Ogni tanto scappa l'uso di un termine non accettato dall'accademia della cursca. accettalo.
no. e´ diverso. io non perseguo la perfezione espressiva, ne l´uso dell´italiano accademico.
non mi danno fastio le imperfezioni derivanti dai regionalismi, per esempio.
non sto a bacchettare l´errore ortografico o grammaticale. perche´non ha senso farlo. ognuno si esprime secondo il proprio livello di conoscenza della propria lingua.
e se io ho studiato di piu´e meglio di un altro non sto li a fare pesare tale differenza, irrilevante quando si confrontano opinioni basate sula sostanza di cio´che si dice.
mi da fastidio invece l´abuso dell´inglese, laddove di tale abuso, non c´e´bisogno. e il problema dell´ostentazione linguistica, che e´alla base dell´abusdo dell´inglese nel nostro paese, e´un problema unicamente italico.
che le lingue si mescolino, cambino, si evolvono.. si sa. ma quello a cui si assiste in italia non e´evoluzione. e´una chiara ed evidente involuzione.
e lo dimostra il paragone con quello che non accade in altri paesi.
il piu´rappresentativo dei quali e´la spagna. in cui non esiste per nulla in protezionismo linguistico ai limiti dello sciovinismo che esiste in francia, ma dove la lingua evolve senza lo sbracamento che cé´nel paese dei cachi nei confronti dell´inglese.
e´ho fatto altre volte gli esempi di tale evoluzione.
in spagna per dire black out dicono apagon. e non l´ha imposto un´accademia. non l´hanno tradotto a tavolino come hanno fatto in francia con il logiciel e materiel
e´il prodotto della vitalita´di una lingua, che peraltro ha il vantaggio di essere anche parlata in maniera diversa in tranti altri paesi.
in italia ci teniamo il vezzo linguistico. e piu´minchiate diciamo, ma le diciamo in inglese, meglio ci sentiamo.