Alitalia: Air France pronta a salire al 50%


Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Ma cosa dici? Ma assumono in modo clientelare chi? Tutti quanti?

I non ho avuto nessuno sponsor in nessuna delle due compagnie presso cui ho lavorato. Inoltre Az lai aveva delle eccellenze invidiate e riconosciute.
Te ne cito solo alcune: Atitech, i tecnici di terra unici pluricertificati in Europa che hanno trovato lavoro il giorno dopo. E tanta gente che negli hangar aveva le mani d'oro, tipo un famoso operaio che con un semplice attrezzo inventato da lui aveva trovato il modo di evitare di sbarcare il motore del 747.

Venne ricevuto dalla Boeing a Long Beach tra onori e incredulità perchè se ne fregò di brevettarlo.

Ma cosa credi, che se l'azienda venisse acquistata in tribunale sarebbe rimessa in piedi con risorse umane da trasporto aereo puro, oppure con sistemi lowcostizzati e magari a spezzatino?

Invece di credere alla bontà del capitalismo e alle funzioni autoregolatrici del mercato, guarda l'esempio che hai sotto gli occhi, che è una risposta concreta: Az ha avuto per 5 anni un azionista di riferimento, che come mai non ha detto nulla sulle scelte errate che sembrerebbe siano state fatte? Indovina un pò?

E allora mi chiedo dove siano questi Mecenate dell'aria che citi tu.

Credo che questo sfogo centri il problema. In Italia manca una imprenditoria aeronautica, in altre parole non credo ci siano manager. I tuoi sono esempi di eccellenze professionali che, purtroppo, da sole non bastano. Io ho ricordi di cosiddetti manager LAI in visita a Londra tentando di spiegare strategie industriali che consistevano semplicemente in accordi sindacali, senza paralre di rotte, mercati o flotta. Un'altro ricordo fu quando un 'branco' di dirigenti LAI uso' una colazione con professionisti Italiani nella CIty per una prova generale di una presentazione a banche ai tempo dell'apertura della nuova MXP, uno strazio. Oppure sempre ai tempi di MXP come hub AZ (quando c'erano pochi voli Regno Unito - India) il volo Birmingham - Milano arrivava a MXP un'ora dopo della partenza del Milano-Delhi rendendo impossibili coincideze.

Negli ultimi cinque anni non mi sembra che le cose siano migliorate. A questo devi aggiungere AdR e lo strazio che e' FCO.

Si in una situazione ideale esisterebbe un'imprenditoria capace di intervenire se AZ non dovesse piu' offire voli a lungo raggio (basta vedere cosa e' successo sulle rotte ex-Windjet), temo pero' che questo non succedera' in Italia non perche' manchi la domanda, il mercato o la posizione geografica per gestire uno hub efficiente ma semplicemente perche' "Manca il Manico" !
 
Un'imprenditoria capace non può nascere dove l'azienda che tu descrivi nella prima parte del tuo post viene tenuta artificialmente in vita dallo stato, quando in sistema dove vigesse il libero mercato sarebbe fallita decenni fa.
 
Un'imprenditoria capace non può nascere dove l'azienda che tu descrivi nella prima parte del tuo post viene tenuta artificialmente in vita dallo stato, quando in sistema dove vigesse il libero mercato sarebbe fallita decenni fa.
E' il classico cane che si morde la coda. Mancano imprenditori perché il mercato è drogato, il mercato è drogato perché mancano imprese capaci di operare in quel contesto. Qui si parla di aeronautica, ma il protezionismo dei mercati ha causato in Italia danni rilevanti in tanti settori.
 
E' il classico cane che si morde la coda. Mancano imprenditori perché il mercato è drogato, il mercato è drogato perché mancano imprese capaci di operare in quel contesto. Qui si parla di aeronautica, ma il protezionismo dei mercati ha causato in Italia danni rilevanti in tanti settori.

Il protezionismo??
Ma dove lo vedi; c'hanno colonizzato.

