Strage Linate, confermato verdetto d'appello
Il verdetto della quarta sezione penale della Cassazione: cinque condanne e due assoluzioni. La Procura aveva presentato ricorso
Cinque condanne e due assoluzioni. È il verdetto pronunciato dalla quarta sezione penale della Cassazione sul disastro aereo di Linate l'8 ottobre del 2001, il più grave della storia dell'aviazione italiana, quando lo scontro tra un Md87 delle linee svedesi Sas e un Cessna causò 118 vittime. La Suprema Corte ha così rigettato tutti i ricorsi e confermato totalmente la sentenza pronunciata dalla Corte di Appello di Milano il 7 luglio 2006. Tutti gli imputati erano accusati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo.
APPELLO - Confermate dunque la condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione per l'ex presidente dell'Enav Sandro Gualano e quella per il controllore di volo Paolo Zacchetti, ridotta da 8 a 3 anni. Quattro anni e 4 mesi per l'ex direttore generale dell'Enav Fabio Marzocca e 3 anni per i manager Sea Antonio Cavanna (responsabile dello sviluppo e della manutenzione) e Giovanni Lorenzo Grecchi (responsabile della gestione delle risorse aeroportuali). I due assolti sono il direttore di Linate, Vincenzo Fusco, e il direttore degli scali milanesi Francesco Federico. In primo grado erano stati condannati in primo grado rispettivamente a 6 anni e 6 mesi e 8 anni di reclusione.
RICORSO - Contro le due assoluzioni aveva fatto ricorso alla Suprema Corte la Procura di Milano. In Cassazione il procuratore Angelo Di Popolo ha sostenuto la responsabilità di due dirigenti chiedendo per loro un nuovo processo d'appello, chiedendo inoltre uno sconto di pena nei confronti di Gualano. Secondo il Pg della Suprema Corte andava ridimensionata la responsabilità dell'ex ad dell'Enav. Nelle arringhe dei difensori degli imputati il punto centrale dei ricorsi in Cassazione è stata l'inutilizzabilità delle bobine dei colloqui tra la torre di controllo di Linate e il Cessna, in quanto di tale materiale non è stata fornita ai difensori copia integrale.
Corriere della Sera
Il verdetto della quarta sezione penale della Cassazione: cinque condanne e due assoluzioni. La Procura aveva presentato ricorso
Cinque condanne e due assoluzioni. È il verdetto pronunciato dalla quarta sezione penale della Cassazione sul disastro aereo di Linate l'8 ottobre del 2001, il più grave della storia dell'aviazione italiana, quando lo scontro tra un Md87 delle linee svedesi Sas e un Cessna causò 118 vittime. La Suprema Corte ha così rigettato tutti i ricorsi e confermato totalmente la sentenza pronunciata dalla Corte di Appello di Milano il 7 luglio 2006. Tutti gli imputati erano accusati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo.
APPELLO - Confermate dunque la condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione per l'ex presidente dell'Enav Sandro Gualano e quella per il controllore di volo Paolo Zacchetti, ridotta da 8 a 3 anni. Quattro anni e 4 mesi per l'ex direttore generale dell'Enav Fabio Marzocca e 3 anni per i manager Sea Antonio Cavanna (responsabile dello sviluppo e della manutenzione) e Giovanni Lorenzo Grecchi (responsabile della gestione delle risorse aeroportuali). I due assolti sono il direttore di Linate, Vincenzo Fusco, e il direttore degli scali milanesi Francesco Federico. In primo grado erano stati condannati in primo grado rispettivamente a 6 anni e 6 mesi e 8 anni di reclusione.
RICORSO - Contro le due assoluzioni aveva fatto ricorso alla Suprema Corte la Procura di Milano. In Cassazione il procuratore Angelo Di Popolo ha sostenuto la responsabilità di due dirigenti chiedendo per loro un nuovo processo d'appello, chiedendo inoltre uno sconto di pena nei confronti di Gualano. Secondo il Pg della Suprema Corte andava ridimensionata la responsabilità dell'ex ad dell'Enav. Nelle arringhe dei difensori degli imputati il punto centrale dei ricorsi in Cassazione è stata l'inutilizzabilità delle bobine dei colloqui tra la torre di controllo di Linate e il Cessna, in quanto di tale materiale non è stata fornita ai difensori copia integrale.
Corriere della Sera