TPG MINACCIA DI ABBANDONARE
Il fondo Usa deluso dalle procedure italiane si concentrerebbe sull'offerta Iberia
FRANCESCO MANACORDA
ROMA
«Toto? Si sente addosso la maglia dell’Inter...». Secondo la fonte ben informata di Alitalia la gara per la vendita della compagnia finirà come il campionato di quest’anno: vincerà chi sin dall’inizio era considerato il più forte. Sul tavolo del comitato privatizzazioni che si riunisce oggi ci sono ancora tre offerte per altrettante cordate. Le indiscrezioni dicono che, per evitare polemiche, il Tesoro dirà formalmente sì a tutti e tre. Ma le due offerte straniere oggi non rispondono al requisito dell’italianità: poiché a maggioranza extracomunitaria, per loro sono a rischio i diritti di traffico su alcune tratte intercontinentali. Fino all’ultimo, forti di una procedura ambigua, i russi di Aeroflot e gli americani di Texas Pacific hanno sperato di poter aggregare altri partner per risolvere il problema. Ma il Tesoro ha detto no. O meglio, prendendo atto dell’interesse di Mps ad entrare nella cordata AirOne-Intesa, ha detto sì a nuovi partner di minoranza ma non a soci. E poiché solo AirOne ha costituito una scatola societaria ad hoc - «Ap holding» - solo Toto ora può aggregare chi vuole. La mossa che ha messo AirOne in cima alla lista del Tesoro sembra banale. Un errore apparentemente imperdonabile da parte degli altri due pretendenti.
A meno di colpi di scena, all’orizzonte si profila dunque la nascita di una grande compagnia nazionale. Lo scenario che a inizio dicembre, prima ancora che iniziasse la gara, Romano Prodi aveva prospettato in una cena riservata con Massimo D’Alema e Francesco Rutelli. Con la vittoria di AirOne nascerebbe - nelle idee del governo - una compagnia tutta italiana delle dimensioni necessarie a competere con Air France, Lufthansa e British Airways. Sempre a dicembre il premier, durante una visita ad Atene, disse pubblicamente di non essere preoccupato delle conseguenze antitrust della nascita di AliAirone: «Anche se accadesse non sarebbe la mia prima preoccupazione. Alitalia ha poco più del 40% del mercato interno, mentre Lufthansa in Germania ha oltre il 65%».
I più amareggiati in queste ore sono gli americani di Texas Pacific, gli unici che finora hanno creduto alla possibilità di giocarsi la partita fino in fondo. Non a caso hanno voluto dalla loro Mediobanca e un buon amico dello stesso premier, Franco Bernabé. In silenzio, senza mai apparire, in queste settimane il manager Rotschild ha fatto da tramite fra i texani e il sottosegretario al Tesoro Massimo Tononi, l’ex funzionario di Goldman Sachs che sta seguendo passo passo la privatizzazione. Bernabé ha tentato di creare le condizioni per la quadratura del cerchio: mettere insieme l’esperienza - e la liquidità - di un fondo specializzato in ristrutturazioni e la «massa critica» di una compagnia aerea italiana ma con scarse risorse proprie.
La trattativa sarebbe però ad un punto di stallo, se è vero che ai piani alti di Tpg si comincia ad accarezzare l’ipotesi di mollare la gara Alitalia e concentrare le energie sull’offerta per il controllo di Iberia. Ma le distanze sembrano incolmabili: da un lato c’è un fondo di private equity che investe per guadagnare in fretta, dall’altra un imprenditore sensibile alla politica che vorrebbe gestire Alitalia come AirOne: in prima persona. Non a caso nei piani di Toto ci sarebbe l’uscita di Alitalia dal listino di Borsa. Un’ipotesi che, si racconta, nei corridoi del Tesoro qualcuno avrebbe commentato così: «Ma si sta privatizzando Alitalia o pubblicizzando AirOne?».
La Stampa
Il fondo Usa deluso dalle procedure italiane si concentrerebbe sull'offerta Iberia
FRANCESCO MANACORDA
ROMA
«Toto? Si sente addosso la maglia dell’Inter...». Secondo la fonte ben informata di Alitalia la gara per la vendita della compagnia finirà come il campionato di quest’anno: vincerà chi sin dall’inizio era considerato il più forte. Sul tavolo del comitato privatizzazioni che si riunisce oggi ci sono ancora tre offerte per altrettante cordate. Le indiscrezioni dicono che, per evitare polemiche, il Tesoro dirà formalmente sì a tutti e tre. Ma le due offerte straniere oggi non rispondono al requisito dell’italianità: poiché a maggioranza extracomunitaria, per loro sono a rischio i diritti di traffico su alcune tratte intercontinentali. Fino all’ultimo, forti di una procedura ambigua, i russi di Aeroflot e gli americani di Texas Pacific hanno sperato di poter aggregare altri partner per risolvere il problema. Ma il Tesoro ha detto no. O meglio, prendendo atto dell’interesse di Mps ad entrare nella cordata AirOne-Intesa, ha detto sì a nuovi partner di minoranza ma non a soci. E poiché solo AirOne ha costituito una scatola societaria ad hoc - «Ap holding» - solo Toto ora può aggregare chi vuole. La mossa che ha messo AirOne in cima alla lista del Tesoro sembra banale. Un errore apparentemente imperdonabile da parte degli altri due pretendenti.
A meno di colpi di scena, all’orizzonte si profila dunque la nascita di una grande compagnia nazionale. Lo scenario che a inizio dicembre, prima ancora che iniziasse la gara, Romano Prodi aveva prospettato in una cena riservata con Massimo D’Alema e Francesco Rutelli. Con la vittoria di AirOne nascerebbe - nelle idee del governo - una compagnia tutta italiana delle dimensioni necessarie a competere con Air France, Lufthansa e British Airways. Sempre a dicembre il premier, durante una visita ad Atene, disse pubblicamente di non essere preoccupato delle conseguenze antitrust della nascita di AliAirone: «Anche se accadesse non sarebbe la mia prima preoccupazione. Alitalia ha poco più del 40% del mercato interno, mentre Lufthansa in Germania ha oltre il 65%».
I più amareggiati in queste ore sono gli americani di Texas Pacific, gli unici che finora hanno creduto alla possibilità di giocarsi la partita fino in fondo. Non a caso hanno voluto dalla loro Mediobanca e un buon amico dello stesso premier, Franco Bernabé. In silenzio, senza mai apparire, in queste settimane il manager Rotschild ha fatto da tramite fra i texani e il sottosegretario al Tesoro Massimo Tononi, l’ex funzionario di Goldman Sachs che sta seguendo passo passo la privatizzazione. Bernabé ha tentato di creare le condizioni per la quadratura del cerchio: mettere insieme l’esperienza - e la liquidità - di un fondo specializzato in ristrutturazioni e la «massa critica» di una compagnia aerea italiana ma con scarse risorse proprie.
La trattativa sarebbe però ad un punto di stallo, se è vero che ai piani alti di Tpg si comincia ad accarezzare l’ipotesi di mollare la gara Alitalia e concentrare le energie sull’offerta per il controllo di Iberia. Ma le distanze sembrano incolmabili: da un lato c’è un fondo di private equity che investe per guadagnare in fretta, dall’altra un imprenditore sensibile alla politica che vorrebbe gestire Alitalia come AirOne: in prima persona. Non a caso nei piani di Toto ci sarebbe l’uscita di Alitalia dal listino di Borsa. Un’ipotesi che, si racconta, nei corridoi del Tesoro qualcuno avrebbe commentato così: «Ma si sta privatizzando Alitalia o pubblicizzando AirOne?».
La Stampa