Thread Aeroitalia


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La nuova compagnia di bandiera?
 
La compagnia aerea Aeroitalia è ora al centro di una controversia giudiziariainternazionale che potrebbe ridefinire il controllo della società. La disputa – si legge su Dagospia – vede contrapposti due imprenditori di spicco: il banchiere francese Marc Bourgade, presidente e unico azionista formale della compagnia, e il manager boliviano Germán Efromovich, ex presidente del gruppo Avianca, che rivendica la titolarità delle quote della società.

A chi passa il controllo della compagnia Aeroitalia

Fondata per operare sia voli di linea sia charter dagli aeroporti di Milano, Bergamo, Cagliari, Catania, Olbia, Palermo, Roma e Cuneo, Aeroitalia è guidata dall’amministratore delegato Gaetano Intrieri, manager con esperienza anche nel ministero dei Trasporti. Bourgade, residente a Dubai e con un passato nel settore finanziario, ha più volte descritto la compagnia come una sfida ambiziosa, destinata a diventare un’avventura di successo.

Efromovich entra in azione

Tuttavia, la partita sulla proprietà si è accesa con l’intervento di Efromovich, che sostiene di aver fondato Aeroitalia insieme a Bourgade e di avervi investito ingenti somme. L’imprenditore boliviano ha portato la causa all’Alta Corte di Londra, accusando Bourgade di essersi comportato da prestanome e richiedendo il riconoscimento del suo ruolo nella titolarità delle quote della società.


I dettagli della controversia

Secondo Efromovich, avrebbe fornito oltre cinque milioni di euro di capitale sociale, con pagamenti provenienti dall’Ecuador, transitati attraverso la società Flying Solutions di Bourgade a Dubai, per poi giungere in Italia. Inoltre, entrambi avrebbero creato negli Emirati Arabi una società ad hoc, Asluma, destinata a controllare le quote di Aeroitalia, con un accordo secondo il quale il 95% delle quote formalmente intestate a Bourgade sarebbe spettato a Efromovich per un simbolico corrispettivo di 95 dollari.

Il passato giudiziario di Efromovich

La vicenda è complicata dal passato giudiziario di Efromovich, coinvolto nello scandalo Lava Jato in Brasile, da cui è però risultato assolto. Secondo il manager, il partner francese gli avrebbe consigliato di non comparire inizialmente nel progetto italiano, agendo come socio occulto. La questione delle quote sarebbe stata inizialmente intestata a una fondazione panamense legata alle figlie di Efromovich, ma la scelta del veicolo giuridico avrebbe sollevato dubbi legati ai paradisi fiscali.

Cosa rischia la compagnia aerea

I legali di Efromovich hanno più volte richiesto, sia a Londra sia a Roma, il sequestro cautelare della compagniafino al pronunciamento definitivo dei giudici britannici. La richiesta è stata respinta in primo e secondo grado, ma è stata nuovamente presentata, concentrandosi sui bilanci della compagnia. Nel frattempo, Aeroitalia continua a crescere, ampliando rotte, passeggeri e ricavi. Tuttavia, il revisore dei conti evidenzia una situazione di stress finanziario a fine 2024, suggerendo la riduzione delle consulenze, la sospensione delle sponsorizzazioni e un aumento di capitale per rafforzare la struttura patrimoniale della società.

La vicenda, oltre a rappresentare un caso giudiziario di alto profilo internazionale, evidenzia anche le complessità della gestione e del controllo societario in un settore strategico come quello aereo, dove gli investimenti sono ingenti e le ambizioni possono scontrarsi con controversie legali dai risvolti economici significativi


 
P.S. l’articolo pubblicato stamane su La Stampa a tutta pagina finisce ricordando come (scrivo testualmente) “i bilanci siano di complicata redazione. Secondo quanto visionato da La Stampa quello del 2024 è stato depositato in 3 versioni diverse che cambiano anche importati sostanziali con una serie di anomalie in particolare per quanto riguarda la parte fiscale”.


