Re: [TR - Amarcord] Pan AM - Capitolo Quinto - FCO-JFK
Primavera del 1987. 10 anni dopo il primo volo del figlio, (ancora unico centro di costo).
All'epoca volevo avere un conto in banca con la stessa cifra del numero di miglia sul mio WordlPass Platinum. La bisnonna reclama il pro-nipote per la Pasqua Ebraica. I nonni americani decidono di unirsi a noi, Venezia e' pur sempre Venezia. Io guadagno 'brownie-points' perche' viaggiamo tutti in prima grazie alle mie miglia.
Questo e' il viaggio di Ritorno, siamo arrivati a Roma in treno abbiamo passato due giorni dai miei zii romani. A quel tempo mio figlio era l'unico rappresentante della sua generazione in famiglia ed era prezioso per tutti.
Quell'anno la Pasqua Ebraica era arrivata presto e stranamente 'sco-ordinata' con la Pasqua Cristiana. Viaggiamo la settimana successiva alla domenica delle Palme (tenetelo presente)
Arriviamo a Fiumicino su due taxi. Mio suocero ha in mente il 'First and Clipper Class Terminal' di New York. Fiumicino e' un po' diverso.
Non esiste un 'valet' che ti prende le valigie all'arrivo del Taxi. Io e mio suocero siamo gli sherpa della situazione. Arriviamo al check-in. L'unica cosa che distingue il check-in di prima classe e' il tappeto rosso. Raccogliamo bigletti e passaporti.
JFK - "Welcome sir, where are you flying today?"
FCO - Io: Buon Giorno - Lui:"Oll togezer?"
Fra regali e acquisti abbiamo una valigia in piu'. In tutto quattro valigie per quattro adulti e un bambino.
FCO - "Aho, ma questi traslocano?"
Mio suocero chiede cosa hanno detto, io cerco di glissare. Il centro di costo spiega al nonno per filo e per segno. Il nonno (ufficiale della US Navy) rimane perplesso e nota la differenza fra JFK e FCO.
Al controllo passaporti mi chiedono perche' mio figlio viaggia con il passaporto Americano, io gli spiego che la madre e' Americana e io viaggio molto, quindi non pensavo fosse il caso di metterlo nel mio passaporto. Il suo passaporto Italiano era appena scaduto e non avevamo fatto in tempo a rinnovarlo.
Francamente non ricordo la lounge a FCO. Ricordo che prima dell'arrivo al gate avevo gia' desiderato sprifondarmi in una buca per lo meno una mezza dozzina di volte. Mio suocero si stupisce, mia suocera lo calma dicendo che, dopo tutto, non sono negli USA e non parlano Italiano, quindi devono aspettarsi qualche difficolta'. Le loro conversazioni, di solito, seguivano scambi di sguardi fra me e Ruth, la sua faccia che dice "lascia perdere, non vale la pena", e mi ferma con lo sguardo quando tento di reagire a quello che e' successo.
Arriviamo al gate. Riempiamo la meta' della prima classe. Il gate e' affollato da Americani che hanno 'complimentary upgrades'. E' ovvio che ci sono piu' complimentary upgrades che posti disponibili in Clipper o in First. Gli Italiani si fanno avanti a gomitate, gli americani si mettono in coda. Io e Ruth, come al solito, giochiamo a "quante generazioni fa" guardando come si comportano gli Italo Americani. Ruth ha la teoria che se si mettono in coda sono almeno seconda generazione. Io non conto, mi hanno educato gli Inglesi e mi hanno rovinato per sempre.
Arriva l'imbarco. Chiamano prima le famiglie con bambini. Noi siamo una famiglia con un bambino, riempiamo quasi mezza prima classe ma veniamo rimandati indietro perche' non hanno ancora chiamato la prima classe. A questo punto, le parti si invertono. Ruth insiste che siamo una famiglia, l'addetto non demorde. Ruth rivela dove ha studiato medicina. Ruth era con sua madre, per cui la conversazione con l'addetto era in Inglese. Ruth, frustrata se ne esce con un "Ma va in m.. a to m..." in un accento quasi paragonabile a quello di un gondoliere.
