da loccidentale.it
Per non rompere l’idillio con gli italiani Silvio deve far decollare Alitalia
di Giovanni Lombardo 9 Giugno 2008
Il Cav. ha riaperto le trattative con Air France-Klm nel processo di privatizzazione della compagnia
La luna di miele del governo con il Paese passa per Parigi su un volo di linea Alitalia. Il Cavaliere riapre le trattative con Air France-Klm nel processo di privatizzazione e salvataggio della compagnia italiana favorendo quel percorso portato avanti con forza dal governo Prodi, ma che si è interrotto a ridosso delle elezioni del 13 e 14 aprile proprio per l’ostinazione di Berlusconi contro la soluzione francese e a favore di una cordata italiana.
A distanza di due mesi qualcosa è cambiato: in nome del dialogo e del clima bipartisan Silvio tira fuori dal cilindro un nuovo e inaspettato cadeau per Veltroni. Cosa c’è dietro? Soltanto la proverbiale galanteria del premier? Evidentemente no. Si tratta in realtà di un segnale lanciato all’opposizione per spingerla ad abbassare la guardia su uno dei temi più caldi che hanno infiammato la campagna elettorale, in modo da consentire al governo di mantenere la promessa sul salvataggio della compagnia. Il premier sa bene che deve offrire al Paese risultati tangibili nei primissimi mesi di legislatura per evitare che il viaggio di nozze abbia breve durata. Il salvataggio di Alitalia è tra le prove più attese dagli italiani che per ora restano alla finestra fiduciosi.
“Air France potrebbe essere un ottimo partner”, ha detto Berlusconi a Nicolas Sarkozy in visita in Italia. Il presidente francese, che ha mostrato tutta la sua affinità elettiva con il Cav, non si è tirato indietro e ha lasciato aperta la porta garantendo la mediazione ma ricordando che comunque spetta ai vertici della compagnia franco-olandese decidere se rientrare in pista.
Qualcuno vede nella mossa di Berlusconi una clamorosa virata dettata dalle difficoltà a mettere insieme la cordata di imprenditori italiani e a trovare partner internazionali di livello. Altri parlano di un asse Sarkò-Berluska che sta decollando proprio a partire dall’alleanza tra i due vettori.
Tutto probabile, ma c’è dell’altro: il Cav in questo momento non vuole perdere alcuna occasione per sedurre Walter. E allo stesso tempo cerca in lui la sponda per districarsi nella vicenda dell’aviolinea italiana, resa ancora più complicata dalle ire di Bruxelles sul prestito ponte concesso da Palazzo Chigi.
Veltroni ha mostrato di gradire le avances è ha teso la mano all’Esecutivo. In che modo è presto detto: il Pd ha deciso di non fare ostruzionismo in Parlamento sull’approvazione del super decreto che modifica il prestito da 300 milioni in attivo patrimoniale e cambia le procedure di privatizzazione.
D’altronde il governo nei giorni scorsi ha lanciato un’altra strizzatina d’occhio agli avversari. Il consiglio dei ministri ha affidato a Intesa Sanpaolo, la banca del prodiano-doc Giovanni Bazoli, il compito di individuare la strada della privatizzazione della compagnia.
Pdl e Pd decidono dunque di amoreggiare ad alta quota per cercare di rendere meno turbolenta la rotta di Alitalia. Ma senza atteggiamenti subalterni, perché in questa vicenda i due leader hanno il loro tornaconto: entrambi hanno individuato un’altra opportunità per rafforzare la centralità nel sistema politico italiano dei due partiti a vocazione maggioritaria, isolando ancora di più le ali più oltranziste dello scacchiere, sia quelle fuori dal Parlamento sia quelle dentro (dipietristi in primis).
Una domanda è d’obbligo: l’idillio quanto durerà? Non è dato saperlo, anche se finora tutto sta andando nella direzione tracciata. Basti ricordare che il Cavaliere ha fin da subito riconosciuto ufficialmente ruolo e dignità al “governo ombra” del Pd. Non solo. Su alcuni provvedimenti chiave il dialogo con l’opposizione ha rischiato addirittura di compromettere i rapporti interni alla maggioranza, in particolare con la Lega. È accaduto con il tentativo di derubricare la clandestinità da reato ad aggravante, un mossa che ha permesso al premier di consolidare i rapporti con il Partito democratico e allo stesso tempo di metterlo al riparo dalle critiche di Onu e Vaticano. Su questo versante però sono arrivate le proteste dei seguaci di Bossi, anche se la crepa non è destinata a produrre sconquassi visto che, tra l’altro, la partita è ancora aperta in Parlamento.
In futuro, comunque, non mancherà occasione per accontentare il Carroccio su altri fronti. Primo fra tutti il federalismo fiscale. Ma sul piatto c’è anche il ruolo dell’aeroporto di Melpensa strettamente legato alle sorti di Alitalia.
Eccola qua la nuova strategia di governabilità studiata da Berlusconi. Le manovre del Cavaliere, in questa fase, sono a tutto campo con una visione circolare dove ogni decisione deve avere effetti sull’equilibrio sostanziale delle forze e degli interessi in campo. Senza produrre fratture, soprattutto tra il Paese e il suo condottiero.