Guarda che lista di aziende cedute:

Ferretti, Buitoni, Riso Scotti, San Pellegrino, Motta, Gancia, Parmalat, Galbani, Invernizzi, Cademartori, Locatelli, Perugina, Antica Gelateria del Corso, Algida ,Bertolli, Carapelli, Sasso, Minerva Oil, Fiorucci alimentari, Peroni, Star, Rigamonti, Bulgari gioielli, Emilio Pucci, Acqua di Parma, Fendi, Chianti Classico Casanova ''azienda Gallo Nero'', Gucci, Pernigotti, Coin, Standa, Gianfranco Ferrè, Valentino, Fiorucci moda, Bottega Veneta, Sergio Rossi calzature - controllata dal gruppo Francese François Henri Pinault, Safilo - (Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali), fondata nel 1878, che oggi produce occhiali per Armani, Valentino, Yves Saint Laurent, Hugo Boss, Dior e Marc Jacobs, è di proprietà del gruppo olandese Hal Holding.
Fastweb - una jv tra e.Biscom e la comunale Aem oggi fa parte del gruppo svizzero Swisscom.
Ercole Marelli - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Fiat Ferroviaria - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Parizzi - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Sasib Ferroviaria - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Passoni & Villa - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Acciaierie Lucchini spa - sono dei russi di Severstal
Fiat Avio - fondata nel 1908 e ancora oggi uno dei maggiori player della propulsione aerospaziale, è attualmente di proprietà del socio unico Bcv Investments sca, una società di diritto lussemburghese partecipata all'85% dalla inglese Cinven Limited.
Benelli - la storica casa motociclistica di Pesaro, di proprietà del gruppo Merloni, nel 2005 è passata nelle mani del gruppo cinese QianJiang per una cifra di circa 6 milioni di euro, più il trasferimento dei 50 milioni di euro di debito annualmente accumulato.
Sps Italiana Pack Systems - è stata ceduta dal Gruppo Cir alla multinazionale americana dell'imballaggio Pfm Spa.
Edison - è del gruppo francese Edf (Eléctricité de France)
Loquendo - azienda leader nel mercato delle tecnologie di riconoscimento vocale, che aveva all'attivo più di 25 anni di ricerca svolta nei laboratori di Telecom Italia Lab e un vasto portafoglio di brevetti, è stata venduta da Telecom alla multinazionale statunitense Nuance, per 53 milioni di euro.

E manca la grande distribuzione.

Fonte:
http://elenamioblog.blogspot.it/2013/09/elenco-aziende-italiane-vendute-perche.html
 
Il protezionismo??
Ma dove lo vedi; c'hanno colonizzato.

Guarda che lista:

Ferretti, Buitoni, Riso Scotti, San Pellegrino, Motta, Gancia, Parmalat, Galbani, Invernizzi, Cademartori, Locatelli, Lactalis,
Perugina, Antica Gelateria del Corso, Algida ,Bertolli, Carapelli, Sasso, Minerva Oil, Fiorucci alimentari, Peroni, Star, Rigamonti, Bulgari gioielli, Emilio Pucci, Acqua di Parma, Fendi, Chianti Classico Casanova ''azienda Gallo Nero'', Gucci, Pernigotti, Coin, Standa, Gianfranco Ferrè, Valentino, Fiorucci moda, Bottega Veneta, Sergio Rossi calzature - controllata dal gruppo Francese François Henri Pinault
Safilo - (Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali), fondata nel 1878, che oggi produce occhiali per Armani, Valentino, Yves Saint Laurent, Hugo Boss, Dior e Marc Jacobs, è di proprietà del gruppo olandese Hal Holding.
Fastweb - una jv tra e.Biscom e la comunale Aem oggi fa parte del gruppo svizzero Swisscom.
Wind - Telecomunicazioni era del magnate egiziano Sawiris, il quale nel 2010 l'ha passata ai russi di VimpelCom.
Ercole Marelli - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Fiat Ferroviaria - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Parizzi - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Sasib Ferroviaria - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Passoni & Villa - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Acciaierie Lucchini spa - sono dei russi di Severstal
Fiat Avio - fondata nel 1908 e ancora oggi uno dei maggiori player della propulsione aerospaziale, è attualmente di proprietà del socio unico Bcv Investments sca, una società di diritto lussemburghese partecipata all'85% dalla inglese Cinven Limited.
Benelli - la storica casa motociclistica di Pesaro, di proprietà del gruppo Merloni, nel 2005 è passata nelle mani del gruppo cinese QianJiang per una cifra di circa 6 milioni di euro, più il trasferimento dei 50 milioni di euro di debito annualmente accumulato.
Sps Italiana Pack Systems - è stata ceduta dal Gruppo Cir alla multinazionale americana dell'imballaggio Pfm Spa.
Edison - è del gruppo francese Edf (Eléctricité de France)
Loquendo - azienda leader nel mercato delle tecnologie di riconoscimento vocale, che aveva all'attivo più di 25 anni di ricerca svolta nei laboratori di Telecom Italia Lab e un vasto portafoglio di brevetti, è stata venduta da Telecom alla multinazionale statunitense Nuance, per 53 milioni di euro.

