Finanziamenti alle Low-cost: bassi i prezzi dei biglietti, altissimo il costo sociale

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gioAZ

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26 Settembre 2011
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Bologna, BLQ
Roma, Italia - Negli ultimi anni sui vettori "Low-cost" si è riversato un fiume di danaro dei contribuenti italiani.

Mentre la recente notizia dell'accordo di solidarietà sottoscritto dall'Alitalia con i suoi dipendenti al fine di evitare al ricorso alla mobilità, con le inevitabili drammatiche conseguenze, è forse venuto il momento di passare ad un esame critico complessivo delle condizioni di mercato del trasporto aereo in Italia in cui si trovano ad operare i nostri operatori.

L’Italia non può continuare ad essere una colonia aeronautica aperta alle incursioni di chiunque riesca a confezionare attraenti (per l’offerente) ed indigesti (per coloro che accettano) “Pacchetti”, contrabbandati come le uniche soluzioni possibili, per tenere in vita aeroporti su cui non atterrerebbe nemmeno una cicogna.

Un aeroporto, ci dicono i testi di economia, è una infrastruttura che ha il vantaggio di essere un monopolio naturale, non potendosi in linea di massima immaginare di costruire due aeroporti vicini, per metterli in concorrenza fra di loro.

In Italia poi, dove si ha la tendenza ad affidare alle medesime società la gestione di aeroporti che insistono su di una medesima area, di concorrenza neanche a parlarne.

Quando poi le società di gestione sono diverse, spesso la compagine azionaria vede nomi ricorrenti. Conclusione: se ci aspettiamo, come dicono gli anglosassoni, una “Fair competition” dal fronte degli aeroporti, possiamo anche scordarcelo.

Sul fronte degli operatori, le cose non vanno poi tanto meglio...

Purtroppo noi di AVIONEWS, abbiamo la pessima abitudine di andarci a leggere le carte.

Proprie dalle “Carte”, in questo caso la Legge Regionale 13 aprile 2010, n.10 della Regione autonoma Sardegna, apprendiamo che nell’anno 2010 la Regione ha stanziato 10 milioni di Euro per l’acquisizione di quote Sogeaal (Società di gestione dell’aeroporto di Alghero), 32 milioni di Euro in quattro anni per finanziare la continuità territoriale e 93,2 milioni di Euro, sempre in quattro anni, per la “Destagionalizzazione dei collegamenti aerei isolani”.

Un fiume di soldi che si è riversato principalmente sulle compagnie “Low-cost” che con lo specchietto delle allodole dei bassi prezzi dei biglietti, in effetti fanno pagare un prezzo salatissimo al contribuente italiano.

Prezzo salato, non solo per il fiume di contributi di cui hanno beneficiato, garantiti nella maggior parte dei casi da enti o istituzioni pubbliche, ma anche per il costo sociale di personale che lavora in Italia ma a cui vengono fatti contratti di lavoro esteri, socialmente poco tutelati e per il dissanguamento di società di gestione aeroportuale che in numerosi casi hanno dovuto gettare la spugna di fronte all’esosità delle richieste delle “Low-cost”.

Altro aspetto di cui poco si parla, è che i contributi erogati, a prezzo di grandi sacrifici, non servono a creare un mercato autonomo, in grado nel tempo di reggersi sulle proprie gambe, ma un flusso opportunistico sempre sotto il ricatto del “Se non paghi me ne vado e porto via gli aerei”.

La Sardegna, si badi bene, è solo uno dei possibili esempi che si potrebbero fare. Rimuoviamo quindi risolutamente tutti quegli aspetti, come li ha chiamati in una recente dichiarazione il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, di “Concorrenza asimmetrica”, che offrendo apparentemente ai passeggeri italiani biglietti a “Basso prezzo” nascondono però un alto “Costo” sia sociale che monetario a carico di tutta la collettività, impedendo ai nostri operatori di lavorare in ambiti concorrenziali corretti.

Se dovessimo fare un esempio, ci vengono in mente, chissà perché, i famosi contratti derivati offerti da molte banche ad enti territoriali, che si sono poi ritrovati con prodotti finanziari per loro ingestibili ed estremamente svantaggiosi. (Avionews)
http://www.avionews.it/index.php?corpo=see_news_home.php&news_id=1152920&pagina_chiamante=index.php
 
Mi sembra un ottimo articolo.

