Alitalia: si fa avanti l'ipotesi Atlantia


Stato
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Oggi i mercati scommettono sull'IVA al 25% o una mediazione con IVA al 24% e IMU rimessa anche sulla prima casa.
OT ma ne vale la pena... /OT
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Cosa ci dice sulla salute del governo la “corte” ad Atlantia per Alitalia
Il pressing del governo sulla holding dei Benetton rivela la condizione disperata del salvataggio della compagnia in panne

di Alberto Brambilla
18 Aprile 2019 alle 08:44


Roma. La pressione esercitata con spin mediatico dal governo Lega-M5s su Atlantia per investire in Alitalia rivela la condizione disperata del salvataggio della disastrata compagnia aerea. “Vogliamo chiudere entro breve il dossier Alitalia nonostante sia molto complesso. Faremo un tavolo a Palazzo Chigi”, ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con l’intenzione di coinvolgere la famiglia Benetton, padrona dalla holding Atlantia che controlla Autostrade (Aspi) e Aeroporti di Roma (Adr).

Non ci sono state comunicazioni ufficiali tra il governo e la compagnia dei Benetton. Un mese fa ci sono stati colloqui tra le Ferrovie dello stato, investitore principale formalmente coinvolto nel potenziale salvataggio, e il suo advisor Mediobanca con Atlantia per verificare interesse. Sono seguiti incontri operativi con Adr nei quali la società che gestisce l’aeroporto di Fiumicino ha fornito consulenza per migliorare il piano industriale di Alitalia in caso di ristrutturazione.

Fs verrebbe coinvolta come azionista principale con il 30 per cento di una nuova società liberata dai debiti, mentre di investitori con esperienza nel trasporto aereo non c’è certezza. L’americana Delta Airlines potrebbe partecipare con una quota del 10 per cento ma è difficile che sia interessata a non avere controllo dell’azienda vista l’esigua partecipazione azionaria. La compagnia low-cost Easyjet si è sfilata perché non interessata. I rumor su un intervento di una compagnia cinese sono ricorrenti ma fragili, in quanto anche in Cina conoscono la conflittualità sindacale della compagnia italiana. In questa partita le abbiamo sentite tutte: da Cassa depositi e prestiti che doveva diventare una compagnia di leasing fino a Eni che doveva rifornirla di carburante. Non ci sono alternative se non quella di fare pressione su Atlantia per obbligarla a entrare in partita e dare credibilità all’operazione. D’altronde sarebbe coerente con quanto visto nei mesi scorsi dopo il crollo a Genova del ponte Morandi gestito da Autostrade: il governo aveva minacciato la revoca delle concessione autostradali a mo’ di punizione per il disastro anche se ancora le indagini sono in corso. La procedura di revoca delle concessioni si è arenata nella fase interlocutoria, con scambi di lettere tra ministero dei Trasporti e Atlantia e, oggi, risulta un’arma spuntata. Atlantia prima era il diavolo ora è invocata come salvatrice. Niente revoca, al momento. Ma per Benetton entrare in Alitalia sarebbe comunque una specie di sanzione: perché anche se arrivasse un investimento di 800 milioni, con una parte di prestito ponte e quindi non nuova liquidità, dove può andare una compagnia malandata a trazione statale nell’aviazione moderna? A sbattere. Atlantia non avrebbe nemmeno interesse a essere coinvolta come nei salvataggi precedenti, con la Compagnia aerea italiana dei capitani coraggiosi e con il successivo ingresso dell’emiratina Etihad, perché ora il traffico di Alitalia sull’aeroporto romano gestito da Adr è sempre meno importante, visto che il mercato cresce più velocemente della compagnia italiana. La differenza rispetto ai salvataggi precedenti è che nel 2008 il governo Berlusconi riuscì a unire venti azionisti italiani capitanati dalla prima banca del paese, Intesa Sanpaolo. Mentre nel 2014 il governo Letta riuscì a coinvolgere la terza compagnia mediorientale, Etihad. Questo governo senza credibilità internazionale non riesce a trovare nessun investitore, se non forzando aziende pubbliche, come Fs, o premendo su società concessionarie, come Atlantia.

