Certo che costa. Ma un conto è costruire nuovi terminal o espandere quelli esistenti, un altro è gestire meglio gli spazi già a disposizione. Tra interni ed esterni c'era (e oggi ahinoi è aumentata...) tanta superficie inutilizzata che poteva essere messa a reddito senza zavorrare il conto economico.
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Fare piani d’azienda e studi di fattibilità è il mio lavoro, e lo faccio da vent’anni. Quindi, in tutto questo tempo, qualcosa ho imparato. E una delle cose che ho imparato nell’ambito della pianificazione è che la legge di Murphy (“Se qualcosa può andar male, lo farà”) è più che fondata.
Ho provato, con i miei interventi in questa discussione, a evidenziare cosa potrebbe non funzionare rispetto ad un quadro ideale. Tu, invece, resti convinto che basta adeguare l’offerta per generare una domanda aggiuntiva tale da permettere il raggiungimento del break-even.
Benissimo, è la tua opinione e non è mia intenzione né mio compito provare a fartela cambiare.
Ma una cosa ancora voglio dirtela, l’ultima, poi mi taccio.
Proprio perché, da qualche parte, è fatale che la legge di Murphy scatti, quando fai una pianificazione ti dovresti trovare in una situazione teorica per cui hai margine per contenere gli effetti perversi della legge stessa. Il che significa che le tue previsioni di mercato dovrebbero essere ben superiori del livello di break-even. Ora, se – prendo quello che hai scritto tu – TPS ha un break-even a 1,8 milioni di passeggeri (a parità di costi ma anche di disponibilità a pagare per i servizi), per poter avere un certo agio nella pianificazione, prima, e nella gestione, poi, dovresti avere una situazione teorica nella quale TPS possa avere costantemente non meno di 2,5 milioni di passeggeri all’anno, altrimenti, senza questo margine di sicurezza, la probabilità di andare al di sotto del break-even è consistente, dal momento che “se qualcosa può andar male, lo farà”.
E poiché, per dati storici e per prospettive di mercato, questo obiettivo mi sembra difficile, soprattutto se consideri che dovrebbe essere un risultato ordinario, non straordinario, ecco che la mia valutazione di fattibilità (fatta molto a spanne, certamente) non può essere positiva.