Alitalia: Air France pronta a salire al 50%


Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Fra Parmalat e LAI/CAI non vi è alcuna analogia.
Nel primo caso i creditori della società hanno ottenuto azioni della società stessa (dopo un pesante stralcio :(), che è rimasta anche dal punto di vista formale operativa.
Nel secondo caso LAI è stata posta in liquidazione e CAI ha rilevato dalla prima, pagandole, alcune attività. Ogni eventuale recupero di crediti vantati dalla procedura LAI va a soddisfacimento delle ragioni dei creditori della società. Un eventuale avanzo (se esistesse non ci sarebbe dovuta essere la dichiarazione di insolvenza, ma questo è un dettaglio) andrebbe ripartito fra i soci di LAI. Da questo punto di vista ha più speranza (e anche pià diritto) odisseo che CAI di vedere qualche cosa entrare nelle sue tasche.

Naaa.
Hanno assegnato ai creditori azioni di una società diversa che hanno chiamato Nuova Parmalat s.p.a.
 
Di grazia, ci stiamo rendendo conto che stiamo in pratica discutendo su chi deve essere derubato tra correntisti bancari, postali, creditori LAI e creditori CAI? Al netto degli interessi di chi ci ci lavora, che senso ha fare tutto questo per tirare a campare ancora qualche altro mese per poi ritrovarsi al punto di partenza? La cruda verità è che per risollevare AZ servirebbero miliardi, un management capace e con piena libertà di azione, la possibilità di liberarsi degli incapaci interni all'azienda, una nazione in crescita economica a supportare la domanda ed una politica solida e orientata alla crescita aziendale e non agli attuali equilibri paraculistici. Purtroppo non abbiamo nulla di tutto questo. Alla fine AF si prenderà AZ alle sue condizioni e la partita sarà conclusa.
 
Mi era sfuggito nell'articolo de Il Messaggero che Air France vuole anche chiudere i servizi di rampa di Alitalia rimasti (suppongo solo FCO).

Nel 2008 erano partiti con un piano lacrime e sangue ma poi si erano ammorbiditi, che sia una tattica?
 
Di grazia, ci stiamo rendendo conto che stiamo in pratica discutendo su chi deve essere derubato tra correntisti bancari, postali, creditori LAI e creditori CAI? Al netto degli interessi di chi ci ci lavora, che senso ha fare tutto questo per tirare a campare ancora qualche altro mese per poi ritrovarsi al punto di partenza? La cruda verità è che per risollevare AZ servirebbero miliardi, un management capace e con piena libertà di azione, la possibilità di liberarsi degli incapaci interni all'azienda, una nazione in crescita economica a supportare la domanda ed una politica solida e orientata alla crescita aziendale e non agli attuali equilibri paraculistici. Purtroppo non abbiamo nulla di tutto questo. Alla fine AF si prenderà AZ alle sue condizioni e la partita sarà conclusa.

Visto quello che è successo mercoledì in Senato, non darei nulla per scontato.
 
Naaa.
Hanno assegnato ai creditori azioni di una società diversa che hanno chiamato Nuova Parmalat s.p.a.
Scusa, hai ragione, ma la trasformazione dei crediti in azioni è stata fatta subito, all'inizio dell'operazione (dopo l'accertamento dello stato passivo), non anni dopo. Procedura e Nuova Parmalat erano una cosa sola, non due realtà totalmente distinte come LAI e CAI.
 
Scusa, hai ragione, ma la trasformazione dei crediti in azioni è stata fatta subito, all'inizio dell'operazione (dopo l'accertamento dello stato passivo), non anni dopo. Procedura e Nuova Parmalat erano una cosa sola, non due realtà totalmente distinte come LAI e CAI.