Mancano pochi giorni alla scadenza della proroga dell’offerta di Fs e solo due mesi e mezzo alla restituzione del prestito ponte. In gioco rimane il contribuente pubblico, ancora una volta. Sentiremo ancora tanto ottimismo da parte del governo mentre Alitalia crolla.

https://www.ilfoglio.it/economia/20...rno-la-corte-ad-atlantia-per-alitalia-250337/
 
Oggi i mercati scommettono sull'IVA al 25% o una mediazione con IVA al 24% e IMU rimessa anche sulla prima casa.

Piuttosto che fare ste cose fanno cadere il Governo, lasciando ad altri la patata bollente.
Fa parte del giochino poliziotti buoni poliziotti cattivi che francamente ha scassato gli zebedei e da tempo.
Che chi è al governo si assuma le proprie responsabilità.
 
Andando brutalmente e colpevolmente OT c'e' una cosa delle finanze pubbliche che mi ha sempre stupito. Nel privato, o almeno nel privato che ho visto io, oltre ad aumentare gli introiti si cerca sempre di ridurre le spese. A volte con risultati tragicomici, ma si fa sempre.

La Repubblica Italiana spende, stando alla stessa Ragioneria dello Stato, il 40% delle sue spese (inclusa spesa in conto capitale e interessi) in stipendi, consumi intermedi e trasferimenti correnti ad amministrazioni centrali o locali. Tutti questi numeri sono pressoche' stabili dal punto di vista triennale.

Evidentemente il mantra dei costi al -2% yoy ce l'abbiamo solo noi.
 
Andando brutalmente e colpevolmente OT c'e' una cosa delle finanze pubbliche che mi ha sempre stupito. Nel privato, o almeno nel privato che ho visto io, oltre ad aumentare gli introiti si cerca sempre di ridurre le spese. A volte con risultati tragicomici, ma si fa sempre.

La Repubblica Italiana spende, stando alla stessa Ragioneria dello Stato, il 40% delle sue spese (inclusa spesa in conto capitale e interessi) in stipendi, consumi intermedi e trasferimenti correnti ad amministrazioni centrali o locali. Tutti questi numeri sono pressoche' stabili dal punto di vista triennale.

Evidentemente il mantra dei costi al -2% yoy ce l'abbiamo solo noi.

La domanda è: quanto di questo 40% di spesa ha la funzione di irrigazione del proprio bacino elettorale?
Se non annaffi, l'orto non produce...
 
Andando brutalmente e colpevolmente OT c'e' una cosa delle finanze pubbliche che mi ha sempre stupito. Nel privato, o almeno nel privato che ho visto io, oltre ad aumentare gli introiti si cerca sempre di ridurre le spese. A volte con risultati tragicomici, ma si fa sempre.

La Repubblica Italiana spende, stando alla stessa Ragioneria dello Stato, il 40% delle sue spese (inclusa spesa in conto capitale e interessi) in stipendi, consumi intermedi e trasferimenti correnti ad amministrazioni centrali o locali. Tutti questi numeri sono pressoche' stabili dal punto di vista triennale.

Evidentemente il mantra dei costi al -2% yoy ce l'abbiamo solo noi.
Doveva essere fatta la famosa spending review… in realtà i vari governi (tolto l'ultimo che ha tolto il vincolo) hanno imposto il patto di stabilità alle amministrazioni periferiche mettendo inoltre l'IMU per fare cassa. Negli ultimi 10 anni per via del patto di stabilità i vari enti periferici hanno tagliato il loro debito anche dal 30 al 50% in media, a parte casi particolari tipo Roma e Catania (per dire gli ultimi 2) i cui debiti vengono rigirati sulla collettività con le motivazioni più disparate. Il problema sono i ministeri e quelle amministrazioni direttamente dipendenti dallo Stato (magistratura, forze dell'ordine, scuole, ecc ecc), insomma tutta quella macchina burocratica voracissima di risorse che serve appunto per innaffiare… Nelle amministrazioni dello Stato si assiste alla più grande ingiustizia con persone che lavorano come matti per quattro soldi e branche di fancazzisti della peggior specie, se non peggio, che drenano vergognosamente risorse fra assenteismo, fancazzismo, ruberie e/o forniture inutili.
 
