Roma, Italia - Negli ultimi anni sui vettori "Low-cost" si è riversato un fiume di danaro dei contribuenti italiani.
Mentre la recente notizia dell'accordo di solidarietà sottoscritto dall'Alitalia con i suoi dipendenti al fine di evitare al ricorso alla mobilità, con le inevitabili drammatiche conseguenze, è forse venuto il momento di passare ad un esame critico complessivo delle condizioni di mercato del trasporto aereo in Italia in cui si trovano ad operare i nostri operatori.
L’Italia non può continuare ad essere una colonia aeronautica aperta alle incursioni di chiunque riesca a confezionare attraenti (per l’offerente) ed indigesti (per coloro che accettano) “Pacchetti”, contrabbandati come le uniche soluzioni possibili, per tenere in vita aeroporti su cui non atterrerebbe nemmeno una cicogna.
Un aeroporto, ci dicono i testi di economia, è una infrastruttura che ha il vantaggio di essere un monopolio naturale, non potendosi in linea di massima immaginare di costruire due aeroporti vicini, per metterli in concorrenza fra di loro.
In Italia poi, dove si ha la tendenza ad affidare alle medesime società la gestione di aeroporti che insistono su di una medesima area, di concorrenza neanche a parlarne.
Quando poi le società di gestione sono diverse, spesso la compagine azionaria vede nomi ricorrenti. Conclusione: se ci aspettiamo, come dicono gli anglosassoni, una “Fair competition” dal fronte degli aeroporti, possiamo anche scordarcelo.
Sul fronte degli operatori, le cose non vanno poi tanto meglio...
Purtroppo noi di AVIONEWS, abbiamo la pessima abitudine di andarci a leggere le carte.
Proprie dalle “Carte”, in questo caso la Legge Regionale 13 aprile 2010, n.10 della Regione autonoma Sardegna, apprendiamo che nell’anno 2010 la Regione ha stanziato 10 milioni di Euro per l’acquisizione di quote Sogeaal (Società di gestione dell’aeroporto di Alghero), 32 milioni di Euro in quattro anni per finanziare la continuità territoriale e 93,2 milioni di Euro, sempre in quattro anni, per la “Destagionalizzazione dei collegamenti aerei isolani”.
Un fiume di soldi che si è riversato principalmente sulle compagnie “Low-cost” che con lo specchietto delle allodole dei bassi prezzi dei biglietti, in effetti fanno pagare un prezzo salatissimo al contribuente italiano.
Prezzo salato, non solo per il fiume di contributi di cui hanno beneficiato, garantiti nella maggior parte dei casi da enti o istituzioni pubbliche, ma anche per il costo sociale di personale che lavora in Italia ma a cui vengono fatti contratti di lavoro esteri, socialmente poco tutelati e per il dissanguamento di società di gestione aeroportuale che in numerosi casi hanno dovuto gettare la spugna di fronte all’esosità delle richieste delle “Low-cost”.
Altro aspetto di cui poco si parla, è che i contributi erogati, a prezzo di grandi sacrifici, non servono a creare un mercato autonomo, in grado nel tempo di reggersi sulle proprie gambe, ma un flusso opportunistico sempre sotto il ricatto del “Se non paghi me ne vado e porto via gli aerei”.
La Sardegna, si badi bene, è solo uno dei possibili esempi che si potrebbero fare. Rimuoviamo quindi risolutamente tutti quegli aspetti, come li ha chiamati in una recente dichiarazione il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, di “Concorrenza asimmetrica”, che offrendo apparentemente ai passeggeri italiani biglietti a “Basso prezzo” nascondono però un alto “Costo” sia sociale che monetario a carico di tutta la collettività, impedendo ai nostri operatori di lavorare in ambiti concorrenziali corretti.
