Kuala Lumpur (Malesia) – Iniziano a diventare vane le speranze, a distanza di quasi tre anni dalla scomparsa, di veder positivamente concluse le ricerche del relitto del B-777 della Malaysia Airlines, precipitato in circostanze ad oggi ancora misteriose l’8 marzo del 2014 mentre era in volo da Kuala Lumpur, in Malesia, a Pechino, in Cina.
Secondo un comunicato diramato ieri dal capo ufficio per la sicurezza dei trasporti australiano, Greg Hood, la ricerca del relitto dovrebbe concentrarsi “con molta probabilità”, ben più a nord dell’area attualmente oggetto di indagine e ritenuta plausibilmente corretta per la localizzazione del relitto.
La settimana scorsa le autorità governative dell’Australia, della Cina e della Malesia hanno ufficialmente annunciato la sospensione delle ricerche sottomarine del relitto, dopo aver completato una perlustrazione di oltre 120.000 chilometri quadrati di fondale oceanico, dovendo purtroppo constatare l’impossibilità di portare nuovi elementi di indagine all’inchiesta sull’incidente.
Hanno contestato la sospensione delle ricerche i parenti delle vittime, che da anni si battono per chiedere alle autorità aeronautiche dei paesi potenzialmente coinvolti dall’incidente di non recedere dallo sforzo della ricerca per poter individuare finalmente il relitto e comprendere le dinamiche di uno dei più misteriosi incidenti aerei degli ultimi anni.
L’associazione delle vittime “Never give up” ha quindi duramente replicato alla decisione congiunta di Australia, Cina e Malesia di sospendere le ricerche sottomarine, insistendo sul fatto che la ricerca di superfice non è ormai in grado di apportare alcun elemento utile all’indagine.
Ha in tal modo rafforzato la protesta dei parenti l’annuncio di ieri di Greg Hood, che si dice convinto della necessità di indagare in un’area decisamente più a nord rispetto a quella attualmente battuta dalle ricerche.