di Andrea Giuricin
18 Aprile 2019 alle 09:24
Alitalia e due anni vissuti a non far nulla a carico del contribuente

Roma. Sono passati quasi due anni dal commissariamento di Alitalia. Nel frattempo, mentre la compagnia continuava a bruciare soldi pubblici, abbiamo assistito a una girandola di possibili investitori. Tutti questi, voluti dai governi che si sono succeduti, sarebbero stati interessati a un vettore che detiene ormai il 14 per cento della quota mercato e che sul mercato più ricco, quello internazionale, detiene ormai l’8 per cento? I commissari hanno potuto fare ben poco nel frattempo. È vero, la perdita operativa è stata ridotta, ma anche nel 2018 nel complesso Alitalia ha bruciato oltre mezzo miliardo di euro, escludendo le partite straordinarie. Intanto, non bisogna scordarsi che nel frattempo verrà creata una BadCO che aveva circa 3 miliardi di debiti verso i creditori e in parte anche verso il contribuente italiano. Ma anche per la compagnia ripulita dai debiti, l’interesse è davvero poco. Tutte queste perdite e un margine operativo negativo a doppia cifra hanno sempre posto il governo in una posizione di debolezza, fino ad arrivare alla questua del mi nel cercare investitori che potessero rilanciare la nuova Alitalia.

Alitalia sta andando avanti grazie al prestito ponte di 900 milioni di euro, che non verrà mai restituito e che verrà invece trasformato in partecipazione diretta del ministero dell’Economia e delle Finanze (almeno la parte rimanente). Una posizione sempre più debole, quella di Alitalia, che sembra non essere stata compresa dai diversi ministri a capo del ministero dello Sviluppo nel corso del tempo.

Andare a trattare con grandi player globali, che fanno utili per centinaia di milioni di euro, se non per miliardi di euro, credendo di avere il coltello dalla parte del manico è stata un’azione suicida. Dapprima Lufthansa che sarebbe anche stata interessata ad integrare Alitalia nel suo business dato che ha sempre avuto una strategia di integrazione di compagnie regionali. Era stato così per Swiss, per Austrian e anche per Brussels Airlines. Per il governo italiano, al posto di imputarsi sul numero di esuberi, sarebbe stato intelligente dire che le condizioni di tagli sarebbero potute andare bene se Alitalia fosse stata considerata come Swiss, ovvero una compagnia tradizionald a tutto tondo, piuttosto che come Brussels, che è finita nella low-cost Eurowings. E invece, l’occasione Lufthansa è sempre stata alle porte e mai esplorata fino in fondo. E poi le innumerevoli compagnie che mostravano interesse per vedere i conti di Alitalia, nell’infinito processo di vendita portato avanti dai Commissari: le low-cost Easyjet e Ryanair per esempio o i partner stranieri come Air France-Klm che scompariva e riemergeva come un fiume carsico. E poi i partner intercontinentali come Delta e le cinesi.