Come già postato sopra…Provo ad ipotizzare.
Una delle maggiori banche impegnate in AZ è banca intesa, sia come socia che come banca finanziatrice.
Quindi se AF riuscisse nell'intento di comprare AZ ripulita dai debiti...che verrebbero parcheggiati dove? considerato che è impossibile estinguerli tutti!... la stessa Banca Intesa avrebbe ceduto la sua quota ad un valore non certo elevato, quindi resterebbe creditrice per i finanziamenti concessi ad AZ e come già detto parcheggiati chissà dove…con quante speranze di rientrare?!
Quale alternativa?...forse quella di sostenere ulteriormente AZ finanziandola ma non più come concessione di ulteriori linee di credito, bensì aumentando al propria quota di partecipazione, nella speranza che l'iniezione di denaro consenta ad AZ di risollevarsi quel tanto che basta per poter arrivare, in tempi non troppo lunghi, ad una cessione delle quote da parte dei soci che sia una vendita e non una svendita, come sarebbe ora con AF.
Vantaggi dell'operazione: se Intesa (come gli altri soci) vendesse ora ad AF la sua quota, penso che dovrebbe iscrivere in bilancio una rilevante minusvelenza, restando inoltre creditrice per i finanziamenti concessi negli ultimi anni e che AF non si vuole accollare.
Mentre se Intesa aumentasse la sua quota di partecipazione, iniettando denaro che consenta (almeno in parte) l'attuazione del piano di Del Torchio, e se questo desse almeno in parte i risultati attesi, tra qualche tempo Intesa (e gli altri soci) potrebbe cedere le quote ad un prezzo maggiore, rientrando del tutto o in parte anche dei finanziamenti concessi.
Provate a pensare a quanto ho scritto rileggendo questo post:


Alitalia, apertura di Intesa: “Pronti
a finanziare nuovi investimenti”



Gros-Pietro: faremo la nostra parte. Il cda dell’azienda slitta a venerdì.




Slitta di un giorno il consiglio di amministrazione di Alitalia mentre, intanto, Intesa SanPaolo, uno dei principali azionisti con l’8,9% del capitale, assicura di «voler fare la propria parte». Inizialmente prevista per domani, la riunione del board è stata fissata per un esame e aggiornamento della situazione in vista dell’assemblea degli azionisti convocata per il 14 ottobre prossimo per approvare l’aumento di capitale da 100 milioni di euro, deliberato dal cda il 26 settembre scorso. Cambia la data e cambia anche la sede: invece del quartier generale dell’aviolinea a Fiumicino, il consiglio si svolgerà, infatti, a Milano. Un rinvio, spiegano fonti vicine alla compagnia, che sarebbe stato dettato da questioni organizzative. Sono giornate cruciali quelle che sta vivendo Alitalia per scongiurare il default. Sul `dossier´ è sceso in campo il Governo che ha chiamato a raccolta, tra gli altri, i vertici della compagnia, le principali banche creditrici, Intesa SanPaolo e Unicredit, e i principali creditori quali Eni e Adr, con l’obiettivo di trovare una soluzione di sistema. Sul tavolo, come ha fatto sapere Palazzo Chigi, ci sono «diverse ipotesi» volte a superare l’attuale fase congiunturale, che saranno al centro di altre riunioni a stretto giro di posta, come oggi ha riferito il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. E in queste giornate i riflettori sono puntati sulle mosse che compiranno i principali attori in campo sul fronte della manovra finanziaria necessaria per il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera. A cominciare da Intesa Sanpaolo. «Il nostro primo dovere come banca è tutelare l’integrità dei depositi. Non è nostro mestiere fare i vettori di trasporto aereo ma il nostro mestiere è quello di anticipare dei fondi alle imprese che hanno possibilità di sviluppo», ha detto oggi il presidente del consiglio di gestione di Intesa SanPaolo, Gian Maria Gros-Pietro. E «se Alitalia si dimostrerà come impresa che ha capacità di sviluppo noi faremo il nostro mestiere anche verso Alitalia».