 
L'articolo della Stampa riporta anche un altro particolare:

Efromovich spiega di aver accettato e di aver investito nell’iniziativa milioni di euro. I pagamenti? Secondo la ricostruzione del magnate sarebbero partiti dall’Ecuador, inviati alla società Flying Solutions di Bourgade a Dubai, dove l’imposizione fiscale è dello 0%, e poi, da quest’ultimo, bonificati in Italia. E racconta pure che con Bourgade ci sarebbe stato un ulteriore accordo. In quel periodo, i due magnati avrebbero creato insieme negli Emirati Arabi una società ad hoc, Asluma, per controllare le quote di Aeroitalia. Anche qui il nome di Efromovich non compare, ma ecco, stando alla sua testimonianza, l’escamotage. Il 100% delle quote vanno al banchiere francese, che, su richiesta del partner, è tenuto a trasferirne il 95% per 95 dollari. Agli atti una registrazione di un colloquio effettuata da Efromovich. Il magnate boliviano dice al partner: «Sì, ma il denaro era mio». L’altro risponde: «Sì, i soldi erano tuoi, ma non posso, non potevo o non posso giustificare la vendita del 95% di qualcosa che vale cinque milioni per 95 dollari, o qualsiasi cosa abbiamo messo, non ricordo».

Attendiamo il responso dei giudici prima di commentare quello che, al momento, rimane il contenuto di un articolo e di una sola parte (forse) in causa.
 
Prendo spunto da questa vicenda per dire che sarebbe urgente una profonda riforma del trasporto aereo, con norme internazionali che impongano maggiore trasparenza societaria, solidità finanziaria e controlli sui flussi di capitale. Serve introdurre barriere all’entrata più rigorose per garantire affidabilità, tutela dei lavoratori, rispetto dei passeggeri e stabilità dell’intero sistema.
 
Prendo spunto da questa vicenda per dire che sarebbe urgente una profonda riforma del trasporto aereo, con norme internazionali che impongano maggiore trasparenza societaria, solidità finanziaria e controlli sui flussi di capitale. Serve introdurre barriere all’entrata più rigorose per garantire affidabilità, tutela dei lavoratori, rispetto dei passeggeri e stabilità dell’intero sistema.
Ci sono già. Altrimenti non otterresti l'AOC.
Ma un'autorità aeronautica non è la guardia di finanza, almeno in fase di certificazione.
 
Il Consiglio di Amministrazione di Aeroitalia ha presentato oggi i risultati economici relativi ai primi nove mesi del 2025, evidenziando il continuo consolidamento della propria crescita operativa e finanziaria, sia sul network domestico che internazionale. Da gennaio a settembre 2025, Aeroitalia ha operato un totale di 18.764 voli, trasportando 2.482.885 passeggeri, con un load factor medio del 79%, in significativo miglioramento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+24% per i voli operati e +10,5% per il load factor). Questi risultati riflettono una forte spinta verso l’efficienza operativa e una crescente capacità di attrarre e fidelizzare la clientela.

Il ricavo medio per passeggero, dato dalla somma del prezzo del biglietto e dei ricavi accessori, è stato pari a 66,59 euro, registrando una crescita del 12% rispetto al 2024. Complessivamente, i ricavi totali del periodo ammontano a 226.768.000 euro, con un incremento del 25% rispetto all’anno precedente.

Dal punto di vista dei risultati economici:

L’EBITDAR è positivo per 39.122.312 euro;

L’EBITDA è positivo per 17.096.455 euro;

L’EBIT è positivo per 14.846.455 euro.

La società si prepara a chiudere il 2025 confermando queste performance reddituali e punta a raggiungere l’obiettivo di 3 milioni di passeggeri trasportati entro la fine dell’anno. Aeroitalia conferma la propria determinazione a proseguire nel percorso di crescita, consolidando ulteriormente il proprio ruolo come attore chiave nel trasporto aereo domestico e internazionale.

“Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti nei primi nove mesi del 2025, che confermano la solidità del nostro modello operativo e la fiducia crescente dei passeggeri. Abbiamo migliorato l’efficienza e la qualità del servizio, consolidando la nostra posizione di mercato. Questi risultati sono frutto di una visione strategica chiara e trasparente, del lavoro del nostro team e dell’attenzione costante verso i clienti. Guardiamo con fiducia agli ultimi mesi dell’anno, determinati a proseguire il nostro percorso di crescita e rafforzare il ruolo di Aeroitalia nel trasporto aereo”. È quanto ha dichiarato il Presidente di Aeroitalia, Marc Bourgade.

Nel corso della stessa riunione del Consiglio di Amministrazione, il Presidente del Collegio Sindacale ha informato della necessità di intraprendere azioni legali contro il sig. German Efromovich e i suoi legali operanti in Italia. Questa decisione è stata presa a seguito della diffusione o del tentativo di diffondere notizie false e prive di fondamento riguardanti il bilancio 2024 della compagnia aerea

 
Come sapete, sono contrario a copiaincollare articoli da fonti sotto paywall. Ma ci sono eccezioni alle regole.
Qui ci sono dati da far rabbrividire. Quanto riportato dal Tempo, ed i dati riportati nel post #3596 di questo thread sembrano decisamente inappropriati.


Aeroitalia contro tutti: Ita, la Sardegna e il «Deep State». Cosa dicono i conti della compagnia​

di Leonard Berberi
sito Il Corriere della Sera - 2/12/2025
La compagnia italiana ha presentato i dati dei primi nove mesi di quest’anno. Dopo un 2024 che si è chiuso con più di qualche indicatore di criticità. Il ceo Intrieri: l’anno scorso c’è stato un investimento sbagliato

Aeroitalia contro tutti: Ita, la Sardegna e il «Deep State». Cosa dicono i conti della compagnia


Da quando è decollata la compagnia italiana Aeroitalia non ha mai smesso di far parlare di sé. Un giorno per gli attacchi a Ryanair che domina nel mercato nazionale. Un altro giorno contro Ita Airways. Un altro giorno ancora contro la Regione Sardegna che — è l’accusa del vettore — ha approvato un nuovo bando per la continuità territoriale «cucito su misura per Ita», così da buttare fuori Aeroitalia, che pure dagli oneri di servizio pubblico isolani ottiene più di metà dei suoi ricavi complessivi. Eppure dietro le quinte, i numeri della compagnia aerea — con capitali non italiani e una battaglia legale sulla proprietà — presentano elementi da chiarire.

I bilanci​

Non solo perché minacciare di abbandonare la Sardegna — stando a diversi esperti consultati — significa mettere in discussione il futuro di un vettore che in questi anni «ha mostrato una forte dipendenza dalle rotte sovvenzionate in continuità territoriale, senza riuscire a diversificare il proprio modello di ricavi». Ma anche perché sia i conti del 2024 sia quelli dei primi nove mesi del 2025 non garantiscono una solidità sostanziale. Tanto che due degli esperti che hanno studiato i numeri dell’azienda per conto del Corriere parlano di una «situazione finanziaria con qualche indicatore da attenzionare».


I fronti aperti​

Sono settimane delicate per la società. Si prepara a cambiare nome — da Aeroitalia ad Air Italy (o Fly Italic, nel caso la prima opzione dovesse incontrare opposizioni legali) — dopo che un giudice ha dato ragione a Ita Airways, che l’accusava di aver copiato troppo da Alitalia (di cui Ita detiene il marchio). Mentre con il vettore di bandiera cerca di trovare un accordo per il nuovo nome, in parallelo prepara ricorsi in Italia e a Bruxelles contro la nascita della stessa Ita, che ha ereditato gran parte degli slot di Alitalia a Milano Linate. Sullo sfondo, l’azienda punta alla quotazione in Borsa nel 2027.

