ti linko solo uno degli articoli che inondano la rete sul problema degli australiani.
Strict border controls and quarantine caps keep around 39,000 citizens stranded overseas, feeding frustration and a sense of alienation.
www.wsj.com
tu puoi argomentare in qualche modo la tua idea che si stia esagerando e che questo problema non esiste, o lo dici per pura simpatia verso il paese e i suoi governanti?
Ci provo, consapevole che comunque per qualche forumista sono un rettiliano, come dimostra il fatto che mi rifiuto di credere alle scie kimike.
Non ho detto che il problema non esiste, ho detto che si sta esagerando con le affermazioni che gli australiani non possono tornare a casa.
In Australia ci sono stati finora 909 morti di o con COVID, numero che purtroppo l'Italia raggiunge in un paio di giorni. Tutti casi degli ultimi mesi hanno avuto origine da immigrati in quarantena. In breve, la quarantena non è stata effettuata in modo abbastanza rigoroso.
Per monitorare meglio le quarantene ed evitare nuovi focolai, il governo australiano e quello dei vari stati e territori hanno introdotto dei limiti ai passeggeri in arrivo. A causa della nuova mutazione del virus, a partire da venerdì scorso questi limiti sono stati ridotti in NSW, Queensland e WA: in tutto, si possono accettare circa 5500 persone a settimana. Ad inizio febbraio i limiti potranno essere rivisti alla luce della effettiva contagiosità.
Poiché ci sono meno persone che possono arrivare, Emirates ha deciso di sospendere i voli verso l'Australia, cosa che naturalmente ha creato un incremento del prezzo dei biglietti disponibili sui rimanenti voli di linea.
Qantas offre anche charter e ne ha recentemente annunciati ulteriori 20.
Su questa situazione si è innestata la questione degli Open, dove è stata fatta una eccezione alle quote sugli ingressi per meriti sportivi ed interesse economico che ha innescato prevedibili polemiche. A quanto capisco, gli organizzatori degli Open hanno predisposto un percorso parallelo, autofinanziato ed autonomo.
Concludo dicendo che per gli australiani creare la travel bubble con Nuova Zelanda, isole varie del Pacifico e magari Singapore ed Hong Kong è una priorità, ma per fare questo devono prima spegnere i focolai in arrivo (apparentemente molti di quelli che vogliono rientrare dall'estero sono in India).
A me il governo australiano non sta particolarmente simpatico o antipatico ma mi pare che non se la stia cavando male con la gestione del COVID, aiutati anche dall'insularità. E per quanto capisca il disagio di chi vuole rientrare a casa e non può, mi sembra esagerato parlare di chiusura di frontiere quando si tratta di provvedimenti giustificabili e giustificati.