«Noi - ha proseguito Gros-Pietro - auspichiamo una soluzione di tipo industriale che porti l’azienda a rispondere bene ai bisogni del sistema italiano che sono bisogni di viaggio sia per il business sia per il turismo - ha aggiunto - un sistema di trasporto efficiente è uno degli elementi di competitività di un Paese, noi ci auguriamo che la soluzione della crisi vada verso un vettore capace di essere efficace ed efficiente». Il cda del 26 ottobre ha varato un mini aumento di capitale da 100 milioni di euro cui vanno ad aggiungersi i 55 milioni per il completamento del prestito convertibile, varato l’inverno scorso. L’altro caposaldo della manovra finanziaria è quello dei rifinanziamenti da parte del sistema bancario, dove il fabbisogno della compagnia si attesterebbe intorno ai 300 milioni. Il tutto mentre Air France-Klm, che non ha votato l’aumento di capitale, sta a guardare alla finestra, pronta ad agire quando lo scenario soddisfi quelle «condizioni molto severe», come le ha definite il suo ad Alexandre de Juniac, per poter intervenire.

lastampa
 
Scusa, hai ragione, ma la trasformazione dei crediti in azioni è stata fatta subito, all'inizio dell'operazione (dopo l'accertamento dello stato passivo), non anni dopo. Procedura e Nuova Parmalat erano una cosa sola, non due realtà totalmente distinte come LAI e CAI.
usare LAI per rifinanziare CAI, la sotanza mi pare questa, e'decisamente fare un passo indietro e dubito si voglia fare, anche perche' vorrebbe confermare la scelta evidentemente errata fatta all'epoca.Usare come leva o garanzia presunti crediti anche in via di formale transazione per finanziare un'ALTRA azienda e distoglierli dala eventuale compensazione con i debiti di LAI e' un pochetto improbabile
a meno che CAI, una floridissima azienda non incorpori per fusione LAI beneficiando oltretutto fiscalmente della cosa.
ma dovrebbe avere i conti di EY e non mi pare
 
Come già postato sopra…Provo ad ipotizzare.
Una delle maggiori banche impegnate in AZ è banca intesa, sia come socia che come banca finanziatrice.
Quindi se AF riuscisse nell'intento di comprare AZ ripulita dai debiti...che verrebbero parcheggiati dove? considerato che è impossibile estinguerli tutti!... la stessa Banca Intesa avrebbe ceduto la sua quota ad un valore non certo elevato, quindi resterebbe creditrice per i finanziamenti concessi ad AZ e come già detto parcheggiati chissà dove…con quante speranze di rientrare?!
Quale alternativa?...forse quella di sostenere ulteriormente AZ finanziandola ma non più come concessione di ulteriori linee di credito, bensì aumentando al propria quota di partecipazione, nella speranza che l'iniezione di denaro consenta ad AZ di risollevarsi quel tanto che basta per poter arrivare, in tempi non troppo lunghi, ad una cessione delle quote da parte dei soci che sia una vendita e non una svendita, come sarebbe ora con AF.
Vantaggi dell'operazione: se Intesa (come gli altri soci) vendesse ora ad AF la sua quota, penso che dovrebbe iscrivere in bilancio una rilevante minusvelenza, restando inoltre creditrice per i finanziamenti concessi negli ultimi anni e che AF non si vuole accollare.
Mentre se Intesa aumentasse la sua quota di partecipazione, iniettando denaro che consenta (almeno in parte) l'attuazione del piano di Del Torchio, e se questo desse almeno in parte i risultati attesi, tra qualche tempo Intesa (e gli altri soci) potrebbe cedere le quote ad un prezzo maggiore, rientrando del tutto o in parte anche dei finanziamenti concessi.
Provate a pensare a quanto ho scritto rileggendo questo post:
eccolo qui il veicolo ed il secondo attore di cui parlavo
Credo che piu' che di attuazione di piani di DT, si tratti di attendere che si evolvano al meglio attuali empasse dell'unico pretendente
 
a meno che CAI, una floridissima azienda non incorpori per fusione LAI beneficiando oltretutto fiscalmente della cosa.
ma dovrebbe avere i conti di EY e non mi pare

Affascinante, ma senza chiusura della procedura l'azienda non può uscire dal tribunale.
Se qualcuno sostiene il contrario, mi spiegate, per favore, come sia invece possibile?
 
