L’emergenza coronavirus costa alle compagnie aeree europee circa 100 milioni di euro al giorno di mancati ricavi. I vettori più danneggiati si concentrano in Germania, Italia, Francia e Spagna e una ripresa del normale flusso delle prenotazioni è prevista «non prima di novembre» che però è anche uno dei periodi in cui le persone acquistano di meno i biglietti. È quanto emerge da una prima, parziale stima del Corriere della Sera sulla base delle conversazioni di questi giorni con sei dirigenti di altrettante aerolinee. Una situazione che si aggrava giorno dopo giorno e che richiederà il supporto finanziario statale per decine di aziende grazie anche a un primo via libera della Commissione europea.
«Diventeremo tante Alitalia»
«Chiedere l’aiuto pubblico sta diventando socialmente accettabile a causa del coronavirus», confida un manager. «Nelle prossime settimane di fatto diventeremo tante Alitalia: per continuare a volare avremo bisogno di soldi, tanti soldi, dei contribuenti», prosegue. «È molto probabile che tutte le compagnie soffriranno molto e non si può escludere che avranno bisogno di compensazioni per non andare in difficoltà, solo a causa di questa crisi», ha detto il capo della Direzione generale Concorrenza della Commissione europea Olivier Guersent. «Le conseguenze economiche del Covid-19 sono le conseguenze economiche del Covid-19 e autorizzeremo che siano coperte per tutte le compagnie colpite
L’aiuto pubblico a Lufthansa
Questo spiega perché — come scrive il quotidiano economico tedesco Handelsblatt — il gruppo Lufthansa ha confermato l’intenzione di chiedere l’aiuto pubblico da diversi governi europei per affrontare le conseguenze dell’emergenza sanitaria. Considerando che il colosso dei cieli include non soltanto il vettore di Francoforte, ma anche Swiss, Austrian Airlines, Brussels Airlines, Eurowings e Air Dolomiti è ipotizzabile che venga richiesto il contributo della Germania, della Svizzera, dell’Austria, del Belgio e forse anche dell’Italia. «Lufthansa contatterà i governi dei suoi mercati di riferimento per chiedere liquidità», conferma alla Reuters un portavoce.
Aiuti e licenziamenti
Lo Stato francese ha già fatto sapere che è pronto ad aiutare Air France, il vettore di riferimento del Paese, mentre la partner Klm sta pensando a diversi esuberi e a mettere a terra i suoi Boeing 747. Il governo norvegese ha sospeso addizionali e tasse aeroportuali per consentire a Norwegian Air di proseguire nelle operazioni. Altri provvedimenti sono attesi nei prossimi giorni e arrivano dopo che la low cost ha deciso di mettere a terra il 40% della sua flotta di lungo raggio e fino a un quarto degli aerei per i voli europei fino alla fine di maggio. Questo comporterà anche che almeno la metà dei dipendenti dovrà andare in cassa integrazione. Anche British Airways, che appartiene a Iag (holding che comprende anche Iberia, Vueling, Aer Lingus, Level), licenzierà diverse persone. «Non possiamo mantenere la nostra forza lavoro al livello attuale, sospenderemo dei voli e lasceremo a terra gli aerei come mai ci è capitato in precedenza», ha scritto l’ad Alex Cruz.
Il fronte italiano
Molto si muove anche sul fronte italiano. Nel nostro Paese — l’epicento dell’emergenza sanitaria in Europa — non c’è soltanto il dossier Alitalia, ma anche quelli di Blue Panorama e Neos, oltre alla questione Air Italy scivolata l’11 febbraio scorso in liquidazione in bonis. Sul tavolo del governo planano intanto pure le richieste di cassa integrazione delle low cost easyJet e Ryanair, così come quelle delle società di gestione aeroportuale che si trovano con flussi prosciugati anche del 95% rispetto alla media del periodo e che nel giro di poche ore dovranno chiudere gli scali fino al 25 marzo come deciso dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
I danni economici
«Se la crisi legata al coronavirus durerà ancora per altri due o tre mesi potrebbe costringere al fallimento altre compagnie aeree e innescare ulteriore consolidamento nel già sofferente settore dell’aviazione», spiega Alexandre de Juniac, numero uno della Iata, la principale associazione internazionale dei vettori. De Juniac, ex ad di Air France-Klm, ritiene che le perdite nei ricavi a livello globale saranno «probabilmente al di sopra dei 113 miliardi di dollari stimati pochi giorni fa», cioè prima dell’annuncio dell’amministrazione Trump della sospensione della maggior parte dei voli provenienti dall’Area Schengen. «Stiamo chiedendo a tutti i governi che hanno posto restrizioni — a partire da quello statunitense — di rivedere del tutto la loro decisione per vedere se si può alleviare o abrogare il prima possibile
Leonard Berberi Corriere.it
P.S. Diventeremo tante Alitalia