Sottolineo in particolare questo passaggio:

Altro aspetto di cui poco si parla, è che i contributi erogati, a prezzo di grandi sacrifici, non servono a creare un mercato autonomo, in grado nel tempo di reggersi sulle proprie gambe, ma un flusso opportunistico sempre sotto il ricatto del “Se non paghi me ne vado e porto via gli aerei”.

Grazie per averlo postato.
 
Già! fortunatamente ci sono ancora Articoli che descrivono la triste realtà dei fatti senza dire castronerie.
Peccato che abbia scordato di dire che le società che gestiscono i principali scali italiani di FR (BGY, TSF, BLQ, PSA, CIA), sono tutte rigorosamente in attivo. Semplicemente perchè essendo aeroporti con un traffico reale, devono sovvenzionare poco o nulla.
Ho l'impressione che nel puro stile italiano, sia partita la "crociata" contro le sovvenzioni alle LC in quanto accusate di affossare AZ.
Per quanto riguarda gli aeroporti medio-grandi, ho già detto sopra. Per quanto riguarda quelli piccoli, mi sembra ovvio che se senza sovvenzioni non regge FR, sicuramente non potrà farlo AZ.
Poi, ben vengano i tagli dei finanziamenti pubblici, ma non nascondiamoci dietro un dito additando quelli come causa principale dello sfascio dell'aviazione italiana.
 
Roma, Italia - Negli ultimi anni sui vettori "Low-cost" si è riversato un fiume di danaro dei contribuenti italiani.

Mentre la recente notizia dell'accordo di solidarietà sottoscritto dall'Alitalia con i suoi dipendenti al fine di evitare al ricorso alla mobilità, con le inevitabili drammatiche conseguenze, è forse venuto il momento di passare ad un esame critico complessivo delle condizioni di mercato del trasporto aereo in Italia in cui si trovano ad operare i nostri operatori.

L’Italia non può continuare ad essere una colonia aeronautica aperta alle incursioni di chiunque riesca a confezionare attraenti (per l’offerente) ed indigesti (per coloro che accettano) “Pacchetti”, contrabbandati come le uniche soluzioni possibili, per tenere in vita aeroporti su cui non atterrerebbe nemmeno una cicogna.

Un aeroporto, ci dicono i testi di economia, è una infrastruttura che ha il vantaggio di essere un monopolio naturale, non potendosi in linea di massima immaginare di costruire due aeroporti vicini, per metterli in concorrenza fra di loro.

In Italia poi, dove si ha la tendenza ad affidare alle medesime società la gestione di aeroporti che insistono su di una medesima area, di concorrenza neanche a parlarne.

Quando poi le società di gestione sono diverse, spesso la compagine azionaria vede nomi ricorrenti. Conclusione: se ci aspettiamo, come dicono gli anglosassoni, una “Fair competition” dal fronte degli aeroporti, possiamo anche scordarcelo.

Sul fronte degli operatori, le cose non vanno poi tanto meglio...

Purtroppo noi di AVIONEWS, abbiamo la pessima abitudine di andarci a leggere le carte.

Proprie dalle “Carte”, in questo caso la Legge Regionale 13 aprile 2010, n.10 della Regione autonoma Sardegna, apprendiamo che nell’anno 2010 la Regione ha stanziato 10 milioni di Euro per l’acquisizione di quote Sogeaal (Società di gestione dell’aeroporto di Alghero), 32 milioni di Euro in quattro anni per finanziare la continuità territoriale e 93,2 milioni di Euro, sempre in quattro anni, per la “Destagionalizzazione dei collegamenti aerei isolani”.

Un fiume di soldi che si è riversato principalmente sulle compagnie “Low-cost” che con lo specchietto delle allodole dei bassi prezzi dei biglietti, in effetti fanno pagare un prezzo salatissimo al contribuente italiano.

Prezzo salato, non solo per il fiume di contributi di cui hanno beneficiato, garantiti nella maggior parte dei casi da enti o istituzioni pubbliche, ma anche per il costo sociale di personale che lavora in Italia ma a cui vengono fatti contratti di lavoro esteri, socialmente poco tutelati e per il dissanguamento di società di gestione aeroportuale che in numerosi casi hanno dovuto gettare la spugna di fronte all’esosità delle richieste delle “Low-cost”.