I nuovi aerei in arrivo​

In una lunga e-mail interna ai suoi dipendenti, l’amministratore delegato Gaetano Intrieri denuncia l’azione del «deep state» che «non è contento dei risultati che in questi anni questa compagnia aerea italiana è riuscita a ottenere». «La credibilità mondiale che ci siamo guadagnati ci permetterà di presentare i nostri aerei nuovi di fabbrica, che a partire dall’ultimo trimestre del 2026 entreranno in flotta», aggiunge. Intrieri si riferisce a cinque Boeing 737 Max, noleggiati da Air Lease Corporation.

Gli oneri di servizio pubblico​

La continuità territoriale sarda è uno dei fronti più delicati. Il nuovo bando della Regione «è stato costruito in modo tale che possa partecipare soltanto Ita Airways», accusa Intrieri — ex consulente del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ed esperto del settore — durante una delle chiacchierate telefoniche con il Corriere che da settimane cerca di fare luce sull’andamento dell’azienda. «Per questo lo impugneremo a Bruxelles. Dopo due anni di investimenti, annunciamo l’uscita dalla continuità con l’isola a partire dal prossimo 27 aprile. Ci ritiriamo e con noi scompare l’unico concorrente di Ita».

Il peso della Sardegna​

Al di là delle dichiarazioni, gli indicatori economici mostrano, secondo gli analisti, elementi da attenzionare per Aeroitalia. Come ha raccontato il ceo in un’intervista a questo giornale, «in termini di passeggeri e ricavi nel 2024 la continuità territoriale sarda rappresenta il 50-55% del totale. E la rotta Fiumicino-Olbia è la più profittevole del nostro intero network». Quest’anno i posti offerti da e per l’isola sono balzati al 71% del totale operativo di Aeroitalia, secondo i dati della piattaforma specializzata Cirium.

I tempi dell’industria
Ecco perché gli analisti ritengono che senza le rotte per la Sardegna e senza una valida fonte alternativa di proventi, Aeroitalia potrebbe trovarsi esposta a un rischio operativo ed economico in caso di choc industriali come un balzo del prezzo del cherosene. «Se la metà del fatturato sparisce all’istante, nel trasporto aereo non è facile rimpiazzarlo da un giorno all’altro», spiegano gli esperti. «Servono investimenti, nuove rotte — che di solito richiedono un rodaggio anche di 2-3 anni nei quali si perdono soldi — e un mercato non saturo, cosa che non si può dire dell’Europa».

Il «piano B»​

Intrieri nega, e dice che aveva già in testa un «piano B», con un focus sulle rotte europee. «Parte dell’offerta che oggi abbiamo sulla Sardegna sarà spostata in Puglia, a Bari, Brindisi, oltre che a Foggia», racconta. «Non sono così pirla da non farmi un piano alternativo in questi anni: sapevo che la continuità territoriale sarda sarebbe stata a tempo», replica. Che questo piano alternativo funzioni o meno «solo Dio lo sa», ammette. Intanto tra Foggia e Comiso le sue attività continuano a concentrarsi sulle altre continuità territoriali.

I dati del 2024​

C’è poi il tema finanziario. Nel 2024 la redditività è calata: l’utile è crollato da 6,8 milioni nel 2023 a circa mezzo milione, pur con ricavi in crescita del 66,7% (da 123 a 205 milioni) e il margine operativo è quasi azzerato. Le metriche considerate, sottolineano gli esperti, «diventano rilevanti se valutate assieme alla debolezza strutturale della patrimonializzazione della società, la quale potrebbe limitare la capacità di assorbire eventuali tensioni finanziarie dovute alla cessazione delle operazioni sulla Sardegna».

