Re: Alitalia: arriva il 6 marzo il Piano Industriale?
Da ww.ilsole24ore.it
Mi sembra descriva bene la situazione che è di chira ostilità tra i soci. La situazione non promette niente di buono.
Nuovo stop al piano Alitalia. La lite tra Etihad e le banche azioniste, Unicredit e Intesa Sanpaolo, non ha consentito di raggiungere quella che ormai appare una missione (quasi) impossibile: il via libera al piano industriale di Cramer Ball, l'amministratore delegato australiano paracadutato a Roma un anno fa (è in carica dal 7 marzo 2016) proveniente dall'indiana Jet Airways, un'altra compagnia entrata nell'orbita azionaria egli emiri di Abu Dhabi. Grazie al ribasso del prezzo del petrolio, dopo due anni Ball era riuscito a presentare conti in attivo alla compagnia indiana. All'Alitalia invece l'obiettivo è stato mancato. Secondo il piano presentato da Etihad nell'estate 2014, questo doveva essere l'anno del “break even”, cioè del raggiungimento dell'equilibrio gestionale dei conti con un piccolo utile. Invece il bilancio sarà ancora in profondo rosso. Per fine 2017 si stimano perdite di gestione per almeno 650 milioni di euro.
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Unicredit e Intesa non si fidano di Ball, l'ad australiano
Unicredit e Intesa non si fidano più di Ball, manager scelto dal numero uno di Etihad, James Hogan, a sua volta dimissionario dal vettore di Abu Dhabi a causa dell'esito disastroso degli investimenti in Europa. Si stima che da qui alla fine dell'anno Alitalia avrebbe bisogno di almeno 600 milioni per coprire l'assorbimento di cassa, ma il fabbisogno arriverebbe a 900 milioni considerando anche gli investimenti per la flotta e per dare esecuzione al piano di Ball. Chiamate a iniettare altri soldi in Alitalia, le banche sollecitano un piano lacrime e sangue con un'accelerazione del taglio di costi. L'unico modo - a loro avviso - per evitare che le perdite aumentino, in quanto è giudicata irrealistica la previsione di Ball di aumentare i ricavi (+42% nel 2019 rispetto al 2016: i ricavi salirebbero da 2.806 a 3.993 milioni).
Nel breve periodo, secondo le banche, si può intervenire solo per tagliare il costo del lavoro, che si aggira sui 600 milioni l'anno. Il taglio dovrebbe essere attuato, oltre che con almeno 2mila esuberi (cifra non ufficiale), riducendo gli stipendi del 31% in media. Per i sindacati è una richiesta inaccettabile. Gli esuberi in realtà sarebbero più di 2mila, perché è prevista anche la messa a terra di 20 aerei di medio raggio Airbus 320 o 319: e ogni aereo in meno significherebbe circa 45 esuberi in più. Inoltre non ci sarà il programmato sviluppo di nuove rotte intercontinentali né l'arrivo dei tre jet Boeing 777 per il lungo raggio previsti entro quest'anno: questo sempre per contenere i costi.
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La candidatura di Gubitosi e l'ombra di Lufthansa
L'altra richiesta delle banche è che alla guida della compagnia arrivi un manager di loro fiducia, italiano. Intesa e Unicredit hanno identificato il candidato in Luigi Gubitosi, manager che non ha esperienza di trasporto aereo, dal profilo finanziario, ex amministratore delegato di Wind ed ex direttore generale della Rai. Nella loro visione Gubitosi dovrebbe essere il traghettatore di un'Alitalia più piccola e con costi più bassi verso un possibile matrimonio con un vettore europeo. Ci sono contatti con Lufthansa, una strada aperta dal presidente, Luca Cordero di Montezemolo. Le banche vorrebbero che Lufthansa entri come azionista di Alitalia, al loro posto, a fianco di Etihad. Lufthansa ha avviato degli accordi commerciali con Etihad nei voli di lungo raggio e ha firmato accordi per fornire servizi di manutenzione e ristorazione alla compagnia di Abu Dhabi, mentre la partita Alitalia sarebbe solo una piccola appendice di questo discorso. Per questo le banche chiedono che sia un uomo di loro fiducia a gestire Alitalia, temono che Ball, in quanto espresso da Etihad, possa sacrificare interessi della compagnia italiana a quelli di Abu Dhabi.
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Etihad però, che ha iniettato in Alitalia più soldi delle banche italiane, difende la sua posizione (è socio con il 49%) e difende Ball, il quale non ha alcuna intenzione di dimettersi. Anche questo spiega lo stallo in cda. Secondo la nota di Alitalia, dopo la fumata nera di oggi, “il consiglio di amministrazione approverà il piano entro la fine della settimana”. Se non si troverà un accordo, la compagnia rischia il commissariamento.