinearsi, gli arabi cosa ci guadagnano? Non hanno bisogno di entrare nel capitale AZ per scambiarsi cs. Se entrano ci sarà un motivo no?

Certo essere azionisti di un'azienda che secondo future previsioni dovrebbe portare buoni guadagni....
 
Oggi ho discusso con un conoscente che lavora in AZ, marketing rotte, affrontando proprio la questione PEK: mi ha parlato di un noto revenue medio molto basso della Cina, abbinato a costi di gestione alti per ora di volo (es. tasse di sorvolo russe); difficile competere con i costi di gestione delle cinesi; altre concorrenti non orientali, vedi LH ed EK, ammortizzano col 380 (in particolare EK eroderebbe molto traffico dal nord italia, veneto in particolare); la o&d FCO-PEK rappresenta appena il 30% del traffico, insufficiente per la rotta, in piena perdita fin dall'inizio (sugli slot mi ha parlato di ostilità in particolare di Air China che avrebbe influenzato la società aeroportuale). Poi mi ha raccontato che i cinesi autoctoni viaggiano maggiormente in gruppo, vi sono no show altissimi per problemi di visto che rendono la gestione del prenotato complessa; il traffico etnico è invece lowest yeld da anni orientato (dopo le cinesi) verso LH. Alla mia domanda "ma non le sapevate prima queste cose?" ha risposto sostanzialmente che ci si immaginava di ottenere un miglioramento degli slot strada facendo..
 
Alitalia, gli errori del passato affondano la compagnia di bandiera


Dopo l'atterraggio di emergenza del volo Carpatair a Fiumicino, la compagnia di bandiera si trova ad affrontare una nuova emergenza. Il gruppo di Colaninno suappalta alcuni voli a breve raggio al vettore rumeno per i costi molto più bassi. Una scelta che dopo 4 anni consecutivi di perdite, porta giovamento ai conti, ma preoccupa sul fronte sicurezza


La tragedia sfiorata a Fiumicino è l’ennesimo caso di cronaca che intacca la credibilità di Alitalia. Il volo, effettuato per conto di Carpatair, ha avuto problemi nella fase di atterraggio ed è finito fuori pista provocando 16 feriti. La compagnia aerea italiana si trova dunque ad affrontare un’altra emergenza: quella della sicurezza. Carpatair, che opera alcuni voli interni italiani, ha registrato nell’ultimo periodo diverse problematiche. La scelta di Alitalia di far effettuare alcuni voli a breve raggio alla compagnia rumena, deriva dal fatto che il servizio ha un costo molto più basso.

I NODI DEL PIANO FENICE VENGONO AL PETTINE. Del resto, dopo aver registrato il quarto anno consecutivo di perdite, la situazione di Alitalia sembra essere sempre più critica. La liquidità sta scendendo velocemente e il trimestre invernale, il primo del 2013, rischia di registrare perdite superiori ai 100 milioni di euro. E questo dopo che le perdite accumulate dalla ripartenza della “Fenice” ad oggi, sono arrivate a superare gli 800 milioni di euro, poco meno della liquidità immessa alla fine del 2008 dalla cordata degli imprenditori italiani capeggiata da Roberto Colaninno e orchestrata dalla Banca Intesa allora nelle mani di Corrado Passera. Quella stessa compagine azionaria, che secondo molte fonti, vorrebbe uscire dall’investimento, senza sapere bene come fare.

Ma come è stato possibile bruciare tutto questo denaro, dopo la ripartenza e con le “condizioni positive” che il governo Berlusconi aveva dato alla compagnia italiana? È bene ricordare che durante il processo di privatizzazione, fallito miseramente durante la scorsa campagna elettorale, per trovare una soluzione vennero cambiate addirittura le leggi. Ci fu dapprima un prestito ponte di 400 milioni di euro, che venne bocciato dalla Commissione europea, e che venne bruciato dal fallimento della vecchia Alitalia.

