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Noi, dipendenti di Alitalia, viviamo da quattro anni in un’azienda in amministrazione straordinaria e, nonostante l’azienda sia stata sotto la supervisione di quattro governi che si sono succeduti dal 2017 ad oggi, non abbiamo alcuna certezza sul nostro futuro.
In realtà, temiamo di intravedere la peggiore delle soluzioni praticabili, cioè lo smembramento, la riduzione e la frammentazione dell’azienda, lasciando il ricco mercato del trasporto aereo italiano in mani straniere.
Non erano questi i presupposti che la politica aveva posto nel momento in cui si è impegnata a trovare una soluzione strutturale, che risolvesse contemporaneamente fattori esogeni legati all’assetto generale del trasporto aereo italiano, ed elementi endogeni, legati alla malagestio aziendale che ha portato alla dichiarazione di insolvenza.
Era, ed è ancora, necessario sanare le condizioni di unfair competition che hanno fortemente penalizzato tutte le aziende di trasporto aereo italiane.
Era, ed è ancora, imperativo mantenere una compagnia di bandiera, campione dell’interesse nazionale di quello che è il secondo Paese manifatturiero d’Europa e meta di attrazione turistica di prima grandezza.
Era, ed è ancora, doveroso dare risposte alle nostre quasi undicimila famiglie - più altre trentamila dei lavoratori dell’indotto - su un futuro che non può essere caratterizzato da questa cronica incertezza.
Occorre soprattutto liberarle dalla spada di Damocle di una drastica quanto insensata riduzione della dimensione dell’azienda, e conseguentemente della forza lavoro, in un momento di crisi economica senza precedenti.
Chi l’ha preceduta non è riuscito a dare risposte definitive, ma ha soltanto procrastinato la condizione di crisi, fino ad arrivare, per l’ennesima volta, a mettere a rischio il pagamento degli stipendi.
Tuttavia, una via di uscita allo smembramento, alla riduzione e alla frammentazione di un asset vitale per l’economia nazionale è ancora percorribile.
Noi riteniamo che la partenza immediata di ITA sia un errore strategico sia dal punto di vista industriale sia dal punto di vista commerciale. Fare le cose in fretta non serve né all’azienda, né ai suoi dipendenti, né al contribuente, né alla politica stessa.
Noi siamo convinti che la strada maestra debba passare per la ristrutturazione dell’azienda in amministrazione straordinaria, poiché ci sono ancora margini di manovra per ristrutturare i fondamentali della Compagnia.
D’altronde, poco o niente è stato fatto in questi quattro anni per riportare i costi sotto controllo.
Un’oculata gestione, affidata a persone di esperienza e capacità, può riportare i conti in linea e dimostrare – alla Commissione europea in primis – che l’azienda non è decotta, ma può stare sul mercato con le proprie forze.
Noi abbiamo individuato nel prof. Gaetano Intrieri la persona in grado di riportare l’azienda in condizione di efficienza al fine di essere autonoma, senza ricorrere ad alcun sussidio pubblico e siamo pronti a fare la nostra parte.
Siamo convinti che attraverso la ristrutturazione dei processi interni, attingendo alle migliori risorse disponibili all’interno dell’organizzazione, sia possibile conseguire quella discontinuità di cui tanto si parla, dimostrando che questa azienda è in grado di operare con successo sul mercato.
Si potrà così favorire il delicato passaggio di consegne ad ITA ed, eventualmente, l’ingresso di investitori privati, nel momento in cui la crisi del trasporto aereo avrà allentato la sua morsa.
La nostra convinzione è basata su un fatto elementare: in questi quattro anni, il prof. Gaetano Intrieri e il prof. Ugo Arrigo, dell’Università La Bicocca di Milano, hanno costantemente monitorato, analizzato e soprattutto previsto con regolarità le evoluzioni della condizione di cassa aziendale, il suo posizionamento sul mercato e gli errori di gestione.
Nessun altro, al di fuori di loro, ha mai portato tale valore aggiunto alla comprensione della crisi. Nessun altro, tranne loro ha mai fatto cenno alle possibili soluzioni praticabili.
Riteniamo che queste due persone abbiano le competenze, le conoscenze e l’esperienza per ristrutturare l’azienda, in vista di un suo pronto rilancio, evitando così un drammatico taglio di posti di lavoro.
Disporre di un mercato nazionale che in periodo pre-COVID poteva contare su circa centonovanta milioni di passeggeri, e che aveva ampie possibilità di crescita sul mercato intercontinentale e del trasporto merci, è un dono che pochi Paesi possono vantare.
Tutto questo patrimonio non può, e non deve, essere regalato agli stranieri.
Se la politica avesse dato le giuste risposte per tempo non saremmo qui a chiedere il suo intervento, ma oggi la situazione è tale da rompere gli indugi e cercare di salvare veramente la Compagnia da un esito che vogliamo fortemente evitare.
Il fattore tempo oggi è vitale. Le chiediamo di dimostrare quella capacità di ascolto e quel coraggio che sono mancati ai suoi predecessori e di far immediatamente nominare dalla terna commissariale il prof. Gaetano Intrieri a capo delle Direzione Generale di Alitalia in A.S. e Alitalia Cityliner in A.S., attribuendogli i poteri per evitare questa immane tragedia.
Comitato dipendenti Alitalia