E manca la grande distribuzione.

Fonte:
http://elenamioblog.blogspot.it/2013/09/elenco-aziende-italiane-vendute-perche.html
E con questo.
Stavamo parlando di trasporto aereo.
Comunque se vuoi credere che in Italia non vi sia di fondo un protezionismo spinto (non siamo gli unici, sia ben chiaro), liberissimo di farlo.
Intanto il declino dell'economia nazionale continua ...
 
Il protezionismo??
Ma dove lo vedi; c'hanno colonizzato.

Ci hanno colonizzato in tutti quei settori dove un protezionismo culturale o legale ha impedito la creazione di aziende forti a vera dimensione globale. Questa non e' una situazione che si e' creata negli ultimi cinque anni. Ha radici nel lontane. Tanto per restare nel settore aeronautico, ai tempi dell'Itavia non fu permessa una vera concorrenza interna (l'Itavia faceva concorrenza a AZ nei voli Milano - Sud Italia facendo scalo a BLQ o partendo da BGY o forniva un'offerta alternative fra Roma e la Puglia usando l'aeroporto di Lecce). L'idea di una libera concorrenza sul LIN-FCO provocava una catena di colpi apoplettici in vari settori.

Uscendo dal campo aeronautico le conseguenze del "salotto buono" di Cuccia furono il blocco di un mercato azionario diffuso (vedi il nome "Parco Buoi" che veniva dato regolarmente ai piccoli investitori) e praticamente reso impossibile il ricorso in borsa per cercare nuovo capitale da parte di imprese in crescita per tutti gli anni 60, 70 e 80. Questo e tanti altri esempi hanno contribuito ad un provincialismo culturale in materia di affari e gestione aziendale che ha portato a trasformare l'Italia in terra di conquista. Un mercato ricco con una dinamicissima piccola e media impresa e una grande imprenditoria semi-sclerotica. Un popolo con la pancia piena che da decenni ha eletto politici mediocri.
 
Ci hanno colonizzato in tutti quei settori dove un protezionismo culturale o legale ha impedito la creazione di aziende forti a vera dimensione globale. Questa non e' una situazione che si e' creata negli ultimi cinque anni. Ha radici nel lontane. Tanto per restare nel settore aeronautico, ai tempi dell'Itavia non fu permessa una vera concorrenza interna (l'Itavia faceva concorrenza a AZ nei voli Milano - Sud Italia facendo scalo a BLQ o partendo da BGY o forniva un'offerta alternative fra Roma e la Puglia usando l'aeroporto di Lecce). L'idea di una libera concorrenza sul LIN-FCO provocava una catena di colpi apoplettici in vari settori.

Uscendo dal campo aeronautico le conseguenze del "salotto buono" di Cuccia furono il blocco di un mercato azionario diffuso (vedi il nome "Parco Buoi" che veniva dato regolarmente ai piccoli investitori) e praticamente reso impossibile il ricorso in borsa per cercare nuovo capitale da parte di imprese in crescita per tutti gli anni 60, 70 e 80. Questo e tanti altri esempi hanno contribuito ad un provincialismo culturale in materia di affari e gestione aziendale che ha portato a trasformare l'Italia in terra di conquista. Un mercato ricco con una dinamicissima piccola e media impresa e una grande imprenditoria semi-sclerotica. Un popolo con la pancia piena che da decenni ha eletto politici mediocri.
Applausi.
 