Una volta buttati i soldi dei contribuenti, si fece rinascere la nuova compagnia con i nuovi soci imprenditori che lasciarono la bad company, la parte “cattiva della compagnia”, allo Stato. La parte buona, pagata appunto poco più di 800 milioni di euro, è alla base della nuova Alitalia, la “Fenice”. Il governo Berlusconi cambiò la legge e varò il decreto “Salva Alitalia”, che di fatto proibiva all’Antitrust di intervenire laddove si fossero create delle posizioni monopolistiche in seguito alla fusione con AirOne, a sua volta fortemente indebitata con Intesa. Difendere gli interessi di una compagnia a discapito dei consumatori, quindi, con una legge estremamente favorevole al vettore che rinasceva a gennaio del 2009 con incorporata l’AirOne di Carlo Toto.

LA SCOMMESSA MANCATA SUL MERCATO DOMESTICO. E proprio da questa fusione nascono in realtà i primi problemi di Alitalia. La compagnia abruzzese aveva fatto un ordine di 90 aeromobili a corto-medio raggio e Alitalia integrò questo ordine al fine di rinnovare la propria flotta. Questa decisione, da un certo punto di vista era positiva, perché faceva sì che svecchiasse la flotta Alitalia, ma al contempo focalizzò il business della compagnia troppo sul mercato domestico ed internazionale a breve raggio.

Secondo il “Piano Fenice”, infatti, oltre il 50 per cento dei ricavi dovevano arrivare dal mercato domestico, mentre per il mercato intercontinentale le risorse investite erano quasi nulle. Questo è stato il primo errore di Alitalia. Focalizzarsi sul mercato maggiormente concorrenziale, dove le compagnie low cost continuavano a crescere, e non puntare sul lungo raggio, dove la concorrenza è minore a causa degli accordi vigenti tra Stati.

Questo errore strategico arriva da quell’ordine famoso di AirOne di 90 aeromobili che doveva onorare e dalla quantità insufficiente di nuovi capitali immessi nella compagnia da parte dei soci italiani. Si ricorda che l’investimento proposto dai francesi di AirFrance nella prima offerta, era 6 volte quello degli imprenditori italiani. Ma di fronte alla volontà di mantenere l’italianità della compagnia, la logica non esce vincitrice.

Il gruppo franco-olandese di AirFrance – Klm arrivò in un secondo tempo, a gennaio del 2009, investendo poco più di 300 milioni di euro per ottenere il 25 per cento della nuova Alitalia. Un “presidio” azionario che adesso viene fatto pesare.

La situazione ad inizio del 2012 della compagnia è davvero critica. Debole sul fronte interno, con inoltre la decisione dell’Antitrust di “liberare” la Roma Fiumicino – Milano Linate una volta scaduto il blocco della “Salva Alitalia”, il vettore è troppo piccolo in confronto ai vettori internazionali.

Alitalia trasporta poco più di 25 milioni di passeggeri, contro gli oltre 100 milioni trasportati da Lufthansa e i quasi 80 milioni di AirFrance – Klm. Anche rispetto alle compagnie low cost, Ryanair ed Easyjet, il volume di traffico del vettore italiano è quasi “insignificante”. Il vettore irlandese ha visto nel 2012 circa 80 milioni di passeggeri, mentre il secondo, quello inglese, quasi 60 milioni.

TAGLI SENZA INVESTIMENTI. Nei voli intercontinentali Alitalia soffre la concorrenza dei grandi vettori internazionali, anche quelli extra-europei. La flotta a lungo raggio è molto limitata e l’ultima decisione è stata quella di chiudere la tratta Roma – Pechino. D’altronde un aeromobile a lungo raggio ha un costo d’acquisto elevato e con tutti i soldi immessi dai soci italiani ad inizio dell’avventura della “Fenice” si sarebbero potuti comprare solo cinque o sei aerei a lungo raggio.

Il punto di debolezza di Alitalia, non sono tanto i costi, quanto la mancanza d’investimenti. I costi sono stati ridotti a livelli anche inferiori delle compagnie concorrenti, con un taglio del personale che ha ormai raggiunto circa 9.000 dipendenti rispetto a quelli che c’erano nel 2007 nel congiunto Alitalia ed AirOne. La decisione di abbassare ulteriormente i costi ha fatto poi scegliere di affidare alcuni servizi domestici al vettore Carpatair. E intanto il prezzo del carburante rimane elevato per tutti i vettori, mentre il costo del personale ormai incide per una percentuale di poco superiore al 10 per cento.