L’indebitamento
Aeroitalia, tra il 2023 e il 2024, cresce in fatturato ma i costi aumentano più velocemente dei ricavi, erodendo quasi tutto il margine. L’indebitamento è in forte balzo, con quelli verso i fornitori più che triplicati (da 16,7 a 46,2 milioni di euro) e dilazioni di pagamento più lunghe. Se i flussi di cassa non miglioreranno a fine 2025, la compagnia aerea potrebbe dover ricorrere a «significativi aumenti di capitale».

Le compensazioni regionali

Tra le righe emerge anche l’incidenza degli oneri di servizio pubblico all’interno dei ricavi complessivi: 13,3 milioni sono arrivati come «compensazioni» dalle regioni Sardegna, Marche e Sicilia. I costi del personale (+80%) crescono in misura maggiore all’espansione della forza lavoro, passata da 245 a 406 (+66%). La struttura patrimoniale si è indebolita di un paio di milioni dal 2023 al 2024, nonostante un aumento di capitale da quattro milioni. Sono balzati anche i debiti tributari, da 3,8 a 18,1 milioni che Aeroitalia ha deciso di pagare a rate.

«Situazione migliorata»

«Il bilancio del 2024 ci racconta che le rotte non hanno reso», confermano gli esperti consultati. «L’indebitamento è cresciuto, la liquidità (900 mila euro, ndr) è quasi sparita, Aeroitalia ha bruciato cassa l’anno passato». Intrieri respinge le interpretazioni sulla debolezza finanziaria. «La situazione debitoria al 31 dicembre 2024, di circa 35 milioni, adesso è molto più bassa, 8-9 milioni», dice. «Siamo sui 20 milioni di utili al momento». E non è preoccupato per i 900 mila euro di liquidità, sempre a fine anno scorso, perché «ora quella è di oltre 10 milioni», anche se va detto che tiene conto dell’estate dove si fanno utili.

L’investimento (negativo) in Romania

Il bilancio del 2024, sostiene il ceo, «è condizionato dalla perdita sull’investimento sbagliato fatto in Romania (Air Connect, con una flotta di appena due aerei, Atr 72-600, ndr), non voluto da me, dove abbiamo dovuto liquidare una società e ci è costata 7 milioni di perdite, ecco perché l’utile è molto basso». Investimento, quello in Romania, finalizzato nel novembre 2023 e ai tempi descritto come capace di «permettere ad Aeroitalia di rinforzare la propria presenza nel mercato regionale italiano» e «rafforzare la capacità di feederaggio verso l’hub di Roma Fiumicino».

I dati di quest’anno

Non è possibile, al momento, verificare queste informazioni. Lo stesso vale per i numeri forniti sui primi nove mesi del 2025. A ottobre, nell’ambito degli approfondimenti del Corriere, Aeroitalia si era fatta avanti comunicando di sua iniziativa alcuni numeri: 217 milioni di euro di ricavi, un Ebitdar di 38,9 milioni, un Ebitda di 17,99 milioni, un Ebit di 15,29 milioni, un Ebt di 14,33 milioni e un utile netto di 13,27 milioni, stando allo specchietto inviato dal direttore finanziario Paolo Perri via e-mail.

Le incongruenze

Quando il Corriere controlla le singole voci nota che i costi totali indicati nel documento di Aeroitalia (178,11 milioni) non coincidono con la somma delle singole voci (172 milioni). I dati finanziari inoltre non sono quelli — relativi allo stesso periodo di tempo — indicati a un altro giornale a fine novembre e poi in una prima versione del comunicato stampa: in quel caso i ricavi totali non sono più 217 milioni ma 226,77 milioni, l’Ebitdar non è più 38,9 milioni ma 39,1, l’Ebitda passa da 17,99 a 17,09 milioni e l’Ebit da 14,33 a 14,85 milioni. Non viene fornito l’utile netto, almeno pubblicamente.

