L’Alitalia che fu
12 Dicembre 2008, 22:08
L’Alitalia non c’è più, venduta alla ‘cordata patriottica’ Cai. In una conferenza stampa la nuova proprietà ha reso noti i suoi progetti. Sono scarse le possibilità che le parole non rimangano tali.
Da ieri quella che fu una delle più importanti compagnie aeree del mondo ufficialmente non c’è più. Il commissario straordinario di Alitalia, Augusto Fantozzi, ha firmato con Cai l’accordo che prevede la cessione di beni e contratti relativi all’attività di volo per 1,52 miliardi di euro. Questo il comunicato ufficiale.
Il presidente della Compagnia aerea italiana, Roberto Colaninno, ha detto subito dopo la firma: “Oggi è stato firmato l’atto di trasferimento degli asset dal commissario straordinario di Alitalia, Augusto Fantozzi, a Cai. Da oggi Cai è proprietaria di Alitalia ma anche se il nome lo potremo usare dal 12 gennaio prossimo, io lo userò da oggi perché lo preferisco a Cai, quindi la chiamerò Alitalia”.
Colanninno poi ha aggiunto:”Il passaggio di Alitalia a Cai penso che sia dovuto soprattutto a due soggetti, Berlusconi e Banca Intesa, che sulla base di un progetto industriale hanno offerto questa opportunità, strutturando un’operazione di acquisizione di AirOne e con questa la possibiltà di rilanciare una grande infrastruttura per il Paese”.
Nel corso della prima conferenza stampa ufficiale della nuova Compagnia, l’amministratore delegato, Rocco Sabelli, ha ricordato che soci della ‘cordata patriottica’ sono 21, con un capitale di 850 milioni di euro, aggiungendo che ”non escludiamo che la componente italiana possa ancora incrementarsi”. Una buona parte degli 850 milioni ”è stata versata, oltre 450 milioni e questa serve a provvista per le uscite cash per le due operazioni di acquisizione. Oggi abbiamo versato cento milioni di euro al commissario Fantozzi, successivamente ci sarà l’operazione per Air One”.
Fin qui l’operazione che con la benedizione del Cavaliere amministratore delegato di Italia Spa ha messo fine alla vita Compagnia di bandiera italiana.
Alitalia nacque il 5 maggio 1947, in un’Italia che si stava riprendendo dalle ferite della guerra e del fascismo. Il primo volo fu effettuato con un Fiat G.12 Alcione, pilotato da Virginio Reinero sulla tratta Torino-Roma-Catania. Solo l’anno dopo decollò il primo aereo per un viaggio internazionale, collegando la capitale con Oslo. Poi arrivò il momento degli intercontinentali, inaugurati da un Avro Lancastrian, per raggiungere Buenos Aires in 35 ore di volo, da Milano via Roma, Dakar, Natal, Rio de Janeiro e San Paolo.
Oggi quella leggenda è di proprietà di un gruppo di imprenditori senza alcuna esperienza in trasporto aereo, con un capitale sociale esiguo, in un mercato che richiede competenza e capacità di innovazione. E tutto per un calcolo prevalentemente politico.
Nella conferenza stampa sono state dette molte cose, eccone alcune.
Sabelli spiegando che Alitalia ha oggi una quota di mercato domestico del 30 per cento, grazie all’integrazione con Air One ”arriverà a una quota di mercato domestico pari a 55-56 per cento” nel 2009. Poi ha aggiunto: “Non attueremo un aumento dei prezzi nemmeno sulle rotte dove abbiamo il 100 per cento, nè ridurremo l’offerta. Con questa operazione torniamo in Europa”. L’ad ha osservato che le altre compagnie europee hanno quote di mercato domestico superiori al 40-50 per cento, ”non mi pare che negli altri Paesi ci siano condizioni di barbarie competitiva”. Insomma, quando si dice mettere le ‘mani avanti’. Il problema monopolio e tariffe rimane aperto, oltre la propaganda.