Uscendo dal campo aeronautico le conseguenze del "salotto buono" di Cuccia furono il blocco di un mercato azionario diffuso (vedi il nome "Parco Buoi" che veniva dato regolarmente ai piccoli investitori) e praticamente reso impossibile il ricorso in borsa per cercare nuovo capitale da parte di imprese in crescita per tutti gli anni 60, 70 e 80. Questo e tanti altri esempi hanno contribuito ad un provincialismo culturale in materia di affari e gestione aziendale che ha portato a trasformare l'Italia in terra di conquista. Un mercato ricco con una dinamicissima piccola e media impresa e una grande imprenditoria semi-sclerotica. Un popolo con la pancia piena che da decenni ha eletto politici mediocri.
Questa frase dovrebbe essere scolpita nella pietra e marchiata a fuoco sulla pelle di tutti i politici che siedono in Parlamento. Una sintesi perfetta dei mali dell'economia italiana.
 
E con questo.
Stavamo parlando di trasporto aereo.
...

Questo l'hai scritto tu, non io. (post 1204)

"..Qui si parla di aeronautica, ma il protezionismo dei mercati ha causato in Italia danni rilevanti in tanti settori."

Tanti settori appunto. Come quelli che ti ho postato. Non mi pare che il nostro sia stato un mercato protetto.

@londonfog:
"la dinamicissima piccola e media impresa ...."
Forse quella di trent'anni fa e che ora non c'è più. Purtroppo il suo problema è stato sempre questo: uscire dalla dimensione medio piccola e passare a dimensioni in grado di affrontare il mercato e fare innovazione.
Generazioni di imprenditori vedevano questo come l'estraneo in casa, la perdita dell'autonomia e del possesso. A volte si riusciva al massimo ad organizzare un distretto industriale.
 
Ci hanno colonizzato in tutti quei settori dove un protezionismo culturale o legale ha impedito la creazione di aziende forti a vera dimensione globale. Questa non e' una situazione che si e' creata negli ultimi cinque anni. Ha radici nel lontane. Tanto per restare nel settore aeronautico, ai tempi dell'Itavia non fu permessa una vera concorrenza interna (l'Itavia faceva concorrenza a AZ nei voli Milano - Sud Italia facendo scalo a BLQ o partendo da BGY o forniva un'offerta alternative fra Roma e la Puglia usando l'aeroporto di Lecce). L'idea di una libera concorrenza sul LIN-FCO provocava una catena di colpi apoplettici in vari settori.

Uscendo dal campo aeronautico le conseguenze del "salotto buono" di Cuccia furono il blocco di un mercato azionario diffuso (vedi il nome "Parco Buoi" che veniva dato regolarmente ai piccoli investitori) e praticamente reso impossibile il ricorso in borsa per cercare nuovo capitale da parte di imprese in crescita per tutti gli anni 60, 70 e 80. Questo e tanti altri esempi hanno contribuito ad un provincialismo culturale in materia di affari e gestione aziendale che ha portato a trasformare l'Italia in terra di conquista. Un mercato ricco con una dinamicissima piccola e media impresa e una grande imprenditoria semi-sclerotica. Un popolo con la pancia piena che da decenni ha eletto politici mediocri.

Non posso che che sottoscrivere parola per parola.

E non è che in Italia non esista imprenditoria capace, nei settori non drogati ci sono fior fiore di aziende che esportano un tutto il mondo e sono in grado di fare concorrenza si maggiori player mondiali. Solo che spesso passano in mano straniera per la scarsa dinamicità del mercato finanziario (e lo hai spiegato meglio di come potrei fare io) e/o sono costrette a spostarsi all'estero a causa dell'inferno fiscale che abbiamo creato in Italia.

Per quanto riguarda il trasporto aereo la presenza di Alitalia ha impedito la nascita di una reale concorrenza e la formazione di una valida imprenditoria e classe manageriale. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, e non ci possiamo certo lamentare per il fatto che siamo colonizzati.
 
Ultima modifica:
Alitalia, apertura di Intesa: “Pronti
a finanziare nuovi investimenti”



Gros-Pietro: faremo la nostra parte. Il cda dell’azienda slitta a venerdì.




