Se non ho fatto errori nella Summer 20 ci sono 15 destinazioni intercontinentali previste che sono MEX, JFK, MIA, LAX, SFO, IAD, BOS, ORD, YYZ, GRU, GIG, EZE, NRT/HAN, DEL e JNB. Ovviamente senza considerare le chiuse SCL e ICN e le rotte invernali come HAV, etc etc. Credo che per farle non bastano 20 macchine, e neanche 21. Sarebbe interessante avere un articolo fatto bene a riguardo.
Con 42 destinazioni nazionali? spero sia un refuso. Dove ne trovi 42 "volabili e profittabili?
View attachment 10672
Con questo risolvi il volabile, ma non il profittabile. Se poi per lui 8 LIN-FCO daily fanno 16 destinazioni, risolto l'arcano.Idem come sopra, saranno tipo 22 destinazioni da Roma, 16 da Linate e 4 ptp .... o qualcosa di simile.
Abbi pazienza non sono un giornalista e generalmente nelle materie letterarie faccio decisamente pietà.
Non avendo potuto vedere le slide che stavano commentando ho intuito che parlassero di Collegamenti piuttosto che destinazioni, quindi per esempio FCO-BRI e LIN-BRI vale 2 , così come JFK vale due destinazioni sempre da Roma e Milano.
Pensare che da qui a due/tre mesi si possano operare 20 rotte IC è a mio avviso fantascienza. Pensare che possa permetterselo una compagnia come AZ rasenta il misticismo.
Si parla di Summer 2021 non 2020
Il Direttore generale ha illustrato la sfida industriale della compagnia aerea negli ultimi 15 anni, analizzando le problematiche che hanno portato questa azienda a dei sistematici risultati operativi negativi.
Nel grafico a lato, le barre in verde rappresentano il numero dei sedili offerti dalla compagnia nel periodo 2004/2019. Il primo blocco rappresenta il periodo in cui l’azienda era ancora gestita a maggioranza dal Ministero del Tesoro.
Il grafico dimostra come, al di là di alcuni salti abbastanza significativi, (come quello del 2008 quando la compagnia abbandonò Milano Malpensa come aeroporto di transito del nord Italia), che nelle fasi in cui l’azienda si è ridimensionata non è migliorata la performance economica
Altro elemento che emerge è che la gestione privatistica dell’azienda non ha dato dei risultati migliori rispetto a quella pubblica.
Ci sono, secondo Giancarlo Zeni, una serie di ragioni che devono far riflettere sul perchè la compagnia aerea, che opera nel paese più desiderato al mondo, è strutturalmente deficitaria.
“La prima causa - ha affermato Zeni - è legata al fatto che l’Italia è conosciuta in Europa come un paese estremamente generoso in termini di sussidi che danno gli aeroporti a favore dei nuovi entrati. Solo su 7 scali italiani l’autorità per la regolazione del trasporti ha identificato nel 2016 oltre 100 milioni di euro di contributi e si stima che nel 2018 siano stati erogati oltre 220 milioni di euro alle compagnie low cost.
Il nostro mercato denota, come risultante di questa forte sollecitazione che c’è, un incidenza dei servizi essenziali che è seconda solo al mercato di Londra che è tre volte, per dare un ordine di grandezza, il principale mercato italiano che è quello su Roma”
Inoltre, un altro elemento che ha inciso in maniera molto significativa alla situazione deficitaria della compagnia, secondo Zeni, è il diverso trattamento delle compagnie nazionali rispetto a quelle straniere
“Questo business è molto globale e i passeggeri hanno realmente la facoltà di scegliere fra operatori di qualunque nazionalità. In realtà l’unica cosa che pagano le compagnie straniere in Italia è l’Iva sui biglietti nazionali, su tutto il resto si divarica una forbice dove le compagnie che hanno una sede italiana praticamente sono trattate con una modalità completamente diversa anche da compagnie straniere che hanno delle stabili organizzazioni.in questo paese”.
Riferendosi alla situazione attuale Zeni, ha poi riferito che la compagnia aerea, a causa del coronavirus, ha accusato un risultato operativo negativo per 220 milioni nel primo trimestre mentre nel 2019 aveva registrato un risultato negativo per 502 milioni di euro.
La compagnia ha proseguito Zen, ha avvertito molto anticipatamente l’effetto della crisi ma ha avuto modo di imporre misure di razionalizzazione come ad esempio i risparmi conseguiti sull’affitto dei aerei per circa 70 milioni al giugno 2021.
La nuova Alitalia, secondo Zeni, sarà comunque pronta per recuperare il mercato. Ripartirà con 92 aerei, di cui 20 intercontinentali, 60 a medio raggio e 12 regionali con 42 rotte nazionali, 63 internazionali e 16 intercontinentali con la prospettiva di arrivare, entro il 2025 a 115 aerei e prospetta l’apertura di nuove rotte intercontinentali
http://mobilita.org/2020/05/12/alit...ali-63-internazionali-e-16-intercontinentali/
Con 3 miliardi si potrebbe risolvere totalmente il problema AZ.