Quindi l’ad di Cai ha aggiunto che la vecchia Alitalia ”è il passato che non c’è più per seguire la velleità della grossa compagnia, l’operazione Air France non è mai esistita e non esiste più”. Secondo Sabelli il piano industriale per la nuova Alitalia ”è di sviluppo sostenibile, non è di ridimensionamento, mira ad ampliare il business, a trasportare più passeggeri, ad aumentare i ricavi e investe”.
Nel corso della conferenza stampa è stata proiettata una diapositiva con la quale si indicava che l’obiettivo di business è di 4,8 miliardi di fatturato, gli asset sono di 4,2 miliardi di valore di flotta e investimenti per crescita, con una prospettiva di ritorno al pareggio operativo di due anni.
Per Sabelli la nuova Alitalia partirà dal 13 gennaio e “sarà un network che riteniamo assolutamente completo, adeguato e sufficiente. Ci saranno 670 voli al giorno con 4.700 frequenze settimanali”. Sabelli ha ricordato che i biglietti della nuova Alitalia “saranno già acquistabili sui circuiti di vendita prima di Natale”.
Poi, con una leggerezza che svela quanto poco l’ad di Cai conosca il trasporto aereo Sabelli ha insistito: “Non si può fare una compagnia grande quanto si vuole, ma si deve fare una compagnia aerea grande quanto serve. Meglio meno aerei pieni che tantissimi aerei vuoti. Sembrano ovvietà, ma vista la questione degli anni passati così non deve essere stato”.
Sabelli fa finta di ignorare quanto si siano trasformate le linee aeree negli ultimi venti anni. Il comparto areonautico è forse quello nel quale i fenomeni di concentrazione sono stati più massicci ed in particolare il mercato europeo ha visto scomparire tutti i soggettci che hanno applicato una strategia operativa marginale e domestica, quella scelta appunto da Cai.
Sembra che l’Italia non riesca a comprendere come le parole, l’epoca delle ‘convention’, il periodo dei ‘rampanti’ e dei ‘pubblicitari’ sia finita. La crisi della finananza disgiunta dal prodotto, delle ‘offerte vantaggiose’ di investimento, della borsa delle meraviglie ha rimesso in gioco l’industria vera, quella dei fatti. Non bastano più un paio di Powerpoint ed un consulente di immagine per razzolare in borsa plusvalenze quotidiane. Oggi senza prodotto, senza sostanza industriale, senza concreta e specifica competenza l’impresa muore, schiacciata da una concorrenza internazionale forte ed agguerrita. L’operazione Alitalia appare in tutta la sua essenza esclusivamente finanziaria per il modo in cui è stata condotta e si mostra come fase intermedia, periodo di gestazione per una vendita definitiva (in tempi neppure troppo lunghi) ad un soggetto forte. Più o meno quello che, per esempio, è successo ad Omnitel, vicenda che proprio Colaninno conosce bene.
Il piano voli
Il piano prevederebbe sei basi regionali a Roma, Milano, Venezia, Torino, Napoli e Catania. I voli nazionali saranno 21 da Fiumicino, 11 da Milano Linate e 5 da Milano Malpensa. Per i collegamenti internazionali da Fiumicino partiranno 32 voli, da Malpensa 14, da Linate 8. Infine per i collegamenti intercontinentali saranno 3 da Malpensa e 13 da Fiumicino. Da Torino, Venezia, Napoli, Catania e Bologna partiranno voli nazionali per un totale di 28 collegamenti.
Torino dovrebbe avere le rotte: Alghero, Bari, Lamezia Terme, Napoli, Palermo, Roma. Venezia le rotte: Bari, Napoli, Roma. Napoli con Atene, Bologna, Catania, Genova, Milano Linate, Milano Malpensa, Palermo, Roma, Torino, Venezia. Catania si dovrebbe collegare con Milano Linate, Milano Malpensa, Napoli, Roma. Bologna infine avrebbe rotte per Alghero, Bari, Lamezia Terme, Napoli, Roma.