Slitta di un giorno il consiglio di amministrazione di Alitalia mentre, intanto, Intesa SanPaolo, uno dei principali azionisti con l’8,9% del capitale, assicura di «voler fare la propria parte». Inizialmente prevista per domani, la riunione del board è stata fissata per un esame e aggiornamento della situazione in vista dell’assemblea degli azionisti convocata per il 14 ottobre prossimo per approvare l’aumento di capitale da 100 milioni di euro, deliberato dal cda il 26 settembre scorso. Cambia la data e cambia anche la sede: invece del quartier generale dell’aviolinea a Fiumicino, il consiglio si svolgerà, infatti, a Milano. Un rinvio, spiegano fonti vicine alla compagnia, che sarebbe stato dettato da questioni organizzative. Sono giornate cruciali quelle che sta vivendo Alitalia per scongiurare il default. Sul `dossier´ è sceso in campo il Governo che ha chiamato a raccolta, tra gli altri, i vertici della compagnia, le principali banche creditrici, Intesa SanPaolo e Unicredit, e i principali creditori quali Eni e Adr, con l’obiettivo di trovare una soluzione di sistema. Sul tavolo, come ha fatto sapere Palazzo Chigi, ci sono «diverse ipotesi» volte a superare l’attuale fase congiunturale, che saranno al centro di altre riunioni a stretto giro di posta, come oggi ha riferito il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. E in queste giornate i riflettori sono puntati sulle mosse che compiranno i principali attori in campo sul fronte della manovra finanziaria necessaria per il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera. A cominciare da Intesa Sanpaolo. «Il nostro primo dovere come banca è tutelare l’integrità dei depositi. Non è nostro mestiere fare i vettori di trasporto aereo ma il nostro mestiere è quello di anticipare dei fondi alle imprese che hanno possibilità di sviluppo», ha detto oggi il presidente del consiglio di gestione di Intesa SanPaolo, Gian Maria Gros-Pietro. E «se Alitalia si dimostrerà come impresa che ha capacità di sviluppo noi faremo il nostro mestiere anche verso Alitalia».

«Noi - ha proseguito Gros-Pietro - auspichiamo una soluzione di tipo industriale che porti l’azienda a rispondere bene ai bisogni del sistema italiano che sono bisogni di viaggio sia per il business sia per il turismo - ha aggiunto - un sistema di trasporto efficiente è uno degli elementi di competitività di un Paese, noi ci auguriamo che la soluzione della crisi vada verso un vettore capace di essere efficace ed efficiente». Il cda del 26 ottobre ha varato un mini aumento di capitale da 100 milioni di euro cui vanno ad aggiungersi i 55 milioni per il completamento del prestito convertibile, varato l’inverno scorso. L’altro caposaldo della manovra finanziaria è quello dei rifinanziamenti da parte del sistema bancario, dove il fabbisogno della compagnia si attesterebbe intorno ai 300 milioni. Il tutto mentre Air France-Klm, che non ha votato l’aumento di capitale, sta a guardare alla finestra, pronta ad agire quando lo scenario soddisfi quelle «condizioni molto severe», come le ha definite il suo ad Alexandre de Juniac, per poter intervenire.

lastampa
 
Il protezionismo??
Ma dove lo vedi; c'hanno colonizzato.

Guarda che lista di aziende cedute:

Ferretti, Buitoni, Riso Scotti, San Pellegrino, Motta, Gancia, Parmalat, Galbani, Invernizzi, Cademartori, Locatelli, Perugina, Antica Gelateria del Corso, Algida ,Bertolli, Carapelli, Sasso, Minerva Oil, Fiorucci alimentari, Peroni, Star, Rigamonti, Bulgari gioielli, Emilio Pucci, Acqua di Parma, Fendi, Chianti Classico Casanova ''azienda Gallo Nero'', Gucci, Pernigotti, Coin, Standa, Gianfranco Ferrè, Valentino, Fiorucci moda, Bottega Veneta, Sergio Rossi calzature - controllata dal gruppo Francese François Henri Pinault, Safilo - (Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali), fondata nel 1878, che oggi produce occhiali per Armani, Valentino, Yves Saint Laurent, Hugo Boss, Dior e Marc Jacobs, è di proprietà del gruppo olandese Hal Holding.
Fastweb - una jv tra e.Biscom e la comunale Aem oggi fa parte del gruppo svizzero Swisscom.
Ercole Marelli - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Fiat Ferroviaria - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Parizzi - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Sasib Ferroviaria - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Passoni & Villa - sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Acciaierie Lucchini spa - sono dei russi di Severstal
Fiat Avio - fondata nel 1908 e ancora oggi uno dei maggiori player della propulsione aerospaziale, è attualmente di proprietà del socio unico Bcv Investments sca, una società di diritto lussemburghese partecipata all'85% dalla inglese Cinven Limited.
Benelli - la storica casa motociclistica di Pesaro, di proprietà del gruppo Merloni, nel 2005 è passata nelle mani del gruppo cinese QianJiang per una cifra di circa 6 milioni di euro, più il trasferimento dei 50 milioni di euro di debito annualmente accumulato.
Sps Italiana Pack Systems - è stata ceduta dal Gruppo Cir alla multinazionale americana dell'imballaggio Pfm Spa.
Edison - è del gruppo francese Edf (Eléctricité de France)
Loquendo - azienda leader nel mercato delle tecnologie di riconoscimento vocale, che aveva all'attivo più di 25 anni di ricerca svolta nei laboratori di Telecom Italia Lab e un vasto portafoglio di brevetti, è stata venduta da Telecom alla multinazionale statunitense Nuance, per 53 milioni di euro.

E manca la grande distribuzione.

Fonte:
http://elenamioblog.blogspot.it/2013/09/elenco-aziende-italiane-vendute-perche.html
se fai l'attualizzazione dei flussi di cassa di queste aziende a 5 anni viene fuori un numer spettacolare di piu' di qualche miliardino di euri che e' poi il loro valore
ma guarda caso nessuno ha mai detto nulla o fatto obiezioni di carattere nazionalistico
Tutti a stracciarsi le vesti per telecom (non conosco i conti magari non sono male) e la "compagnia di Bandiera" rifallita dopo 5 anni
e nessuno si chiede perche' facciano tanto casino solo per queste due???
Chi le paga le tasse in sto paese?? alitalia? telecom forse..
o forse bvulgari loro piana avio, no avio no e' una voragine, fiorucci , peroni, bottega veneta , sergio rossi....

I piu' grandi sono quelli del Copasir che si svegliano adesso che telecom "va" in spagna urlando allarmi sulla sicurezza nazioneale della rete....che e' privata da anni!!!

Ma dove lo trovi un paese cosi', pensa che tristezza sto pianeta senza italia e soprattutto italiani
 