Di grazia, ci stiamo rendendo conto che stiamo in pratica discutendo su chi deve essere derubato tra correntisti bancari, postali, creditori LAI e creditori CAI? Al netto degli interessi di chi ci ci lavora, che senso ha fare tutto questo per tirare a campare ancora qualche altro mese per poi ritrovarsi al punto di partenza? La cruda verità è che per risollevare AZ servirebbero miliardi, un management capace e con piena libertà di azione, la possibilità di liberarsi degli incapaci interni all'azienda, una nazione in crescita economica a supportare la domanda ed una politica solida e orientata alla crescita aziendale e non agli attuali equilibri paraculistici. Purtroppo non abbiamo nulla di tutto questo. Alla fine AF si prenderà AZ alle sue condizioni e la partita sarà conclusa.
Questo nella migliore delle ipotesi...
 
ALITALIA SULL'ORLO DEL BARATRO

I prossimi giorni saranno cruciali per il futuro del Gruppo Alitalia CAI come si evince dalle notizie riportate oggi dagli organi di informazione, che alleghiamo per conoscenza.

La Compagnia ha praticamente esaurito la cassa.

In questi giorni i giornali disegnano un quadro impietoso, ma veritiero, della situazione finanziaria dell’azienda.

Alitalia CAI rischia la paralisi operativa senza il rapido reperimento di risorse fresche.

Infatti le banche subordinano la concessione dei finanziamenti a precise garanzie fornite dallo Stato ed alla sottoscrizione da parte dei soci del previsto aumento di capitale.

E’ in corso una trattativa difficilissima e delicata ai massimi livelli istituzionali per evitare il default e reperire le risorse indispensabili per la realizzazione del Piano Industriale di G.Del Torchio.

La CISL e la FIT sono mobilitate ai massimi livelli per raggiungere questo obiettivo attraverso contatti costanti con il Governo.

AF/KLM restano alla finestra e sperano nella bancarotta.

Inoltre, in caso di fallimento, il Gruppo AF/KLM potrebbe rilevare solamente le parti di azienda che le interessano, senza accollarsi il miliardo di debiti che grava sulla nostra Compagnia.

Sarebbe uno scenario apocalittico al quale non vogliamo nemmeno pensare.

E' ingenuo sperare che in questa fase possano arrivare gli arabi di Etihad o altri vettori a salvarci.

Infatti Etihad e AF/KLM hanno in essere accordi commerciali su scala mondiale del valore di miliardi di euro e non si metterebbero certo a competere tra loro per il controllo di Alitalia.

In secondo luogo il Gruppo Franco Olandese sta scommettendo sulla mancata sottoscrizione dell’aumento di capitale da parte della maggioranza dei soci Italiani: esso potrebbe assumere il controllo della Compagnia con un limitato esborso di risorse, potendo sfruttare il diritto di prelazione in vigore fino alla fine del mese di ottobre sulle azioni dismesse, o non sottoscritte, dagli altri azionisti.

A quel punto AF/KLM avrebbe carta bianca per cancellare il Piano Industriale di G.Del Torchio e procedere al drastico ridimensionamento della flotta e di tutto il personale.

L’unica alternativa a questa catastrofe è che Alitalia, grazie al supporto delle Banche, delle Istituzioni e degli attuali azionisti italiani, riesca a reperire i capitali necessari a rimettersi in carreggiata e cominciare ad applicare il nuovo Piano Industriale.

Solo a queste condizioni sarà possibile trattare con altri vettori in posizione non subalterna.

Diventa quindi decisiva l’Assemblea dei Soci del 14 ottobre dove i singoli azionisti dovranno confermare individualmente il conferimento effettivo delle somme di loro competenza.

In un momento cosi delicato, dove è in gioco il futuro stesso di Alitalia CAI, azioni di sciopero risultano oggi incomprensibili agli occhi della pubblica opinione, delle Istituzioni e dei potenziali nuovi investitori, pur essendo legittime e sacrosante in un momento però di normalità aziendale.