Se dovessimo fare un esempio, ci vengono in mente, chissà perché, i famosi contratti derivati offerti da molte banche ad enti territoriali, che si sono poi ritrovati con prodotti finanziari per loro ingestibili ed estremamente svantaggiosi. (Avionews)
http://www.avionews.it/index.php?corpo=see_news_home.php&news_id=1152920&pagina_chiamante=index.php
Mentre la recente notizia dell'accordo di solidarietà sottoscritto dall'Alitalia con i suoi dipendenti al fine di evitare al ricorso alla mobilità, con le inevitabili drammatiche conseguenze, è forse venuto il momento di passare ad un esame critico complessivo delle condizioni di mercato del trasporto aereo in Italia in cui si trovano ad operare i nostri operatori.
L’Italia non può continuare ad essere una colonia aeronautica aperta alle incursioni di chiunque riesca a confezionare attraenti (per l’offerente) ed indigesti (per coloro che accettano) “Pacchetti”, contrabbandati come le uniche soluzioni possibili, per tenere in vita aeroporti su cui non atterrerebbe nemmeno una cicogna.
Un aeroporto, ci dicono i testi di economia, è una infrastruttura che ha il vantaggio di essere un monopolio naturale, non potendosi in linea di massima immaginare di costruire due aeroporti vicini, per metterli in concorrenza fra di loro.
In Italia poi, dove si ha la tendenza ad affidare alle medesime società la gestione di aeroporti che insistono su di una medesima area, di concorrenza neanche a parlarne.
Quando poi le società di gestione sono diverse, spesso la compagine azionaria vede nomi ricorrenti. Conclusione: se ci aspettiamo, come dicono gli anglosassoni, una “Fair competition” dal fronte degli aeroporti, possiamo anche scordarcelo.
Sul fronte degli operatori, le cose non vanno poi tanto meglio...
Purtroppo noi di AVIONEWS, abbiamo la pessima abitudine di andarci a leggere le carte.
Proprie dalle “Carte”, in questo caso la Legge Regionale 13 aprile 2010, n.10 della Regione autonoma Sardegna, apprendiamo che nell’anno 2010 la Regione ha stanziato 10 milioni di Euro per l’acquisizione di quote Sogeaal (Società di gestione dell’aeroporto di Alghero), 32 milioni di Euro in quattro anni per finanziare la continuità territoriale e 93,2 milioni di Euro, sempre in quattro anni, per la “Destagionalizzazione dei collegamenti aerei isolani”.
Un fiume di soldi che si è riversato principalmente sulle compagnie “Low-cost” che con lo specchietto delle allodole dei bassi prezzi dei biglietti, in effetti fanno pagare un prezzo salatissimo al contribuente italiano.
Prezzo salato, non solo per il fiume di contributi di cui hanno beneficiato, garantiti nella maggior parte dei casi da enti o istituzioni pubbliche, ma anche per il costo sociale di personale che lavora in Italia ma a cui vengono fatti contratti di lavoro esteri, socialmente poco tutelati e per il dissanguamento di società di gestione aeroportuale che in numerosi casi hanno dovuto gettare la spugna di fronte all’esosità delle richieste delle “Low-cost”.
Altro aspetto di cui poco si parla, è che i contributi erogati, a prezzo di grandi sacrifici, non servono a creare un mercato autonomo, in grado nel tempo di reggersi sulle proprie gambe, ma un flusso opportunistico sempre sotto il ricatto del “Se non paghi me ne vado e porto via gli aerei”.
La Sardegna, si badi bene, è solo uno dei possibili esempi che si potrebbero fare. Rimuoviamo quindi risolutamente tutti quegli aspetti, come li ha chiamati in una recente dichiarazione il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, di “Concorrenza asimmetrica”, che offrendo apparentemente ai passeggeri italiani biglietti a “Basso prezzo” nascondono però un alto “Costo” sia sociale che monetario a carico di tutta la collettività, impedendo ai nostri operatori di lavorare in ambiti concorrenziali corretti.
Se dovessimo fare un esempio, ci vengono in mente, chissà perché, i famosi contratti derivati offerti da molte banche ad enti territoriali, che si sono poi ritrovati con prodotti finanziari per loro ingestibili ed estremamente svantaggiosi. (Avionews)
http://www.avionews.it/index.php?corpo=see_news_home.php&news_id=1152920&pagina_chiamante=index.php