Altro aspetto di cui poco si parla, è che i contributi erogati, a prezzo di grandi sacrifici, non servono a creare un mercato autonomo, in grado nel tempo di reggersi sulle proprie gambe, ma un flusso opportunistico sempre sotto il ricatto del “Se non paghi me ne vado e porto via gli aerei”.

La Sardegna, si badi bene, è solo uno dei possibili esempi che si potrebbero fare. Rimuoviamo quindi risolutamente tutti quegli aspetti, come li ha chiamati in una recente dichiarazione il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, di “Concorrenza asimmetrica”, che offrendo apparentemente ai passeggeri italiani biglietti a “Basso prezzo” nascondono però un alto “Costo” sia sociale che monetario a carico di tutta la collettività, impedendo ai nostri operatori di lavorare in ambiti concorrenziali corretti.

Se dovessimo fare un esempio, ci vengono in mente, chissà perché, i famosi contratti derivati offerti da molte banche ad enti territoriali, che si sono poi ritrovati con prodotti finanziari per loro ingestibili ed estremamente svantaggiosi. (Avionews)
http://www.avionews.it/index.php?corpo=see_news_home.php&news_id=1152920&pagina_chiamante=index.php

La Sardegna penso avrà fatto i suoi conti tra costi ed entrate, d'altra parte la sardegna è una regione e non si parla di collettività italiana, a meno che non si decida, dopo i costi esorbitanti dei traghetti, di chiudere anche tutti i collegamenti aerei, e di dire addio all'isola.
 
facciamo cosi, chiudete la sardegna perchè ha i conti in "rosso"; rosso cosa? gli aeroporti? avete aggiunto le entrate turistiche? a cosa vi riferite?
 
se chiudono tutti in sardegna dopo vi accorgete i conti in rosso chi li paga e questa volta veramente.
 
facciamo cosi, chiudete la sardegna perchè ha i conti in "rosso"; rosso cosa? gli aeroporti? avete aggiunto le entrate turistiche? a cosa vi riferite?

È sempre bello vedere un po' di sano campanislismo!


"Chiudiamo tutto, basta sprechi, zero finanziamenti a FR, etc"
"Allora dovremo tagliare buona parte dei collegamenti dell'aeroporto che hai sotto casa.."
"Vigliacchi, viva la concorrenza, 50 euro per volare sono anche troppi, Alitalia deve fallire.."
Classico pensiero italiota
 
se le attività non funzionano i soldi non girano, aumenta il costo sociale sotto forma di disoccupazione assegni sociali, trasferimenti di popolazione da un posto ad un altro, ecc.ecc.
 
Peccato che abbia scordato di dire che le società che gestiscono i principali scali italiani di FR (BGY, TSF, BLQ, PSA, CIA), sono tutte rigorosamente in attivo. Semplicemente perchè essendo aeroporti con un traffico reale, devono sovvenzionare poco o nulla.
Ho l'impressione che nel puro stile italiano, sia partita la "crociata" contro le sovvenzioni alle LC in quanto accusate di affossare AZ.
Per quanto riguarda gli aeroporti medio-grandi, ho già detto sopra. Per quanto riguarda quelli piccoli, mi sembra ovvio che se senza sovvenzioni non regge FR, sicuramente non potrà farlo AZ.
Poi, ben vengano i tagli dei finanziamenti pubblici, ma non nascondiamoci dietro un dito additando quelli come causa principale dello sfascio dell'aviazione italiana.

Per quegli aeroporti che citi tu ce ne sono altrettanti che finanziano FR andando in rosso.
E personalmente non me ne frega nulla di AZ, mentre me ne frega di più che i soldi pubblici siano spesi in maniera rigorosa e trasparente. Cosa che spesso in questo tipo di meccanismo non avviene.
Infine, l'articolo parla di spesa pubblica e non dell'aviazione nazionale. Non penso sia stupido separare i discorsi.
 
Iniziamo ad istituire una commissione di trasporti che vigili sui prezzi dei traghetti che sono fuori cotrollo da anni per ricominciare a riportare il turismo italiano sull'isola, poi, una volta sistemato quello marittimo, si può pensare anche a quello aereo.
 