Per i collegamenti internazionali da Roma Fiumicino le rotte sarebbero: Algeri, Amsterdam, Atene, Barcellona, Beirut, Belgrado, Bruxelles, Bucarest, Budapest, Cairo, Casablanca, Damasco, Francoforte, Ginevra, Istanbul, Kiev, Londra Heatrow, Madrid, Malta, Monaco, Mosca, Nizza, Parigi CDG, Praga, San Pietroburgo, Sofia, Teheran, Tel Aviv, Tirana, Tripoli, Tunisi e Varsavia.
Da Milano Linate: Amsterdam, Barcellona, Bruxelles, Francoforte, London City, Londra Heatrow, Madrid.
Da Milano Malpensa si volerà per Algeri, Atene, Bucarest, Cairo, Dussendolf, Istanbul, Kiev, Mosca, Sofia, Tel Aviv, Tirana, Tripoli, Tunisi. Da Milano Linate e Milano Malpensa le rotte sarebbero: Parigi CDG.
I collegamenti intercontinentali dovrebbero essere assicurati da Roma Fiumicino con le rotte: Accra, Boston, Buenos Aires, Caracas, Chicago, Lagos, Miami, New York JFK, New York Newark, Osaka, San Paolo, Tokyo, Toronto. Da Milano Malpensa le rotte saranno: New York JFK, San Paolo, Tokyo.
Il personale
Gli assistenti di volo di Avia e Anpav hanno firmato gli accordi già sottoscritti dai confederali e dall’Ugl il 31 ottobre con Cai. La sigla è avvenuta a Palazzo Chigi alla presenza del sottosegretario della presidenza del Consiglio, Gianni Letta e di avvocati della Cai.
Antonio Divietri, presidente dell’Avia, ha detto: “Abbiamo ricevuto garanzie occupazionali per cui entro il prossimo maggio saranno assunti centinaia di assistenti di volo, oltre 400, grazie a un meccanismo di job sharing. Si tratta in buona sostanza della stragrande maggioranza dei colleghi che nonostante la cassa integrazione non sarebbero arrivati alla pensione, circa 600″.
Le considerazioni di Vietri appaiono perlomeno ottimistiche, perchè proprio il dimensionamento di Alitalia non lascia pensare ad una concreta possibilità di crescita della Compagnia. La diminuzione di voli e areomobili non si vede come possa portare ad un’incremento occupazionale. Si deve, inoltre, aggiungere lo stato generale del settore, che a causa della crisi sta subendo una sensibile flessione. Insomma, una scelta ‘a sorpresa’ quella dei due ex partecipanti al ‘fronte del no’.
Rocco Sabelli, durante l’incontro coi giornalisti ha parlato dei lavoratori. Secondo l’amministratore delegato di Cai sarebbero partite questa mattina 9mila lettere di assunzione per i dipendenti della Nuova Alitalia. Poi ha spiegato che l’approccio di selezione del personale ”è stato assolutamente rigoroso e trasparente. Abbiamo sicuramente avviato la più grande assunzione di massa”.
Sabelli ha chiarito che le 9mila lettere di assunzione riguardano solo Alitalia e di questi 900 fanno parte dalle cosiddette categorie protette: “Su questa storia dei criteri di assunzione ho letto storie sgradevoli, si è parlato di macellerie sociali e ci piace chiarire una volta in più che sono stati usati criteri di inclusione e non di esclusione. A queste si devono aggiungere 700-800 dei dipendenti all’estero e circa 500-600 persone che avranno un contratto a tempo determinato in questa fase transitoria”. In conclusione le lettere saranno oltre 13mila in questo momento, numero superiore dunque alle 12.600 previste
Due considerazioni. In un Paese normale un imprenditore sa bene di non poter lavorare da solo. Per cui non si tratta di una “grande assunzione di massa” che crea inenarrabili opportunità. Le persone ‘assunte’ serviranno a realizzare quello che Berlusconi ha detto senza raintendimenti alcuni giorni fa a Villa Madama, durante una cena di gala in onore degli “eroi” di Cai: “Vi ho consentito l’ingresso in un settore in crescita e sono convinto che alla fine questa operazione vi permetterà di guadagnarci”.