I 21 “PATRIOTI” AL BIVIO. E’ difficile che, senza investimenti, Alitalia possa continuare la sua avventura. Il 2013 sarà un altro anno molto complicato, con la recessione economica che affonderà ulteriormente il settore aereo. È la ragione per la quale si susseguono voci insistenti di vendita da parte dei soci italiani. Il “lock up”, vale a dire il periodo nel quale i soci non potevano liberarsi delle proprie azioni, è scaduto ormai tre settimane fa. E AirFrance – Klm sembra il maggior indiziato a comprare le quote degli imprenditori italiani, ma è difficile raggiungere un accordo sul prezzo.

I soci non vogliono perdere troppi soldi e i francesi non vogliono spendere un euro di liquidità adesso che anche loro stanno attraversando un periodo complicato di perdite operative e di ristrutturazione interna. Ed è proprio per questo motivo che si rincorrono voci di vendita a soci arabi, russi e anche alla Cassa depositi e prestiti, vale a dire una ri-nazionalizzazione.

L’IPOTESI RINAZIONALIZZAZIONE. L’ultima soluzione, quella di un ritorno dello Stato dentro la compagnia, è forse quella più assurda. Dopo quattro miliardi di perdite negli ultimi dieci anni di gestione del vecchio carrozzone di Stato da parte della politica e dei sindacati e tre miliardi di euro buttati nel processo di privatizzazione all’italiana, ridare tutto in mano allo Stato, anche se tramite Cassa depositi e prestiti, farebbe indignare i cittadini italiani.

Molto probabilmente questi rumor vengono fatti circolare anche per aumentare la pressione dei soci italiani sui francesi e alla fine si arriverà ad un accordo tra gli attuali azionisti. A distanza di cinque anni dal processo di privatizzazione all’italiana, questo mostra ancora tutti i suoi limiti anche nella nuova Alitalia. La riduzione dei costi non può salvare da sola la compagnia, se i soci non immettono le risorse necessarie per investire nella società ed è bene ricordarsi che questo errore è stato volutamente scelto dalla politica quasi cinque anni fa per creare il “grande vettore italiano”.


fonte: Il Fatto Quotidiano
 
Tkmatt,essere azionisti di riferimento di una azienda piuttosto che semplici partner commerciali un po' di differenza la può fare.
Fra l'altro un eventuale 49% a EY, cifra comunque alta considerando le quote azionarie rilevate da EY in giro per il mondo, non sarebbe come era il 49% di Singapore Airlines in Virgin Atlantic, qui gli altri soci oltre ad essere con quote divise sarebbero ben contenti di portarsi a casa un socio forte per essere aiutati nella gestione.
 
Alitalia Cancels Beijing Service from March 2013

As per 04FEB13 GDS timetable and inventory display, Alitalia from 06MAR13 cancels Rome – Beijing service. This route currently operates 4 times a week in Winter 2012/13 season, with Airbus A330-200 aircraft. Reservation for this route on/after 06MAR13 has been closed and removed from the system.

AZ790 FCO1335 – 0655+1PEK 330 x246
AZ791 PEK0940 – 1415FCO 330 x357

airlineroute
 
Focus Economia di Radio 24:

Etihad non ha trattative con Alitalia al di là degli accordi di code share. Lo afferma la compagnia del Golfo in una conferenza stampa.
 
Focus Economia di Radio 24:

Etihad non ha trattative con Alitalia al di là degli accordi di code share. Lo afferma la compagnia del Golfo in una conferenza stampa.

Dopo il comunicato di QR che a due giorni dall'entrata in OW annunciava che non ci fossero all'attivo trattative per l'entrata in una qualunque alleanza (con accordi già firmati da settembre) sinceramente non so più se credere o no a quello che dicono i vari uffici stampa. Da quello che so nei giorni scorsi Hogan era a Roissy, non so se per AFKL o per AZ.
 
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