1 si riporta in bonis
2 si liquida AirItaly style
3 pagati i debiti si divide il resto tra i dipendenti -a occhio oltre centomila cucuzze a testa - come se avessero vinto un gratta&vinci bello tosto, e ci facciano poi quello che gli pare, tipo comprarsi la bancarella del porchettaro, la licenza di tassinaro, "spostare la chiesa o andare nel Perù "(cit.) MA NON CREARE UNA COMPAGNIA AEREA IN ITALIA
4 ci si guadagna un serbatoio elettorale sempiterno.
5 la telenovela finisce.
Ah dimenticavo nel 2016 “ufficiali” 120M di contributi alle low cost da parte degli aeroporti italiani, nel 2018 stimati 200M ...
Il Direttore generale ha illustrato la sfida industriale della compagnia aerea negli ultimi 15 anni, analizzando le problematiche che hanno portato questa azienda a dei sistematici risultati operativi negativi.
Nel grafico a lato, le barre in verde rappresentano il numero dei sedili offerti dalla compagnia nel periodo 2004/2019. Il primo blocco rappresenta il periodo in cui l’azienda era ancora gestita a maggioranza dal Ministero del Tesoro.
Il grafico dimostra come, al di là di alcuni salti abbastanza significativi, (come quello del 2008 quando la compagnia abbandonò Milano Malpensa come aeroporto di transito del nord Italia), che nelle fasi in cui l’azienda si è ridimensionata non è migliorata la performance economica
Altro elemento che emerge è che la gestione privatistica dell’azienda non ha dato dei risultati migliori rispetto a quella pubblica.
Ci sono, secondo Giancarlo Zeni, una serie di ragioni che devono far riflettere sul perchè la compagnia aerea, che opera nel paese più desiderato al mondo, è strutturalmente deficitaria.
“La prima causa - ha affermato Zeni - è legata al fatto che l’Italia è conosciuta in Europa come un paese estremamente generoso in termini di sussidi che danno gli aeroporti a favore dei nuovi entrati. Solo su 7 scali italiani l’autorità per la regolazione del trasporti ha identificato nel 2016 oltre 100 milioni di euro di contributi e si stima che nel 2018 siano stati erogati oltre 220 milioni di euro alle compagnie low cost.
Il nostro mercato denota, come risultante di questa forte sollecitazione che c’è, un incidenza dei servizi essenziali che è seconda solo al mercato di Londra che è tre volte, per dare un ordine di grandezza, il principale mercato italiano che è quello su Roma”
Inoltre, un altro elemento che ha inciso in maniera molto significativa alla situazione deficitaria della compagnia, secondo Zeni, è il diverso trattamento delle compagnie nazionali rispetto a quelle straniere
“Questo business è molto globale e i passeggeri hanno realmente la facoltà di scegliere fra operatori di qualunque nazionalità. In realtà l’unica cosa che pagano le compagnie straniere in Italia è l’Iva sui biglietti nazionali, su tutto il resto si divarica una forbice dove le compagnie che hanno una sede italiana praticamente sono trattate con una modalità completamente diversa anche da compagnie straniere che hanno delle stabili organizzazioni.in questo paese”.
Riferendosi alla situazione attuale Zeni, ha poi riferito che la compagnia aerea, a causa del coronavirus, ha accusato un risultato operativo negativo per 220 milioni nel primo trimestre mentre nel 2019 aveva registrato un risultato negativo per 502 milioni di euro.
La compagnia ha proseguito Zen, ha avvertito molto anticipatamente l’effetto della crisi ma ha avuto modo di imporre misure di razionalizzazione come ad esempio i risparmi conseguiti sull’affitto dei aerei per circa 70 milioni al giugno 2021.
La nuova Alitalia, secondo Zeni, sarà comunque pronta per recuperare il mercato. Ripartirà con 92 aerei, di cui 20 intercontinentali, 60 a medio raggio e 12 regionali con 42 rotte nazionali, 63 internazionali e 16 intercontinentali con la prospettiva di arrivare, entro il 2025 a 115 aerei e prospetta l’apertura di nuove rotte intercontinentali
http://mobilita.org/2020/05/12/alit...ali-63-internazionali-e-16-intercontinentali/
Non ho quotato il post di EdoC, che riportava summer 20, da lì il commento..
Vanno considerate pure le frequenze.Ho citato lo schedulato 2020 di Az con 26 macchine, per paragonarlo a quello che pensa Zeni per il 2021 con 20 macchine. E ovvio che nella Summer 20 non ci saranno mai 15 destinazioni intercontinentali attive ma, se le cose andranno bene, non più di 4/5.
Vanno considerate pure le frequenze.
Tagliando SCL e ICN si liberano 2 B772 e 1 A332 e hai già coperto metà della macchine in meno. Tagli il raddoppio della GRU (al massimo avresti il B77W se come penso lo usano per cargo senza smontare i sedili) e hai un altro B772 che si libera. Fai 3 frequenze invece di 4 su JFK e magari utilizzi il B77W per qualche volo inframezzato con il cargo e hai coperto il network tagliando con 5 WB in meno tagliando solamente 2 destinazioni e qualche frequenza e aggiungendo una macchina impegnata con contratto di servizio per il cargo.
O molto più semplicemente tagli qualche frequenza su qualche destinazione. Vedi il secondo volo per Tokyo su Narita , oppure JNB con 5 voli a settimana.