Peccato che abbia scordato di dire che le società che gestiscono i principali scali italiani di FR (BGY, TSF, BLQ, PSA, CIA), sono tutte rigorosamente in attivo. Semplicemente perchè essendo aeroporti con un traffico reale, devono sovvenzionare poco o nulla.
Ho l'impressione che nel puro stile italiano, sia partita la "crociata" contro le sovvenzioni alle LC in quanto accusate di affossare AZ.
Per quanto riguarda gli aeroporti medio-grandi, ho già detto sopra. Per quanto riguarda quelli piccoli, mi sembra ovvio che se senza sovvenzioni non regge FR, sicuramente non potrà farlo AZ.
Poi, ben vengano i tagli dei finanziamenti pubblici, ma non nascondiamoci dietro un dito additando quelli come causa principale dello sfascio dell'aviazione italiana.

Avere un traffico reale che non necessita di sovvenzioni dovrebbe essere la normalità. L'articolo, infatti, come giusto che sia, ha preferito scrivere di ciò che non funziona e di come ormai i piccoli aeroporti siano diventati schiavi di FR con soldi pubblici.
Certamente non è l'unico problema dell'aviazione italiana ma mi sembra un buon punto da cui iniziare.
 
in merito ai numeri sopra forniti:

1. se una regione vuole entrare nel capitale sociale di un aeroporto lo puo' fare
2.32+93,2 = 125,2 milioni / 4 anni = 31,3 milioni/anno per continuità territoriale e destagionalizzazione.

31,3 milioni costo annuo aggiuntivo

se questi danari non vengono spesi quanta gente non andrebbe in sardegna? sono 31 milioni di euro di piu'? qual'è il moltiplicatore monetario sulle attività?
se un anno il servizio c'è e l'anno dopo non c'è riusciro' a fidelizzare dei turisti?
come si comportano i miei competitors europei?
 
gli aeroporti possono essere finanziati in modalità tali attraverso le quali non traspare il finanziamento; ad esempio aumento capitale pubblico lecito, utilizzo fondi fas, fesr e por, attività promozionale entro certi limiti, partecipazione di enti che a loro volta hanno ricevuto soldi da enti pubblici, compensazione oneri, creazione di compagnie di subordine ad esempio handling non in concorrenza).
Per quanto riguarda poi la raggiungibilità dell'aeroporto normalmente vi è un rapporto 1 a 2 (dove 1 è il costo dell'infrastruttura aeroportuale e 2 il costo delle infrastrutture come strade, ferrovie, ecc.ecc.) e nelle quali le infrastrutture di contorno sono pagate dalla collettività.

Ps: il treno dei vip milano malpensa è costato 43 milioni di euro (di piu' dell'intero finanziamento annuale della sardegna)
 
Roma, Italia - Negli ultimi anni sui vettori "Low-cost" si è riversato un fiume di danaro dei contribuenti italiani.

Mentre la recente notizia dell'accordo di solidarietà sottoscritto dall'Alitalia con i suoi dipendenti al fine di evitare al ricorso alla mobilità, con le inevitabili drammatiche conseguenze, è forse venuto il momento di passare ad un esame critico complessivo delle condizioni di mercato del trasporto aereo in Italia in cui si trovano ad operare i nostri operatori.

Per quegli aeroporti che citi tu ce ne sono altrettanti che finanziano FR andando in rosso.
E personalmente non me ne frega nulla di AZ, mentre me ne frega di più che i soldi pubblici siano spesi in maniera rigorosa e trasparente. Cosa che spesso in questo tipo di meccanismo non avviene.
Infine, l'articolo parla di spesa pubblica e non dell'aviazione nazionale. Non penso sia stupido separare i discorsi.
Avere un traffico reale che non necessita di sovvenzioni dovrebbe essere la normalità. L'articolo, infatti, come giusto che sia, ha preferito scrivere di ciò che non funziona e di come ormai i piccoli aeroporti siano diventati schiavi di FR con soldi pubblici.
Certamente non è l'unico problema dell'aviazione italiana ma mi sembra un buon punto da cui iniziare.
L'articolo parla eccome di aviazione nazionale e lo fa a senso unico.
Se poi si vuole trattare il discorso sovvenzioni alle LC in Italia, trovo sia corretto farlo esaminando con imparzialità le varie situazioni, piuttosto che citare un unico esempio, "casualmente" quello più dispendioso.
Ribadisco che sono pienamente d'accordo nell'eliminare le sovvenzioni pubbliche a TUTTE le compagnie.
 
