Con una lettera aperta al Corriere della Sera, Rutelli fa parziale (e furba) ammenda alle sparate di domenica:
Non sono il nemico di Malpensa
«Nessuno si nasconda dietro il campanile, ora serve una svolta»
Caro direttore, riproporre un derby Milano- Roma, una contesa per chi debba esercitare il predominio nel cuore e nelle strategie di Alitalia, tra Fiumicino e Malpensa, è antistorico e sbagliato. Presentare le proposte che ho avanzato come «anti Malpensa» è semplicemente non vero. Cerco di riassumere l'analisi del Dipartimento per il turismo e le proposte che ho trasmesso a Romano Prodi in vista della decisione che il presidente del Consiglio e il governo prenderanno entro gennaio sul futuro di Alitalia.
Il 10 ottobre, infatti, Governo e parti sociali hanno constatato che l’Alitalia vive il momento più difficile della sua storia e hanno convenuto una moratoria di tre mesi per cercare di evitare il fallimento. L’Italia infatti, pur potendo contare su dati statistici ed economici (in termini di popolazione, pil, potere d’acquisto, volumi di passeggeri) comparabili, è l’unico grande Paese europeo che non dispone di un maggiore vettore aereo nazionale e, cosa ancor più grave, non ha una strategia di sistema. Gli altri Paesi l’hanno adottata dalla fine anni ’80, quando ha preso avvio il processo di liberalizzazione nel trasporto aereo e nei servizi aeroportuali, accumulando su di noi un vantaggio pressoché incolmabile.
Io ho posto tre questioni serie su cui conto di ricevere risposte, e non nascondimenti dietro questioni vecchie di dieci anni. 1. Dalla strategia degli hub, è meglio puntare sul network «point to point». Ovvero, dalla concentrazione di voli al servizio in risposta alle domande. I due maggiori aeroporti possono crescere in base alle rispettive principali vocazioni (business per Malpensa, al servizio di un mercato più ricco; turistica per Fiumicino). È una strategia necessaria: tra non molto l’Alta velocità ferroviaria competerà in termini di tempo e non solo di costi con la tratta Milano-Roma. E una crescente liberalizzazione nei cieli è solo questione di tempo. Dunque, il protezionismo è destinato a cedere il passo a una spietata concorrenza, che si è già manifestata con l’irruzione dei voli low cost.
Oggi Alitalia copre appena il 34 per cento delle tratte domestiche e il 17 di quelle europee. Sul «punto a punto» perdiamo continuamente posizioni e occorre intervenire. 2. Bisogna risanare Alitalia con scelte impegnative, non con rinvii. Il mercato è in robusta crescita, e dunque potremo riassorbire senza drammi gli effetti di esternalizzazioni di funzioni che oggi pesano troppo sui conti dell’azienda. È materia per il confronto con le parti sociali. Solo dopo la definizione di un piano industriale si potrà decidere sul management. E sarà possibile aprire una gara per l’ingresso di soci privati. 3. Va scelto, infine, il partner operativo. Sono convinto che convenga puntare sull’Asia (dal Golfo all’Estremo Oriente).
Alitalia ha perso negli ultimi 15 anni fior di occasioni per allearsi con inglesi, olandesi, francesi. Oggi, un’integrazione europea sarebbe vincente, o spingerebbe sugli hub di altri Paesi la clientela cinese, indiana e di altri paesi emergenti? Anziché favoleggiare di «questione settentrionale» o di scontro Roma-Milano con riferimento agli aeroporti, conviene osservare che la concorrenza a Malpensa viene innanzitutto da Milano Linate e da Bergamo Orio al Serio, come dimostrano i dati. Oltre che dal successo di tutti gli aeroporti del Nord, da Torino a Venezia. E poiché le compagnie aeree producono servizi, nel momento in cui l’attuale management sembra aver ammainato la bandiera («Alitalia più vola più perde») non c’è certo bisogno di polemiche di parte ma di comportamenti collaborativi e consapevoli.
Nel primo semestre di quest’anno, le compagnie aeree sono cresciute in media del 13% mentre Alitalia solo dell’ 1,4 %. Secondo alcuni, converrebbe lasciare Alitalia al suo destino, come Sabena e Swissair: fallimento e rinascita su basi nuove. Per i cittadini, le imprese, il turismo abbiamo il dovere di tentare, l’ultima volta. Ma con una strategia nuova e coraggiosa. Per favore, senza che nessuno si nasconda dietro al campanile.
Corriere della Sera