Tanti attori, a volte con matrimoni che ripetevo assurdi, come quello tra Easyjet e Delta che avrebbero dovuto essere la spalla di Ferrovie dello stato. Easyjet era interessata allo scalo di Linate e non certo a sviluppare una strategia comune con Delta. A fine dello scorso anno, quando ormai era chiaro che i partner privati non avevano tutto questo interesse per la puntualità di Alitalia, ma che si preoccupavano di più delle perdite dell’operatore, è spuntata in pompa magna l’offerta di Ferrovie dello stato. Ma anche con i soldi del contribuente italiano, via Ferrovie dello stato, non si riescono a trovare partner che vogliano a che fare con lo stato imprenditore. Ed è per questo, che l’unica certezza, anche dopo il tentativo di tirare dentro disperatamente anche Atlantia, è quella che a pagare sarà ancora una volta il contribuente italiano. Il ministro Luigi Di Maio è ottimista, ma il contribuente lo è un po’ meno. Alitalia deve essere lasciata al suo destino di mercato, perché fintanto che la politica crederà di potere pilotare la compagnia aerea, questa sarà solo un enorme sversamento di soldi pubblici.

https://www.ilfoglio.it/economia/20...n-far-nulla-a-carico-del-contribuente-250338/
 
Doveva essere fatta la famosa spending review… in realtà i vari governi (tolto l'ultimo che ha tolto il vincolo) hanno imposto il patto di stabilità alle amministrazioni periferiche mettendo inoltre l'IMU per fare cassa. Negli ultimi 10 anni per via del patto di stabilità i vari enti periferici hanno tagliato il loro debito anche dal 30 al 50% in media, a parte casi particolari tipo Roma e Catania (per dire gli ultimi 2) i cui debiti vengono rigirati sulla collettività con le motivazioni più disparate. Il problema sono i ministeri e quelle amministrazioni direttamente dipendenti dallo Stato (magistratura, forze dell'ordine, scuole, ecc ecc), insomma tutta quella macchina burocratica voracissima di risorse che serve appunto per innaffiare… Nelle amministrazioni dello Stato si assiste alla più grande ingiustizia con persone che lavorano come matti per quattro soldi e branche di fancazzisti della peggior specie, se non peggio, che drenano vergognosamente risorse fra assenteismo, fancazzismo, ruberie e/o forniture inutili.

Per una volta sono d'accordo con te.
 
Alitalia, Castellucci: Non c'è nulla, mai affrontato tema in Cda Atlantia

di abf/ntl18 aprile 2019
Roma, 18 apr. (LaPresse) - "Alitalia? Non c'è nulla, il cda non hai mai affrontato il tema, noi siamo azionisti dell'hub di Fiumicino, e speriamo che venga rilanciata, salvata e ristrutturata per poter competere". Lo ha detto durante l'assemblea degli azionisti di Atlantia l'ad Giovanni Castellucci.
 
Alitalia, Castellucci: Non c'è nulla, mai affrontato tema in Cda Atlantia

di abf/ntl18 aprile 2019
Roma, 18 apr. (LaPresse) - "Alitalia? Non c'è nulla, il cda non hai mai affrontato il tema, noi siamo azionisti dell'hub di Fiumicino, e speriamo che venga rilanciata, salvata e ristrutturata per poter competere". Lo ha detto durante l'assemblea degli azionisti di Atlantia l'ad Giovanni Castellucci.

Essendo una società quotata hanno ben precisi obblighi di comunicazione al mercato.
 
Era troppo bello:
Il Mise - > le nostre tasse
FS-> le nostre tasse + i proventi dei biglietti
Atlantia-> I nostri pedaggi, decisi dallo stato.

Pure io voglio vivere in un mondo così
 
Era troppo bello:
Il Mise - > le nostre tasse
FS-> le nostre tasse + i proventi dei biglietti
Atlantia-> I nostri pedaggi, decisi dallo stato.

Pure io voglio vivere in un mondo così

Cosa vuoi, è la vita... c'è chi nasce pecora e chi nasce Lupo
 
Email di Az che elenca alcuni partner aerei e continua a nominare GOL ma non Avianca che attualmente è il suo partner sul Brasile ... sono veramente imbarazzanti !!
 
Leggendo l'articolo però mi sfugge contro chi vorrbbe mobilitarsi il sindacato.
Notare l'offerta che non si può rifiutare ai diversamente statisti: "abbiamo tanti fronti aperti ed aprirne uno ulteriore, particolarmente complesso, non ce lo possiamo permettere".
 
Stato
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