A prescindere dalle battute più o meno scherzose quella di avere zone no food è una proposta che può essere discussa in quanto tale.
Secondo me non è una proposta destinata ad andare lontano. A misurazione spannometrica, i passeggeri che non vogliono mangiare sono pochissimi. Quando capita a me (perchè sono sovrappeso, e mi hanno già riempito di "delizie" nel volo precedente) spesso il personale di cabina insiste, offre qualcosa di alternativo, etc. (io volo in Estremo Oriente e Pacifico, dunque non prendete questa testimonianza come valida per voli brevi in Europa). Inoltre, il cibo è sempre meno, non solo sul corto raggio europeo, ma anche sul lungo: reduce da un recente ATL-NRT con DL dove davvero ci si doveva portare il panino da casa (ed alcuni cominciano ad incoraggiare di fare così).
Che poi ci possa essere un minimo di fastidio, questo è inevitabile. C'è anche chi è allergico all'alcool e non si sente bene se il vicino beve cognac.
Comunque i problemi mi sembrano altrove, soprattutto sarebbe molto apprezzato se una compagnia aerea riuscisse a trovare una soluzione migliore della situazione attuale al problema dei bambini piccoli che possono sì viaggiare ma naturalmente soffrono a stare per aria dieci ore od oltre. E qui la responsabilità è certo dei genitori che antepongono i loro sentimenti e magari quelli dei nonni al benessere dei piccoli.
Su altri problemi legati alla maleducazione dei passeggeri c'è poco da fare. Ricordo un SIN-ICN con SQ carico di transiti dall'India per SFO (il volo prosegue) dove due aitanti bimbi si sono sganciati le cinture in finale su ICN e si sono messi a correre per i corridoi, subito rincorsi dal cabin crew, e sotto lo sguardo amorevole di mamma, papà e nonna che sembrava dire: "Ma lasciateli giocare, poveri piccini".
Con la J di SAS c'entra poco, ma la questione rimane valida.