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Premesso che a chiunque sarebbe piaciuto avere la possibilità di continuare a studiare (e beato chi tra voi ha avuto la fortuna di alzare la media del nostro paese, dato che quasi nessuno sceglie di propria iniziativa di interrompere la propria formazione a 19 anni per andarsi a chiudere in una fabbrica), bisogna sempre considerare che generalmente chi ha un'ottima padronanza di una o più lingue, ambisce giustamente nella vita a qualcosa di più che andare a fare l'av.
Il problema non è che la gente in Italia sia sottosviluppata e non parli l'inglese. Ma quando si offre una posizione di livello medio-basso (perchè di questo oggettivamente si tratta, per quanto questo lavoro lo si possa amare), non si può pensare si candidino profili scolasticamente chissà quanto ricercati. Chi dispone di un curriculum di studi di un certo rilievo logicamente punta un po' più in alto. E la ricerca, va fatta tra le candidature che pervengono.
Detto questo, il basso appeal di Easyjet dipende a mio avviso dal fatto che si tratti di una compagnia low cost, con tutto ciò che ne consegue. Oltre che dalla complessità del suo iter selettivo, proibitivo per chi ha a disposizione il solo tempo di una normale persona che lavori (il solo discorso delle referenze scoraggia anche i più motivati).
Non siamo ai livelli di Ryanair, certo, ma le linee generali sono quelle.
Sappiamo tutti cosa questo comporti, quindi penso sia naturale dire che a meno che ci si trovi a non disporre proprio di altre opportunità, si preferisce dare una priorità nella ricerca ad altre aziende.
Tenete anche conto del fatto che il lavorare in una compagnia straniera, invalida nel tempo il brevetto conseguito in Italia, tutti gli sforzi fatti per ottenerlo, e la possibilità di lavorare nel nostro paese. Indietro quindi, se passa troppo tempo non si torna.
C'è una grossa crisi nel mondo del lavoro, ancor più spaventosa in questo settore ... non è che sia così difficile trovare personale, anzi. Ma quelle che a voi possono sembrare normali offerte di lavoro, in realtà sono scelte professionali complesse, specie per chi non ha più 20 anni. A volte sagge, data l'inesistenza di opportunità concrete che offre il nostro paese. Ma che vanno ponderate con molta attenzione.
Giustissimo quanto dice I-TIGI riguardo alla bontà dell'iniziare con un'esperienza che permetta di inserirsi nell'ambiente, ma anche qui subentra il discorso della certificazione italiana. Perchè puoi aver volato 10 anni nell first di Emirates, ma nel momento in cui ti presenti ad una compagnia nostrana riparti da zero, ripercorrendo tutto il percorso con gli allievi di 20 anni, e senza stipendio.
Senza contare che le nostre compagnie non amano in genere prendere in considerazione candidati che abbiano già una solida esperienza alle spalle. E con tutte le migliori intenzioni, una scelta di questo tipo rischia di rivelarsi controproducente.
E' un settore assai particolare quello dei naviganti in Italia ... mi rendo conto che a molti potrà sembrare strano, ma le sue logiche sono molto differenti da quelle del quotidiano mondo del lavoro ...