Roma, 19 mar 14:47 - (Agenzia Nova) - Il commissario di Alitalia Giuseppe Leogrande, insieme al suo staff, sta valutando l’unica manifestazione d’interesse sul bando di vendita della compagnia aerea arrivata dall’imprenditore sudamericano German Efromovich. Ma secondo fonti di "Agenzia Nova" questa offerta d’acquisto, pur richiedendo una attenta valutazione, non suscita aspettative di sviluppo e concretizzazione. Se non altro perché l’interessato, tramite la holding di famiglia Brw Aviation detiene partecipazioni in compagnie aeree legate al network internazionale Star Alliance. Mentre Alitalia è consociata in una delle altre due alleanze internazionali che insieme a Star si spartiscono oltre la metà del mercato aereo internazionale: la rete SkyTeam a cui insieme ad Alitalia, da anni, fa riferimento anche Air France, Delta e Klm. Per questa considerazione anche le precedenti due offerte di entrare nell’azionariato Alitalia in amministrazione straordinaria avanzate da German Efromovich non sono mai andate a buon fine.
La proposta arrivata in queste ore risulta inoltre poco credibile nel momento in cui anche compagnie più grandi e appetibili di Alitalia, come Lufthansa che fa parte di Star Alliance, per effetto della crisi provocata dall’emergenza Covid-19, potrebbero spalancare le porte a capitali freschi. Tra l’altro proprio oggi le tre cordate internazionali - oltre a Star e SkyTeam, anche OneWorld con dentro Cathay Pacific e British Airways - hanno stimato in 113 miliardi di dollari le perdite di ricavi da preventivare per effetto dell’emergenza Covid-19 sul trasporto aereo mondiale. In ogni caso Alitalia, anche nella nuova prospettiva di ri-nazionalizzazione su cui sta lavorando il ministero dello Sviluppo economico, non potrà fare a meno di una partnership a livello internazionale. Ciascuna delle tre cordate organizza infatti in partnership le politiche commerciali stagionali e l’organizzazione degli equipaggi sulle rotte più profittevoli, che sono quelle a lunga percorrenza e in particolare transatlantiche, per altro per il momento sostanzialmente bloccate.
Nella logica che il governo intende perseguire, la creazione di un vettore nazionale serve per assicurare proprio il ruolo strategico di connessione con il resto del mondo. La nuova Alitalia dovrà dunque servire come asset di collegamento internazionale e non essere relegata nello spazio aereo domestico con un ruolo ancillare rispetto a hub intercontinentali e grandi scali europei. Di una vera compagnia di bandiera, sotto il controllo pubblico, se ne sente il bisogno proprio in questo momento di emergenza nazionale nel quale solo Alitalia infatti garantisce i voli di rimpatrio dei tanti italiani che si trovano all’estero per studio, viaggio o lavoro e persino degli statunitensi che vogliono tornare nel loro paese. Ad amplificare il ruolo strategico nelle emergenze sanitarie di Alitalia c’è anche l’aver ottenuto l’autorizzazione Ceiv del trasporto internazionale di farmaci, come si legge dall’ultima relazione disponibile dell’amministrazione straordinaria, riferita al 2019. Il ministero dello Sviluppo ha ora come priorità la definizione del modello di ri-nazionalizzazione e secondo le fonti di "Agenzia Nova" sta elaborando uno schema che ricorda il modello Iri. Significa che, nell’ipotesi al vaglio, la newco prevista nel decreto "Cura Italia" sarà interamente pubblica, al massimo con una partecipazione molto minoritaria e non decisiva di privati. Visto il totale fallimento sia dei privati italiani sia dei privati stranieri, la nuova compagnia sarà presumibilmente gestita al cento per cento dal ministero dell’Economia e dal Mise, anche se probabilmente per via indiretta, cioè tramite la gestione di Invitalia oppure di Ferrovie dello Stato.
Come è scritto nell’articolo 79 del decreto Cura Italia, la dotazione iniziale di 500 milioni servirà solo come capitale di avviamento della nuova Alitalia. Seguiranno successive ricapitalizzazioni del Mef. E del resto si sa che la cifra iniziale avrebbe dovuto già essere di un miliardo. Seguiranno inoltre altri decreti. Annunciati nel dispositivo del decreto, che riguarderanno probabilmente l’affidamento dei rami handling (aeroporti) e manutenzione, insieme alle esposizioni debitorie alla bad-company che nel frattempo dovrà risanare e rendere presumibilmente profittevole l’investimento ulteriore dello Stato, per non incorrere nelle more dell’Antitrust europeo. Questa bad-company, che forse cercherà di vendere il ramo handling ad Aeroporti di Roma, dovrebbe restare appannaggio del commissario Giuseppe Leogrande. Mentre per la newco le fonti di Nova ipotizzano la nomina di Giancarlo Zeni, che attualmente affianca Leogrande come direttore generale di Alitalia in amministrazione straordinaria. Zeni precedentemente a questo incarico in Alitalia ha realizzato con successo il risanamento della compagnia Blu Panorama. Per traghettare il ramo aviation è probabile che il nuovo ad della newco dovrà razionalizzare i costi. Ma più che i costi del personale, ormai in linea o persino marginalmente più bassi di quelli degli altri vettori non low cost europei, dovrà ricontrattare l’hedging sui carburanti - i contratti assicurativi sui prezzi futuri - visto il recente crollo dei prezzi del petriolio e ricontattare inoltre gli onerosi leasing sui velivoli, riducendo al minimo tutti i costi impropri che hanno gravato enormemente sui bilanci della compagnia.
Alitalia ha subìto già due ri-nazionalizzazioni ma dal 2008 sempre seguendo la logica dei prestiti-ponte, arrivando così a totalizzare oltre 1,3 miliardi di versamenti da parte dello Stato solo negli ultimi anni, a partire dall’ultima bad- company per favorire l’ingresso di Ehiad nel capitale della newco e mantenendo una gestione privatistica che ha aumentato i costi e non ottimizzato gli slot. Ciò nonostante Alitalia è riuscita a rimanere, fino a tutto il 2018, la seconda compagnia aerea più affidabile e puntuale d’Europa. Quindi con professionalità eccellenti e una gestione operativamente efficiente. Con il newco su “modello Iri”, oltre a garantire i servizi essenziali per il Paese, dovrà essere messa in grado, in prospettiva, di riguadagnare le fette di mercato che ha perso negli ultimi trent’anni, dall’arrivo dei vettori low cost e dalla scomparsa della casa-madre, l’Iri. Considerando che secondo uno studio di Mediobanca ha perso negli ultimi dieci anni 400 milioni di euro di utili in media ogni anno, 600 milioni solo nel 2019. E considerando anche un mercato potenziale in Italia, sia di transito ma anche originario e di destinazione, da 190 milioni di passeggeri l’anno, con margini di sviluppo ancora molto ampi in termini di trasporto aereo. © Agenzia Nova - Riproduzione riservata
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