Per non rompere l’idillio con gli italiani Silvio deve far decollare Alitalia
di Giovanni Lombardo 9 Giugno 2008
Il Cav. ha riaperto le trattative con Air France-Klm nel processo di privatizzazione della compagnia
La luna di miele del governo con il Paese passa per Parigi su un volo di linea Alitalia. Il Cavaliere riapre le trattative con Air France-Klm nel processo di privatizzazione e salvataggio della compagnia italiana favorendo quel percorso portato avanti con forza dal governo Prodi, ma che si è interrotto a ridosso delle elezioni del 13 e 14 aprile proprio per l’ostinazione di Berlusconi contro la soluzione francese e a favore di una cordata italiana.
A distanza di due mesi qualcosa è cambiato: in nome del dialogo e del clima bipartisan Silvio tira fuori dal cilindro un nuovo e inaspettato cadeau per Veltroni. Cosa c’è dietro? Soltanto la proverbiale galanteria del premier? Evidentemente no. Si tratta in realtà di un segnale lanciato all’opposizione per spingerla ad abbassare la guardia su uno dei temi più caldi che hanno infiammato la campagna elettorale, in modo da consentire al governo di mantenere la promessa sul salvataggio della compagnia. Il premier sa bene che deve offrire al Paese risultati tangibili nei primissimi mesi di legislatura per evitare che il viaggio di nozze abbia breve durata. Il salvataggio di Alitalia è tra le prove più attese dagli italiani che per ora restano alla finestra fiduciosi.
“Air France potrebbe essere un ottimo partner”, ha detto Berlusconi a Nicolas Sarkozy in visita in Italia. Il presidente francese, che ha mostrato tutta la sua affinità elettiva con il Cav, non si è tirato indietro e ha lasciato aperta la porta garantendo la mediazione ma ricordando che comunque spetta ai vertici della compagnia franco-olandese decidere se rientrare in pista.
Qualcuno vede nella mossa di Berlusconi una clamorosa virata dettata dalle difficoltà a mettere insieme la cordata di imprenditori italiani e a trovare partner internazionali di livello. Altri parlano di un asse Sarkò-Berluska che sta decollando proprio a partire dall’alleanza tra i due vettori.
Tutto probabile, ma c’è dell’altro: il Cav in questo momento non vuole perdere alcuna occasione per sedurre Walter. E allo stesso tempo cerca in lui la sponda per districarsi nella vicenda dell’aviolinea italiana, resa ancora più complicata dalle ire di Bruxelles sul prestito ponte concesso da Palazzo Chigi.
Veltroni ha mostrato di gradire le avances è ha teso la mano all’Esecutivo. In che modo è presto detto: il Pd ha deciso di non fare ostruzionismo in Parlamento sull’approvazione del super decreto che modifica il prestito da 300 milioni in attivo patrimoniale e cambia le procedure di privatizzazione.
D’altronde il governo nei giorni scorsi ha lanciato un’altra strizzatina d’occhio agli avversari. Il consiglio dei ministri ha affidato a Intesa Sanpaolo, la banca del prodiano-doc Giovanni Bazoli, il compito di individuare la strada della privatizzazione della compagnia.
Pdl e Pd decidono dunque di amoreggiare ad alta quota per cercare di rendere meno turbolenta la rotta di Alitalia. Ma senza atteggiamenti subalterni, perché in questa vicenda i due leader hanno il loro tornaconto: entrambi hanno individuato un’altra opportunità per rafforzare la centralità nel sistema politico italiano dei due partiti a vocazione maggioritaria, isolando ancora di più le ali più oltranziste dello scacchiere, sia quelle fuori dal Parlamento sia quelle dentro (dipietristi in primis).
Una domanda è d’obbligo: l’idillio quanto durerà? Non è dato saperlo, anche se finora tutto sta andando nella direzione tracciata. Basti ricordare che il Cavaliere ha fin da subito riconosciuto ufficialmente ruolo e dignità al “governo ombra” del Pd. Non solo. Su alcuni provvedimenti chiave il dialogo con l’opposizione ha rischiato addirittura di compromettere i rapporti interni alla maggioranza, in particolare con la Lega. È accaduto con il tentativo di derubricare la clandestinità da reato ad aggravante, un mossa che ha permesso al premier di consolidare i rapporti con il Partito democratico e allo stesso tempo di metterlo al riparo dalle critiche di Onu e Vaticano. Su questo versante però sono arrivate le proteste dei seguaci di Bossi, anche se la crepa non è destinata a produrre sconquassi visto che, tra l’altro, la partita è ancora aperta in Parlamento.
In futuro, comunque, non mancherà occasione per accontentare il Carroccio su altri fronti. Primo fra tutti il federalismo fiscale. Ma sul piatto c’è anche il ruolo dell’aeroporto di Melpensa strettamente legato alle sorti di Alitalia.
Eccola qua la nuova strategia di governabilità studiata da Berlusconi. Le manovre del Cavaliere, in questa fase, sono a tutto campo con una visione circolare dove ogni decisione deve avere effetti sull’equilibrio sostanziale delle forze e degli interessi in campo. Senza produrre fratture, soprattutto tra il Paese e il suo condottiero.