La maledizione Alitalia e la fine dei “patrioti”
Era il 5 dicembre del 2008 quando Silvio Berlusconi li invitò a cena a Villa Madama per ringraziarli uno a uno. «Siete dei patrioti ma avete fatto un affare» si sentirono dire Salvatore Ligresti, Marco Tronchetti Provera, Emilio Riva, Francesco Bellavista Caltagirone, Antonio Angelucci.
Mai avrebbero immaginato, cinque anni dopo, di ritrovarsi tutti nei guai. Certo, è solo una coincidenza. Ma i fatti di ieri – l’arresto della famiglia Ligresti e la condanna di Tronchetti Provera – non solo confermano la maledizione Alitalia ma sanciscono la caduta anche simbolica di una cordata di imprenditori che aveva stretto un patto non scritto con la politica: favori in cambio di protezioni.
Già, la maledizione Alitalia. Il richiamo all’italianità della compagna di bandiera servì al Cavaliere per lanciare la campagna elettorale per palazzo Chigi nel 2008. Pochi mesi dopo, con la regia della Banca Intesa di Corrado Passera, la parte sana dell’azienda veniva smembrata e venduta ai “patrioti” amici, mentre la bad company veniva caricata sulle spalle dei cittadini, con il regalo di sette anni di cassa integrazione che gridano ancora vendetta. Oggi Alitalia si trova di nuovo sull’orlo del fallimento, si torna a parlare di salvataggio pubblico, i soci della Compagnia aerea italiana sono in fuga e la stessa AirFrance, colpita dalla crisi, sembra aver voglia di volare via.
Non solo. Con poche eccezioni, molti dei protagonisti di quell’operazione sono travolti da scandali, inchieste, sequestri, condanne. Basti pensare al brutto affare dell’Ilva della famiglia Riva o a Francesco Bellavista Caltagirone, il patron dell’Acqua Marcia, arrestato per frode fiscale, al quale sono stati sequestrati beni per 145 milioni. Il signore dei pedaggi autostradali Marcellino Gavio non c’è più mentre la holding della famiglia Angelucci nella sanità, la San Raffaele spa, è sotto processo per truffa ai danni della regione Lazio. Anche per il gruppo Marcegaglia, coinvolto nell’operazione Alitalia solo con una piccola quota dello 0,88 per cento, non sono mancati i guai giudiziari.
Ieri, poi, il clamoroso arresto di tutta la famiglia Ligresti, con le accuse di falso in bilancio e aggiotaggio: sono finite in carcere le figlie Giulia Maria e Jonella e tre top manager, mentre il patron di Fonsai, Salvatore, 81 anni, è finito agli arresti domiciliari. Per gli inquirenti il figlio Paolo, ufficialmente latitante, era pronto a scappare all’estero. Ma la notizia forse più clamorosa del giorno è la condanna per ricettazione del numero uno di Pirelli ed ex presidente Telecom Tronchetti Provera nel processo sul caso Kroll, uno dei tanti filoni della vicenda dei dossier illegali fabbricati da Giuliano Tavaroli quando era a capo della security del colosso delle telecomunicazioni.
I “patrioti” di Alitalia, per fortuna, non esauriscono tutto il capitalismo italiano. Però, certo, ne rappresentano un esemplare storicamente noto, che parla di mercato, frequenta il salotto buono ma ama flirtare con il Palazzo per presidiare meglio settori protetti come le autostrade, la sanità o le telecomunicazioni. Capitani poco coraggiosi.
http://www.europaquotidiano.it/2013/07/18/la-maledizione-alitalia-e-la-fine-dei-patrioti/