Giorno 14. Gemellaggi Vercelli/Giappone.
Seconda settimana on the road conclusa, e una tappa che ha bisogno di un po’ di spiegazioni.
Sono in dirittura d’arrivo, e manca poco al traguardo di Kanazawa. Teoricamente, da Ainokura sono a malapena 40km, ma… c’è un ma.
Tra Ainokura e Kanazawa ci sono due tunnel lunghi lunghi, e l’idea di spipparmi praticamente un terzo della strada sottoterra, a respirare gas di scarico, non mi sconquinfera. Le Rindō road a disposizione sembrano piú ciapà con le bombe [cit. quello che ora va piú solo al Four Seasons] di quella che ho fatto ieri, e sono veramente ripide.
Per cui prende piano un’idea: quella di andare a Kanazawa via Nanto. Seguirò la route 156, e poi piegherò nella piana di Toyama, dove 8200 ed io avevamo fatto quella splendida gita in treno nel 2023. La distanza inizia a farsi importante, per cui decido di spezzare il viaggio con una notte in una guesthouse abbastanza remota.
Sono triste ad andarmene da Ainokura, e mi mancheranno le conoscenze che ho fatto lì. Mentre mi preparo il bambino della coppia dei gestori, che ieri mi ha sorvegliato mentre pulivo la bici e cui ho dato una banana come regalo per avermi aiutato, arriva tutto compito e mi dà in regalo un caco.
La bici è abbastanza in buon ordine, ma devo far vedere la pinza del freno posteriore che sta un po’ raschiando contro il rotore. Non è poi chissà che problema, ora come ora, ma mi è già capitato durante un giro sul Grappa.
Parto salutando tutti i nuovi amici, e inizio la mia salita. La giornata è splendida, ma mi spiace veramente di andarmene. Stavo proprio bene qui e temo che la nuova guesthouse sarà un po’ un “downer”.
La strada inizia con salite abbastanza veloci, e poi diventa una delizia. Si costeggia il fiume, e gli ingegneri giapponesi hanno creato kilometri e kilometri di parapetti e tettoie anti-frana:
Delle visuali molto industriali, molto béton-brut. Per non saper né leggere né scrivere metto su i Kraftwerk.
Alla fine, dopo giorni e giorni, sbuco in pianura. Di là c’e Toyama e, invisibile, il mare.
Il gemellaggio con Vercelli è presto spiegato:
A differenza della bassa piemontese, però, questa zona non mi riempie di tristezza cosmica. Le case sono veramente belline (anche se so, essendoci stato dentro, quanto siano fredde). Ci sono templi qua e là, e veramente poco traffico. Il meteo, poi, è da maglietta. Incredibile che sia il 30 di ottobre.
Mi fermo in un paesello per pranzo. 1000 yen per questo ben di Dio:
Poi il tempo di un’ultima salita, e sono arrivato alla guesthouse:
Come immaginavo, la clientela è scarsa: ci sono io e un kazako praticamente afono. Provo nostalgia per il mio vecchio ostello, e ho voglia di arrivare a Kanazawa, ma ogni cosa a suo tempo. Ora è il momento di tirare fuori le sacche, trovare dove andare a prendere da mangiare, e fare un giretto. Sono vicino a un laghetto che sta venendo riqualificato, e l’aria pullula di libellule, che in piemontese si chiamano
pista pistun. Vederle mi mette sempre di buon’umore.
Lungo la strada per la guesthouse trovo questo bunker. Il segno di fianco dice che, negli anni 20/30, questa zona era un poligono di tiro. Ovviamente zero menzioni di cosa è successo dopo…
Ebbomme. Mi faccio un upgrade a una stanza privata (£25 in piú!) e stasera mi godo un bagno.
Buonanotte e a domani per l’ultima tappa verso Kanazawa.