Il ricavo medio

Il Corriere ha chiesto conto di questa differenza sia al ceo, sia al cfo. Così come ha chiesto spiegazione sul perché, a fronte di 2,48 milioni di passeggeri e un ricavo medio per viaggiatore dichiarato di 66,59 euro (includendo prezzo del biglietto e spese accessorie come la scelta del posto o il bagaglio a mano), la moltiplicazione mostra 165,33 milioni, ma viene annunciato un totale di 226,77 milioni, con una differenza di oltre 60 milioni. Le interlocuzioni telefoniche sono state diverse.

Il fatturato

La discrepanza sui ricavi, chiarisce Intrieri, sta nel fatto che nei conti approvati dal cda le tasse aeroportuali «sono considerate nei ricavi e poi diventano costi. Invece il ricavo per passeggero è al netto delle tasse aeroportuali, che sono quei 60 milioni di differenza». In una telefonata successiva Intrieri, affiancato dal suo direttore finanziario, spiega che «c’è un errore nel comunicato inviato»: i ricavi sono 216,77 milioni non 226,77 milioni, «abbiamo messo un 2 al posto dell’1» (un secondo comunicato ha in effetti corretto il dato).

Gli aggiustamenti

I 60 milioni di differenza tra i due ricavi vengono ridotti così a 50 dopo la rettifica del fatturato. Quanto alla discrepanza tra i dati dell’Ebitdar, Ebitda ed Ebit forniti al Corriere a ottobre e quelli comunicati a fine novembre il manager dice che «sono piccoli aggiustamenti che sono stati fatti nel frattempo». In una conversazione ulteriore il direttore finanziario sostiene che se le tasse aeroportuali ammontano a 50,46 milioni, i 165,33 milioni di ricavi passeggeri «in realtà tengono conto anche dei charter e dei contributi regionali». Quindi il dato non è solo relativo ai voli di linea. «Le tasse aeroportuali ammontano in media a 25-26 euro a viaggiatore», calcola il cfo. Ma moltiplicati per i 2.482.885 passeggeri il totale sfora i 62 milioni, quindi più dei 50 milioni.

Il peso della Sicilia
Intrieri, uno che certo non si sottrae al confronto, punta molto sulla Sicilia dove ha realizzato nei primi nove mesi circa 90 milioni di ricavi (quasi tutti tra le rotte Fiumicino-Palermo e Fiumicino-Catania). E sostiene che non ci sarà bisogno di aspettare mesi prima di fare utili sui collegamenti nuovi. «E sa perché? Perché sono rotte che in estate fanno soldi». E d’inverno? «Su alcuni collegamenti sicuramente non si riempiranno gli aerei» e quindi si perderanno soldi. «L’inverno è purtroppo un problema — prosegue Intrieri —. Inizia ad esserlo già a luglio o agosto perché le prenotazioni per i mesi successivi calano».

«Il miglior anno di Aeroitalia»

«Da un punto di vista dell’operativo — svela l’ad — il 90% degli utili vengono dai voli tra Roma Fiumicino e Catania, Palermo, Ibiza (solo estiva) e Olbia. Sulla Romania siamo più o meno in pareggio e anche sulle altre rotte della continuità territoriale sarda». A conferma che senza gli oneri di servizio pubblico sull’isola i dati sarebbero peggiori. In ogni caso, si dice sicuro l’amministratore delegato, «il 2025 è di gran lunga il miglior anno della storia di Aeroitalia».

Le parole del revisore

«Si ritiene che l’attenzione del management debba essere proiettata sulla continuazione e massimizzazione della buona propensione alla formazione di ricavi (...) al fine di meglio rendere equilibrato il rapporto produzione/liquidità», ha scritto a commento dei dati del 2024 il sindaco-revisore l’11 aprile di quest’anno. «Si ritiene necessario, tutto ciò, per continuare a formalizzare, facilitare e programmare, fra altro, tutte le rateizzazioni tributarie in corso».
 
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Reactions: Ivan0922
Che strano, quando si giudicavano gli altri era tutto un: "che incapaci, ah se ci fossi io...".
Poi, quando ci sono loro... eccallà, stessa roba.