Le cessioni Le richieste di Air France: tagli a organico, flotta e rotte internazionali Ultima scadenza per Alitalia
Il governo dà due mesi ai soci Ansaldo Energia da Finmeccanica verso il Fondo strategico
ROMA - Due mesi. E' questo il tempo che il premier Enrico Letta ha ipotizzato per rimettere in pista Alitalia e accompagnarla a
un matrimonio equo con Air France-Klm o altro pretendente. Mentre potrebbe formalizzarsi già domani l'offerta di Cassa depositi e prestiti per Ansaldo Energia. Ieri il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, ha detto che su Alitalia «certamente ci saranno incontri in settimana». Ma lunedì è stato già fissato il nuovo round a palazzo Chigi con banche e fornitori. E già Intesa, creditrice e azionista all'8,8%, offre disponibilità. Il presidente del consiglio di gestione, Gian Maria Gros -Pietro, ieri ha detto: «Noi anticipiamo i. soldi ad aziende che hanno possibilità di sviluppo. Se Alitalia si
dimostrerà tale faremo il nostro dovere anche verso questa società». All'indomani della larga fiducia ottenuta dal governo, in Alitalia si riaccende dunque la speranza che quelli che sembravano fino a mercoledì scorso impegni generici, possano attuarsi. Beninteso, il governo non potrà mettere a disposizione apporti come quelli della Cassa depositi e prestiti, ma solo esercitare una moral suasion sulle banche perché ridiano fiato alle casse di Alitalia, rifinanzino il debito e si prestino a accollarsi, attraverso un consorzio di garanzia, le eventuali quote di inoptato dell'aumento di capitale-ponte da ioo milioni che è stato deliberato dall'ultimo consiglio di amministrazione per prendere tempo e risollevare la compagnia. Ai fornitori è richiesta pazienza e non solo: a Adr, ad esempio, si chiede di rimborsare il milioni di incremento tariffario applicato prima del g marzo scorso. Un mese dunque dovrebbe servire a accordarsi con i creditori, un mese a mettere a punto l'alleanza. Si arriva così praticamente a fine anno. La riunione del board di Alitalia che si terrà domani a Milano servirà solo a informare il consiglio di quanto sta avvenendo, ascoltare i consiglieri francesi e ottenere un aggiornamento di Banca Leonardo sullo stato delle trattative con le banche. Sempre domani Air FranceKlm presenterà a Parigi ai sindacati i dettagli del piano che prevede altri 2.80o esuberi. Ieri il Financial Times ha raccolto voci secondo cui i francesi aiuterebbero Alitalia solo a costo di sacrifici simili in termini di flotta e personale, oltre che dopo un riassetto del debito e un cambiamento del piano di sviluppo attuale. Intanto sembra più vicina a soluzione la vicenda di Ansaldo Energia, anche se Saccomanni ieri ha frenato: il dossier «non è stato chiuso». Insomma fino a sera non era certo se ci sarà un consiglio di amministrazione domani che possa prendere atto dell'offerta di Cassa depositi e prestiti. Ma l'offerta è data per elaborata: tramite il Fondo Strategico Italiano, Cdp acquisirebbe una quota, che potrebbe essere di maggioranza, di Ansaldo Energia; si parla di un 85-90%, lasciando il resto nelle mani di Finmeccanica (oggi al 45%) che incasserebbe fino a 600 milioni. Sarebbe solo uno step dell'operazione, cui potrebbe seguire la vendita di una quota ai coreani di Doosan. Ieri il titolo Finmeccanica ha chiuso in rialzo del 7,58%.
 
Questo l'hai scritto tu, non io. (post 1204)

"..Qui si parla di aeronautica, ma il protezionismo dei mercati ha causato in Italia danni rilevanti in tanti settori."

Tanti settori appunto. Come quelli che ti ho postato. Non mi pare che il nostro sia stato un mercato protetto.

@londonfog:
"la dinamicissima piccola e media impresa ...."
Forse quella di trent'anni fa e che ora non c'è più. Purtroppo il suo problema è stato sempre questo: uscire dalla dimensione medio piccola e passare a dimensioni in grado di affrontare il mercato e fare innovazione.
Generazioni di imprenditori vedevano questo come l'estraneo in casa, la perdita dell'autonomia e del possesso. A volte si riusciva al massimo ad organizzare un distretto industriale.
Ti faccio un esempio del "capitalismo italiano". Negli anni '80 IRI (presidente Prodi) decide di mettere in vendita Alfa Romeo, marchio storico e storicamente in perdita. Ford si offre di comperarla pagandola in moneta sonante, ma alla fine viene ceduta alla Fiat per il classico pugno di noccioline (che a quanto pare non è mai neanche stato versato). Il tutto per difendere il mercato nazionale dall'ingresso dello "straniero". In questo modo la Fiat mantiene il sostanziale monopolio nel mercato interno nel breve periodo, ma nel lungo sappiamo come è andata a finire.
 
Ti faccio un esempio del "capitalismo italiano". Negli anni '80 IRI (presidente Prodi) decide di mettere in vendita Alfa Romeo, marchio storico e storicamente in perdita. Ford si offre di comperarla pagandola in moneta sonante, ma alla fine viene ceduta alla Fiat per il classico pugno di noccioline (che a quanto pare non è mai neanche stato versato). Il tutto per difendere il mercato nazionale dall'ingresso dello "straniero". In questo modo la Fiat mantiene il sostanziale monopolio nel mercato interno nel breve periodo, ma nel lungo sappiamo come è andata a finire.