Inoltre queste possono mettere a repentaglio il successo delle iniziative volte ad evitare lo smembramento della Compagnia e ad assicurarne il definitivo rilancio

FIT-CISL.
 
Visto quello che è successo mercoledì in Senato, non darei nulla per scontato.

cdp intanto si è tirata indietro
i soldi che mettono le banche secondo me sono per assecondare la richiesta di air france come diceva un articolo di stampa ieri,che vuole che siano rimpinguate le casse di az
 
ALITALIA SULL'ORLO DEL BARATRO

I prossimi giorni saranno cruciali per il futuro del Gruppo Alitalia CAI come si evince dalle notizie riportate oggi dagli organi di informazione, che alleghiamo per conoscenza.

La Compagnia ha praticamente esaurito la cassa.

In questi giorni i giornali disegnano un quadro impietoso, ma veritiero, della situazione finanziaria dell’azienda.

Alitalia CAI rischia la paralisi operativa senza il rapido reperimento di risorse fresche.

Infatti le banche subordinano la concessione dei finanziamenti a precise garanzie fornite dallo Stato ed alla sottoscrizione da parte dei soci del previsto aumento di capitale.

E’ in corso una trattativa difficilissima e delicata ai massimi livelli istituzionali per evitare il default e reperire le risorse indispensabili per la realizzazione del Piano Industriale di G.Del Torchio.

La CISL e la FIT sono mobilitate ai massimi livelli per raggiungere questo obiettivo attraverso contatti costanti con il Governo.

AF/KLM restano alla finestra e sperano nella bancarotta.

Inoltre, in caso di fallimento, il Gruppo AF/KLM potrebbe rilevare solamente le parti di azienda che le interessano, senza accollarsi il miliardo di debiti che grava sulla nostra Compagnia.

Sarebbe uno scenario apocalittico al quale non vogliamo nemmeno pensare.

E' ingenuo sperare che in questa fase possano arrivare gli arabi di Etihad o altri vettori a salvarci.

Infatti Etihad e AF/KLM hanno in essere accordi commerciali su scala mondiale del valore di miliardi di euro e non si metterebbero certo a competere tra loro per il controllo di Alitalia.

In secondo luogo il Gruppo Franco Olandese sta scommettendo sulla mancata sottoscrizione dell’aumento di capitale da parte della maggioranza dei soci Italiani: esso potrebbe assumere il controllo della Compagnia con un limitato esborso di risorse, potendo sfruttare il diritto di prelazione in vigore fino alla fine del mese di ottobre sulle azioni dismesse, o non sottoscritte, dagli altri azionisti.

A quel punto AF/KLM avrebbe carta bianca per cancellare il Piano Industriale di G.Del Torchio e procedere al drastico ridimensionamento della flotta e di tutto il personale.

L’unica alternativa a questa catastrofe è che Alitalia, grazie al supporto delle Banche, delle Istituzioni e degli attuali azionisti italiani, riesca a reperire i capitali necessari a rimettersi in carreggiata e cominciare ad applicare il nuovo Piano Industriale.

Solo a queste condizioni sarà possibile trattare con altri vettori in posizione non subalterna.

Diventa quindi decisiva l’Assemblea dei Soci del 14 ottobre dove i singoli azionisti dovranno confermare individualmente il conferimento effettivo delle somme di loro competenza.

In un momento cosi delicato, dove è in gioco il futuro stesso di Alitalia CAI, azioni di sciopero risultano oggi incomprensibili agli occhi della pubblica opinione, delle Istituzioni e dei potenziali nuovi investitori, pur essendo legittime e sacrosante in un momento però di normalità aziendale.

Inoltre queste possono mettere a repentaglio il successo delle iniziative volte ad evitare lo smembramento della Compagnia e ad assicurarne il definitivo rilancio

FIT-CISL.