Il personale, che difficilmente ci guadagnerà, riceverà stipendi più bassi a fronte di condizioni di lavoro pù gravose e, comunque, almeno diecimila persone, tra ex tempi indeterminati e stagionali rimarranno a casa. L’insensibilità di questo tipo di manager è stupefacente, ma è conseguente alla politica dell’annuncio roboante così cara al centro-destra.
Partner internazionale
Rocco Sabelli nel corso della conferenza stampa ha sostenuto che sul tavolo di Cai ci sono ”tre proposte molto buone”: quelle di Lufthansa e di Air France-Klm, che prevedono ”investimenti in equity”, e quella di British Airways che propone un accordo di natura commerciale. Ma la preferenza di Cai si gioca tra la proposta della compagnia tedesca e quella franco-olandese. ”Sono tre proposte molto buone e ci duole sceglierne una soltanto. La nostra preferenza - ha sottolineato Sabelli - è per un partner che investa anche in equity”.
Roberto Colaninno ha precisato che alla società “piacerebbe che l’avventura iniziasse anche con il partner internazionale”. Il presidente della Cai ha specificato che “avere un socio e un partner finanziario di larga minoranza possa aprire delle opportunità che oggi non vogliamo neanche immaginare. Il partner non è una preoccupazione o la paura di essere comprati ma un’opportunità che noi mettiamo in casa per sfruttarla nel futuro”.
Colaninno ha poi detto che ha letto su molti giornali che la scelta dell’alleato straniero “è necessaria perchè da soli non siamo capaci, non abbiamo i volumi e non sappiamo fare il mestiere”. Una sorta di invito a chiamare qualcuno più bravo della Cai: “Io e Sabelli abbiamo rifiutato questa equazione, crediamo di avere competenze, una base finanziaria solida e sicura e un grande mercato”
Roberto Colaninno ha concluso: “Noi non stiamo tifando nè per Roma nè per Milano. Noi vogliamo gestire una Compagnia di successo e vogliamo andare dove ci sono i clienti. Vogliamo una Compagnia che sia in grado di soddisfare i clienti piu’ degli altri”.
Colaninno ha ricordato che Roma è importante per cogliere le opportunità che vengono dall’Oriente e dal Mediterraneo mentre Malpensa e importante per l’orizzonte del Sud Europa. “Il Nord ha una grande pianura che è la Pianura Padana con un concentrato di industrie che non ha precedenti e che saranno costrette a muoversi. Certamente saremo presenti in questa area per cogliere queste opportunità. Siamo - ha concluso - una Compagnia che vola”.
Anche in questo capitolo i dubbi rimangono aperti. Che si confonda il trasporto di massa con quello degli imprenditori è preoccupante. Se il target di riferimento è “il concentrato di industrie” perchè non aprire una compagnia di learjet? Le competenze, infine, sono oggetto di analisi approfondita proprio dopo la recente crisi finanaziaria. Molti analisti economici americani hanno rilevato come “gruppi di venticinquenni incompetenti e arroganti” abbiano una enorme responsabilità per la catastrofe di queste settimane. Sarà interessante comprendere quali saranno le ‘teste d’uovo’ della nuova Alitalia.
Anche tenendo conto che un dirigente capace come Marchionne, nella sua azione di salvataggio Fiat, ha colpito senza troppi complimenti proprio il vecchio management e nello stesso tempo, per quanto racconta la ‘leggenda’, ha subito visitato la mensa e i bagni dei dipendenti e trovandosi davanti una situazione oscena ha da subito pensato di rinnovare, in modo da rendere motivati le migliaia di dipendenti che ogni giorno arrivano in fabbrica a lavorare.
La situazione emotiva dei lavoratori di Alitalia è oggi disastrosa. Incertezze, dubbi, senso di paura per il futuro non saranno buoni compagni di viaggio per la “Compagnia che vola”. E tutto perchè una concezione arcaica ed aggressiva delle realazioni sindacali ha voluto imporre la logica del prendere o lasciare.
