Il Comando provinciale della Guardia di finanza di Roma è al lavoro per capire a quanto ammonta il danno causato all’erario dai piloti Alitalia che continuavano a percepire la cassa integrazione mentre lavoravano per un’altra compagnia; dalle prime stime, pare che la cifra sia molto consistente e ammonti a circa 20 milioni di euro, coinvolgendo almeno 400 piloti. In base a queste prime verifiche, si è giunti al sequestro preventivo di 300mila euro, da conti correnti e abitazioni, sottoposte a ipoteca con un provvedimento dell’autorità giudiziaria.Le posizioni illecite sono al momento 44, con guadagni illeciti per circa 9 milioni di euro, ma si tratta di una cifra che dovrebbe aumentare esponenzialmente. Inoltre sono stati sottoposti a un primo esame le buste paga di 200 dipendenti del comparto volo. Tutto parte dalla scoperta di alcuni istruttori di volo impiegati all’aeroporto dell’Urbe, risultati ex dipendenti Alitalia ancora in Cigs, nel corso dei controlli della Guardia di finanza. Parte così un’indagine portata avanti dagli uomini del comandante Ivano Maccani, i quali hanno sottoposto a screening 1000 piloti.Sono così emerse 36 posizioni sospette, dieci delle quali sono poi state girate ad altre procure, consentendo di allargare l’inchiesta. Tutti hanno ricevuto per sette anni l’80% della retribuzione riferita agli ultimi 12 mesi di lavoro: il trattamento economico prevede un assegno mensile che va dai 3 ai 10 mila euro al mese per gli addetti aeroportuali. Ogni pilota aveva contestualmente firmato un contratto di lavoro con una compagnia straniera, “dimenticando” di segnalare all’Inps la nuova attività. Secondo il direttore dell’istituto, Mauro Nori, le cui parole sono riportate da ‘Il Messaggero’, siamo di fronte a “una truffa particolarmente spiacevole perché il fondo di solidarietà del trasporto aereo dà integrazioni salariali molto generose, finanziate da tutti i viaggiatori con un’addizionale di 3 euro su ciascun biglietto”.
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