[h=3]l ridimensionamento del Forlanini per promuovere il ruolo internazionale di Malpensa[/h] [h=1]Sindacati e ecologisti: Linate non si tocca[/h] [h=2]Rivolta contro l'ipotesi di ridurre lo scalo a navetta Milano-Roma. Le imprese: parliamone[/h]
Lo scalo di Linate
Il «no» di Legambiente è secco: Linate non si tocca. Il sindacato sceglie il «ni»: senza certezze sui vantaggi per Malpensa, secondo Cisl e Cgil milanesi non ha senso ridimensionare il Forlanini. Più possibilista la Uil. Il mondo produttivo meneghino non si mette di traverso. Consapevole che se c'è una speranza di trasformare Malpensa nell'aeroporto sognato negli anni '90 - e cioè uno scalo internazionale in grado di collegare il Nord Ovest con la Cina, il Brasile o l'India senza scali - questa passa attraverso un ridimensionamento di Linate.
È tutta in questa sintesi la reazione del territorio allo studio Ambrosetti presentato domenica a Cernobbio. Cento pagine per spiegare che ormai gli hub dei milanesi si chiamano Charles de Gaulle, Heathrow, Schiphol. E Linate è il vero complice di questa fuga. Il tutto mentre, sul fronte della politica, il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, ribadisce la posizione del Pirellone: «Noi puntiamo su Malpensa perché da Malpensa si può partire direttamente per tutte le connessioni del mondo. Da Linate devi per forza fare scalo a Francoforte, Parigi o Londra». Sul fronte opposto l'ex vicesindaco di centrodestra Riccardo De Corato: «Ci batteremo perché da Linate non venga tolto un solo volo». Dario Balotta, responsabile Trasporti per Legambiente Lombardia, non ha mezze misure. «Oggi che stiamo costruendo il metrò per Linate vogliamo svuotare il Forlanini? Ridicolo. Facciamocene una ragione: Malpensa non sarà mai l'hub del Nord Italia. Abbiamo già investito sullo scalo varesino 1,5 miliardi di euro e adesso si vogliono buttare altri soldi per una terza pista. Errare è umano, perseverare sarebbe imperdonabile». Il mondo produttivo, da Confcommercio ad Assolombarda, pare disponibile a inghiottire l'amara medicina del dimagrimento di Linate se questo vale a garantire collegamenti diretti, più veloci e quindi meno costosi. Per finire il sindacato. La Cgil lancia l'idea di un referendum tra i cittadini. «Sarebbe il modo giusto per affrontare il problema», propone il segretario generale milanese, Onorio Rosati. Che aggiunge: «A nostro parere, però, ridimensionare drasticamente Linate, senza garanzie per il futuro a Malpensa, non ha senso». Simile la linea della Cisl di Milano. «Le entrate di Linate hanno salvato i conti Sea dopo il dehubbing Alitalia. Sacrificare il Forlanini senza un progetto serio per Malpensa sarebbe sbagliato». Più possibilista la Uil di Walter Galbusera: «Il punto è fare in modo che da Linate non si parta per fare tappa in altri aeroporti». Sullo sfondo il problema dei problemi: trovare un vettore disposto a trasformare Malpensa in un hub.
Rita Querzé

Il «no» di Legambiente è secco: Linate non si tocca. Il sindacato sceglie il «ni»: senza certezze sui vantaggi per Malpensa, secondo Cisl e Cgil milanesi non ha senso ridimensionare il Forlanini. Più possibilista la Uil. Il mondo produttivo meneghino non si mette di traverso. Consapevole che se c'è una speranza di trasformare Malpensa nell'aeroporto sognato negli anni '90 - e cioè uno scalo internazionale in grado di collegare il Nord Ovest con la Cina, il Brasile o l'India senza scali - questa passa attraverso un ridimensionamento di Linate.
È tutta in questa sintesi la reazione del territorio allo studio Ambrosetti presentato domenica a Cernobbio. Cento pagine per spiegare che ormai gli hub dei milanesi si chiamano Charles de Gaulle, Heathrow, Schiphol. E Linate è il vero complice di questa fuga. Il tutto mentre, sul fronte della politica, il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, ribadisce la posizione del Pirellone: «Noi puntiamo su Malpensa perché da Malpensa si può partire direttamente per tutte le connessioni del mondo. Da Linate devi per forza fare scalo a Francoforte, Parigi o Londra». Sul fronte opposto l'ex vicesindaco di centrodestra Riccardo De Corato: «Ci batteremo perché da Linate non venga tolto un solo volo». Dario Balotta, responsabile Trasporti per Legambiente Lombardia, non ha mezze misure. «Oggi che stiamo costruendo il metrò per Linate vogliamo svuotare il Forlanini? Ridicolo. Facciamocene una ragione: Malpensa non sarà mai l'hub del Nord Italia. Abbiamo già investito sullo scalo varesino 1,5 miliardi di euro e adesso si vogliono buttare altri soldi per una terza pista. Errare è umano, perseverare sarebbe imperdonabile». Il mondo produttivo, da Confcommercio ad Assolombarda, pare disponibile a inghiottire l'amara medicina del dimagrimento di Linate se questo vale a garantire collegamenti diretti, più veloci e quindi meno costosi. Per finire il sindacato. La Cgil lancia l'idea di un referendum tra i cittadini. «Sarebbe il modo giusto per affrontare il problema», propone il segretario generale milanese, Onorio Rosati. Che aggiunge: «A nostro parere, però, ridimensionare drasticamente Linate, senza garanzie per il futuro a Malpensa, non ha senso». Simile la linea della Cisl di Milano. «Le entrate di Linate hanno salvato i conti Sea dopo il dehubbing Alitalia. Sacrificare il Forlanini senza un progetto serio per Malpensa sarebbe sbagliato». Più possibilista la Uil di Walter Galbusera: «Il punto è fare in modo che da Linate non si parta per fare tappa in altri aeroporti». Sullo sfondo il problema dei problemi: trovare un vettore disposto a trasformare Malpensa in un hub.
Rita Querzé