Mah! Con uno sciopero e gli aerei a terra può darsi che qualcosa di meglio la trovino.
Mi pare veramente il remake del 2008, quando poi ci si pentì di non averlo fatto. Se le cose stanno così, non capisco che c'è da perderci.
 
Ultima modifica:
[h=1]Alitalia, presidente Lazio chiede intervento Cdp[/h]venerdì 4 ottobre 2013 12:39

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ROMA, 4 ottobre (Reuters) - Il presidente del Pd della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha chiesto oggi al governo di utilizzare "tutti gli strumenti" per intervenire nella crisi di Alitalia, che oggi tiene il proprio cda a Milano, compreso il possibile ricorso alla Cassa depositi e prestiti.
"Faccio appello al governo affinché si utilizzino tutte le risorse disponibili e tutti gli strumenti per sventare un ulteriore dramma per il sistema aeroportuale della Capitale, per Alitalia e per l'intero sistema del trasporto aereo nazionale", ha detto Zingaretti in una nota.
Secondo il presidente di centrosinistra, dopo la privatizzazione di Alitalia nel 2008 - costata "migliaia di cassintegrati, ancora oggi abbandonati al loro destino, e centinaia di esuberi nel sistema aeroportuale di Roma" - il ridimensionamento della compagnia sarebbe "un ulteriore duro colpo per l'economia di Roma e per la più importante infrastruttura del Paese, per il sistema aeroportuale romano, che conta circa 30.000 addetti compreso l'indotto".
Per questo, Zigaretti chiede al governo di "tentare qualsiasi strada, valutando attentamente se ricorrere alla Cassa depositi e presititi, perché Alitalia e l'aeroporto di Fiumicino rappresentano un asset strategico per l'economia del Paese".
Lo scorso 25 settembre, il cda di Aeroporti di Roma, la società che gestisce gli scali della Capitale, ha espresso preoccupazione per la situaizone di Alitalia, avvertendo che la crisi potrebbe avere "gravi riflessi economici, finanziari ed occupaizonali sull'indotto complessivo sia nel breve che nel lungo periodo".
Oggi soci e amministratori di Alitalia discuteranno della situazione della compagnia, in crisi di liquidità, con circa 128 milioni in cassa.
Nell'ultimo cda, Air France Klm, che controlla il 25% delle azioni, si è opposta all'aumento di capitale da almeno 100 milioni deciso, che dovrà essere però ratificato all'assemblea del 14 ottobre. Tra le ipotesi che circolano in questi giorni, intanto, c'è anche quella di un ingresso dello Stato, oltre al possibile concordato in attività, cioè la versione italiana dello chapter 11.
L'azienda stima in 300 milioni di euro la cifra necessaria per riconvertirsi sulle rotte intercontinentali, ma secondo alcuni fonti a conoscenza del dossier, il fabbisogno arriverebbe a mezzo miliardo di euro.
 
La cosa che mi lascia piu' di stucco e' come ADR abbia gestito il tutto durante questi cinque anni.
Come se la situazione di FCO non abbia influisca minimamente sulla domanda di voli AZ. Complimenti per la lungimiranza.
 
usare LAI per rifinanziare CAI, la sotanza mi pare questa, e'decisamente fare un passo indietro e dubito si voglia fare, anche perche' vorrebbe confermare la scelta evidentemente errata fatta all'epoca.Usare come leva o garanzia presunti crediti anche in via di formale transazione per finanziare un'ALTRA azienda e distoglierli dala eventuale compensazione con i debiti di LAI e' un pochetto improbabile
a meno che CAI, una floridissima azienda non incorpori per fusione LAI beneficiando oltretutto fiscalmente della cosa.
ma dovrebbe avere i conti di EY e non mi pare

Condivido in pieno.
L'operazione che tecnicamente si chiama "proposta di concordato' ha senso se si offrono ai creditori azioni air france e non certo e' fattibile con azioni cai.
Difatti si parlava di operazione ponte oggi e di operazione definitiva entro gennaio.
Entro 15 giorni devono trovare 150 mln e non 500.
 
Stato
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