Mah!
A parte che è preistoria, ma è un settore.
Nella lista puoi vedere che un bel pezzo dell'agroalimentare e della grande distribuzione è straniera.

Inoltre, all'estero non mi pare che brillino per aperture. Basta vedere la blindatura delle aziende francesi, oppure in Germania la levata di scudi quando Pirelli si fece avanti per Continental o quando Unicredit acquisì HVB. Come mai invece le loro economie vanno meglio della nostra?

Nel trasporto aereo, siamo uno dei Paesi maggiormente trafficati dalle lc, anche la rotta nazionale maggiore si è parzialmente aperta, abbiamo per primi concesso la V libertà, dov'è la chiusura?

Secondo me, invece, la realtà è un'altra: mercato e concorrenza perfetta (che non esiste), hanno delle conseguenze sociali che si minimizzano quanto più è efficiente la PA e razionale la spesa pubblica. Se chiude un'azienda in Germania o Danimarca, le conseguenze per i lavoratori saranno le stesse che in Italia? Non credo proprio.

Dimenticare tutto il lavoro nero che c'è in Italia, lavoratrici che muoiono per lavorare in nero a 5€ l'ora (Barletta), gli immigrati nelle campagne per 20€ a giornata, ti rende l'idea che non siamo un Paese del tutto normale che è in grado di assicurare un equilibrio tra repressione dell'illegalità, stato sociale e libero mercato.
 
e che mezzo paese rischia di essere piu' un pezzo di medio oriente che di europa , ma che comunque difficilmente riesce a stare al passo con la parte piu' industrializzata

"Persistent problems include sluggish economic growth, high youth and female unemployment, organized crime, corruption, and economic disparities between southern Italy and the more prosperous north"
Rif: C.I.A. Worldfactbook 2013
 
Mah!
A parte che è preistoria, ma è un settore.
Nella lista puoi vedere che un bel pezzo dell'agroalimentare e della grande distribuzione è straniera.

Inoltre, all'estero non mi pare che brillino per aperture. Basta vedere la blindatura delle aziende francesi, oppure in Germania la levata di scudi quando Pirelli si fece avanti per Continental o quando Unicredit acquisì HVB. Come mai invece le loro economie vanno meglio della nostra?

Nel trasporto aereo, siamo uno dei Paesi maggiormente trafficati dalle lc, anche la rotta nazionale maggiore si è parzialmente aperta, abbiamo per primi concesso la V libertà, dov'è la chiusura?

Secondo me, invece, la realtà è un'altra: mercato e concorrenza perfetta (che non esiste), hanno delle conseguenze sociali che si minimizzano quanto più è efficiente la PA e razionale la spesa pubblica. Se chiude un'azienda in Germania o Danimarca, le conseguenze per i lavoratori saranno le stesse che in Italia? Non credo proprio.

Dimenticare tutto il lavoro nero che c'è in Italia, lavoratrici che muoiono per lavorare in nero a 5€ l'ora (Barletta), gli immigrati nelle campagne per 20€ a giornata, ti rende l'idea che non siamo un Paese del tutto normale che è in grado di assicurare un equilibrio tra repressione dell'illegalità, stato sociale e libero mercato.
Allora, visto che parli di grande distribuzione, ti faccio un altro esempio.
Il commercio al dettaglio in Italia è sempre stato "tutelato", per cui era complesso (talvolta impossibile, per ragioni politiche) aprire supermercati ed ipermercati. Il risultato è stato che la GD italiana, rimasta nana, è stata oggetto di acquisizione in massa da parte degli stranieri che nel frattempo hanno sviluppato know-how e massa critica.
(siamo molto OT, ormai)
 
Nel trasporto aereo, siamo uno dei Paesi maggiormente trafficati dalle lc, anche la rotta nazionale maggiore si è parzialmente aperta, abbiamo per primi concesso la V libertà, dov'è la chiusura?

L'Italia non e' stata la prima a concedere la V liberta'. EK volava HAM-JFK e SQ vola FRA-JFK con un A380. BRU ha usato la V liberta' per avere collegamenti LR che Brussels Airlines non poteva/voleva operare
 
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.