Nuovo hub
Catullo-Milano 
Lufthansa partner per l'hub Catullo-Milano
AEROPORTI E SCENARI. All'hotel Veronesi La Torre si è svolta l'assemblea sia ordinaria che straordinaria. Si aprono nuovi spazi dopo che Alitalia ha scelto Fiumicino
Si è delineato ieri il progetto per il futuro dello scalo. Approvato il bilancio 2008 (5,8 milioni di perdite) e l'aumento di capitale da 40 milioni di euro
Verona.
Un aeroporto diffuso nel raggio di 120 chilometri, da Milano a Verona, che può contare su un bacino di 40 milioni di passeggeri, su 4 piste come Verona, Brescia, Linate e Malpensa, con spazio per i voli intercontinentali, continentali, nazionali e cargo. In sostanza, un hub del nord, lombardo-veneto, che avrebbe come partner un operatore privato di prima grandezza: il colosso Lufthansa, già presente al Catullo con Air Dolomiti che ha portato a Verona 5 nuovi vettori per 150 milioni di spesa e presto ne porterà altri 5.
È stato questo lo scenario di un prossimo futuro, più vicino di quello che si pensa, emerso nel corso dell'assemblea dei soci dell'aeroporto Catullo che si è tenuta all'hotel Veronesi La Torre e che ha approvato (a larghissima maggioranza) il bilancio 2008 che chiude con una perdita di 5,8 milioni e poi, per la parte straordinaria, ha dato l'ok alla proposta di aumento di capitale. Aumento che sarà di 40 milioni in 4 anni a partire dal prossimo ottobre (e lì si andrà al vedo); sono stati approvati anche tutti i regolamenti relativi alla sottoscrizione di eventuali quote inoptate e al mantenimento delle maggioranze, per cui il sistema Verona, che detiene oltre il 50 per cento ed esprime la presidenza dovrebbe rimanere blindato. L'assemblea ha anche nominato un nuovo consigliere, il commercialista bresciano Giorgio Bontempi, indicato dai soci bresciani, i quali però poi non hanno partecipato alle successive votazioni, confermando la situazione di gelo con Verona.
Ma quello che il presidente Fabio Bortolazzi ha esposto ai soci è un progetto allo studio ormai da un anno e che, dopo la decisione di Alitalia di scegliere Fiumicino come hub lasciando Malpensa, è destinato a subire un'accelerazione. Con tutte le cautele del caso, però, perché ovviamente ci saranno le reazioni di chi resta ai margini di questo grande hub lombardo-veneto (Torino e Bologna per esempio) e soprattutto dovrà esserci un consenso politico a sostegno dell'operazione che sicuramente troverà il gradimento più della Lega e delle forze politiche fortemente radicate al Nord rispetto a chi per esempio vorrebbe accentrare tutto su Roma. E può nascere un aeroporto unico lungo la pianura padana già così forte da dover lasciar fuori probabilmente altre realtà per non incorrere in una posizione dominante, concentrando Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige, un'area tra le più ricche d'Italia e di maggior produzione del Pil interno.
«È un'idea nata a Verona e che sta correndo», dice Bortolazzi al termine dell'assemblea dopo aver incassato l'ok dei soci. «Un'idea che può rovesciare completamente l'assetto degli aeroporti italiani» che in questo caso verrebbero ad avere due sistemi: uno sull'asse Verona-Milano per il Nord e uno centrato su Roma per il Centro-sud. «Ma è mai possibile», si chiede Bortolazzi, «che la parte economicamente più forte del Paese debba avere il sistema aeroportuale più debole?».
La conferma di questa operazione che può portare alla creazione nel Nord Italia di un sistema aeroportuale alleato a un operatore tedesco come Lufthansa è arrivata proprio ieri dal capo di Lufthansa Italia, la combattiva 43enne Heike Birlenbach. Intervistata da un quotidiano nazionale, ha detto: «Investiremo su Milano: è il mercato del futuro». E poi: «In Italia abbiamo trovato una fetta di domanda non coperta proprio al Nord. L'area di riferimento di Malpensa arriva fino alla Svizzera». Progetti di espansione dunque: «Lufthansa Italia nascerà entro maggio. Assumeremo 200 persone di cui 50 piloti. Vogliamo partire da Malpensa per diventare la compagnia aerea preferita dagli italiani. Non c'è tempo da perdere».
Di tempo, sostiene Bortolazzi, se n'è perso troppo: «Nel 2006 il traffico aeroportuale da noi cresceva ma la redditività era in calo; nel 2007 avevamo una crescita a due cifre ma la redditività calava. Non possiamo andare avanti così, dobbiamo uscire da questa situazione (leggi: il peso di Montichiari) e la crisi internazionale oggi ce lo impone». E quindi i fronti su cui operare sono due: quello interno «con una nuova struttura organizzativa della società», dice Bortolazzi, «che ci ha consentito di ottenere un maggior efficientamento e contenere le perdite».
E poi c'è il fronte esterno: da crisi a crisi, il modello che viene ora preso per l'hub lombardo veneto è quello dell'Inghilterra degli anni Novanta che non se la passava bene. Attorno a Londra sono stati messi a sistema tre aeroporti: Heathrow per i voli intercontinentali e voli di linea; Stansted per il low cost e cargo; Gatwick per i collegamenti europei e i charter. Basta sostituire i nomi di Milano Brescia e Verona e il gioco è fatto. Sempre che si riesca a decollare e ad avere risorse: il piano degli investimenti sui due scali nei prossimi anni ammontano a 200 milioni di euro, 127 dei quali sul Catullo.
Maurizio Battista
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