L'articolo parla eccome di aviazione nazionale e lo fa a senso unico.
Se poi si vuole trattare il discorso sovvenzioni alle LC in Italia, trovo sia corretto farlo esaminando con imparzialità le varie situazioni, piuttosto che citare un unico esempio, "casualmente" quello più dispendioso.
Ribadisco che sono pienamente d'accordo nell'eliminare le sovvenzioni pubbliche a TUTTE le compagnie.

Mi associo, e mi ripeto menzionando la scarsa imprenditorialita' sana nel campo aeronautico in Italia. FR prende contributi dove non ha passeggeri. E' abbastanza facile vedere quali rotte 'tirano' veramente. Provate a cercare un biglietto su STN-BLQ sotto data e vedete se lo trovate a €10! (A volte, sotto data FR e' meno economica di BA).

Non credo che i problemi di AZ siano FR, U2 e compagnia bella. Giusto o sbagliato che sia AZ non prova quasi piu' a fare concorrenza alle low cost sul nazionale. Questo per me vuol dire che non e' in grado di fornire nulla di diverso per giustificare la possibile differenza di prezzo. Personalmente sono contrario a tutto quanto 'droghi' il libero mercato. Esistono situazioni reali che necessitano di sovvenzioni (vedi Pantelleria e Lampedusa e forse la Sardegna) ma non credo che sovvenzionare FR sia l'unica ragione per cui AZ e IG vanno come vanno (per non parlare di Blu Panorama).
 
in merito ai numeri sopra forniti:

1. se una regione vuole entrare nel capitale sociale di un aeroporto lo puo' fare
2.32+93,2 = 125,2 milioni / 4 anni = 31,3 milioni/anno per continuità territoriale e destagionalizzazione.

31,3 milioni costo annuo aggiuntivo

se questi danari non vengono spesi quanta gente non andrebbe in sardegna? sono 31 milioni di euro di piu'? qual'è il moltiplicatore monetario sulle attività?
se un anno il servizio c'è e l'anno dopo non c'è riusciro' a fidelizzare dei turisti?
come si comportano i miei competitors europei?

Il turista lo fidelizzi anche fornendo Servizi decenti. Ti posso assicurare che chi arriva con Ryan in Sardegna non ci torna. E' uno dei grossi problemi che si sta dibattendo in Regione a livello politico.

Questo perché, appunto, ammesso che costi poco arrivarci, poi costa esageratamente vitto e alloggio. Ed i Servizi sono scarsi.
Esempio pratico: chi arriva con Ryan si aspetta, ad esempio, una rete di autobus, treni e strade per raggiungere la propria destinazione.

Prova ad atterrare ad Alghero alla sera: il bus per la città parte spesso 5 minuti dopo che l'autista vede il volo in pista. Peccato che chi deve salirci deve anche aspettare i bagagli. Lo perde e deve cercare un taxi. Il numero dei taxi, al di là del costo, non è sufficiente. E non c'è un numero unico da chiamare per farlo arrivare. Ti sembra normale?
Quindi arrivi spendendo pochi cents, ma appena tocchi terra già iniziano le difficoltà.
Vogliamo parlare della rete dei treni? Su alcune tratte girano ancora le littorine del 900.

Bene. Andiamo in spiaggia. Sì, ma come ci arrivo se non ho prenotato una macchina a noleggio? perché io turista volo Ryan perché voglio spendere poco, e quindi mi aspetto che mi ci porti un bus in spiaggia.

Insomma, siamo seri: con 31 milioni annui (posto che sia corretta la cifra che posti), i turisti li fai sì arrivare, ma anche scappare.
Iniziamo a usare quei 31 milioni per incrementare i trasporti pubblici, ad esempio. Oppure per spesare manifestazioni culturali degne di questo nome, in modo che il turista alla sera possa avere un minimo di proposte per non dover andare a dormire come le galline perché dopo aver fatto 4 volte su e giù per il lungomare non sa cosa fare.
Oppure investiamoli nelle stade: la 131, dorsale nord sud, è in condizioni indecenti.