Tra le numerose dichiarazioni e commenti ne vogliamo segnalare solo una. Andrea Martella, ministro ombra delle Infrastrutture, parlando dell’ultima fase ha sostienuto che “conferma ciò che il Pd, pur avendo lavorato per dare un contributo nelle fasi più delicate della trattativa, ha sempre sostenuto, e cioè che si è trattato di un’operazione politica voluta da Berlusconi, ad uso e consumo delle sue promesse elettorali”.
“Alla nuova azienda vanno i nostri migliori auguri, ma il nostro giudizio sull’intera vicenda rimane fortemente critico. Allo stato attuale, inoltre, rimangono la drammatica incertezza sul destino di migliaia di lavoratori, il taglio e il ridimensionamento delle rotte, tariffe più alte per gli utenti, caos negli aeroporti e la complessiva penalizzazione del sistema aeroportuale italiano”.
“Ora è necessario, come abbiamo sempre detto individuare il partner straniero, senza il quale l’attuale compagnia rischia di non andare da nessuna parte; la scelta venga compiuta sulla base di un solido piano industriale e di precise strategie di mercato, e a compierla sia CAI, senza suggerimenti né pressioni da parte del presidente del Consiglio. Il Pd a maggior ragione in questa ultima e cruciale fase nella quale si dovranno avviare le assunzioni e dovrà essere rilanciata la competitività della compagnia, continuerà a fare responsabilmente la propria parte e a vigilare su un’operazione che ad oggi non si può certo dire conclusa”.
Forse il parlamentare del Partito democratico ha le idee confuse. Il suo partito ha “dato un contributo” durante le trattative per arrivare ad una “operazione politica voluta da Berlusconi, ad uso e consumo delle sue promesse elettorali”. Nessun altro commento.
Sul presente di Alitalia-Air One- Cai calerà presto il sipario. La stampa preferirà occuparsi d’altro.
Certo ha ragione chi sostiene come in questo momento in Italia siano decine di migliaia i lavoratori in cassa integrazione o licenziati. Ma un punto non deve sfuggire. Le imprese ad alta specializzazione, che impegnano tecnologie complesse sono strategiche per un Paese sviluppato. La ricaduta di quel patrimonio di competenze si indirizza su tutti i settori produttivi, non rimane mai circoscritta. La decadenza di Alitalia non vede presenti nel comparto ereonautico altri soggetti moderni e competitivi, neppure nel campo del low cost. Un danno irreparabile, che segue la chisura dell’elettronica, la cessione delle telecomunicazioni, la catastrofe della chimica, la inesistente competitività dell’editoria in ambito internazionale.
Il mondo si globalizza e milioni di esseri umani dovranno spostarsi. Non dalla pianura Padana, ma dall’Asia o dall’America Latina. Non un centinaio di piccoli imprenditori del Nord est o qualche tecnico per macchine da maglieria, ma milioni e milioni di individui, alla ricerca del fascino di Parigi o della bellezza di Roma o per allargare i già imponenti mercati orientali. Macchine come l’Airbus 380, un quadrireattore e a due piani in grado di trasportare 850 persone potrebbero essere i grandi autobus del cielo che collegano i continenti. Non a caso le compagnie che si sono interessate a questo tipo di prodotto sono Singapore Airlines, Emirates, Qantas, Air France-Klm, Lufthansa, Malaysia Airlines, Thay Airways. Australia-Asia e i due colossi europei, mentre in Italia nessun areoporto è ancora in grado di farli atterrare.
Un ritardo che si somma a tutti gli altri e che rende ormai il Belpaese un caso da studio, mentre la crisi incalza e non lascia tregua. Ma da noi una bella conferenza stampa, Powerpoint e ‘hostess’ con contratti precari sono più di moda. Auguri a tutti noi e buona visione, finchè dura lo spettacolo.
inviatospeciale.com