[Per la cronaca, anche i miei centri di costo 3 e 4 hanno l'abitudine di esprimere la loro frustrazione nei confronti di qualcuno con un "Ma va in m..." nonostante la loro scarsa conoscenza dell'Italiano, chissa' da chi avranno preso? :compiaciuto:]
Ci imbarchiamo e inizia il solito servizio di prima classe. Alla fine arrivano gli upgrades. C'e' un'altra famiglia con una bambina. Sono upgrades perche' la bambina si meraviglia di tutto, i genitori chiedono se devono pagare gli amenity kits. A questo punto, mio figlio diventa l'esperto di tutto quello che e' "First Class Pan Am" (ha volato varie volte con le mie miglia), fa l'aria da uomo vissuto. La famiglia e' Italiana, per una coincidenza strana vanno nel New Jersey da uno zio per le vacanze di Pasqua. Hanno rami di ulivo benedetti dal Papa per lo zio. Avranno sorprese alla dogana.
Decolliamo e inizia il servizio.
Uno dell'equipaggio nota che i bambini hanno cominciato a parlare e ci chiede se vogliamo farli sedere vicini. A questo punto inizia una serie di musical chairs per spostare i due passeggeri dei posti centrali e metterci i bambini. L'assitente di volo prende nota della nuova disposizione per continuare a chiamarci per nome e per i nostri pasti speciali.
Era gia' tipico delle linee aeree americane fare i turni secondo una rigida seniority. Gli equipaggi di cabina su destinazioni "pregiate" non erano quasi mai di primo pelo. In questo volo, due degli assistenti di volo che seguono la prima classe sembrano usciti da una caricatura dell'Italo Americano medio; purtroppo la 'caricatura' non si estende alla conoscenza della lingua. Mio figlio (dieci anni, all'epoca andava per i cinquanta) si offre di tradurre. I nonni lo guardano con orgoglio, la frequenza con la quale mia suocera fa capire che e' suo nipote puo' essere paragonata ai giri al minuto di uno dei motori.
Vengono a chiedere se vogliamo qualcosa dal duty free. I passeggeri di prima classe sceglievano dal catalogo e glielo portavano direttamente al posto, gi altri dovevano scarpinare fino al galley dopo l'ultima fila dell'economy.
Mio suocero va a sgranchirsi le gambe e va a vedere "how the other half lives". Quando ritorna mi ringrazia. Pare che il volo sia completo e il confronto fra lo spazio in economy e lo spazio che abbiamo noi in prima e' ovvio.
I due bambini a questo punto danno segni di impazienza. Il film e' finito e non sono molto interessati alla musica. L'assistente di volo compare con una fetta di torta e un succo d'arancia. I bambini si calmano e mangiano. L'assistente di volo si gira verso Ruth e dice che la torta funziona sempre, forse gli rovina la dieta ma e' una questione di sopravvivenza. Ruth e' d'accordo, lo spiega alla madre Italiana. Anche lei e' d'accordo.
Quando ci portano lo snack l'assistente di volo ci informa che hanno variato le procedure di sbarco e da qualche giorno i passeggeri di prima classe hanno la priorita' al momento di sbarcare. Ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto, noi cortesemente rifiutiamo. Lui arruola il traduttore ufficiale (mio figlio) per spiegarlo alla famiglia italiana. Il figlio spiega la situazione con tono ufficiale. A questo punto il purser si stacca le ali dalla giacca e le da a mio figlio, mia suocera scatta una foto al nipote con in testa il cappello del purser. Mio figlio in uno dei pochi gesti da "knight in a shining armour" della sua vita regala le ali alla bambina.
Ritirano il pasto, stiamo gia' volando lungo la costa. Appare il first officer che mi ringrazia di aver volato Pan Am chiamandomi per nome (sono worldclass platinum e' prassi comune a quei tempi). La famiglia Italiana mi guarda come se fossi chissa' quale personaggio.
Arriviamo a New York, prima di passare la dogana vediamo la famiglia Italiana discutere con un doganiere che gli vuole sequestrare i rami di ulivo (non si possono portare piante negli Stati Uniti)
Il doganiere non sembra cambiare idea quando gli dicono che sono stati benedetti dal Papa.
Il prossimo capitolo sara' un po' piu' serio.